Capitolo Sesto
A quanto pareva Eryue era stata in grado di catturare l'interesse dell'imperatore, diventando una favorita e ottenendo il titolo di guì rén, invece che quello di attendente a cui era stata relegata Shenru.
«Sei eccezionale» sorrise Meizhen, sollevando i capelli della sorella nella pesante acconciatura triangolare sopra la testa. Le lunghe ciocche di Eryue erano state avvolte intorno a un sostegno arcuato, da cui pendevano spilloni abbelliti da perle rosse e fermagli dorati. «In poco tempo sei riuscita a entrare nel cuore dell'imperatore, e lo hai fatto da sola.»
Eryue si alzò in piedi, specchiandosi con un lampo di soddisfazione negli occhi. Sembrava ancora più bella, avvolta dal suo qipao color prugna, ricamato con un paesaggio placido sulle gonne. «Quando eravamo nella nostra mansione non ho mai potuto sfoggiare davvero le mie capacita, adesso non posso reprimermi. Se voglio acquistare potere nell'harem devo farmi forza.»
Meizhen aiutò la sorella a infilare una collana di giada e indietreggiò, sorridendole con fare incoraggiante. «Sono certa che sua maestà non potrà fare altro che guardare te, al banchetto.»
Eryue arrossì e le accarezzò il volto con la punta del copri unghia dorato che aveva posto sul dito indice. «Spero che anche tu riuscirai ad attirare lo sguardo di qualche bell'uomo, così da poterti sistemare a scapito di nostro padre. Ora andiamo, non voglio arrivare in ritardo.»
Meizhen annuì e afferrò il braccio della sorella, aiutandola a camminare sulle scarpe raffinate dalla cui punta pendeva una leggera nappa rossa. Al passaggio della Nobil Donna Shan, le serve e gli eunuchi si inchinarono.
«A casa di nostro padre i servi non si piegavano al mio passaggio» mormorò Eryue, inoltrandosi con lei fra i corridoi rossi della Città Proibita. La luna riluceva sopra di loro e alcuni aquiloni dalle forme disparate si elevavano nel cielo terso. C'erano uccelli di carta variopinta, farfalle che riflettevano la luce delle stelle e persino draghi somiglianti a dei nastri.
«Casa nostra non è certo il palazzo» sussurrò Meizhen, fermandosi nel momento in cui vide una portantina seguita da dame ed eunuchi attraversare il loro stesso corridoio. Al di sopra di un grande seggio legnoso, sedeva una donna dai capelli colmi di gioielli, le unghie affilate e il qipao rosso, decorato con ricami e pietre preziose. «Eryue, quella è la Nobile Consorte Imperiale Jia, devi inchinarti.»
Eryue voltò appena lo sguardo verso la portantina, ma non osò fermarsi e continuò a camminare, facendo finta di niente. «Secondo te quella vecchia oserebbe fare la prepotente con me? L'imperatore mi ha favorito per ben cinque notti, probabilmente lei non lo vede da mesi.»
Meizhen sgranò gli occhi a quelle parole e cercò di strattonare la sorella affinché si fermasse, lei, però, continuò a dare le spalle alla Nobile Consorte Imperiale Jia, sfoggiando un'altezzosità che non aveva mai posseduto. «Meimei, dammi retta, non ti conviene sfidare la...»
«Come osi chiamarmi meimei?!» Eryue quasi strillò, ma venne raggiunta da una delle serve della Nobile Consorte Imperiale Jia. La Nobil Donna Shan non si perse d'animo, osservando quella ragazza dall'alto in basso. «Chi credi di essere per guardarmi in questo modo, stupida dama?!»
«Rong'er, schiaffeggia la Nobil Donna Shan» la voce della Consorte Imperiale Jia era cristallina come le stalattiti che si formavano in inverno nelle grotte intorno alle foreste di Pechino. «Viene favorita solo per cinque notti e già pensa di poter competere con con una consorte? Non ho mai visto tanta sfrontatezza.»
Eryue indietreggiò d'istinto e, quando la dama sollevò il braccio, Meizhen osservò impotente la sorella crollare al suolo come se fosse l'ultima della schiave. Non era mai stata abbastanza forte da sostenere gli impatti degli schiaffi, per questo il generale Fu l'aveva sempre risparmiata, ma in quel luogo non ci sarebbe stata compassione per nessuno.
Meizhen non poteva stare in silenzio, perciò si inginocchiò di fronte la portantina rossa e si prostrò, congiungendo le braccia di fronte al petto. Non avrebbe osato guardare la Nobile Consorte Imperiale Jia negli occhi, non l'avrebbe sfidata. «Vostra altezza, vi chiedo di perdonare la mia padrona. Se volete colpirla, colpite me. Non è forse giusto che un servo si immoli per l'incolumità del proprio signore?»
La Nobile Consorte Imperiale Jia torturò la manica larga del proprio qipao, poi scosse la testa, facendo dondolare i tre orecchini perlacei che portava ai lobi. «Per quale ragione dovrei punirti? Sarai anche una serva, ma sei più avveduta della tua padrona. Ti ho sentita, mentre redarguivi la Nobil Donna Shan, dicendole di fermarsi e porgermi i suoi omaggi. Lei non ha voluto ascoltarti, questo è ciò che si merita.»
Meizhen conficcò i denti sul labbro inferiore, sapeva che la Nobile Consorte Imperiale Jia aveva agito in quella maniera solo per svergognare Eryue. D'altra parte, la sorella era stata favorita al suo posto, era più che plausibile che avesse cominciato ad attirare qualche antipatia all'interno del serraglio. «Non sono degna dei vostri complimenti, huáng guì fēi.»
«Certo che non lo sei» replicò la donna, facendo cenno ai propri eunuchi di procedere lungo le vie infinite della Città Proibita. Un palazzo che continuava, imperterrito, a dar sfoggio della propria crudeltà tramite i suoi abitanti.
«Meizhen!» Eryue si avvicinò a lei, con le labbra serrate dall'imbarazzo e la guancia segnata dalla vergogna. «Alzati subito e andiamo al banchetto. Quella donna ce la pagherà, ha osato insultarci perché finora nessuno le ha dato filo da torcere. Ma vedrà, alla fine, chi l'avrà vinta.»
Meizhen si lasciò andare a un sospiro e afferrò il braccio della sorella, incamminandosi con lei lontano da quel groviglio di corridoi. «Devi imparare a portare rispetto, Eryue. Non puoi giocare con le Nobili Consorti, loro vivono nell'harem da molto più tempo di te.»
«Allora cosa dovrei fare, sopportare?» le domandò Eryue, attraversando un giardino dalle peonie rigogliose. Alcune farfalle svolazzavano fra le corolle, donando all'ambiente ancora più eleganza. «L'ho fatto per ventidue anni, nella casa di nostro padre. Non ho intenzione di chinare la testa anche qui.»
Meizhen avrebbe voluto replicare, ma non ebbe modo di aprire bocca perché, non appena mise piede nella sala della Superba Abbondanza, lei ed Eryue vennero accolte da uno stuolo di dame. La sorella intrecciò dunque le dita impreziosite sul ventre, avviandosi lungo un tappeto rosso disteso fra da due file di tavoli bianchi che convergevano verso l'ultimo banco, quello più grande, dove l'imperatore, l'imperatrice e l'imperatrice vedova si stavano accomodando. Anche le concubine stavano prendendo posto sui loro seggi, in uno spettacolo di raffinatezze.
«Vieni, andiamo a salutare l'imperatore» le comandò Eryue, che a ogni passo sembrava quasi fluttuare verso il marito. Meizhen la seguì, inchinandosi per prima e posando entrambe le ginocchia al suolo. Eryue, invece, piegò leggermente il proprio busto, rivolgendo un sorriso mellifluo all'imperatore.
«I miei omaggi, vostra maestà» esclamò Eryue, facendo sorridere Qianlong, il quale le fece cenno di alzarsi con il mento. «Mi lusingate con la vostra gentilezza.»
«Nobil Donna Shan» la chiamò l'imperatore, col volto contratto dalla stanchezza. C'erano delle grosse rughe che segnavano la sua fronte, e le guance, infossate, gli conferivano un aspetto quasi sciupato. Non era bello, quell'uomo, eppure più di cento donne si contendevano le sue attenzioni. «Cos'è successo alla tua guancia? Per quale ragione è così irritata?»
Meizhen capì solo in quell'istante perché Eryue avesse deciso di salutare l'imperatore prima di prendere posto. Voleva accusare la Nobile Consorte Imperiale Jia indirettamente, a prescindere dalle conseguenze.
«La Nobile Consorte Jia mi ha punito mentre venivo qui, perché non mi sono inchinata al passaggio del suo palanchino» mormorò Eryue, modellando la voce affinché apparisse roca, incrinata dalle lacrime.
L'imperatore rimase in silenzio e si incupì notevolmente, ma non emise un fiato. Nessuno osò farlo nella grande sala, illuminata da un tripudio di lanterne rosse che calavano diligenti dal soffitto spiovente. Fu allora che un'ombra si proiettò sul pavimento, l'ombra di un uomo che non vedeva l'ora di dire la sua.
«Onorevole fratello» irruppe il principe Haoran, sfilando in tutta la sua eleganza sopra il tappeto cremisi. Era seguito da Deming, il quale sosteneva uno scrigno prezioso, fatto di madreperla. «Vi ho portato un dono dalla capitale, non vedo l'ora di mostrarvelo. Oh, non avrò interrotto una discussione.»
«Certo che no, vostra altezza» lo riprese la Nobile Consorte Imperiale Jia, in tono seccato. I suoi occhi, affilati e scuri come l'inchiostro, erano colmi di veleno. «La vostra presenza allieta ogni banchetto.»
«La Nobile Consorte ha ragione» sorrise l'imperatrice, più bella che mai nella sua corona di turchesi. Fenici e farfalle incise nel metallo verde le circondavano la testa, segnalando a chiunque la osservasse il suo rango superiore. «I vostri doni riescono sempre a mettere di buon umore sua maestà.»
«Sono molto felice di sentirvelo dire, mia imperatrice» si inchinò il principe, prima di incrociare lo sguardo di Meizhen. La giovane sentì lo stomaco in subbuglio e abbassò il viso, prendendo la mano della sorella. Le due fecero per tornare al loro posto, ma il principe sollevò un braccio, impedendo loro di passare. «Zhen'er, che piacere vederti sana e salva. Le vesti da dama ti donano.»
Meizhen si morse la lingua e, invece di rispondere con confidenza, si adeguò al comportamento di una serva. Ne aveva avuto abbastanza di umiliazioni per quel giorno, dunque congiunse le braccia al petto e si inchinò con riverenza. «Vi ringrazio per la premura, vostra altezza.»
Il principe Haoran incurvò le labbra in un sorriso furbesco e abbassò il braccio, dirigendosi verso il tavolo e accomodandosi al fianco dell'imperatore, il quale lo accolse con una pacca sulla spalla fasciata da seta azzurra. «Fratello, fammi vedere questi doni.»
Meizhen aiutò Eryue ad accomodarsi su una sedia di legno dallo schienale imbottito, accanto alla Consorte Shu, poi sollevò lo sguardo verso Deming. La guardia di palazzo si era inginocchiato e la dama personale dell'imperatrice aveva sollevato il coperchio dello scrigno, rivelando una campana argentea.
«Cosa sarebbe?» domandò Eryue, afferrando le bacchette di porcellana. «Cosa dovrebbe mai farci l'imperatore con una campana?»
La Consorte Shu si mise a ridere, torturando un bracciale di giada lucente che le circondava il polso sottile. Era una donna emaciata, pallida e dai lucenti capelli corvini. Il suo viso, sebbene stanco, era ancora affascinante. «Il principe Haoran è famoso per essere imprevedibile, meimei. Solo sua maestà è tanto acuto da riuscire a capirlo.»
Di fatto, Meizhen vide l'imperatore afferrare la campanella e scuoterla. Al suono dello scampanellio, le luci delle lanterne vibrarono. Dalle porte provenne un piccolo boato e slanciati piedi nudi calpestarono il tappeto rosso della sala. Appartenevano a delle donne vestite d'organza, i loro capelli erano sciolti e gli occhi truccati con colori sgargianti. Sul loro petto correva un corpino di seta rossa da cui pendevano tantissime campanelle, e alle gambe portavano dei pantaloni larghi coperti da gonne semi trasparenti. Quando i musicisti cominciarono a pizzicare le corde dei loro strumenti, producendo melodie del deserto, Meizhen si perse nell'osservare le danzatrici muoversi come colombe in una coreografia ben studiata. Erano talmente ipnotiche da aver ammaliato persino le altre concubine.
Quando lo spettacolo terminò, l'imperatore si mise ad applaudire e il principe si sollevò orgoglioso, indicando con un braccio le giovani danzatrici che, per l'occasione, si erano persino messe in posa. «Queste sono le ballerine del padiglione della Neve Purpurea, le migliori in tutta Pechino. Quando le ho viste danzare, ho pensato subito di mostrarvele, onorevole fratello.»
«Hai pensato bene» sorrise l'imperatore, chiamando a sé Li Yu, il capo eunuco. «Premia queste ragazze con dieci scrigni d'oro e cinque rotoli di seta. Che non si dica che l'imperatore del grande Qing non è un uomo generoso.»
Eryue era rimasta affascinata, tanto da essersi scordata di respirare. Quando lo fece, inspirò profondamente, lasciandosi deliziare da un odore che aveva invaso anche le narici di Meizhen. Era piacevole e aromatico, tanto che Eryue si voltò in direzione della Consorte Shu, per chiederle: «Jiejie, cos'è questo profumo delizioso?»
«Come, non lo conoscete?» le domandò la Consorte Shu, aggrottando le sopracciglia perfettamente disegnate sopra le palpebre. «Si tratta dell'aroma della rosa nera. Tutte le concubine posseggono questo profumo nei loro palazzi, lo si usa durante l'estate per scacciare via gli insetti.»
«Oh, io non lo posseggo...» mormorò Eryue, provocando la risata di Shenru seduta a qualche tavolo di distanza da lei, insieme alle altre attendenti.
«Shu jiejie, non fate caso alle Han ignoranti come quella che vi siede accanto.»
«Non sono ignorante» mormorò la Nobil Donna Shan, singhiozzando di nuovo.
Quando l'imperatore si rese conto del suo malcontento, si sollevò dal trono e puntò gli occhi sopra la figura di Eryue, sinceramente preoccupato. «Shan guì rèn, che cosa ti accade?»
«Vostra maestà... Io non posseggo l'aroma della rosa nera e qui già tutti pensano che io sia un'ignorante» mormorò Eryue, estraendo un fazzoletto dalla manica del qipao per asciugarsi le lacrime.
L'imperatore si mise a ridere di fronte quella giustificazione e sedette nuovamente, in uno sbuffo di stoffe dorate. «Non è certo colpa tua, mia cara, ma della tua dama di compagnia. Non è forse compito delle serve fare in modo che nei palazzi delle loro signore non manchi nulla?»
Meizhen si vide persa, sapeva che ancora una volta avrebbe dovuto pagare le conseguenze di un crimine che non aveva commesso. Almeno, non volontariamente. Strinse così una mano sulla spalla della sorella, in una tacita richiesta di protezione che Eryue le negò, pur di salvare la faccia. «Avete ragione, vostra maestà. La mia dama di compagnia non mi serve come dovrebbe.»
«Allora dovrebbe essere punita» suggerì l'imperatrice, che sembrava nutrire ancora con un certo rancore nei suoi confronti. Meizhen deglutì saliva amara, pregustando già il sapore delle bastonate.
«Una Nobile Signora non deve essere derisa per le mancanze delle servitù, che quella donna sia castigata!» tuonò l'imperatore, provocando lo spavento delle consorti presenti.
Meizhen impallidì e cercò l'aiuto di Deming, lui però rimase in silenzio, guardandola come se volesse fare qualcosa. Allora, delle guardie la afferrarono per le braccia e la costrinsero ad allontanarsi dalla sorella ma, prima che potessero portarla via, una voce riecheggiò nella sala della Superba Abbondanza. Una voce amica, che non sembrava volerle nuocere.
«Fermi!» esclamò il principe Haoran, sollevandosi dal tavolo e aprendo il proprio ventaglio con uno scatto elegante. Gli occhi affilati rilucevano di curiosità e le labbra sottili erano incurvate in un sorriso malizioso. «Vostra maestà, perché invece di bastonare quella serva non la punite facendole comprare di proprio pugno l'aroma della rosa nera? Domattina mandatela priva di palanchino in città, lasciate che svolga questa mansione come una sporca plebea Han.»
Sporca plebea Han.
Meizhen si morse la lingua pur di non parlare e ingoiò l'umiliazione. Tutto era meglio delle bastonate, anche quegli insulti, e lei li avrebbe accettati di buon grado se sarebbero serviti ad allontanare le punizioni corporali. «Sarei felice di scontare questa pena, vostra maestà.»
L'imperatore finse di pensarci, poi con un cenno della mano ordinò alle guardie di rilasciarla. «Ebbene, farai quanto il principe Haoran suggerisce. Ora torna al tuo posto, inauguro l'inizio del banchetto.»
Meizhen sorrise vittoriosa e tornò al suo posto, accanto alla sorella, senza degnarla di uno sguardo. Eryue aveva taciuto, abbandonandola ancora una volta nel momento del bisogno, solo per codardia. Ciò aveva frantumato ogni certezza, e Meizhen sapeva che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto difendersi da sola dalle insidie della Città Proibita, qualsiasi cosa sarebbe accaduta.
🥀🥀🥀
Il palazzo Yanxi era fresco di sera e Meizhen preferiva godersi quella brezza sulla terrazza, mentre intingeva il pennello nell'inchiostro e delineava i contorni di una foglia su della carta di gelso. Aveva sempre amato disegnare ed esercitarsi nell'arte della calligrafia. Impugnare un'arma a setole morbide riusciva a quietare il suo cuore sospeso fra l'agitazione e la calma autoimposta.
Eryue non le aveva neanche chiesto scusa dopo quanto era accaduto al banchetto, preferendo trattarla come se nulla fosse. Credeva forse che Meizhen avrebbe dimenticato? La donna sapeva che non ci sarebbe riuscita, non facilmente almeno.
«L'imperatore sta arrivando!» annunciò Li Yu, l'eunuco di fiducia del sovrano. Quando Meizhen udì quelle parole si affrettò a scendere dalla terrazza e, insieme a tutte le serve, gettò le ginocchia al suolo, chinando lo sguardo di fronte all'avanzata del sovrano.
«Benvenuto, vostra maestà!» esclamò Meizhen, prostrandosi al suolo. Quando l'imperatore la vide si intristì, come se si fosse pentito di averla trattata con noncuranza. Allora, Meizhen sollevò lo sguardo e si mise composta. «Vado a chiamare la Nobil Donna Shan, maestà.»
L'uomo pose le mani dietro la schiena e si avvicinò a lei, facendole cenno di sollevarsi. «So che sei la sorella maggiore della Nobil Donna Shan e, sebbene tu sia la sua dama di compagnia, ti chiedo di tenere a bada la sua indole. Non voglio che provochi le altre consorti, puoi spiegarglielo?»
Meizhen rimase colpita da tanta gentilezza. Non pensava che l'imperatore, lo stesso uomo che l'avrebbe volentieri fatta bastonare, le stesse parlando in quel modo. «Ma certo, maestà.»
«Bene» le sorrise l'imperatore, prima che le porte del palazzo venissero spalancate ed Eryue uscisse all'aria aperta, con un sorriso radioso sulle labbra. Un sorriso che si spense, non appena vide il sovrano intento a parlare con lei. L'imperatore cercò allora di risollevare la situazione e aprì le braccia verso la sua favorita, intenta ad inchinarsi. «Sollevati, Nobil Donna Shan. Passeremo insieme anche questa notte.»
«Sì, maestà. Per me è un piacere e un onore potervi servire» sorrise Eryue, con gli occhi brillanti di felicità. Sembrava che in meno di una settimana fosse riuscita a innamorarsi dell'imperatore, e Meizhen provò pena per lei. D'altra parte, Eryue non rappresentava altro che un nuovo giocattolo per sua maestà. Quando una donna più bella sarebbe arrivata a palazzo lei avrebbe perso tutto.
Meizhen fece per congedarsi, ma prima che potesse ritirarsi nelle cucine venne braccata da Li Yu. L'eunuco era alto e magro, possedeva un sorriso affabile e due occhi gentili che spiccavano da sotto il cappello ampio, pervaso da nappe. «Dama Meizhen, il principe Haoran richiede la tua presenza nel Padiglione della Calma Celeste. Non farlo attendere.»
«Il principe Haoran?» mormorò Meizhen, senza riuscire a chiedere altro. L'eunuco era già andato via, privandola di ogni spiegazione.
La giovane sospirò e, dopo essersi munita di un ombrello di carta, uscì da palazzo Yanxi e si incamminò verso i giardini imperiali, ben distanti dall'harem. Il cielo si stava riempiendo di nuvole, ma non c'era ombra di fulmini, il che era un bene. Molte volte la Città Proibita era scossa da incendi durante le tempeste.
Una volta giunta nel giardino designato, una goccia di pioggia scivolò lungo la guancia della giovane. Meizhen aprì allora l'ombrello e si avviò verso un largo padiglione circolare, il cui tetto di tegole nere era sostenuto da colonne rosse. Era lì che il principe sedeva, con il gomito appoggiato al tavolo e le nocche poste a sorreggere una guancia.
«Vostra altezza» lo salutò Meizhen, chiudendo l'ombrello una volta che fu sotto il padiglione. Si accinse a sistemarsi di fronte gli occhi affilati del principe e a inchinarsi. «Perché avete richiesto la mia presenza?»
«Sei divertente, sai? Non riesci a tenere la bocca chiusa o a comportarti come una serva, Zhen'er.» Replicò il principe, drizzando la schiena in una posa composta
La giovane aggrottò le sopracciglia e conficcò le unghie nei palmi. «Per quale ragione sua altezza mi chiama in maniera tanto confidenziale? Le vostre mogli potrebbero adirarsi.»
Il principe sospirò e le fece cenno di versargli del tè in una tazza di porcellana. «Mogli? Chi ha bisogno di mogli, quando posso vantare tutte le sgualdrine che voglio nel mio letto?»
Meizhen sbuffò e fece quanto il principe le aveva comandato, versandogli del tè verde. «Le ragazze di piacere con cui giacete sono delle sporche plebee Han, per caso?»
Il principe abbozzò una risata e afferrò la tazza fra le mani, scuotendo il tè con il coperchio. «Sì, sono delle sporche plebee Han, proprio come te, dolce Zhen'er.»
«Dunque mi avete fatto venire qui per prendervi gioco della mia persona?» domandò la giovane, contraendo il viso in una smorfia seccata. «Non vi darò questa soddisfazione, principe Haoran.»
Il giovane posò la tazza e, prima che la giovane potesse osare andarsene, afferrò il suo polso, alzandosi. Meizhen si voltò di scatto e affondò nelle iridi scure del principe, che la guardava come se volesse scoprire ogni parte della sua anima. «Zhen'er, ti ho fatto venire qui per dirti che sei in debito con me. Se non lo avessi notato, ti ho salvato la vita per ben due volte. Quando alla selezione hai fatto cadere le porcellane dell'imperatrice, essendo una ragazza dello Stendardo Verde, saresti stata uccisa senza esitazione.»
«Ma voi mi avete fatto bastonare» sibilò Meizhen, cercando di strattonarsi dalla presa del principe. Lui, però, la strinse con più enfasi.
«Era necessario» le rispose, accarezzandole il viso ovale con le dita. Sembrava la stesse studiando. «Ti ho salvata anche oggi, Meizhen. Ti avrebbero portato di nuovo nell'Ufficio delle Punizioni Accurate se non avessi proposto di punirti in maniera più leggera. Potresti mostrarmi un po' riconoscenza.»
Meizhen si allontanò con uno strattone e poggiò la schiena lungo il parapetto che circondava l'intero padiglione, sospirando agitata. «Bene, principe Haoran, vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Ma perché stiate utilizzando la vostra benevolenza per aiutare una dama inesperta come me?»
Il principe Haoran incurvò le labbra in un sorriso e si avvicinò al suo orecchio, forse per sussurrarle un segreto. Quando glielo morse Meizhen fece per sferrargli un pugno sul petto, ma lui lo parò, stringendole la mano fra le dita. «Utilizzo la mia benevolenza perché me lo chiese mia madre, in punto di morte. Lei e Fu Yanran, la donna che ti mise al mondo, erano molto amiche. Il loro legame era pari a quello delle laotong.»
«Laotong?» sussurrò Meizhen, sprofondando sotto un'onda di dubbi. Il principe allora si allontanò e sedette con eleganza sullo sgabello di marmo, allargando le gambe e posando le dita sopra le ginocchia. «Vostra altezza, cosa sapete di mia madre?»
Il principe non riuscì a rivelarle nulla, perché un'altra dama irruppe nel padiglione. Una ragazza di appena vent'anni, con gli occhi grandi colmi di odio. Quando il principe Haoran la vide, emise uno sbuffo somigliante a una risata. «Yifan, non ho richiesto la tua presenza questa sera.»
«Avete detto più di una volta che nessuno vi serve come vi servo io, vostra altezza» sibilò la ragazza, posando un vassoio laccato sopra il tavolo. Il suo qipao azzurro, come quello di tutte le dame maggiori, era umido di pioggia.
Il principe Haoran, fattosi cupo in volto, aprì il ventaglio con uno scatto colmo di violenza. «Torna al palazzo Yongshou e non farmi perdere la calma, o ti prometto che...»
«Non importa, vostra altezza, parleremo un'altra volta» Meizhen congiunse le mani sopra la coscia destra e si inchinò, incontrando per l'ultima volta lo sguardo di quella donna, Yifan. Doveva servire la Consorte Ling, un'altra delle favorite di sua maestà. Ciò basto a Meizhen per capire che non le conveniva provocarla, specialmente se aveva delle mire nei confronti del principe Haoran. Quest'ultimo le fece cenno di dileguarsi, consapevole che sarebbe tornata. E Meizhen, dal canto suo, lo avrebbe fatto. Dopo tutto, quell'uomo sapeva qualcosa su sua madre. Qualcosa che le era precluso e che avrebbe dovuto scoprire a ogni costo.
🥀🥀🥀
Laotong: Il laotong è un particolare vincolo all'interno della cultura cinese, più forte di un legame di parentela, destinato ad unire per la vita due ragazze da una profonda affinità spirituale ed affettiva, un'amicizia esclusiva tra due donne.
Huáng guì fēi: La huang gui fei era il ruolo più alto all'interno dell'harem, infatti si trova a solo un rango di distanza dalla figura dell'imperatrice.
Questo capitolo è stato un po' più lunghetto rispetto a quelli finora pubblicati. Ditemi se siete riusciti a leggere senza intoppi o se preferite che i capitoli vengano suddivisi in parti. Non vorrei affaticarvi, sapete che per me è importante che vi godiate la lettura u.u
E allora, il principe Haoran si è rivelato appena. Per quanto i suoi modi siano discutibili ha davvero salvato Meizhen da morte certa e da una nuova sessione di bastonate, mentre Eryue si dimostra sempre più distante dalla sorella maggiore. Chissà come si evolveranno gli eventi?Lascio a voi l'ultima parola!
Noi ci vediamo mercoledì per il prossimo capitolo! Vi esorto a lasciare un commento e una stellina che mi spronino a continuare!
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