Capitolo 69 - L'ultima speranza

SECONDA PARTE del Capitolo

La guerra era iniziata con forza e decisione, i Ricci che aveva inventato Macaone stavano distruggendo le imponenti recinzioni di legno. Rubellius calmò Tenebris, mentre le urla di Enyalius guidavano le truppe. L'uomo impugnava con maestria la lancia, indicando all'avanguardia di posizionarsi su entrambi i lati della collina. Electre guardò Macaone, l'inventore capì la situazione e corse verso un suo allievo, il quale stava caricando il dardo della balista. L'uomo consegnò un cubetto magico e gli ordinò di chiamare i cuccioli. Quando le ultime recinzioni furono abbattute, un silenzio glaciale sfiorò le colline che circondavano il castello.

All'interno del maniero Tarasios si era posizionato all'interno di una torre per osservare meglio l'attacco. Quando uscì dalla torre urlò ai suoi guerrieri e Cacciatori. I suoi uomini si erano schierati ed erano pronti per la battaglia, gli arcieri che erano sulla muraglia puntarono gli archi contro i nemici.

Tarasios - Attendete che avanzino verso di noi!

Un soldato che era su una torre urlò all'Angelo, notando un lampo bianco toccare una collina sulla parte ovest del maniero.

Armando - Mio Signore, hanno smesso di lanciare quei dannati dardi!

Tarasios sorrise e guardò i suoi uomini, sguainò la spada dal fodero e urlò.

Tarasios - Ottimo! Non possono attaccare, la barriera ci proteggerà. Ora...

La voce dell'Angelo venne interrotta da un ruggito animalesco. Alcuni soldati con le loro armature fissarono dalla torre Ovest, una gigantesca creatura. Uno dei soldati uscì dalla torre e corse sul cammino di ronda delle mura.

Giacomo - Mio Signore! A Ovest, c'è un gigante!

I cavalieri che erano nella piazza del castello erano in posizione. Tarasios cercò di ribattere l'avviso del soldato ma un altro dardo fu lanciato da una delle balista. Il dardo non era un masso, alcuni uomini osservarono l'oggetto e notarono che brillava. Quando toccò il terreno della piazza, alcuni si avvicinarono e notarono che era una palla d'argento. Le loro mani la presero, Tarasios imprecò e indicò i suoi uomini con la lama.

Tarasios - Ci stanno prendendo in giro! Tornate in formazione!

Un altro urlo disumano echeggiò nella zona Ovest, alcuni arcieri non fecero in tempo a mirare l'imponente creatura, che si stava avvicinando, che un pugno poderoso colpì la barriera. Alcune guardie indietreggiarono, mentre gli arcieri scoccarono le frecce contro l'essere. Il Demone Maggiore aveva corso per inseguire la palla d'argento, i suoi pugni batterono ritmicamente sulla barriera, finché Tarasios non sentì un scricchiolio. I suoi occhi blu si spalancarono quando la barriera iniziò a rompersi. Il Demone Maggiore ruggì dando un altro colpo, i suoi pugni si scagliarono finalmente contro le mura, distruggendone una parte.

Tarasios - Scoccate quelle maledette frecce!

Gli arcieri fecero del loro meglio per far arretrare il Demone Maggiore, ma la belva, muovendo orizzontalmente le braccia, uccise i suoi avversari. Schiacciandoli e dando un calcio alle mura, la belva si presentò all'interno della piazza del maniero.

Fu in quel momento che Macaone, osservò grazie al binocolo l'abbattimento della barriera. L'inventore diede la notizia a Enyalius. L'Angelo della Battaglia alzò la lancia e fece avanzare l'avanguardia, ordinando di scoccare le frecce. Electre ordinò ai suoi soldati al centro dell'armata di avanzare, seguita dalla retroguardia. Tarasios indicò ai suoi uomini di prepararsi, finché Enyalius indicò con la punta della lancia l'entrata del maniero e la zona Ovest. L'Angelo diede la carica e comandò le sue truppe verso la battaglia, i Cavalieri alati che avevano i cavalli lo seguirono, la fanteria che spiccò il volo li copriva con le armi. Lo scontro fu un susseguirsi di urla e sangue. Tarasios ordinò ai suoi uomini di combattere con forza, mentre l'ariete che era stato costruito da Macaone arrivò davanti all'ingresso principale del maniero, il macchinario colpì con forza il cancello di ferro. I guerrieri dell'Angelo traditore indietreggiarono, finché i cancello principale si distrusse, facendo passare l'armata di Enyalius. Lo scontro delle due fazioni sfociò in una tremenda battaglia di spade e lance. Gli arcieri di Tarasios mirarono ai soldati che stavano arrivando dalle colline, mentre il Demone Maggiore urlò e distrusse un altro pezzo della muraglia. Anche dalla parte Ovest i soldati di Enyalius entrarono, Tarasios ordinò ai suoi Comandanti di coprire le due entrate. Il Demone Maggiore indietreggiò, coprendosi il volto e sedendosi. In quel momento i cuccioli entrarono da quella fessura, uccidendo e combattendo affianco agli Angeli. Il rumore metallico della spade e delle lance contornò il momento, molti uomini di Tarasios morirono ed altri si rifugiarono all'interno delle torri. Le urla di dolore della gente che abitava nella piazza si espansero, molti morirono a causa di quello scontro.

La situazione per il Generale Varsos stava peggiorando, l'uomo trascinò con forza Clizia nel corridoio. La ragazza si divincolò e imprecò, mentre alcuni soldati di suo marito correvano per combattere il nemico. Varsos andò nella camera padronale ed entrò, aprì un cassetto di un comodino e spinse la giovane verso di esso. Indicandole di prendere la Chiave del Tempo.

Varsos - Prendi quella dannata chiave!

Clizia lo fissò e scosse la testa, ma lui le diede un'altra sberla facendola cadere sul pavimento. L'Angelo prese la sua mano utilizzandola per prendere la Chiave del Tempo. La giovane deglutì sentendo suo marito che l'alzava di nuovo, Varsos chiuse la mano di Clizia, e mostrando finalmente le sue ali, prese una piuma. La quelle venne appoggiata sul pugno stretto di sua moglie, l'Angelo parlò nella sua lingua, creando una bolla di magia attorno al pugno chiuso della ragazza. Clizia tentò di aprire la mano ma non ci riuscì. Suo marito aveva utilizzato una magia contro la sua volontà.

Varsos - Ora che sei sotto al mio volere e ora che hai perso il tuo amante, devi aprire la Meridiana! Non hai più nulla! Nulla!

Clizia - No!

Varsos la trascinò di peso e i due uscirono dalla camera padronale. Lui sorrise con ambiguità.

Varsos - Puoi divincolarti quanto vuoi, ma il tuo corpo è sotto al mio controllo.

I due percorsero il corridoio e scesero al pianterreno, seguendo una scalinata. Il Generale accelerò il passo, attraversando l'atrio. Dopo qualche minuto i due arrivarono nella stanza ovale. Varsos aprì la porta e spinse Clizia vicino al tavolo rotondo. L'uomo aveva legata la sua spada sulla cintura in cuoio. L'Angelo la estrasse e puntò la lama sul viso della giovane.

Varsos - Ora! Aprila!

La giovane scosse il capo ma il suo corpo non obbedì al suo comando.

Clizia - No, no, no!

Varsos - Pensi che il matrimonio sia solo un strumento per procreare? Ci sono magie che i nostri avi non usavano da tempo, perché le consideravano ignobili. Beh una di questa è quella di fare del Nefilim ciò che vogliamo! Ora aprila!

Il corpo di Clizia si mosse, la bolla magica si posò sul petto della giovane e la mano destra della fanciulla toccò la teca. Sollevandola per poi gettarla sul pavimento, la Meridiana si illuminò quando le dita della fanciulla la sfiorarono. La mano sinistra della ragazza si aprì e lentamente la chiave venne inserita nella toppa. Clizia venne inondata da una luce bianca, Varsos si avvicinò e guardò un fascio grigio coprire i loro corpi, come se fosse una cupola di vapore. I due osservarono su quella cupola magica i vari passaggi storici. La Meridiana vibrò e l'ombra che indicava i numeri, girò velocemente. Le braccia di Clizia erano ricoperte dai tribali bianchi, Varsos toccò un suo braccio e avvertì un immenso potere pervadere il suo corpo. Aprì le ali e rise, mentre i suoi occhi verdi diventarono completamente bianchi. Posò il braccio destro sulle spalle di Clizia e le baciò una guancia, sembrava un pazzo.

Varsos - Ora dammi tutto il tuo potere! Voglio il potere di un Angelo del Tempo!

La giovane aprì la bocca e un vapore bianco che copriva il suo corpo, passò nella carne di Varsos. Gli occhi di Clizia diventarono bianchi, mentre il Generale rideva, le sue braccia diventarono grigie mentre le sue ali erano bianchissime. Il volto di Clizia sbiancò e quando Varsos concluse quella magia, la spinse per terra.

Varsos - Ora... portami dagli Antenati! Apri il passaggio!

La giovane alzò un braccio e respirò a fatica, giro la mano e la chiave eseguì il suo comando. Un fascio di luce dorato uscì dalla meridiana toccando il soffitto e le finestre. Quella luce toccò la cupola di magia e mostrò al Generale delle stupende figure alate.

Varsos - Sì!

La luce uscì dalla finestra rettangolare, la quale si trovava sotto ad un porticato vicino ad un giardino. La luce creò una scia grigia che passò dal giardino fino alla piazza del maniero. Quando Electre, Galene, Fulke e Rubellius entrarono nella piazza, facendosi strada tra un combattimento e un altro, la donna dalla pelle scura urlò.

Electre - La Meridiana! Varsos l'ha attivata!

Galene combatté contro due soldati, mentre Fulke la difese uccidendo un arciere. Rubellius mandò Tenebris verso il portico, Electre indicò con la spada la direzione della luce. L'Angelo femminile combatté contro un Cacciatore Bianco per poi ucciderlo.

Electre - Rubellius! La luce proviene dalla parte Est del castello! Di là!

Fulke tentò di seguire il suo amico per aiutarlo, ma venne attaccato da due soldati. L'uomo combatté con coraggio uccidendoli alla fine, Electre guardò Galene e notò che la donna aveva qualche difficoltà. Il suoi occhi osservarono con disperazione un arciere puntare contro l'Angelo delle Arti. Galene era scesa dal suo cavallo per combattere con forza, Electre corse da lei, ma quando la freccia venne scoccata dall'arciere, Electre si mise davanti all'Angelo dai capelli biondi. Galene si voltò sentendo un tonfo, Electre cadde a terra, trafitta ad una freccia. L'Angelo delle Arti urlò il suo nome e corse da lei, difendendola da alcuni soldati. Galene posò la spada a terra e prese il volto della donna, alcune botteghe all'interno del castello presero fuoco per colpa dei cuccioli.

Galene -No, no...

La donna accarezzò il volto di Electre e cercò di tenerla sveglia, la sua mano prese quella dell'Angelo delle Arti.

Electre - Aiuta g-gli altri...

Galene - No - singhiozzò.

Galene sfiorò la freccia e deglutì, i suoi occhi fissarono gli Angeli impegnati nel combattimento. In quel momento un cucciolo si avvicinò, osservando le due donne, Galene prese la spada per difendere Electre.

Galene - Vattene!

Il cucciolo mostrò i palmi aperti e si avvicinò alle due donne.

Pupius - Non voglio farvi del male.

Il giovane si inginocchiò accanto a Electre, Galene lo guardò con ira, mentre il demone osservava la ferita.

Pupius - Dobbiamo metterla in un posto sicuro. Non bisogna estrarre la freccia.

Il cucciolo prese sottobraccio Electre, ma Galene lo fermò.

Galene - Non osare farle del male!

Pupius - Non lo farò. Su! Dammi una mano!

Galene lo aiutò e prese la sua spada, mentre sosteneva il viso di Electre sulla sua spalla. La giovane appoggiò un braccio sulla schiena dell'Angelo delle Sapienza.

Electre - S-sei pazza - sussurrò.

Galene - Buona, non parlare.

I tre si misero sotto al porticato, evitando lo scontro. Il demone fece sedere Electre e poi controllò gli avversari. Galene stette in ginocchio davanti alla donna e le accarezzò il volto. In quel momento i cuccioli volarono e attaccarono i soldati di Varsos, Fulke era in mezzo a loro. La vittoria era vicina ma non la fine.

Rubellius cavalcò sotto al porticato facendosi strada tra i soldati del Generale. La luce che proveniva dalla finestra di quella stanza si estese, finché un rumore poderoso toccò quelle mura. Il cavallo impennò e i soldati si voltarono quando notarono delle crepe sul muro esterno della stanza. I vetri della finestra si frantumarono in mille pezzi, mentre delle colonne portanti si ruppero, facendo crollare il tetto. Rubellius si spostò grazie a Tenebris e tossì, la polvere coprì l'intera zona. Il demone fece indietreggiare il cavallo e attese qualche secondo, alcuni soldati erano morti per colpa delle pietre che erano cadute dal tetto. Tenebris trottò sul posto, Rubellius lo calmò e quando la polvere scomparì, un enorme buco sul muro mostrò l'interno della stanza, dove era posta la Meridiana. Rubellius scese dal cavallo e si avvicinò, superando alcuni detriti. Fece qualche passo ed entrò nella stanza, grazie a quel buco.

Il demone si guardò intorno, osservando delle lunghe crepe sul soffitto. Varsos non c'era, il demone spalancò gli occhi e notò Clizia per terra. Il demone corse da lei e si inginocchiò alla sua sinistra, le prese il volto con le mani e le sollevò la schiena. Rubellius accorciò gli artigli e le accarezzò il volto, un braccio di Clizia scivolò verso il basso.

Rubellius - Clizia! Su! Svegliati!

Il demone posò un orecchio sul petto della ragazza sentendole il cuore. Il suo sguardo si spostò e le diede delle sberle leggere sul viso, i capelli rossi scesero sul suo petto mentre scosse la testa.

Rubellius - No... ti prego amore mio - con voce tremante - non p-puoi lasciarmi.

La giovane aprì leggermente la bocca, Rubellius posò il suo volto sul petto e l'abbracciò.

Rubellius - Non voglio perderti... - Sussurrò posando la fronte su quella di Clizia - t-ti prego.

Dei passi echeggiarono nella stanza, la voce di Varsos si udì in quel luogo mentre una luce grigia illuminò le sue ali.

Varsos - Quanto sei patetico.

L'Angelo avanzò osservando il demone, Rubellius digrignò i denti e aprì le ali.

Varsos - Tutto quello che Erastos sperava di fermare ha fallito.

Il demone attaccò l'Angelo spiccando il volo, allungò gli artigli ma Varsos parò i colpi con la spada. L'uomo urlò estendendo le ali, una luce intensa accecò Rubellius e un'onda d'energia lo travolse, facendolo sbattere contro ad una colonna, il demone rotolò di lato e tossì. Varsos camminò verso di lui, Rubellius scosse il capo e si rialzò, spiccò di nuovo il volo e tentò di graffiare l'Angelo. Quando ci riuscì lo colpì ad una spalla, Varsos si spostò e mosse la spada orizzontalmente, ferendo Rubellius ad un'ala. I due continuarono a combattere volando nella stanza. La cupola di luce copriva il soffitto, mentre le immagini indicavano le varie epoche. Varsos parò di nuovo gli attacchi di Rubellius, la sua lama si spostò colpendolo nell'addome. Rubellius digrignò i denti e gli diede un calcio sul petto, prendendo con gli artigli dei piedi il collo del nemico. Roteò su se stesso e lo lanciò sul muro, il sangue violaceo fuoriuscì dalla ferita e con fatica atterrò. Varsos tossì e cadde sul pavimento, respirò con affanno mentre stringeva la sua spada. Il demone barcollò a causa della ferita, Varsos si rialzò e aprì le ali attaccandolo di nuovo. Diede un calcio a Rubellius, colpendolo sulla ferita e sbattendolo su una colonna, il demone urlò di dolore e rotolò a terra. L'Angelo si avvicinò a Clizia e appoggiò la lama della spada sul suo collo. Rubellius respirò con fatica e guardò la scena.

Varsos - Hai perso. Sei troppo debole e stupido per poter salvare lei e questo mondo. È un peccato troppo grande unire le vostre patiche razze, il solo pensiero di vedervi uniti mi disgusta. Ma risolverò tutto questo!

Rubellius spalancò gli occhi quando la punta della lama toccò il petto della giovane.

Varsos - Nemmeno lei merita di vivere. Ed ora... assisterai alla sua morte.

L'Angelo impugnò con entrambe le mani l'elsa della spada e si posizionò di fianco a Clizia. Rubellius scosse la testa, la lama si alzò mentre un sorriso beffardo dipinse le labbra di Varsos.

Varsos - Il tempo si è concluso! Perirete tutti quanti! Ed io vivrò in eterno creando un nuovo ordine! Erastos aveva torto! Io soltanto avevo ragione - rise con malignità.

Il demone aprì le ali di nuovo e urlò, spiccò il volo per andare da Clizia.

Rubellius - No!

Varsos rise e chiuse gli occhi, quando la lama scese verso il petto di Clizia, il demone si mise in mezzo, abbracciando la sua amata. La lama trapassò la sua schiena e la punta uscì dal suo petto. Il demone rosso urlò di dolore alzando il mento, Varsos aprì gli occhi e tolse la lama dalla carne di Rubellius, indietreggiando alla fine. Il demone tossì sputando sangue e saliva. Le sue labbra si dipinsero di viola, mentre gli occhi erano socchiusi. In quel momento Clizia aprì finalmente gli occhi e sentì sul suo volto le ciocche rosso del suo compagno. La sua voce sottile uscì dalle sue labbra mentre una mano gli accarezzò il volto.

Clizia - Rubellius? - Sussurrò.

La giovane lo guardò con stupore, mentre lui sorrideva. Clizia si mise dritta con la schiena e lo abbracciò. Notò la ferita nel petto e nell'addome, il sangue fuoriuscì dipingendo il suo corpo.

Clizia - Rubellius! No! No, no, no - singhiozzò emanando delle urla.

Il demone chiuse gli occhi e si accasciò a pancia in su sul pavimento. Varsos digrignò i denti, mentre Clizia posò le mani sulla ferita.

Clizia - No... amore... n-non lasciarmi. T-ti... salverò - singhiozzò.

La giovane si mise di fianco al suo corpo e si inginocchiò, prendendogli il volto con le mani. Delle corpose lacrime scesero sul suo viso, Rubellius posò la mano sul ciondolo e respirò a fatica, tremando per il dolore. Varsos camminò e si mise dietro a Clizia, le prese un braccio e la trascinò lontana dal suo amato. Lei si divincolò e batté le gambe sul pavimento, urlò con ira.

Rubellius alzò faticosamente la mano verso i due. Il dolore che provava era allucinante, Clizia spinse Varsos ma lui le diede una sberla sul volto. Il demone rosso cercò di muoversi, tastò la collana e strappò la boccetta da essa, chiuse gli occhi e tolse il piccolo tappo. Agitò il liquido nero e chiudendo gli occhi ne assaggiò il sapore, ingoiandolo tutto d'un fiato.

Il demone spalancò gli occhi e lasciò a terra la boccetta. I suoi artigli iniziarono ad allungarsi mentre le ali si estendevano completamente. Rubellius si trascinò di lato e avvertì un immenso potere coprire il suo corpo, gattonò finché i suoi capelli coprirono la sua schiena, le corna si allungarono oltre i venti centimetri. Varsos e Clizia sentirono le urla, mentre un fascio di luce viola coprì il demone. Clizia si coprì la bocca con la mano e rimase scioccata.

Quando la luce scomparve un gorgoglio animalesco provenne dal corpo del demone. La creatura si era trasformata e la sua altezza e larghezza si aggirava sui due metri. Gli arti erano diventati delle zampe animalesche, il muso allungato, coperto dalle scaglie, sembrava quello di un drago, mentre la criniera rossa scendeva sulla schiena. Gli occhi viola erano piccoli ma colmi d'odio, le zanne erano bianche mentre gli artigli delle zampe erano nere e assomigliavano a quelle di un rapace. Le orecchie erano piegate all'indietro e il corpo dell'essere era coperto dalle scaglie nere. La creatura avanzò contro Varsos, la pelle squamata era di un intenso blu notte. Le ali assomigliavano a quelle di un drago, esse si aprirono e batterono una sola volta. Il demone corse verso il suo nemico, Varsos spostò Clizia, mentre ricevette il peso della creatura. I due si scagliarono all'esterno della stanza, attraversando il buco sul muro e rotolando verso il giardino.
In quel momento alcuni soldati e Angeli di Electre osservarono la scena. I cuccioli si avvicinarono e con loro c'era Fulke. Il capotribù dei Buii scosse la testa e cercò di avvicinarsi, ma un Angelo lo fermò. Sapevano perfettamente che i Demoni Maggiori non risparmiavano i loro nemici o i loro alleati.

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