Capitolo Trentaquattresimo



Quando Deming era stato richiamato a palazzo An'chi, quasi non ci aveva creduto.

Con le mani che formicolavano e le minacce di Xuheng che rimbombavano nelle orecchie, Deming percorse i corridoi della Corte Esterna al fianco di Baowei. Il suo amico non era convinto, le aveva provate tutte per farlo desistere dall'accettare quell'invito, ma Deming non aveva intenzione di dargli retta. Non ora che poteva davvero redimersi.

«Non capisci che è una trappola? Meizhen ti odia e sfrutterà il suo potere per fartela pagare!» lo rimbrottò il giovane, mentre una targa dorata svettava sullo stipite della dimora del principe Haoran. «Sei ancora in tempo per cambiare idea!»

Deming lanciò un'occhiataccia al suo migliore amico, contraendo il volto in una smorfia spazientita. «Ascoltami bene: fino a prova contraria sono ancora padrone della mia vita e delle mie scelte. In passato ho commesso un errore, un errore madornale, per questo motivo sono stato punito con la morte del mio primogenito. Ora devo rimediare, e se per farlo devo sopportare i rimproveri di Meizhen, lo farò.»

Baowei alzò gli occhi al cielo, facendo sì che le nappe che coprivano il suo cappello a falde larghe si agitassero. «Da quanto sei diventato così disperato? La morte di tuo figlio non è stata causata dal cattivo karma, quale monaco buddhista ti ha messo in testa queste idee?»

«Nessun monaco, Baowei. Ho solo sentito il peso del sangue innocente sulle mie mani» mormorò Deming, varcando da solo le porte di un palazzo che, per un anno intero, aveva guardato con astio.

C'era fermento nel giardino, le dame non facevano altro che correre avanti e indietro, mentre Meizhen, ferma in veranda, attendeva notizie. Era pallida in volto, più di un fantasma. Non faceva altro che torturare gli affilati copri unghia, mentre la seconda moglie del principe Haoran, una donna dall'aria estremamente familiare, stava cercando di confortarla.

«Meizhen» la chiamò Deming, avanzando in direzione della veranda. Congiunse le braccia al petto, perché si trovava pur sempre in presenza di una consorte reale, e si inchinò. «Ho saputo che avevi bisogno di me e mi sono affrettato a raggiungerti. Quali sono gli ordini?»

La donna scese dalla veranda con estrema velocità, arrancando persino sulle scarpe a zoccolo di cavallo. «Ieri notte hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa pur di sdebitarti, sei ancora disposto a tenere fede alla tua parola?»

Deming annuì, abbassando lo sguardo per specchiarsi nei suoi occhi. Erano proprio come li ricordava: profondi, scuri e velati di lacrime. «Certo che sono disposto. Che cos'è accaduto?»

«Mio figlio, è stato rapito» sussurrò Meizhen, con la voce arrochita, quasi incrinata. La donna al suo fianco le cinse le spalle con un braccio, come a volerla consolare, ma lei ritrovò in fretta il contegno che aveva perduto. «Ho dei sospetti. Credo che lo abbia preso la...»

«Concubina Imperiale Xiao?» le domandò Deming, il cui pensiero era volato subito al volto incattivito di quella donna. Durante il banchetto del giorno prima, Xiao pìn si era dimostrata ossessionata da Longfeng, tanto da non perderlo mai di vista. Non sarebbe stato strano vederla come l'artefice di quel rapimento.

«Sì, Xiao pìn è l'unica che oserebbe rubarmi Longfeng. Ho bisogno di una mano per riprenderlo, se andassi da sola al suo palazzo sono certa che passerei dalla parte del torto. Lo avrà nascosto chissà dove, lo starà trattando come un giocattolo, e io non riesco a stare ferma senza far niente!» gridò la donna, battendo un pugno sulle gonne rigide del qipao. «Devi aiutarmi, Deming. Tu hai molti amici alla Città Proibita e sei una guardia favorita.»

Deming conficcò le unghie sui palmi. Era vero, non era una guardia comune, ma non poteva agire di punto in bianco contro una delle concubine favorite dall'imperatore. «Voglio aiutarti, ma dobbiamo fare in modo che la Concubina Imperiale Xiao commetta un errore. Deve adirarsi, diventare violenta, altrimenti non riuscirò a concludere niente.»

Meizhen, allora, si voltò di scatto verso la seconda moglie del principe Haoran. Fra le due non sembrava intercorrere alcun tipo di gelosia, erano sempre state unite, e, anche quella volta, non si smentirono. «Ai Lun, puoi aiutarci o sarebbe chiedere troppo? Ho già ordinato alla tua dama di spargere in giro delle voci sulla condotta di  Xiao pìn. Dobbiamo fare in modo che i pettegolezzi diventino fondati.»

Quella donna, Ai Lun, era sempre più familiare agli occhi di Deming. Aveva già avuto modo di vedere quel viso ovale, quei grandi occhi a mandorla coronati da ciglia lunghe come steli di fiori, ma la memoria lo ingannava. La donna che aveva incontrato l'anno prima, al padiglione delle Neve Purpurea, portava i lunghi capelli abbandonati sulle spalle, Ai Lun, invece, li aveva legati nell'acconciatura triangolare sulla sommità della nuca. D'altra parte, era persino emaciata e il suo sguardo era come spento. Non poteva essere la stessa persona che Deming aveva incontrato al padiglione l'anno prima.

«Non preoccuparti, meimei. Ho un'idea, ma mi serverà una mano» asserì la concubina, lanciando uno sguardo a Deming. «Hai qualche amico fidato, guardia Ru, che possa aiutarci nel mettere appunto una messa in scena? Un eunuco, magari. Le consorti dell'imperatore sono spacciate se scoperte ad amoreggiare con i mezz'uomini.»

Meizhen inarcò un sopracciglio e Deming pensò a Baowei. Era l'unico che si sarebbe messo nei guai per aiutarlo, ma fino a che punto? «Non ho nessun amico eunuco, ma qualcuno che potrebbe travestirsi... Sì. Devi solo promettermi che ne uscirà indenne, e non gli verrà fatto alcun male.»

Ai Lun incurvò le labbra in un'espressione furbesca, fu allora che Deming ebbe un fremito. Lo aveva già visto, quel sorriso. «Non ti prometto nulla, guardia Ru, ma cercherò di fare in modo che al tuo amico non venga torto neanche un capello. Hai la mia parola.»

Deming si rassicurò, mentre Xun'er scendeva le scale con una mano sulla spalla e il volto contratto in una smorfia di dolore. Doveva essere stata ferita, viste le macchie di sangue sul suo qipao.

La piccola dama gli rivolse un piccolo inchino quando lo vide, poi affiancò Meizhen, che si voltò a guardare la ce'fujin con il volto contratto in una maschera dubbiosa. «Devi dirmi cos'hai in mente, Ai Lun, perché non riesco a stare tranquilla. Vuoi fare in modo che Xiao pìn venga molestata da un eunuco?»

«Sì, è proprio quello che ho in mente. Se lei accetta, la guardia Ru avrà un pretesto per arrestarla, se invece rifiuta, si metterà a urlare così forte che le guardie potranno entrare nel palazzo con la scusa di difenderla» spiegò loro Ai Lun, mentre Xun'er arrossiva per lo sdegno.

Pur essendo ingegnoso, quel piano era ottimo. In ambedue i casi, Deming avrebbe avuto un pretesto e sarebbe potuto entrare nella dimora di quella donna senza destare sospetti. In mezzo a tutto quel trambusto, di certo il bambino sarebbe scoppiato in lacrime e lui lo avrebbe trovato. «Bene, può funzionare. Devo solo convincere Baowei a travestirsi da eunuco. Non sarà facile, forse Xun'er può aiutarmi.»

«Io? Dovrei aiutarti a convincere Baowei?! Assolutamente no!» esclamò Xun'er, nascondendosi dietro la schiena di Meizhen. «Non voglio vederlo e non voglio neanche parlarci. Mi ha ferito, si è trovato un'altra donna e non si merita neanche di...»

«Xun'er!» la sgridò Meizhen, voltandosi di scatto e afferrandole la spalla buona. Affondò le dita sulla stoffa del suo qipao, guardandola integerrima e parlandole con fare ancor più severo. «Non è il momento di giocare. C'è di mezzo la vita di mio figlio, e non ho alcuna intenzione di perderlo. Se mi sei davvero fedele, fa' quanto Deming ti ha chiesto.»

La ragazza si morse le labbra sottili e, controvoglia, si inchinò umilmente. «D'accordo, furen, ma lo faccio solo per voi. Deming, portami da quel disgraziato.»

Deming cercò di rassicurare la ragazza, posandole una mano dietro la schiena per sottrarla alla presa di Meizhen e condurla oltre le porte rosse. «Tu cerca solo di essere accondiscendente. Non dovrai fare altro che cercare di convincerlo a partecipare.»

Xun'er si diresse, inferma sulle scarpine a vaso di loto, oltre la soglia di palazzo An'chi, dove Baowei era rimasto ad attenderli. Il giovane teneva le braccia incrociate e gli occhi puntati verso le tegole d'oro delle mura, ricoperte di neve. Quando la piccola Xun'er lo vide, si fermò e diede adito a uno sbuffo che provocò una nuvola di condensa nell'aria. «Ru da ge, se quell'idiota mi farà arrabbiare, ti chiedo di tenermi, perché sarei capace di schiaffeggiarlo anche con la spalla fasciata!»

Deming abbozzò una risata. Xun'er e Baowei avevano sempre avuto un debole l'uno per l'altra, e nel corso dell'anno passato non avevano fatto altro che dividersi e ricongiungersi. Il loro non era un amore maturo ma, chissà per quale strana ragione, le loro strade finivano sempre per incrociarsi. «Non preoccuparti, sono qui proprio per evitare che perdiate tempo a darvi contro.»

«A darci contro?» gli domandò Baowei, raddrizzando la schiena. Aveva le sopracciglia aggrottate e un cipiglio d'intolleranza presente sul viso. «Oh, lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea, Deming. Non pensavo che mi avresti tradito portando con te questa piccola...»

Xun'er si schiarì la voce e, prima che Deming potesse provare a difendersi, si avviò a passo lesto verso la guardia, afferrandola per lo scollo della blusa rossa. «Stammi bene a sentire, razza da idiota. Il figlio della mia signora è stato rapito da una pazza e dobbiamo assolutamente riportarlo a casa, ma per farlo abbiamo bisogno di te.»

«Di me?» Baowei sgranò gli occhi, seppure fosse visibilmente arrossito. A quanto pareva, Xun'er era ancora in grado di esercitare una certa influenza su di lui. «Non posso crederci. Deming! Dannazione, vuoi davvero aiutare la moglie del principe Haoran? Hai scordato quello che...»

Deming gli fece cenno di stare zitto, in special modo quando vide Meizhen e Ai Lun emergere fuori dalle porte. Meizhen, soprattutto, lo guardava in attesa di vederlo compiere qualche errore. Era chiaro che non si fidasse, ma in un momento come quello non aveva altra scelta che riporre la vita di Longfeng nelle sue mani. «Baowei, un bambino nato da appena due mesi è stato rapito e si trova in pericolo. Non possiamo davvero restare in silenzio a causa dei rancori passati.»

Il suo amico si arrese e scrollò le spalle, cingendo il polso di Xun'er con le dita. Anche lei, a quel punto, arrossì, proprio mentre Baowei le parlava con accondiscendenza. «D'accordo allora, non voglio passare per una persona cattiva. E poi, se riusciremo a salvare il bambino, il principe Haoran sarà nostro debitore.»

«Non è questo il punto!» lo interruppe Xun'er, di nuovo stizzita. Deming sperava solo che addolcisse il tono di voce, perché fingersi un mezz'uomo, un eunuco, era quanto di più vergognoso ci fosse per una guardia di palazzo. Deming non sapeva se Baowei si sarebbe prestato facilmente a quella farsa.

«E allora qual è? Dimmi ciò che devo fare, Xun'er» provò a replicare il giovane, mentre la ragazzina mollava la presa sulla sua blusa per torcersi le dita.

La dama si fece forte della presenza della sua padrona, prima di parlare in modo talmente dolce da non sembrare nemmeno se stessa. «Ru da ge deve irrompere a palazzo Jingyang senza destare sospetti, per questo ci serve che tu ti finga un eunuco. Cerca di avvicinarti a Xiao pìn  e prova ad amoreggiare con lei. Solo in questo modo...»

«Deming riuscirà nell'intento» borbottò Baowei, scagliandogli un'occhiata adirata. «Bene, ammesso e non concesso che mi presti a questa buffonata, che cosa ne ricavo?»

«Tu cosa vuoi?» gli domandò Meizhen, piccata. Sembrava essere disposta a barattare tutto ciò che possedeva, in cambio della vita di suo figlio. «Chiedi, e ti prometto che farò ciò che è in mio potere per assecondare i tuoi bisogni.»

Di fronte quelle parole, Baowei ghignò e il suo sguardo si posò sul viso pallido di Xun'er. Quando la dama si rese conto di essere guardata, strabuzzò gli occhi e fece un passo indietro, ma la guardia la riprese, afferrandole i fianchi. «In tal caso, furen, voglio che mi sia data in moglie Xun'er.»

«Cosa?!» gli domandò quest'ultima, colpendolo con un pugno sulla spalla. «Scordatelo, non diventerò mai tua moglie. Preferisco camminare sui carboni ardenti che inchinarmi al tuo cospetto!»

Deming diede adito a un lamento mentre Baowei lasciava la presa e si rivolgeva infastidito a Meizhen. «Se non acconsentirete al matrimonio non mi abbasserò mai al livello degli eunuchi, né rischierò la mia reputazione a palazzo. Non ho nulla da guadagnarci.»

La donna sospirò, camminando a testa alta accanto a Xun'er. Le prese dunque la mano e si rivolse a Baowei, parlandogli come se si trovasse davanti a un servitore. Chissà dove aveva imparato ad essere tanto imperativa. «Se sposerai davvero Xun'er, pretendo che divenga la tua prima moglie.»

«La prima moglie fra schiere di concubine, furen?» singhiozzò Xun'er, che si era sempre dimostrata molto gelosa nei confronti di Baowei, più libertino e incline ad ammaliare tutte le ragazze che incontrava. «Non potete... Non potete vendere la mia libertà.»

«Dunque non mi sei fedele?» le chiese Meizhen, senza vacillare.

Xun'er si inchinò allora sul manto nevoso, battendo la fronte al suolo in un inchino. «Vi sono fedele con tutta me stessa, ma non costringetemi a sposare Baowei da ge. Mi farà soffrire, e io non voglio vivere dovendo sopportare i suoi continui tradimenti. Ve lo chiedo in ginocchio, furen

Per un attimo, nel largo corridoio ci fu solo silenzio. Poi, Deming notò Meizhen stringere i pugni prima di voltarsi a guardare Xun'er con una lentezza esasperante. I suoi occhi erano adirati, le membra rigide e la sua voce... La sua voce era più fredda di una bufera. «Cosa pensi, Xun'er? Che il matrimonio sia una questione d'amore?» le chiese, ripetendo le stesse parole con cui Deming l'aveva rimbrottata il giorno in cui era stato promesso a Yifan. Solo allora il giovane comprese quanto fosse stata pesante quella frase da sopportare, per Meizhen. «No, non lo è. Gli uomini non si accontentano mai di una sola donna. In un modo o nell'altro trovano sempre il modo di tradire la nostra fiducia. Quindi mi dispiace, ma oggi baratterò la tua libertà. Per lo meno, insieme a Baowei potrai essere felice. So che provi ancora qualcosa per lui, e lui prova dell'affetto per te. Anche se ci saranno delle concubine, non vivrai nella tristezza.»

«Furen...» mormorò Xun'er, sollevando il viso solcato da grossi lacrimoni cristallini. «Io... Io non voglio vivere così. Non voglio essere la prima fra tante. Voglio essere l'unica!» detto ciò, la ragazzina si mise in piedi e corse verso il muro che cingeva per lungo i corridoi della Città Proibita. Aveva intenzione di sbattere la testa e suicidarsi, ma Ai Lun non glielo permise.

Estrasse dalla larga manica del qipao un ago sottile, che lanciò con estrema precisione dietro il collo della dama. Xun'er si bloccò all'istante, cadendo con un tonfo sordo fra le braccia della neve morbida. Meizhen rimase a fissarla, mentre il vento si alzava, e si portò una mano al petto, inspirando profondamente, come se il cuore avesse preso a batterle troppo forte.

Deming si avvicinò comunque alla ragazzina e la prese tra le braccia, togliendole l'ago dal collo. Era solo svenuta, ma il suo viso non era sereno. Tutt'altro. «La porto dentro, Meizhen?»

«Sì» replicò lei, prima di voltarsi a guardare Baowei, rimasto a fissare quella scena allibito. Nessuno si sarebbe aspettato un gesto simile da Xun'er, nemmeno lui. Eppure, la prima moglie del principe Haoran fu risoluta nel proferire parola, come se nulla di grave fosse successo. «Sposerai Xun'er, Baowei, è una promessa. Ora vatti a cambiare nel mio palazzo, in fretta.»

La guardia si inchinò turbata, prima di avviarsi oltre le porte. Deming osservò il suo amico camminare con la schiena ricurva e il viso basso, e pensò che se avesse davvero preso in sposa Xun'er, avrebbe dovuto trattarla con la massima delicatezza. Quella ragazza era come un fiore, troppo fragile per resistere alle intemperie dell'inverno. Sarebbe morta alla prima ventata gelida.

🥀🥀🥀

Wentian posò due dita sulle tempie e le massaggiò, ascoltando a stento la voce dell'imperatore. Era in piedi già da ore nella sala del consiglio, la veste nera ricamata all'altezza dell'addome con un drago argenteo pareva pesare ancora di più quel giorno, insieme al cappello a falde larghe che si inclinava ogni volta che il principe chinava il capo verso la grande mappa dell'impero Qing.

L'imperatore era fuori di sé dalla rabbia, seduto sul suo trono e vestito interamente di giallo, consultava i suoi ministri della guerra, con fare nervoso. «Gli Uiguri hanno valicato i confini dello Xinjiang, se oseranno incendiare una delle città limitrofe saremo costretti a combatterli!»

«Maestà!» si inchinò uno dei funzionari appartenenti alla bandiera bordata a fondo blu. «Propongo di inviare un messaggero. Cerchiamo di negoziare la pace prima di inaugurare una guerra!»

Qianlong sbuffò una risata e si alzò dal suo scranno dorato, camminando intorno al lungo tavolo di marmo bianco sopra cui era stata posata la mappa dell'impero. Afferrò la propria spada e la ficcò sopra la regione dello Xinjiang, facendo sussultare i ministri.

Wentian, però, rimase composto. Da quando era entrato nella Sala della Suprema Armonia aveva cercato di non pensare a nulla che non fossero le questioni di stato. Se c'era un modo per sfruttare la situazione con gli Uiguri a suo vantaggio doveva coglierlo, sebbene i sensi di colpa pesassero sul petto.

«Inviare un messaggero» mormorò Qianlong, mentre il funzionario si inginocchiava al suo cospetto, vicino a una delle sei colonne dorate che sostenevano il tetto spiovente. «Se potesse risolversi tutto con un matrimonio sarebbe l'ideale, ma gli Uiguri non sono disposti.»

«Se lo fossero vi avrebbero già contattato» constatò Wentian, scambiandosi uno sguardo complice con il fratello. In realtà non ne era sicuro, ma voleva che Qianlong prendesse la decisione di entrare in guerra. Così facendo, il sovrano avrebbe avuto talmente tante distrazioni che sarebbe stato facile penetrare nella Città Proibita senza problemi.

Sempre che Ai Lun e la setta del Loto Bianco avessero collaborato.

«Il principe Haoran ha detto bene. Quei ribelli mi avrebbero già contattato, invece osano sfidarmi» sibilò l'imperatore, aggirando una delle due gru di bronzo, simbolo di saggezza, poste ai lati del trono. «No, non ho intenzione di spedire alcun messaggero con il rischio che mi venga consegnata la sua testa. I grandi khan non fanno altro che provocare la mia pazienza, devono essere puniti tutti. Gli Otto Stendardi dovranno prepararsi a partire, forse anche lo Stendardo Verde prenderà parte a questa...»

«Maestà» la voce di Li Yu interruppe quella dichiarazione sul nascere. L'eunuco camminò con le mani congiunte dinnanzi al viso e la schiena curvata verso il suo padrone, inginocchiandosi poi di fronte al trono. «Perdonate l'interruzione, ma due eunuchi provenienti da palazzo An'chi chiedono di vedere immediatamente il principe Haoran.»

Wentian aggrottò le sopracciglia. Nessuno poteva interrompere il consiglio mattutino dell'imperatore e quei servi lo avrebbero messo nei guai.

«Haoran» tuonò Qianlong, sedendo scomposto sul suo trono. Il largo cappello ornato da nappe rosse copriva il suo sguardo, ma non le labbra, incurvate verso il basso. «Non hai insegnato ai tuoi servi la disciplina?»

Wentian si sforzò pur di non mostrare il suo fastidio, prima di inginocchiarsi al cospetto dell'imperatore con il viso contratto in una maschera di freddezza. «Vi chiedo di perdonarmi, maestà. Quando il consiglio sarà terminato, farò punire quei mezz'uomini a dovere.»

«Maestà!» urlarono gli eunuchi da fuori, contravvenendo a ogni regola. La Sala della Suprema Armonia non possedeva pareti. Era composta da un largo piedistallo di ben sette gradini, sopra cui si elevavano colonne lungo tutto il perimetro. Gli eunuchi erano in ginocchio proprio oltre queste ultime, prostrati al suolo. Sollevavano e abbassavano il viso, battendo la testa in segno di penitenza. «Vi chiediamo di permetterci di parlare con il principe Haoran, o la prima signora ce la farà pagare. È una questione di primaria importanza.»

La prima signora. Quindi c'era Meizhen di mezzo.

Wentian si sentiva in difetto nei suoi confronti, specialmente dopo quello che era accaduto la notte prima. Il principe aveva giaciuto con Ai Lun, e al mattino aveva atteso la prima moglie nella sala da giorno, speranzoso di parlarle, ma lei non era uscita dalla camera da letto. Forse delusa, o spaventata da un possibile confronto.

«Sapevo che permettere a quella donna di diventare la di'fujin non ti avrebbe giovato, Haoran. Ora grazie a lei sei motivo di vergogna» lo rimbrottò l'imperatore, sollevando un braccio e facendo cenno ai due eunuchi di avanzare. «Forza, venite. Voglio sapere per quale ragione la vostra prima signora invoca la presenza del principe Haoran, interrompendo il mio consiglio straordinario.»

I due eunuchi camminarono a sguardo basso fra le due file di ministri e funzionari, per poi inchinarsi due passi dietro Li Yu. Wentian si alzò in piedi, riconoscendo nei loro volti delle espressioni sconsolate. Aveva paura di essere puniti o, peggio, di morire.

«Altezza» mormorò l'eunuco più giovane del suo palazzo, un ragazzino di appena dodici anni che ancora non si era abituato ai dolori della castrazione. Stare in ginocchio in quel modo doveva fargli male. «Si tratta di vostro viglio. Il principe Longfeng è stato rapito, la dama di compagnia della prima signora aggredita con delle forbici da cucito. Non sappiamo come comportarci, il palazzo An'chi è in subbuglio e...»

«Longfeng è stato rapito?» ripeté Wentian, prendendo a stento concezione di quelle parole. No, non poteva essere. Avrebbero potuto fargli tutto, fuorché toccare la sua famiglia. Fuorché toccare Longfeng. «Maestà, perdonatemi, ma devo lasciare all'istante la Sala della Suprema Armonia. Mio figlio è in pericolo e finché non l'avrò trovato non potrò esservi d'aiuto.»

Qianlong non poté replicare, non avrebbe fatto una buona impressione dinnanzi i ministri se non gli avesse concesso di andare. «D'accordo, puoi congedarti. Ti darò il mio sigillo per muovere le guardie di palazzo e fare in modo che il piccolo venga cercato in lungo e in largo, ecco...»

Prima che l'imperatore potesse afferrare la placca dorata, un nuovo eunuco raggiunse la sala del trono, fuggendo trafelato. Faceva parte del servizio personale dell'imperatore, per questo gli era concesso entrare nella Sala della Suprema Armonia a suo piacimento. «Maestà, ci sono problemi nell'harem. Il palazzo Jingyang è stato vittima di un assedio, la Concubina Imperiale Xiao invoca la vostra presenza!»

Wentian si voltò a guardare i suoi eunuchi e, quello più piccolo, gli scagliò un'occhiata complice, come se già sapesse. Meizhen doveva aver architettato qualcosa in sua assenza, d'altra parte la donna non avrebbe permesso in alcun modo che venisse torto un solo capello a Longfeng, come del resto neanche lui.

«A quanto pare non c'è modo di concludere questo consiglio straordinario» si alzò l'imperatore, facendo cenno a Li Yu di recarsi fuori. «Prepara la mia portantina, andiamo subito a palazzo Jingyang. Miei signori, ci rivedremo domani alla stessa ora per discutere della guerra. Siete congedati.»

Wentian non attese oltre, si inchinò frettolosamente dinnanzi al fratello e uscì a passo lesto dalla sala del consiglio, seguito dai suoi servitori. Una volta scese le scale, il principe agguantò il braccio dell'eunuco più giovane, e gli parlò senza mezzi termini. «Dove si trova la prima signora?»

«A palazzo Jingyang, altezza» chinò il capo l'eunuco, vestito con una casacca turchese del tutto sgualcita. «Lei sospetta che ci sia la Concubina Imperiale Xiao dietro il rapimento del principe.»

Anche Wentian sospettava che la colpa fosse da attribuire a quella donna. Avrebbe dovuto prendere sul serio la sua minaccia, invece di ignorarla, sfogandosi con Ai Lun. A quanto pareva, c'era sempre una punizione per chi agiva in modo scorretto. Deming ne era la prova vivente, e l'uomo non aveva alcuna intenzione di seguire i suoi passi. «Bene, dirigiamoci nell'harem allora.»

🥀🥀🥀

Perdonate il ritardo, ma ieri ho finalmente concluso la sessione estiva tornando a casa stanca morta! Comunque il capitolo è pieno di eventi, dunque posso dire di essermi fatta perdonare. Secondo voi cosa accadrà? La nostra cara Shenru avrà ciò che si merita o riuscirà a farla franca? u.u 

Vi aspetto lunedì per scoprirlo! Lasciatemi un commento e una stellina per spronarmi a pubblicare, noi ci rivediamo molto presto!

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