Capitolo Ventiquattresimo

Quando Meizhen posò un piatto profumato al centro del tavolo, dovette trattenere un sorriso. A'luo aveva allungato le bacchette di porcellana verso il pesce più grande di tutti, mischiandolo insieme al riso, che avrebbe consumato insieme a una generosa brocca di succo di susine.

«Luo'er, non vorrai farti venire mal di pancia» sospirò Eryue, seduta accanto alla madre, intenta a servirle delle radici profumate e della carne immersa nel limone. «Una signora deve mangiare il giusto, non ingozzarsi.»

Meizhen abbozzò una risata, prendendo posto accanto alla sorella minore. Le mancava pranzare con la sua famiglia e, nonostante la presenza di suo padre fosse come una nuvola cupa in una mattinata d'estate, l'ambiente era comunque rimasto allegro. «Lascia che A'luo si diverta, non sappiamo quanto tempo passerà prima che possa tornare a palazzo, ed è un bene che assaggi tutte le prelibatezze che la Città Proibita ha da offrirle.»

«Jiejie ha ragione» mugugnò la bambina, posando una mano sulla sua. Aveva già le guance piene e le bacchette strette nel modo sbagliato fra le dita. Non aveva ancora imparato a usarle correttamente, e Meizhen credeva che non ci sarebbe mai riuscita.

Il generale Fu si schiarì la gola, mangiando rigido come suo solito. Non aveva spiccicato parola dal litigio con la primogenita, ma, a quanto pareva, il suo silenzio autoimposto era finito. «Zhen'er, Eryue si è sistemata alla corte dell'imperatore, ma non voglio che tu la serva in eterno. Entro il prossimo anno troverai un buon partito e ti sposerai.»

Meizhen si morse la lingua, sentendo gli occhi di Eryue su di sé. La sorella sembrava starla spronando a raccontare del principe Haoran, ma lei non aveva alcuna intenzione di dare voce a false speranze. Il principe non si sarebbe mai sposato, non con lei almeno.

«A meno che non ci sia già qualcuno che ti interessi, mia cara» le sorrise maliziosa la seconda signora, sorseggiando del buon vino di riso con un'eleganza fuori dal comune. Il portamento della madre di A'luo era invidiabile. «In tal caso, potresti fare il suo nome già da ora.»

Meizhen soffocò una risata e abbassò lo sguardo sopra il proprio piatto, dove giacevano alcune fette di carne d'anatra condite con porro e sfoglie di cereali. Le si era chiuso lo stomaco nel momento in cui la sua mente era tornata al ricordo di Deming. 

La giovane strinse in una mano il sacchetto qingyang, cercando di non dannarsi per aver rovinato tutto la sera prima. Se non fosse andata al padiglione della Neve Purpurea, forse avrebbe potuto raccontare alla famiglia del suo amore per la guardia, ma non era proprio il caso visto il recente scontro. «No, muqin. Non ho ancora messo gli occhi su nessuno, e nessuno ha messo gli occhi su di me. Per il momento aiuterò meimei a palazzo Yonghe, e poi...»

Un boato violento provenne dalle porte d'entrata e fece sobbalzare Eryue, la quale si voltò verso il corridoio notando con orrore un plotone composto da dodici guardie circondare la sala da pranzo. Meizhen si alzò in piedi, aggrottando le sopracciglia. Il principe Haoran le aveva detto che Deming avrebbe dovuto scontare una punizione fino al calar del sole, allora perché l'uomo di cui era ancora innamorata aveva fatto la sua entrata nel palazzo con una mano alla spada e un sorriso velenoso sulle labbra?

«Guardie, catturate questi traditori e portateli all'Ufficio delle Punizioni Accurate!» esclamò Deming, allarmando così il generale Fu, il quale si alzò in piedi cercando di allontanare con violenza tutti coloro che provavano ad afferrarlo. Meizhen agì allo stesso modo, tentando di proteggere A'luo, mentre alcune guardie trascinavano le due signore e la Concubina Imperiale Shan lungo il corridoio. Non ebbero rispetto neanche della piccola Ruoruo, che venne strappata dalle braccia della prima signora esplodendo in lacrime e urla che non riuscirono a intenerire le guardie in servizio.

Meizhen si sentì strattonare da Baowei, che la costrinse a camminare insieme ai suoi parenti fuori dal palazzo Yonghe, con le mani dietro la schiena e le orecchie piene degli insulti perpetrati dai servi. «Deming!» urlò la ragazza, incapace di stare zitta. «Perché ci stai facendo questo?!»

La guardia non rispose, piuttosto attraversò i cancelli dell'Ufficio delle Punizioni Accurate, dove alcuni membri del distretto Han sedevano al suolo, in ginocchio, al cospetto dell'imperatore e dell'imperatrice. Meizhen riconobbe Jianlu, il suo vicino di casa, e Tan laoren, uno dei più cari amici di suo padre. Erano tutti lì, i ribelli della Giada Verde, ridotti in catene, insieme alle loro famiglie.

Meizhen fu costretta a prendere posto accanto a Eryue e i suoi polsi vennero legati dietro la schiena, così come quelli di tutta la sua famiglia. Deming fece per raggiungere l'imperatore sotto la veranda, ma il generale Fu sputò ai suoi piedi, impedendogli di allontanarsi.

«Sei una vergogna, Ru Deming» sibilò il generale, fremendo di rabbia accanto alle sue due mogli, terrorizzate quanto le loro figlie. «Hai tradito il sangue Han per quello Mancese!»

Deming si voltò verso l'uomo e, a un cenno dell'imperatore, lo colpì con un pugno sul labbro che fece imbizzarrire Jianlu. Il giovane si mise in piedi e cercò di assalire quello che, forse un tempo, era stato suo amico, ma una guardia di palazzo lo costrinse al suolo con una frustata sulla schiena.

«Non osate parlarmi in questo modo, Fu dàren» sibilò Deming, salendo in veranda e affiancando l'imperatore, seduto su di un trono di legno.

Meizhen osservò il sovrano sperando che si appellasse alla compassione. Non poteva davvero eliminare tutte le famiglie dei ribelli, c'erano persino dei bambini. Un buon imperatore si sarebbe macchiato le mani fino a quel punto?

Eryue non riuscì a trattenersi e scoppiò in un pianto disperato, rivolgendosi al marito con voce flebile. Stava tremando, così tanto da battere i denti. «Maestà, per quale ragione mi avete fatta incatenare? Io non capisco... Non capisco e...»

«Taci, sgualdrina» sibilò l'imperatore, mentre al fianco della struttura veniva preparata una forca. «Tutti voi siete qui, oggi, perché la vostra copertura è saltata. Grazie a Ru Deming, la migliore guardia che la Città Proibita abbia mai avuto, il mio regno continuerà ad essere prospero e pacifico.»

Meizhen si morse la lingua, cercando di non farsi afferrare dall'angoscia. Per tutto quel tempo aveva creduto di essere lei la cattiva, sbagliandosi. Era Deming quello che non ci aveva pensato due volte a rovinarle la vita, colpendo lei e tutta la sua famiglia. Era disgustoso sentire l'imperatore lodarlo per le sue grandi capacità e vedere lui compiacersene, fingendo modestia. «Maestà, siete troppo gentile. Ho fatto solo il mio dovere, denunciando questi ribelli prima che capovolgessero le sorti del vostro impero.»

«Se tutti gli Han fossero come te, Deming, il grande Qing sarebbe un posto migliore» asserì Qianlong, alzandosi dal suo trono e abbandonando la veranda, osservando i ribelli con occhi ricolmi di sdegno. «Cosa vi ha portato a organizzarvi contro di me? Forse non eravate soddisfatti delle vostre vite?»

Meizhen chiuse gli occhi quando l'imperatore le passò davanti, A'luo singhiozzava accanto a lei, forse anche più di Eryue. Probabilmente sarebbero morte, e tutto per colpa di Deming.

La giovane non poteva restare in silenzio. Non aveva più nulla da perdere, se non la vita. «L'insoddisfazione è un sentimento che accompagna il popolo Han da tempo, maestà. Vi siete mai chiesti come voi mancesi ci trattate? Non siamo i vostri schiavi, non valiamo meno di voi. Anche Ru Deming la pensava allo stesso modo.»

«Ora menti per salvarti la pelle?» rise Deming, senza reale allegria. Rimase sotto la veranda, con una mano appoggiata allo stipite e l'altra sull'impugnatura della spada. «L'imperatore potrebbe farti tagliare la lingua, Meizhen.»

«La ragazza ha ragione» replicò Tan laoren, sollevando lo sguardo verso il sovrano. «Siamo bistrattati e umiliati giornalmente, relegati in un quartiere privo di sicurezza! Ci chiedete se siamo insoddisfatti, e la risposta è sì!»

Qianlong si fermò dinnanzi l'anziano e sorrise, come se trovasse quella situazione divertente. «La famiglia Tan lascerà per prima questo mondo. Sono stanco di sentire queste vili offese nei confronti della giustizia di cui io stesso mi occup» dichiarò, facendo cenno a due guardie di scortare Tan laoren verso la forca, insieme a Jianlu, che cominciò a gridare tra le suppliche delle sue sorelle.

«A morte l'imperatore!» esclamò il ragazzo, un attimo prima che uno stretto cappio gli facesse mancare il fiato. Gli Han rimasti in ginocchio, invece di piangere e disperarsi, si innalzarono in un coro di voci unanime che risuonò per l'intero palazzo, in un'offesa reciproca perpetrata nei confronti del sovrano.

«A morte l'imperatore!» urlavano le donne, tranne quelle della famiglia Fu. Eryue non riusciva a parlare e, quando le botole si aprirono sotto i piedi della famiglia Tan, Jianlu e i suoi parenti si dimenarono bruscamente, soffocando a causa della mancanza di fiato. Morirono dopo lunghi istanti di sofferenza, e ciò fece gridare Eryue, talmente tanto che le sue corde vocali sembrarono consumarsi.

L'imperatrice si alzò di scatto e indicò la Concubina Imperiale Shan con un dito. «Fate stare zitta quella traditrice, schiaffeggiatela!» urlò, piena di rabbia e gelosia. Finalmente poteva sfogarsi e mostrare tutta la sua invidia nei confronti di quella che era stata la donna favorita dell'imperatore per oltre due mesi.

«No... no!» urlò Eryue, cercando di strattonarsi dalla presa della dama di compagnia dell'imperatrice. Quest'ultima la picchiò con degli schiaffi potenti sulle guance, che fecero montare nel petto di Meizhen una rabbia tale da costringerla ad alzarsi e colpire con un calcio quella schiava.

«Non avvicinatevi a mia sorella!» strillò, mentre l'imperatore faceva cenno a Deming di portare la famiglia Fu sulla forca, ormai liberata dai cadaveri. Quando le dita di Baowei si strinsero di nuovo sulle sue braccia, Meizhen provò una paura abissale, che le fece sprofondare il cuore in un baratro di angoscia. «Lasciatemi!»

«Jiejie...» mormorò A'luo, cercando la sua mano nella confusione generale. Meizhen fece per stringerla, ma la presenza di Deming glielo impedì. La guardia Ru aveva raggiunto la forca in poche falcate e l'aveva afferrata per i capelli, impedendole di prendere posto accanto la sua famiglia.

«Deming, lasciami! Lasciami!» strillò Meizhen, osservando le corde venire strette intorno alle gole dei propri parenti. Eryue era talmente pallida che, non appena le infilarono il cappio sulla testa, si contrasse, piegandosi in due e dando adito a un nuovo urlo.

Meizhen rimase attonita nell'osservare le gonne del suo qipao, azzurre come il cielo, macchiarsi di sangue all'altezza delle cosce. Aveva appena abortito, il suo bambino era morto a causa dello spavento che aveva avvolto il suo intero essere. «No, meimei! Meimei

«Stai zitta!» la sgridò Deming, stringendole le spalle e tenendole la testa sollevata verso la forca. A'luo piangeva a dirotto, le due signore cercavano di restare composte, ma i loro sguardi erano pieni di paura, e suo padre... Suo padre teneva gli occhi puntati su Deming, come se in tal modo potesse ucciderlo. E Meizhen lo avrebbe voluto, avrebbe voluto vedere quell'uomo morire al posto della sua famiglia.

Eppure, Deming la teneva stretta, con un ghigno malvagio sulle labbra e la lingua colma di veleno. «Di' addio alla tua famiglia.»

«No...» mormorò Meizhen, nel momento in cui le botole si aprirono sotto i piedi dei suoi parenti. Questi ultimi ciondolarono nel vuoto, boccheggiando alla ricerca di un'aria che non sarebbe più arrivata. Alcuni rantolii lasciarono le loro bocche, urla soffocate che si dispersero nel vento freddo di metà autunno.

Eryue fu la prima ad andarsene, con gli occhi sgranati fissi verso le nuvole e le gambe che penzolavano come nastri colorati. Le due signore spensero il loro respiro pochi attimi dopo e, infine, suo padre perse la vita, lamentandosi con quel poco fiato che gli era rimasto.

Solo A'luo era rimasta appesa sulla soglia della morte, agitando le gambette in spasmi involontari. Meizhen sentì le lacrime scorrere sulle guance e la voce strozzata abbandonare con forza le sue labbra, ormai secche. «No! A'luo! A'luo resisti!» La donna cercò di strattonarsi, ma Deming continuava a tenere le braccia strette sul suo corpo, impedendole di fuggire.

«Jie...» fu l'ultima cosa che sussurrò A'luo, prima di abbandonare quella vita e dondolare a mezz'aria sulla forca, proprio come aveva fatto per anni la lunga treccia sulla sua nuca, adorna con un nastro di campanelle che risuonavano argentine nel silenzio della morte.

Meizhen sentì le gambe cedere e cadde in ginocchio, con Deming al suo fianco. Non aveva più forze, non voleva più combattere, si sentiva svuotata e non riusciva ad accettare ciò che aveva visto, ma le lacrime continuavano a scivolare lungo le guance e il collo, fino a impregnare il colletto del qipao.

Deming, insensibile, la costrinse a tirarsi in piedi e ad avanzare verso l'ultimo cappio rimasto libero per lei. «Hai visto la tua famiglia morire, Meizhen. Come ti sentiresti nel sapere che, se non avessi mai giaciuto con il principe Haoran, niente di tutto questo sarebbe mai accaduto?» le chiese la guardia Ru, all'orecchio, caricandole le spalle di un peso troppo grande.

Di fronte quella domanda, Meizhen non riuscì più a trattenersi e si voltò di scatto verso Deming, colpendolo con una testata sulle labbra. Lui impallidì e Meizhen ne approfittò per sollevare una gamba e affondare un ginocchio all'altezza del suo ombelico, l'impatto fu così forte da fargli perdere l'equilibrio.

«Sei ignobile, Deming! Pieno di odio! Pieno di rabbia! Non meriti nessun onore! Hai ucciso la mia famiglia! Hai ucciso le persone che amavo!» Strillò Meizhen, venendo gettata sull'erba da Baowei, accorso in aiuto dell'amico. Un singhiozzo scosse la dama di corte, che si mise in piedi a fatica, con le mani piene di sangue a causa delle corde che le avevano scorticato i polsi. «Come hai potuto...»

«Tu come hai potuto!» le urlò addosso Deming, mentre i corpi dei Fu venivano gettati insieme a quelli dei Tan sul prato. Meizhen osservò le sue madri, le sue sorelle e persino suo padre venire scaraventati fra i cadaveri come se valessero meno di una carcassa animale. Non avrebbero avuto rispetto neanche nella morte, come Deming non lo stava avendo di lei. «Ti avevo dato il mio amore, Meizhen, e tu mi hai tradito! Come la tua famiglia aveva tradito l'imperatore. Presto li raggiungerai, non temere, insieme a quella neonata.»

Meizhen sgranò gli occhi e si voltò verso Ruoruo, stretta fra le braccia della dama dell'imperatrice. La donna aveva un pugnale in mano, che appoggiò sul petto della piccola a un cenno della sua padrona.

Meizhen fece per alzarsi e attaccare ma, in quell'istante, nuove guardie attraversarono a passo di marcia il cortile che circondava l'Ufficio delle Punizioni Accurate, guidate dal principe Haoran.

Alla fine era arrivato davvero, ma lo aveva fatto troppo tardi.

🥀🥀🥀

Wentian aveva temuto di non aver fatto in tempo, ma vedere Meizhen ancora viva gli aveva riempito il cuore di speranza. Lei respirava ancora, seppur pallida, con le membra rigide e una cascata di lacrime sulle guance. Lo guardava in cerca di aiuto, perché da sola, in una situazione come quella, non sarebbe mai riuscita a sopravvivere.

«Vostra maestà» asserì Wentian, mentre due delle sue guardie cominciavano a perlustrare il giardino circostante l'Ufficio delle Punizioni Accurate. L'imperatore inarcò un sopracciglio e la dama che stava minacciando la neonata abbassò il coltello. Wentian tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò, ostentando sicurezza. «Posso chiedere per quale ragione state impiccando dei sospettati? Non vi è alcuna prova certa che li identifichino come membri della Giada Verde.»

L'imperatore sgranò gli occhi e lanciò uno sguardo a Deming. Lui riprese fiato, con una mano sullo stomaco e un livido all'altezza del naso. Qualcuno doveva averlo aggredito. «Principe Haoran» lo chiamò, senza alcun rispetto. «Quelli che l'imperatore sta punendo sono per certo i ribelli che hanno dato alle fiamme il palazzo dell'Eterna Purezza. Vi avevo fornito documenti, prove, e voi non avete...»

«Prove?» domandò il principe Haoran, fermandosi solo quando fu di fronte l'imperatore. Il fratello che già una volta lo aveva privato della donna che amava. «Non ricordo che Ru Deming mi abbia mai fornito prove. Ha protratto le sue indagini per settimane e solo questa mattina, dopo avermi pedinato e aver scoperto del legame che intercorreva tra me e Fu Meizhen, mi ha consegnato una lista di nomi puntando il dito contro la famiglia della ragazza.»

«Cosa intendi dire, Wentian?» gli domandò l'imperatore, stringendo i pugni sopra la veste dorata che scivolava elegante lungo le sue gambe.

Wentian si sforzò di sorridere, doveva apparire calmo perché la verità si annidava solo nei cuori placidi. «Intendo dire che Deming è stato particolarmente frettoloso nel consegnarvi la lista degli accusati. Immagino lo abbia fatto solo per punire la donna di cui era innamorato.»

L'imperatore si voltò di scatto verso la guardia Ru, che congiunse le braccia al petto e si inchinò, con le spalle tese dal nervosismo. «Vostra maestà, quelle a cui il principe Haoran sta dando adito non sono altro che delle menzogne. Sono entrato a far parte dei ribelli della Giada Verde, ho fatto credere di essere dalla loro parte e...»

«Quando sei entrato fra le loro schiere?» gli chiese Wentian, che aveva tutta l'intenzione di manipolare la verità a suo vantaggio. Non si sarebbe fatto scrupoli, aveva già perso Diaochan, non avrebbe perso anche Meizhen.

Deming sollevò gli occhi verso l'imperatore, il quale gli stava rivolgendo sguardi dubbiosi, che però non lo intimidirono. «Una settimana dopo l'inizio delle indagini.»

«E per quale motivo non hai denunciato subito i colpevoli?» lo interrogò ancora il principe, avvicinandosi e afferrando la sua blusa, per poi sollevarlo da terra. Lui si strattonò e inspirò come una bestia inferocita. Era patetico. «Hai aspettato forse il momento propizio? Ru Deming, non farmi ridere. Non c'è alcuna prova che giustifichi il massacro perpetrato nei confronti della famiglia Fu!»

«Sbagliate!» urlò Deming, appellandosi di nuovo alla grazia dell'imperatore. Qianlong, però, ascoltava le parole che uscivano dalle labbra di Wentian come se volesse saggiarle e trovare in esse delle falle che non esistevano.

Il principe era consapevole di essere rimasto coerente, ma doveva avvalersi di una testimonianza, così si aggirò fra i prigionieri rimasti in vita, posando la mano sulla spalla di un ragazzo, con il viso contratto in una smorfia di odio e paura. «Tu facevi parte dei ribelli della Giada Verde?» Il giovane annuì, abbassando le palpebre per lasciar scorrere due lacrime lungo le guance. Wentian non si fece intenerire e continuò con le domande. «Hai mai visto la guardia Ru prendere parte ai vostri attacchi? Vi ha mai aiutato?»

Il ragazzo aprì gli occhi e si voltò a guardare Deming, come se non fosse neanche un essere umano. «No, vostra altezza. Gli Han non si tradiscono fra loro, e la persona di cui state parlando è solo una feccia. Non l'ho mai visto in vita mia.»

La guardia Ru fece per colpirlo, sollevando un braccio e chiudendo le dita in un pugno, ma l'imperatore lo fermò sferrandogli una pedata al fianco. Deming cadde al suolo, mentre il sovrano del grande Qing si accaniva contro di lui. «Guardia Ru, sei piombato nella sala Yangxin e senza remora hai accusato il principe Haoran, nascondendoti sotto una coltre di bugie. Come dovrei reagire a tutto questo?»

«Credendomi, vostra maestà!» continuò Deming, affrettandosi ad abbassare lo sguardo. Era determinato, attaccato all'osso come un cane affamato. «Il principe Haoran ha taciuto nei riguardi della verità solo per proteggere Fu Meizhen.»

«Fu Meizhen verrà impiccata insieme alla sua famiglia a prescindere dai sentimenti di mio fratello» sibilò l'imperatore, scagliando un'occhiata velenosa nei confronti della dama di corte. «Ha già portato fin troppo scompiglio in questa corte.»

Prima che delle guardie potessero avvicinarsi alla giovane, il principe Haoran la raggiunse e le cinse le spalle con un braccio, allontanando chiunque osasse toccarla. «Nessuno di voi dovrà osare sfiorare Fu Meizhen neanche con un dito.»

«Wentian» sibilò il sovrano, al limite della pazienza. Alcune vene premevano contro il suo cranio rasato, come a segnalare la rabbia che gli stava ribollendo nelle vene. «Togliti di mezzo, oppure la pena della rasatura ti sembrerà uno scherzo in confronto a ciò che ho in serbo per te.»

Il principe non prendeva sul serio l'imperatore, forse avrebbe dovuto farlo, ma non ci riusciva. Era preoccupato per Meizhen, la sentiva tremare contro il suo petto, e si chiedeva con quale coraggio Deming fosse riuscito a regalarle così tanto dolore. Doveva salvarla, anche a costo di mentire. «Non potete ucciderla, maestà. Io e Meizhen abbiamo passato varie notti insieme, e, proprio questa mattina, ho saputo che mio figlio cresce nel suo grembo.»

Meizhen si irrigidì e sollevò lo sguardo verso di lui, incredula e con le labbra contratte in una smorfia preoccupata. Wentian sapeva di averla svergognata, ma non gli era venuta in mente un'idea migliore di quella per salvarle la vita.

L'imperatore, infatti, alzò le mani e poi le lasciò ricadere lungo i fianchi, esasperato. Era talmente nervoso che cominciò a sbraitargli contro, facendo allarmare le guardie e l'imperatrice. «Pensi che lei sia Diaochan?! Credi che prenderà il suo posto e ti renderà felice?! Non è altro che una traditrice, Wentian. Ha tradito l'impero Qing, la nostra famiglia, e di conseguenza anche te.»

Il principe Haoran sbuffò una risata e costrinse Meizhen a voltarsi, così da poter sciogliere le catene che le circondavano i polsi escoriati. «No, maestà. Siete stato voi a tradirmi, il giorno in cui avete ucciso la donna che amavo. Mi avete costretto a guardarla mentre cento frustate le toglievano la vita, e, come se non bastasse, non le avete concesso nemmeno una degna sepoltura. Avete davvero il coraggio di biasimarmi perché cerco di salvare una donna a cui tengo, per la seconda volta?»

Quando Meizhen fu libera, Wentian le circondò i fianchi e la costrinse a posare la testa contro il suo petto. Voleva che si sentisse protetta, perché non l'avrebbe mai lasciata da sola. Anche l'imperatore pareva averlo compreso, per questo posò le mani dietro la schiena e annuì, ammettendo la sua sconfitta. «Ebbene, Fu Meizhen sarà graziata per via del bambino che cresce nel suo grembo.»

«Maestà!» esclamò Deming, venendo zittito dall'imperatrice.

Qianlong, però, non aveva ancora finito. Si avvicinò alla veranda e sedette sul suo trono, stringendo la mano della sua prima moglie come se volesse cercare in lei un po' di sicurezza. «Ho detto che Fu Meizhen sarà graziata, ma alle mie condizioni: verrà relegata al ruolo di concubina, cambierà cognome e non dovrà mai onorare il loro ricordo della sua famiglia, altrimenti non le permetterò di vivere.»

Wentian sentì Meizhen singhiozzare, e a stento la giovane si inchinò, con la voce strozzata a causa del dolore. «Come sua maestà desidera...»

Qianlong sbuffò indignato, per poi rivolgersi alla dama di corte dell'imperatrice e farle un cenno sbrigativo con la mano libera. «Bene, Ora uccidete quella neonata.»

Meizhen sembrò immobilizzarsi e, quando vide il pugnale conficcarsi nel petto della bambina e i suoi pianti innalzarsi fino al cielo, un altro grido abbandonò le sue labbra. Il principe Haoran dovette serrare le braccia intorno alla sua schiena e posare una mano sulla sua bocca per tenerla a bada. Dovette affrontare la portata del suo dolore, il suono del suo pianto e il tremore del suo corpo, pur di salvarla da conseguenze più grandi della morte.

«No! Era una bambina! Una bambina!» strillò Meizhen, colpendo il petto del principe con dei pugni deboli. «Era mia sorella!»

Il principe non riusciva a consolarla, sapeva che qualsiasi parola sarebbe stata superflua, così passò una mano sotto le sue gambe e la prese in braccio, inchinandosi appena sotto lo sguardo dell'imperatore. «Prendo congedo, maestà.» Sibilò, chiedendosi con quale coraggio suo fratello avesse preso parte all'assassino di una neonata priva di colpe.

«Sparisci dalla mia vista» lo insultò Qianlong, consapevole di poter vantare il privilegio di avere l'ultima parola. Wentian glielo aveva sempre invidiato, perché sapeva che con poche frasi avrebbe potuto distruggerlo, rinfacciandogli tutte le efferatezze che aveva compiuto in un nome di una giustizia sbagliata, ma non poteva. Non poteva perché era solo un principe.

Wentian si avviò dunque fuori da quel luogo di morte, ascoltando i gemiti di Meizhen, che ancora invocava il nome della sorella come se così facendo lei sarebbe potuta tornare in vita.

La donna stava soffrendo, proprio come aveva sofferto lui quando aveva visto Diaochan morire su un tappeto arabescato di sangue. Tuttavia era andato avanti, e anche Meizhen sarebbe andata avanti.

Wentian si promise che non le avrebbe mai permesso di crollare. 

🥀🥀🥀

Quanto è stato cattivo Deming da 1 a 10? Quando ho scritto questa scena mi sono sentita davvero male per Meizhen, ma non temete, la guardia Ru avrà una degna punizione in futuro. Vi anticipo solo questo, per darvi un po' di speranza. Le colpe si pagano dopo tutto!

Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento e una stellina, detto ciò non ci vediamo mercoledì per capire come Meizhen reagirà a questo shock! Meno male che il principe le è vicino, altrimenti sarebbe crollata la nostra poverina t.t

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