Capitolo 72 - Il Patto dei Fiori Blu
La luce del sole entrava dolcemente e illuminava la camera bianca nel Castello della Roccia. I riflessi azzurrognoli delle vetrate coloravano con i riflessi il pavimento perlato. Il soffitto a volta rampante aveva degli affreschi che raffiguravano ulivi e cavalli bianchi. Il letto singolo era in mezzo alla stanza, su una sedia c'erano dei vestiti e accanto a un baule di legno c'erano degli scarponi.
Il demone aprì leggermente la bocca e respirava con fatica, sul petto e sull'addome c'erano delle bende per una corretta guarigione. I capelli rossi coprivano il cuscino e le orecchie a punta si mossero mentre le mani stringevano le lenzuola bianche. Gli occhi viola si aprirono e si mossero quando il corpo, che indicava la sua natura, si muoveva nel letto. Dopo qualche secondo si mise seduto e posò una mano sulle ferite, il dolore era ancora vivo; si voltò verso la sedia e si toccò la tempia, si alzò e prese i vestiti. Guardò la mano destra, notando dei granelli di polvere nera.
La Magia Bianca che Electre aveva utilizzato per tenerlo nel pianeta Astrea aveva perso il suo effetto, poiché Varsos era morto e con esso, il Patto dell'Alleanza era finito.
Il demone rosso cambiò la sua forma in quella di un umano e si vestì, indossando una camicia bianca con le maniche lunghe e larghe. Il colletto a barchetta faceva vedere il suo petto, mentre i pantaloni marroni a sbuffo erano morbidi e caldi.
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Dopo qualche minuto il giovane uscì dalla stanza, percorse il lungo corridoio per poi scendere tramite le scale, nell'atrio ovest del castello. Rubellius era spaesato, quel castello non sembrava più quello di un tempo. Non c'era più la guerra, la distruzione e i morti che aveva ucciso con i cuccioli e con gli Angeli. Il demone rosso si toccò il cordoncino con appesa la boccetta vuota e il portafortuna di Clizia. Rubellius uscì dall'atrio, attraversando un arco e camminò all'interno dei portici del chiostro del maniero; poco dopo si fermò osservando alcuni Angeli parlare tra di loro. Le creature erano al centro del giardino del chiostro e in quel gruppo c'era Electre, Galene, dei Comandanti e Clizia.
Il gruppo si voltò osservando con incredulità Rubellius, Clizia si coprì la bocca con le mani e si spostò, andando verso di lui. Passò sotto al porticato e socchiuse gli occhi, trattenendo le lacrime. Il demone accennò un sorriso e piegò le ginocchia, la ragazza gli saltò addosso e si avvinghiò al suo collo, Rubellius si issò e le sfiorò i capelli castani, baciandole la nuca. La fanciulla toccò il pavimento con la punta dei piedi e lo fissò, lo baciò senza dir nulla. Il demone la posò a terra, e le prese il volto con le mani, mordendole le labbra e intensificando il bacio. Una sua mano scivolò sulla schiena della giovane per avvicinarla a sé. Clizia sentì sulla sua pelle il leggero accenno di barba rossa, mentre le sue dita sfiorarono una sua guancia, Rubellius si staccò appena e le sussurrò qualcosa. La ragazza posò le mani sul suo petto e lo guardò, indossava l'abito che le aveva regalato il demone. Il demone accarezzò una sua guancia e le asciugò le lacrime.
Clizia – Stavo per perdere le speranze. Ti devo raccontare un mucchio di cose – sussurrò.
I due si presero per mano e si fissarono, Rubellius annuì e la seguì.
Rubellius – Che è successo in questo posto? La guerra? Io credevo...
I due si avvicinarono alle aiuole ben curate, Clizia lo fissò e sorrise.
Clizia – Quando sei tornato un Demone Minore il tuo cuore ha smesso di battere. Fulke ti ha preso con se, portandoti dagli Angeli dei Sacri Doni. Hippokràtes ti ha visitato e non appena ha appoggiato un suo strumento sul tuo petto, il tuo cuore – posò la mano sul petto del demone – ha ripreso a battere.
Rubellius strinse la mano della ragazza e la guardò con attenzione.
Clizia – Quando me l'hanno detto ho urlato dalla gioia, eri vivo. Ti abbiamo curato le ferite. Anche se il tuo cuore continuava a battere... non riuscivi a svegliarti. Electre ha teorizzato che fosti nel confine delle due Dimensioni.
Rubellius – L'Empireo della Selva, sì ero lì.
I due erano a pochi metri dagli Angeli, la giovane sembra in forze e non aveva più le lesioni di un tempo.
Rubellius – Che è successo a te e a questo posto?
La giovane accennò un sorriso e spiegò, gli occhi color miele erano colmi di gioia.
Clizia – Da quando i tuoi occhi si sono chiusi e il tuo cuore ha ricominciato a battere, è passato un mese.
Rubellius – Un mese? Ma come è possibile? Dovrei essere nella mia Dimensione. La Magia Bianca di Electre...
Clizia – Sì, lo so. Ma lei ha detto che sarebbe scomparsa del tutto solo quando ti saresti svegliato.
Rubellius – Capisco – sospirò – e in questo mese che è successo?
Clizia guardò il gruppo di Angeli.
Clizia – Dopo la battaglia il Patto D'Alleanza è scomparso. I Demoni Minori sono tornati nella tua Dimensione e gli Angeli hanno stabilito un controllo più severo con gli umani. Giusto per eliminare i sostenitori di Varsos e punire i Cacciatori Bianchi che l'hanno seguito. Electre ha detto che dopo questo controllo, se ne andranno. Gli Angeli dei Sacri Doni mi hanno posto le redini del castello e il comando... di mio padre.
Rubellius non capì i piani che Erastos aveva detto riguardo alla figlia, le parole di Bardus non gli diedero conforto. Il demone sapeva che l'Angelo della Sapienza avrebbe fatto qualsiasi cosa per dar a Clizia un nuovo marito.
Rubellius – Electre e gli altri hanno deciso di cambiare le leggi per te e per i Nefilim?
Clizia – Sì. I Nefilim ora posso lasciare il proprio compagno se è necessario. Possono sposarsi per amore con un Angelo. La tutela e la rappresentazione passa direttamente da me. Io sarò la loro portavoce.
Rubellius – Come farai con Nepius? Nostro figlio ha bisogno di te.
Clizia – Nepius può vivere qui, con me. Finché non sarà abbastanza grande da governare sul feudo di mio padre Gregorio. Gli Angeli dei Sacri Doni hanno parlato con i Demoni Minori Anziani e vogliono che Nepius sia il rappresentate di questo fausto equilibrio.
Rubellius sorrise e le accarezzò il volto, la giovane posò la fronte sulla sua.
Clizia – Possiamo stare finalmente insieme.
Rubellius abbassò lo sguardo e prese le sue mani, sapeva che non poteva restare. Clizia era destinata ad aver un erede per tutelare la discendenza di Erastos.
Rubellius – E tutto così perfetto ma... loro possono scegliere di darti un nuovo marito. Nepius non potrà prendere il posto di suo nonno.
La giovane gli sollevò il volto con la mano e sorrise, sfiorò con le dita le sue labbra.
Clizia – E se ti dicessi che mi hai dato involontariamente, due stupende soluzioni.
Rubellius – Che vuoi dire?
Il demone era stupito, Clizia si avvicinò al suo orecchio e sussurrò qualcosa. Rubellius spalancò gli occhi e alzò la voce.
Rubellius – Due?! Due puri?!
Clizia rise e annuì, stringendo le sue mani, Rubellius sorrise e la strinse in un abbraccio.
Clizia – Hippokràtes ha detto che si sono formati quando la nostra natura si è mostrata durante l'atto. Quando abbiamo fatto l'amore nella stanza dove giacevo con Varsos. Ti ricordi che non riuscivi a controllare il tuo potere? Inoltre è difficile capire l'Essenza di un ibrido come Nepius. Ma con due puri... beh... è molto facile capire il loro sesso già da un mese.
Rubellius piegò il volto per la curiosità e deglutì.
Rubellius – Come hanno fatto a sopravvivere? Varsos ti aveva imprigionata, quando ti ho vista era sciupata e piena di lividi!
Clizia mise una mano libera sull'addome e arrossì, si morse le labbra e lo guardò.
Clizia – Hippokràtes ha detto che sono riusciti a proteggersi a vicenda. Se uno veniva ferito, l'altro lo curava. Dopotutto sono fratelli, hanno un legame profondo. – Sospirò – Electre ha detto che quando sarà finito il mio compito, passerà al piccolo con le ali le redini di mio padre. Possiamo – si morse le labbra trattenendo le lacrime dalla gioia – stare insieme, nessuno ci può dividere. Siamo liberi.
Il demone la sollevò ridendo e la baciò con foga, poi la posò per terra. Dei passi si avvicinarono, Rubellius si staccò dalla sua amata e guardò Electre e Galene. Le due donne indossavano delle armature e dei mantelli color porpora, Electre allargò le braccia e sorrise.
Electre – Ed io che pensavo che un Demone Maggiore non tornasse come un tempo. Sono onorata di vederti in piedi, Rubellius.
Rubellius – Io un po' meno.
Electre – Posso immaginare, ma comunque... la guerra è finita.
Il demone fece un sorriso beffardo e posò un braccio sulle spalle della sua compagna. Galene richiamò alcuni soldati nel porticato e li mandò nelle prigioni per prelevare l'ultimo nemico. Clizia posò la mano destra sulla schiena del suo compagno, i due erano l'uno di fianco all'altro. Electre sentì i suoi uomini ritornare dopo alcuni minuti, la donna si voltò guardando il prigioniero.
Electre – Quando ti sei addormentato le cose sono migliorate. I Demoni Minori Anziani hanno ottenuto ciò che tu avevi detto.
Rubellius – Parli della procreazione?
Galene intervenne guardando i suoi uomini far inginocchiare il prigioniero che imprecava. La creatura aveva delle catene nere legate ai polsi e alle caviglie, le ali erano incatenate.
Galene – Esattamente. Abbiamo pattuito con loro la dose minima che potete creare.
Electre – E per attuare questo protocollo pensavamo di confermarlo.
Il prigioniero era coperto dalle guardie, Rubellius non capì chi fosse. Il demone le indicò ironicamente con un dito che si stava sgretolando nella polvere nera.
Rubellius – Fatemi indovinare, volete un Patto?
Electre e Galene annuirono guardando il demone. Rubellius mugugnò e mosse la mano vicino alla spalla di Clizia.
Rubellius – Lo sapete che i miei Patti sono eterni. Chi avrò in cambio?
Alcuni soldati strascinarono il prigioniero gettandolo a piedi del demone, Electre guardò con disgusto l'Angelo traditore e lo indicò con la mano. Rubellius spalancò gli occhi e strinse un pugno per l'ira.
Electre – Puoi aver lui. La sua Essenza per il nostro accordo. Diciamo che non vogliamo un Patto vero e proprio, poiché non riusciresti ad andar via da Astrea. Si può dire che vogliamo... un atto burocratico per tutelare questa idea.
Rubellius – Se ho ben capito volete confermare la vostra richiesta – guardò Clizia con delusione.
Electre – Esatto. Se ti avessimo richiesto un Patto, non te ne saresti mai andato. Ma puoi considerare l'offerta. Dopotutto hai ancora la tua vendetta da operare, non me ne sono dimenticata.
Il demone fissò il prigioniero e sorrise con ambiguità, Tarasios era in ginocchio. Rubellius allungò gli artigli e si avvicinò al suo collo, l'Angelo traditore osservò con odio il suo rivale e gli sputò sugli stivali. Il suo volto era magro e indossava una vestaglia marrone.
Tarasios – Non mi toccare!
L'Angelo alzò la voce con ira, le sue ali erano chiuse. Rubellius gli diede un calcio sull'addome facendolo piegare in avanti. Poi si posizionò dietro di lui e prese il suo capo. Un suo artiglio scivolò sul collo del traditore. Electre e Galene spostarono Clizia per non far vedere quella terribile scena, i soldati stettero fermi.
Rubellius – Quanto ho atteso questo momento – rise.
Rubellius si morse le labbra e allungando gli artigli, prese con una mano l'ala sinistra di Tarasios. Lui alzò la mano libera e tagliò con forza l'osso e i nervi dell'Angelo, scorticando con ira l'ala. Il demone rise mentre l'Angelo urlava dal dolore, un fiotto di sangue fuoriuscì, dipingendo il pavimento color panna. Clizia si voltò per non assistere alla scena, le grida dell'Angelo echeggiarono sotto al porticato del chiostro. Rubellius prese l'ala tagliata e la gettò per terra. Galene e Electre osservarono la sua opera, il demone si riposizionò davanti al suo avversario e lo prese al collo con la mano destra. Tarasios sputò sangue mentre respirava con affanno. Il demone rosso schioccò le dita facendo comparire la pergamena blu. Tarasios respirò con fatica, la sua schiena era sporca di sangue, le piume coprirono il suo corpo. Rubellius spostò i capelli rossi e schioccò la lingua, mentre i suoi artigli si infilavano nella carne dell'Angelo.
Rubellius – Oh sì... so dove collocare la tua Essenza.
Il demone strinse con la mano sinistra la mano destra di Tarasios, i suoi occhi erano sadici. Una luce rossa coprì la mano dei due, il corpo di Tarasios tremò mentre delle striature rosse coprivano la sua pelle. Il demone guardò Electre e rise con ambiguità.
Rubellius – Accetto.
Il demone fissò Tarasios mentre la luce rossa lo avvolgeva, gli occhi della creatura diventarono opachi.
Rubellius – Andrai nella Palude Rossa degli Assassini. Oh i miei compagni si divertiranno da matti – rise – sarà una gioia sentirti urlare per le frecce che riceverai nella testa.
La luce coprì la creatura, Tarasios sentì il suo corpo esplodere in mille pezzi. Le piume si staccarono dall'ala sana e un lampo rosso lo investì, facendolo scomparire.
Quando Electre, Galene e i soldati aprirono di nuovo gli occhi notarono che Tarasios non c'era più. Rubellius schioccò di nuovo le dita e fece comparire una piuma, fissò gli Angeli e guardò Clizia. Spalancò gli occhi ricevendo un idea pazza ma utile, scrisse sulla pergamena l'accordo e qualcos'altro.
Electre – Dov'è andato?
Rubellius fischiettò e si avvicinò a Clizia. La fanciulla posò una mano sul suo braccio e guardò Galene.
Rubellius – L'ho condannato nella Palude Rossa degli Assassini. Un luogo della mia Dimensione. Le Essenze sono immerse in un lago di sangue bollente e se tentano di uscire, i Demoni Minori che sono lì, scagliano delle frecce per farli retrocedere. Tarasios non merita di rinascere come buco nero nell'universo – rise.
Electre annuì e guardò la giovane, le mostrò una mano e Clizia si avvicinò.
Electre – La tortura eterna è peggio della morte. Il tuo compito è finito. La Magia Bianca che ti ho dato si è conclusa. Clizia ha dei compiti da svolgere ora che gestisce l'opera di suo padre.
I due Angeli si voltarono, Clizia deglutì abbassando lo sguardo. Le guardie erano pronte per tornare al loro operato. Rubellius schioccò la lingua e srotolò la pergamena davanti a Electre, mostrò un sorriso beffardo.
Rubellius – Certo, certo. Ma... mi sono permesso di aggiungere una piccola e innocua clausola riguardo a quanto richiesto.
Le due donne lo fissarono con incredulità, Rubellius indicò con un dito il nome di Tarasios e la sua condanna.
Rubellius – Io verrò qui ad Astrea ogni volta che sarò invocato dagli umani. Sai... - mosse le spalle – lavoro è lavoro.
Electre – Che cosa intendi?
Rubellius – Che verrò e andrò a trovare la mia compagnia ogni volta che vorrò. Diciamo che ho creato una clausola nella quale lega Clizia a me, finché i nostri corpi non periranno. Ho scritto una clausoluccia per avere qualcosa in più – rise.
Galene strinse i pugni e si avvicinò al Demone Minore per protestare.
Galene – Hai attuato un matrimonio? Non potete farlo!
Rubellius – Oh no. Ti correggo, quello che ho appena fatto non è un matrimonio. È soltanto un legame che avrò con lei. Indissolubile ed eterno. Quindi – arrotolò la pergamena per poi farla scomparire – niente matrimonio e niente inganni. Ah e se cercherete di dividerci, l'accordo tra noi demoni Anziani e voi, salterà. Portando un'altra guerra.
Electre lo guardò con severità e alla fine sospirò, Galene imprecò guardando i suoi uomini.
Electre – Credevo di potermi fidare di te.
Rubellius – Tuo padre non te l'ha mai detto di non fidarti di un Demone Minore? – Rise guardandola con ironia – Diciamo che è una piccola vendetta, Angelo della Sapienza - si avvicinò a Clizia.
Electre – E sia, demone dei Patti - sospirò e gli diede le spalle, dopodiché se ne andò salutandolo.
Galene la seguì cercando di protestare l'accordo. Clizia prese le mani del suo compagno e lo fissò con incredulità. Rubellius le toccò il viso con la mano che pian piano stava scomparendo. La giovane esultò dalla gioia e si avvinghiò al suo collo, il demone rise e la baciò. Clizia lo trascinò verso le stalle del castello, uscendo da quel porticato.
Clizia – So bene che dovrai andartene, ma voglio accompagnarti. Fulke si è preso cura di Tenebris e ce l'ha dato prima che partisse al suo villaggio.
Rubellius strinse la mano della sua amata e guardò il via vai di servi.
Rubellius – E come si è risolto al Villaggio dei Buii?
Clizia – Gli Angeli dei Sacri Doni hanno dichiarato la tutela del popolo di Fulke. Chi osasse toccare quel popolo, sarà condannato. Fulke si è rasserenato e ha concesso un accordo pacifico verso di loro.
I due uscirono e si diressero nella piazza del castello, per poi dirigersi verso la stalla. La giovane mostrò il castello che era tornato quello di un tempo, imponente e magnifico.
Clizia – Macaone ha creato dei progetti difensivi grazie a Melite.
Rubellius guardò gli operai lavorare e posare le pietre nuove sulle mura, le impalcature in legno permettevano alla gente di passarsi i materiali per la costruzione. I due arrivarono nella stalla, entrarono e guardarono i vari destrieri. Rubellius si avvicinò al box di Tenebris e lo sellò. Clizia accarezzò il muso del cavallo e posò una mano sulla sella, Rubellius le diede una mano a salire e quando ebbe finito, i due uscirono dalla stalla per dirigersi verso il cancello principale del maniero.
Dopo alcuni minuti la Nefilim e il Demone Minore uscirono dal maniero e cavalcarono verso la Foresta Nera. Il sole era alato nel cielo, le nuvole coprivano il cielo azzurro mentre i contadini aravano la terra. Clizia osservò il paesaggio con meraviglia, alcuni alberi contornavano le colline e dei sottili ruscelli passavano tra di essi. La giovane posò le mani sulla sella, mentre Rubellius era seduto dietro di lei. Tenebris cavalcò per alcuni minuti, finché non oltrepassò il confine della Foresta Nera. I due amanti si inoltrarono nella foresta, superando delle querce e dei pioppi. Rubellius fermò il suo cavallo facendo scendere prima Clizia e poi lui, il demone consegnò le redini alla giovane e prese la sua mano.
Rubellius – Tenebris ti riporterà al castello.
Clizia annuì con tristezza, sapeva perfettamente che non c'era una data precisa del suo ritorno. Rubellius si fermò davanti ad una quercia e sospirò, osservò la sua mano scomparire nel nulla. Il demone si svestì posando gli abiti sulla sella di Tenebris, Clizia strinse la mano ancora presente nella sua, il suo volto era amareggiato.
Clizia – Ora che ti ho ritrovato... te ne vai.
Rubellius si grattò il capo e si scricchiolò le dita, mostrando la sua vera natura. I capelli rossi scendevano verso l'addome, le corna blu erano lunghe e i piccoli tribali neri sul volto color blu notte, si notavano grazie al sole. Il mantello squamato copriva il suo fisico, gli occhi di un intenso viola scuro fissarono la ragazza.
Rubellius – Non sarai sola. Avrai quei stupidi piumati e Nepius. Inoltre ci sono due furbetti che ti faranno compagnia per alcuni mesi – rise.
Clizia – Tra vomito e mal di testa, che bella compagnia – rise.
Tenebris sbuffò muovendo il muso, Clizia guardò il braccio di Rubellius scomparire. Il demone socchiuse gli occhi e sospirò.
Rubellius – Ne abbiamo passate tante... ed è giusto che i nostri animi si separino per un po'. Tu hai bisogno di confidare tutto ciò che Varsos ti ha fatto, ed io devo riprendere il mio compito.
La giovane si mise di fronte a lui e posò una mano sul suo petto, Rubellius appoggiò la fronte su quella della ragazza.
Clizia – Quando eri un Demone Maggiore perché non ti sei avventato su di me?
I volti dei due erano così vicini che Rubellius poté sentire il profumo di vaniglia della sua compagnia.
Rubellius – Non so dirti come ci sia riuscito ma... semplicemente non volevo. Sentivo il gusto del sangue, l'energia scorrermi nelle vene e poi... beh... volevo il corpo morto di Varsos. Forse... ti amo talmente tanto che...
Clizia si avvinghiò con il braccio destro al collo del demone e posò le dita della mano sinistra sulla sua guancia, si alzò sulle punte e lo baciò. Un delicato bacio a stampo era tutto ciò che il demone potesse desiderare, non avrebbe mai osato sfiorarla nella sua vera natura. La giovane si staccò e lasciò le sue mani, Rubellius indietreggiò mentre le sue gambe iniziavano a scomparire. La polvere nera creata dai suoi arti coprì il suo bacino, i capelli rossi svolazzarono mentre i due si fissarono con tristezza.
Clizia – Ti aspetterò anche se ci volessero mille anni.
Rubellius – Tornerò da te. Te lo prometto – sussurrò.
Il demone allungò la mano che era rimasta, Clizia cercò di toccare le sue dita ma un vapore nero lo fece scomparire. La giovane abbassò lo sguardo e capì che non c'era più, il Demone Minore era tornato nella sua Dimensione. La fanciulla rilasciò un sospiro e salì in sella, accennò un sorriso verso quell'albero e partì per tornare nella sua dimora.
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Perdonatemi per il capitolone che è di 3500 parole. Maaaaaa il prossimo capitolo sarà EPILOGO! *^* Dai che io non vedo l'ora.
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