CAPITOLO 15: ADDII
Ognuno poi andò a casa per preparare i bagagli. Io invece aspettai e andai in palestra. Avevo voglia di vedere per l'ultima volta la mia sala di danza. Vi trovai Miss Moony a provare.
- Salve, Miss Moony!
- Ciao Debby! Cosa ci fai qua? – interruppe la musica.
- Sono passata a salutarla!
- Dì la verità, sei venuta a spiare la coreografia che vi sto preparando, eh? – scherzò.
- No, no! – risposi con un mezzo sorriso.
- Mi raccomando, la prossima volta ti voglio più attenta! Sei distratta in questo periodo.
Annuii.
- Dai, su... ci vediamo domani – mi liquidò – devo provare, ciao tesoro!
- Addio – sussurrai.
Diedi un ultimo sguardo alla sala e uscii. Miss Moony era fatta così: molto cara e severa allo stesso tempo, quando occorreva. La danza era la sua vita. Non faceva nient'altro. Era senz'altro la migliore insegnante che io abbia avuto tra le tante.
Ily. Andai da lei.
- Sali! – mi disse al citofono.
Abitava al primo piano e aveva una casa super fantastica.
- Ciao, Debby! – mi salutarono i suoi genitori. E io feci altrettanto.
Andammo in camera di Ily e mi fece vedere il cuore gigantesco che le aveva comprato Greg.
Capii che era venuto a salutarla poco prima che arrivassi io. E che quindi anche Jack era al sicuro.
- Non è stupendo? – disse sorridendo.
- Si, è molto bello! – risposi – allora, state insieme?
- Non ancora, ma ho deciso di fargli un regalo.
Rimasi perplessa.
- Tu, invece hai qualcosa che non va, amica...
Era chiaro che Ily aveva capito che non ero nell'umore di sempre. D'altronde lo capiva sempre quando ero triste o quando dovevo dirle qualcosa; a volte mi conosce più di quanto io conosca me stessa.
- No, sto benissimo in realtà – mentii – cosa c'è che non dovrebbe andare bene?
- Dimmelo tu – mi rispose.
Sapevo che quando faceva così voleva sapere quale fossero i miei problemi:
- Dai, ci siamo dette sempre tutto – mi disse.
Ma questa volta doveva essere l'eccezione.
- Per Jack è come se non esistessi – mentii.
- Beh, significa che non ti merita. Lascialo stare e non ci stare male – mi sorrise.
- Già...
Guardai l'orologio: mancava un'ora e mezza di tempo e dovevo salutare ancora mia madre.
- Devo andare – le dissi – mia madre mi starà aspettando.
- Come sta, a proposito?
- Bene. Dobbiamo fare un dolce quando arrivo a casa – mentii.
Andai in soggiorno e salutai i genitori di Ily.
- Già vai via? – mi chiese la madre.
- Si, sono in ritardo. Sono solo venuta a fare un saluto – risposi.
- Dì a Jane che la vengo a trovare nei prossimi giorni, non mi risponde al telefono.
- Glielo dirò senz'altro.
Ily era vicino a me e l'abbracciai talmente forte che mi disse:
- Anche tu!
- Anche io cosa? – le chiesi.
- Anche Greg mi ha stritolato – sorrise.
Mi diede un bacio sulla guancia e io le sorrisi, ma dentro di me avrei voluto urlare. Mi sarebbe mancata.
- Dai, farai tardi... non voglio che Jane mi rimproveri – rise – e poi ci vediamo domani a danza, mica parti per la guerra.
Aveva quasi indovinato.
Salutai nuovamente e uscii. Quando arrivai giù al portone, le lacrime scesero dai miei occhi, in un pianto che comprendeva rabbia, dolore, mancanza e l'addio a una vita che faceva parte ormai del passato e che non sarebbe stata più mia.
Era orribile, infine, dover salutare mia madre: mancavano venti giorni alla battaglia e non sapevo se l'avrei rivista. E mi faceva ancor più male dirle una bugia, un addio. Quando arrivai a casa, andai da lei, in cucina.
- Ciao – le dissi.
- Ciao! – mi sorrise.
- Mamma... vado al bowling con Fanny, Laurie e Melanie, stasera. Mangio qualcosa fuori.
- Ok – mi rispose – quando pensi di tornare, tesoro?
- Non lo so...
- Beh, cerca di non fare tardi.
- Si, senz'altro.
L'abbracciai, cercando di ricacciare indietro le lacrime, ma una scese invece.
- Oh, tesoro, come mai quest'abbraccio? Sembra come se non ti dovessi vedere più – sorrise.
- Ti voglio bene, mamma!
- Ma piangi?
- No, ho un po' di congiuntivite, non te ne eri accorta? – mentii.
- No... copriti bene, allora. Comunque anche io ti voglio tanto bene.
Le sorrisi.
- Dai, vai – riprese – o altrimenti farai tardi. Ci vediamo dopo e... divertiti!
- Si... - le risposi con un mezzo sorriso – ciao...
- Ciao, tesoro.
Uscii dalla cucina, ma poi mi riaffacciai furtiva dalla porta. La vidi già indaffarata a preparare la cena. Mi piangeva il cuore. Quanto mi sarebbe mancata!
Bloccai il tempo, entrai in camera e finii le valigie velocemente che Fanny aveva iniziato a prepararmi. Trovai sulla valigia un biglietto, dove mi scrisse che aveva lasciato in ordine nell'armadio le cose che era indecisa di mettere. In un attimo svuotai il mio armadio, la mia camera era vuota: niente foto, niente pupazzi, niente poster, niente oggetti... solo pareti e mobili vuoti, spogli. Avevo portato via tutto. Dopodiché entrai a Cornflower, dove infatti mancavo solo io; appena lasciai la soglia del viale sentii che il passaggio fu bloccato: lo spiazzo della camera che vedevo dall' entrata di Cornflower non c'era più. Evidentemente Lady Lit non voleva che tutti noi avessimo contatti con il mondo esterno.
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