Capitolo 71 - L'Addio del Passato
Un suono stridulo rimbombò nello spazio di un confine non ben definito. Quel luogo era coperto dai lunghi alberi che sembravano sfiorare il cielo color pervinca. Esso non era né la Dimensione Sirona né la Dimensione Deiouona, la terra sassosa, coperta dall'erba giallastra profumava di zolfo, ma anche di primule. Il cielo infinito era coperto dai fasci di luce, i quali scomparivano e riapparivano. I colori caldi e intensi si scontravano tra di loro. Non c'erano nuvole ma solo un poderoso vento che spostava la polvere arancione posta sulle rocce marroni. Gli alberi con la corteccia viola si elevarono verso l'alto.
Il corpo immobile di Rubellius che rappresentava la sua Essenza, era posta sull'erba giallastra, in una posizione supina. La morte lo aveva portato in quel luogo. Un ombra nera si avvicinò al suo corpo, posizionandosi di fianco a lui. La figura lo colpì con un bastone, senza fargli male. Rubellius si piegò di lato, tossendo e aprendo gli occhi, il Demone Minore imprecò.
Rubellius – Miseria nera! Finiscila o ti infilzerò quel pesante oggetto nell'an...
Il demone rosso aprì gli occhi e fissò la figura misteriosa che lo stava colpendo. Rubellius si stropicciò gli occhi e all'ultimo li spalancò, la figura che lo aveva svegliato, spostò il mantello di montone e imprecò pesantemente. Le corna ad ariete erano color ocra. Il corpo muscoloso era teso, la mano destra stringeva il bastone. Il volto quadrato ricoperto dai tribali verdi, mostrava serietà. I capelli e la barba gialla scendevano sul petto e gli occhi dello stesso colore fissarono Rubellius. Il demone rosso posò una mano sull'erba, osservando la pelle color vermiglio e le squame in avorio. Rubellius si mise seduto e deglutì, si toccò il mento e mostrò la mano. L'altro Demone Minore prese la mano di Rubellius e lo issò con forza, i due si guardarono l'uno di fronte all'altro.
Bardus – La prossima volta che ti rivolgerai a me in quel modo, sarò io a infilzarti questo bastone nell'ano.
Rubellius – Bardus? Ma... c- come?
Rubellius si guardò attorno non riconoscendo quel luogo, Bardus imprecò e gli diede le spalle.
Bardus – Vedo che sei sorpreso, beh... dopotutto sei morto tra le braccia di quella Nefilim. La cosa m'inquieta abbastanza. – Tossì - Ora muoviti, prima che ti arrivi una bastonata sui testicoli flaccidi che ti ritrovi. – Sospirò – Non abbiamo molto tempo.
Bardus mise una mano dietro alla schiena muscolosa e mosse il bastone.
Rubellius – Dove siamo?
Il demone dagli occhi gialli imprecò, muovendo la mano e indicando lo strano paesaggio.
Bardus – Questa che vedi è il confine delle due Dimensioni, siamo nell'Empireo della Selva. Mai sentito parlare?
Rubellius si toccò il mento, i due camminarono in quell'infinito bosco illuminato dalle piccole luci nel cielo.
Rubellius – Credo di no.
Bardus sospirò chiudendo gli occhi, la sua voce profonda uscì dalle sue labbra mentre spiegava ogni cosa.
Bardus – Sai come diventare un Demone Maggiore e non conosci questo luogo? – Sbuffò - Mio figlio aveva proprio ragione, sei un idiota se si parla di conoscenze teoriche.
Rubellius – Lo sai benissimo che non amavo studiare su queste sciocchezze.
Bardus – Lo so perfettamente. Ringrazio gli Antenati che mio figlio non abbia preso il tuo vizio di essere ignorante su questo aspetto. Comunque... questo posto che vedi con i tuoi occhi si è creato dall'unione delle due Dimensioni. Qui possono ritrovarsi le Essenze che hanno condiviso un legame o un rapporto molto profondo. Come un amicizia o beh... quella cosa che Alita chiamava, amore. – Mosse la mano - Ad esempio un Demone Minore e un'umana, oppure i Demoni Minori che si trovavano dopo il Grande Sterminio. Oppure come si è visto – lo indicò – Un Angelo e un Demone Minore. Chi invece non ha condiviso un profondo legame non può varcare questa terra.
Rubellius – Credevo che i Demoni Minori e gli Angeli potessero riposare nelle attuali Dimensioni. Le pietre e gli Umbras... quelli...
Bardus – Certo. Ma la cosa che non ti ho detto e che questo incontro, può avvenire al ventottesimo giorno di ogni mese. Allo scadere di quel giorno ogni Essenza ritorna nella propria Dimensione.
Rubellius – Tutti gli umani e gli Angeli possono toccare questo posto?
Bardus sputò sull'erba e scosse la testa.
Bardus – Come ti ho detto per varcare questo confine devi aver un rapporto profondo con una creatura. Gli unici che non possono toccare questa terra sono i dannati umani, i Demoni Minori che si sono trasformati in Umbras e gli Angeli che hanno preso la forma di un buco nero. Queste creature sono talmente isolate, egoiste e indegne che il confine le ripudia.
I due continuarono il loro cammino arrivando ad una pianura. Rubellius guardò il cielo, Bardus strinse con entrambe le mani il bastone e osservò le querce con le foglie di un intenso azzurro scuro.
Rubellius – Quindi... sono morto. Ma perché mi trovo qui? Dovrei essere una pietra gialla o un Umbras. Non ho nessuno che possa volermi – socchiuse gli occhi – non ancora.
Bardus fece un cenno con il capo per farsi seguire. I due percorsero un sentiero battuto, da lontano si potevano notare delle coppie amoreggiare indisturbate.
Bardus – Quella Nefilim ha rischiato la pellaccia per darti una seconda possibilità e la tua Essenza si è ritrovata qui. Devo essere sincero, suo padre non è stato molto contento quando ha scoperto la vostra relazione. Ma credo che la sua umana... Arabella lo abbia calmato. Anche se imprecava ogni volta, ha capito che eri l'unico a poter dar felicità a sua figlia.
Rubelllius fissò l'antico amico e mise le mani dietro alla schiena.
Bardus – Diciamo che Erastos ha preso il tuo gesto di diventare un Demone Maggiore per proteggerla, in modo positivo. Il suo piano era condurti, grazie a sua figlia, qui. Così da darti una seconda possibilità. – Mosse il bastone indicando il cielo – Essendo un Angelo dei Sacri Doni ha alcune conoscenze.
Il demone rosso socchiuse gli occhi e posò le mani sui fianchi, i capelli rossi scivolarono sul petto.
Rubellius – E dunque... che dovrei fare?
Bardus – Che dovresti fare?
Rubellius – Dico... se tornassi nel mondo dei vivi, la situazione tra me e Clizia non si risolverebbe. Gli Angeli me la porterebbero via per la seconda volta. Forse è meglio che lei mi dimentichi... crescerebbe mio figlio con tranquillità. Sai benissimo di ciò che parlo, Bardus.
La voce di Rubellius era colma dal dolore, i suoi occhi si socchiusero mentre osservava l'erba giallastra.
Bardus – Sei sempre così tragico – imprecò alzando gli occhi al cielo.
Rubellius – Parli tu che hai lasciato quel burbero di tuo figlio nel mondo dei vivi. Fulke è cresciuto forte e saggio, non ha nulla da rimpiangere e voglio la stessa cosa per mio figlio. Tu hai seguito Alita perché...
Bardus – Io ho seguito Alita perché non amavo vivere senza di lei. Se la mia compagna sarebbe sopravvissuta, non avrei scelto di togliermi la vita. In quel caso avrei cresciuto Fulke.
Rubellius guardò l'amico, notando il suo volto colmo di tristezza.
Rubellius – Tuo figlio non ha mai smesso di onorarti, Bardus. È vero non ti ha mai conosciuto e hai perso ogni attimo che potevi condividere con lui. Dovevi vederlo – rise incrociando le braccia – parla e si lamenta come te. Ma forse... hai fatto la scelta più adeguata... lasciandolo solo l'hai reso forte.
Bardus deglutì e scosse la testa, il mantello di montone si mosse grazie al vento.
Bardus – No. Tu l'hai reso forte, Rubellius. L'hai cresciuto al posto mio. Senza di te avrebbe distrutto il suo talento e il suo spirito. Ed è per questo che Erastos vuole darti una seconda possibilità. Sa benissimo che c'è di mezzo quella creaturina, anzi... dovrei dire, le creaturine. – Sorrise – Il piumato ha visto una soluzione mentre eri nell'accampamento degli Angeli. Prima della battaglia contro Varsos.
Il demone rosso non capì quelle parole. Bardus rise e posò una mano sulla sua spalla.
Bardus – Diciamo che c'è una soluzione per il vostro rapporto. Gli Angeli pensano che Erastos sia un'anima buona, ma fidati... lui è molto vendicativo. Quell'Angelo vuole un piccolo rimprovero da dare ai suoi simili.
Rubellius – Non capisco.
Rubellius si grattò il capo e guardò Bardus, il demone dalla barba gialla chiuse gli occhi. Un suono si propagò nella zona, come se fosse la musica ritmatica di un tamburo. Il padre di Fulke si voltò e udì una voce femminile, Rubellius seguì il suo sguardo e notò una fanciulla più grande di Clizia. La pelle ambrata era coperta da un vestito bianco, i capelli sottili e castani erano attorcigliati con dei fiori verdi. Gli occhi grigi erano grandi, le sue guance arrossirono mentre guardava il demone con il mantello di montone. Bardus sospirò ammirandola con amore. Il demone attese qualche secondo prima di avvicinarsi alla fanciulla.
Bardus – Il suono che stai sentendo è il tuo stesso cuore che sta ricominciando a battere. Prima che tu vada... c'è una persona che ti vuole salutare.
Rubellius – Chi?!
Bardus – Ah no, mi ha detto che doveva essere una sorpresa. – Accennò un saluto con la mano mentre si allontanava – Ci rivedremo un giorno, Rubellius. Dì a mio figlio che sono orgoglioso della sua Essenza e del combattimento con quel Demone Maggiore – rise – come si dice, "tale Demone Minore tale cucciolo".
La ragazza si avvicinò e alzò la voce verso il demone rosso. Bardus si mise di fianco a lei e i due lo fissarono.
Alita – Digli che deve migliorare con la caccia e che ascolti di più sua moglie. – Rise muovendo la mano – Digli... che sua madre lo ama tanto – sussurrò.
Le due creature lo salutarono e si avviarono verso il cuore di quella strana foresta. Il Demone Minore abbassò lo sguardo e socchiudendo gli occhi sorrise. Dei passi si avvicinarono alla sue spalla e una piccola risata lo distrasse, facendolo voltare. Rubellius spalancò gli occhi viola, il vento spostò i suoi capelli rossi quando osservò le due figure. Il demone femminile strinse la mano del cucciolo che aveva accanto a se, gli occhi verdi si socchiusero con tenerezza. Il bambino si nascose dietro alla madre e salutò il demone maschile. Rubellius si coprì la bocca con la mano e deglutì, i suoi occhi fissarono i capelli biondi perlato e il fisico snello. Le corna ad ariete della donna erano di un marroncino più scuro rispetto alla pelle mulatta. Le scaglie ambrate coprivano il suo bacino, mentre alcune piccole corna erano poste sulla schiena. Le labbra a cuore mostrarono un fresco sorriso, Rubellius socchiuse gli occhi con dolore e piegò il volto.
Rubellius – T- Tulia... - sussurrò.
La donna si avvicinò mettendosi di fronte a Rubellius, sfiorandogli un volto con il palmo della mano. Le spalle di Rubellius tremarono per la tensione, la bocca era secca e i suoi respiri erano irregolari. La figura sensuale aveva una voce dolce, i piccoli denti appuntiti si mostravano nel suo sorriso.
Tulia – Ciao... Rubellius – sussurrò con voce tremante.
Il demone rosso baciò la sua mano e digrignò i denti, quella carezza era un ricordo doloroso. I pensieri, le angosce e il dolore varcarono la sua Essenza, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riaverla nel mondo dei vivi.
Rubellius – Io non...
Tulia lo zittì posando un dito sulle labbra blu. Fece un cenno con il capo verso il bambino, Rubellius seguì il suo sguardo.
Tulia – Per tutto questo tempo ho guardato la tua vita. Sei stato coraggioso a vivere senza di me, a vivere la tua esistenza ricordando il passato. Io e Nepius... non ti abbiamo mai dimenticato. – Deglutì – Anche se continuavi a vivere... anche se... hai scelto un'altra donna.
Rubellius diede una carezza al piccolo demone, spostandogli i capelli biondi. La pelle marroncina era coperta dalla scaglie nere, le piccole corna blu erano poste dietro al collo.
Rubellius – Dovevo s- salvarvi. Dovevo fare qualcosa per premettervi di vivere. Ma... - voce tremante – e-ero troppo debole... p-perdonami – sussurrò con dolore.
Tulia – Hai fatto tutto ciò che era possibile, Rubellius. Per quanto dolore abbiamo subito insieme, per quanto abbiamo sperato di vivere una vita nostra, io non ti ho mai odiato.
Il demone le posò una mano sulla guancia e posò la fronte su quella di Tulia.
Rubellius – T-ti ho sempre amata. Nel m-mio cuore... nella profondità del mio animo eri lì.
Tulia – Lo so. E so anche che non sei l'unico a provare questo sentimento. – Sospirò socchiudendo gli occhi – Vorrei che rimanessi qui, con me. Ma so benissimo che c'è un'altra donna ad attenderti, una Nefilim che ti ama tanto quanto me.
Il demone chiuse gli occhi con amarezza e deglutì, strinse un pugno. La sua voce profonda era colma di dolore.
Rubellius – Non potrei decidere tra entrambe. Tu mi hai dato il mio primo amore, il mio primo figlio – accennò un sorriso – e le mille avventure nel pianeta Astrea.
Tulia – Lo so... e lei ti ha dato la medicina e la pazienza per curare le tue ferite.
I due rimasero in silenzio per qualche secondo, Tulia alzò il suo volto osservando con tenerezza.
Tulia – Comprendo anche perché lei ti ami così tanto. Sei diventato forte, scaltro e furbo. C'è da dire che hai messo anche un po' di muscoli da quando avevi duecento anni – rise piano.
Rubellius accennò un sorriso ironico e posò la mano sinistra sulla sua schiena, avvicinandola.
Rubellius – Lo so che vuoi dirmi. Lo so che...
Lei appoggiò la mano sulle sue labbra e lo guardò con amore.
Tulia – Tu sai che io ti amerò lo stesso, anche se sarai tra le sue braccia. Un giorno tornerai qui e finalmente potremmo vivere tutto ciò che non abbiamo avuto. Chissà... potremmo vivere tutti, lo sai che sono sempre stata una donna con facili vedute – rise facendogli l'occhiolino.
Rubellius – Lo so – sorrise – e accetteresti Clizia e i nostri figli. Sì... tu e Clizia, in questo luogo... insieme.
Tulia si avvicinò con le labbra alle sue.
Tulia – Io e Nepius ti attenderemo. Prenditi cura di suo fratello, prenditi cura di quella giovane che ora il tuo cuore brama. Perché io sarò qui... ad aspettarti.
I due si guardarono con tenerezza, Rubellius fissò il cucciolo e gli diede una carezza. Lui sorrise alla carezza di suo padre. Il demone rosso si avvicinò alle labbra di Tulia e la baciò, non stava sognando come spesso succedeva. La donna ricambiò il bacio con passione e gli accarezzò una guancia, le parole nella loro lingua erano un susseguirsi di "ti amo". Quando il demone aprì di nuovo gli occhi, la giovane e il piccolo erano scomparsi. Il suono di quel tamburo echeggiò sempre di più, il demone rosso si guardò intorno ma ciò che vide era soltanto il buio. Una voragine si creò sotto ai suoi piedi, facendolo precipitare nel vuoto. Il demone rosso urlò il nome di Tulia, i suoi capelli rossi e il mantello squamato svolazzarono a causa della gravità. Poi il silenzio e la solitudine.
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