Capitolo 66 - L'Ombra del Padre
Un vento poderoso spostò le cime degli alberi, Rubellius si voltò alcune volte mentre volava verso la Foresta Nera, dirigendosi alle Grotte del Buio. Le ali maestose, sfruttavano le correnti ascensionali del posto, Rubellius aveva tra le braccia suo figlio. Il piccolo continuava a piangere mentre prendeva con le manine tozze i capelli rossi di suo padre. Il demone chiuse gli occhi e digrignò i denti mentre le urla di Clizia riecheggiarono nella sua testa.
Passarono molti minuti e finalmente il demone arrivò. Rubellius atterrò davanti all'ingresso delle Grotte del Buio e si avvicinò a una delle innumerevoli caverne, dove aveva lasciato Tenebris. Il cavallo nitrì quando vide il suo padrone, il demone raggiunse il suo cavallo infilandosi in una caverna. Il Demone Minore osservò per un secondo il cielo coperto dai rami delle betulle e notò le nuvole cariche di pioggia. Un tuono preannunciò l'arrivo della tempesta. Dopo dieci minuti iniziò a piovere. Il piccolo non smise di piangere per la paura di quei rumori, il suo volto paffuto era rosso. Il demone strofinò le dita, creando delle scintille violacee. Le scintille sfiorarono il terreno roccioso, finché una fiamma viola scaldo le tre creature all'interno della grotta. Rubellius si sedette per terra e cercò di calmare suo figlio, i due si fissarono per alcuni secondi. Nepius mugugnò e singhiozzò, finché smise di piangere. Rubellius gli toccò il naso con un artiglio senza fargli male e sospirò. Il bambino prese con la manina l'artiglio, mostrando le unghie e i polpastrelli neri. Le spalle del demone tremarono per il dolore, aveva perso di nuovo la sua compagna. Il piccolo sbadigliò e chiudendo gli occhi si appisolò, Rubellius lo tenne con entrambe le braccia e chiuse le ali, formando il suo mantello squamato. Coprì suo figlio con il mantello e posò la schiena sulla parete della grotta, guardò la tempesta fuori dalla caverna. Il piccolo si ciucciò un pugnetto, Rubellius alzò un sopracciglio quando sentì sul braccio due sporgenze sul capo di Nepius. Tastò la nuca del bambino e spostò i suoi capelli rossi, il demone sorrise quando osservò due piccolissime corna viola. Il bambino mugugnò e agitò le gambine, Rubellius gli baciò la fronte.
Rubellius - Farò qualsiasi cosa per riprendere tua madre.
Il demone chiuse gli occhi e si appisolò, tenendo stretto suo figlio. Il rumore della pioggia e del vento continuò tutta la notte, arrivando fino alle prigioni del castello Della Roccia.
Le guardie spinsero la Regina all'interno di una cella umida e fredda. Clizia osservò Varsos che entrava prepotentemente all'interno di quella cella, e con forza le diede una sberla sul volto, facendola cadere. L'Angelo urlò per la rabbia. La cella puzzava di feci e muffa, sulle pareti c'erano delle ragnatele. Le pietre nere rendevano quel luogo ancora più orrendo.
Varsos - Pensavo che quel Demone Minore non avesse la possibilità di fare un simile gesto! Ma metterti incinta è inaudito!
L'uomo diede un calcio alla giovane, facendola rotolare di lato. Clizia ansimò dal dolore e continuò a piangere, Varsos si spostò i capelli dalla fronte e le sputò, guardandola con disgusto.
Varsos - Sei sporca e impura come una sgualdrina! Avevo capito che non eri più vergine, poiché quella notte che ti sei unita a me non c'era nessuna macchia di sangue sulle lenzuola! -Strinse i pugni - Ma non immaginavo che quel... pazzo ti avesse messo incinta - urlò.
La creatura diede un altro calcio alla ragazza. Clizia le mancò il fiato, tossì e si lamentò a causa delle percosse. Varsos si piegò in avanti e le prese i capelli, alzandole il volto.
Varsos - Tra tre giorni aprirai la teca e la Meridiana del Tempo, e mi condurrai indietro nel tempo! - Digrignò i denti - Dopodiché mi darai un altro figlio! E quando tutto questo sarà finito ti metterò al rogo! - Alzò la voce - Tu non meriti di vivere, non meriti niente!
Lei deglutì a fatica sentendo l'odore di sudore del marito. I due si guardarono con odio. Clizia gli sputò in faccia, Varsos si pulì il viso con la mano e le diede un'altra sberla, spaccandole il labbro inferiore. Alcune gocce di sangue sporcarono il suo mento bianco. L'Angelo si alzò e si spostò, uscendo dalla cella, chiuse la porta di ferro e guardò sua moglie.
Varsos - Hai scelto la tua condanna, Clizia. Pensavo che fossi più intelligente - la guardò con disprezzo - ma sei come quell'idiota di tuo padre. Stessa pasta, stessa vergogna.
L'uomo se ne andò seguito dalle sue guardie, Clizia si alzò con la schiena e tremò per il dolore. Le lacrime scesero sulle sue guance, si pulì la bocca con la mano e osservò la piccola finestrella della cella. La giovane cercò di alzarsi ma vacillò, appoggiandosi alla fine sulla parete.
In quel momento di dolore nel piccolo e provvisorio accampamento degli Angeli, Electre era fuori dalla sua tenda. La donna era vicino ad una quercia, indossava una tunica viola con una scollatura a U. Dalla sua tenda bianca uscì Galene. I due Angeli avevano trascorso la notte insieme, l'Angelo delle Arti indossava una vestaglia bianca. Galene si avvicinò a Electre con in mano un mantello. La donna posò il tessuto sulle spalle di Electre e la osservò con preoccupazione.
Galene - Non sono ancora arrivati?
Electre scosse la testa, le mani giunte tremarono. Galene l'abbracciò di lato e posò il volto sulla spalla della donna. Le due guardarono il paesaggio notturno.
Electre - È tutta... c-colpa mia - singhiozzò.
L'Angelo fissò il cielo privo di stelle, Galene le accarezzò un braccio mentre la consolava.
Electre - E-Erastos... perdonami. Avrei dovuto proteggerla - singhiozzò - invece... sono stata t-troppo stupida. Tu avevi visto che quell'uomo era malvagio e per questo non ti sei fidato né di lui né di noi - singhiozzò.
Galene le prese le mani, Electre si voltò verso di lei e strinse la presa. L'Angelo dai capelli biondi le accarezzò una guancia e asciugò le sue lacrime.
Galene - Non è colpa tua. I nostri genitori ci hanno allevato per obbedire ai dogmi. Perfino Erastos non credeva alla malignità di Varsos. Lui non proverebbe mai odio verso la sua migliore amica.
Electre - Non è vero. È colpa mia! Dovevo tutelare Clizia e fidarmi di quel demone. Ma... avevo paura, paura che Clizia finisse come mia madre. - Singhiozzò - Odiai mio padre quel giorno, mi aveva strappato l'unica persona che amavo - deglutì.
Galene le accarezzò la schiena e attese con lei l'arrivo del demone rosso. In quel momento, un altro Angelo uscì da una tenda azzurra con in mano una torcia, le due si voltarono e osservarono Melite. L'Angelo della Natura indossava un vestito bianco con delle perline attorno alla vita. La donna aveva ascoltato il discorso delle due e con un sorriso innocente parlò.
Melite - Ognuno di noi ha le sue colpe, Electre. Mio padre combatté per difendere i Nefilim e la loro natura. Ma nessuno gli ha dato retta, dicevano "sei pazzo, loro ci servono e basta". Ma lui sapeva che non era così. Lui amava la diversità e cercava di tutelarla. - Socchiuse gli occhi - Quando mio padre istruì Erastos, gli diceva sempre "non sempre bene e male si affronta ogni giorno, possono vivere in costante movimento mutando l'ambiente e le Essenze". Ed ora vale lo stesso per noi.
Le due donne si avvicinarono a Melite, riparandosi sotto ad un pioppo.
Melite - Ed è questo che mi affascina. Dobbiamo tutelare le altre creature. Anche se non è facile con la nostra natura che ci induce a combattere con i demoni. Ma non per questo il bene è sempre bene, e il male è sempre male.
Electre si morse le labbra e si staccò dalla prese di Galene, abbacchiando Melite. L'Angelo della Natura guardò Galene e socchiuse gli occhi, tendendo con una mano la torcia.
Melite - Sorelle dei Sacri Doni. Portiamo pace in questo luogo, finiamola di disprezzarli e di ucciderli, perché senza di loro, noi non siamo nulla. - Guardò Electre - Gli Antenati ci dissero di amare i Nefilim e la diversità, ma l'odio e il disprezzo ha vinto su di noi.
Galene annuì, Electre posò le mani sulle spalle di Melite per poi asciugarsi le guance bagnate dalle lacrime.
Electre - Sì. Mostriamo a Clizia e alla sua razza ciò che i nostri Antenati volevano fare. Rispetto e onore.
Le tre donne conclusero il discorso con timore e si coricarono nelle proprie tende, attendendo l'arrivo del demone. La notte continuò il suo percorso, lasciando il dolore nei loro animi.
Quando il sorgere del sole arrivò nelle Grotte del Buio, la tempesta si era conclusa. Il cinguettio degli uccelli coprì l'intera Foresta Nera. Nepius aprì la manina e mugugnò, Rubellius non l'aveva lasciato un secondo, trasmettendogli il suo calore. Il fuoco violaceo si era spento, le orecchie a punta di Rubellius si mossero, quando avvertirono i versi degli animali. Il demone deglutì e aprì leggermente la bocca, si stropicciò un occhio e fissò il paesaggio all'esterno della caverna. Il demone osservò suo figlio e sorrise, il piccolo brontolò e mosse i pugnetti. Rubellius si alzò e si avvicinò a Tenebris, lo slegò e salì faticosamente sulla sella. Il giovane prese una coperta dalla borsa e coprì suo figlio, uscì dalla caverna e si avviò verso il Villaggio dei Buii.
Rubellius stette in silenzio per tutto il viaggio, Nepius aprì gli occhietti e sbadigliò, agitando le manine verso l'alto. I capelli rossi del bambino erano corti, delle piccole lentiggini si stavano formando sul nasino, gli occhi color miele erano grandi. Il demone abbassò lo sguardo con dolore.
Rubellius - Se la situazione sarà peggiore di ciò che penso e l'unica scelta che farò sarà quella di proteggere te e tua madre, devi promettermi che quando sarai abbastanza grande, ti occuperai di lei - si morse le labbra.
Il piccolo prese una ciocca rossa di suo padre e rise, guardandolo con attenzione. Il demone alzò lo sguardo e notò a qualche metro di distanza le tende degli Angeli.
I Cavalieri alati avvertirono gli Angeli dei Sacri Doni dell'arrivo del demone. Rubellius entrò dopo pochi minuti nel rifugio degli Angeli, tutti lo guardarono in silenzio. Il demone fermò Tenebris e guardò gli Angeli dei Sacri Doni, Nepius continuò a ridere mentre suo padre scese dalla groppa del cavallo. Melite sentì i vocalizzi del bambino e si coprì la bocca con le mani. Electre si avvicinò e si mise di fronte a Rubellius. Tutti gli Angeli dei Sacri Doni erano fuori dalle loro tende, mentre sistemavano e ordinavano ai loro uomini i vari compiti.
Electre - Clizia... - sussurrò.
Rubellius si morse le labbra e prendendo le redini di Tenebris, si avviò verso il villaggio. Electre gli stette al suo fianco.
Rubellius - Varsos ci ha colto di sorpresa. Clizia è stata presa e mi ha mandato via. Proteggendo me e Nepius.
Il demone si fermò osservando l'Angelo, Electre strinse i pugni e capì che non c'era più tempo. Il demone la guardò con disperazione.
Rubellius - Dobbiamo agire e se non vorrai seguirmi, ci andrò da solo a riprendere la madre di mio figlio.
La donna annuì per dargli il suo sostegno.
Electre - Non sarai solo, Rubellius. Sta volta non sbaglierò e ti darò piena fiducia su ciò che attueremo insieme.
Il demone fissò la donna con delusione, il suo tono di voce vacillò per il dolore.
Rubellius - Come faccio a sapere che non stai blaterando?
La donna che era vestita e attorno alla vita aveva la cintura della spada, estrasse la lama dal fodero e si ferì la mano. Il sangue rosso e brillante uscì dalla ferita, l'Angelo la mostrò al demone.
Electre - Noi Angeli dei Sacri Doni abbiamo scelto. E come fecero i nostri Antenati, io do la mia fiducia e la mia alleanza, a voi Demoni Minori. - Guardò il piccolo - Sarò la tua spalla destra e dove andrai tu, andrò anch'io! Un Patto è un Patto.
Rubellius calmò con dolcezza suo figlio e si graffiò il palmo con un artiglio. Prese la mano della donna, unendo il loro sangue. Una scintilla d'oro e una nera si unirono.
Rubellius - Come fecero i nostri Antenati, io do la mia fiducia e la mia alleanza, a voi Angeli. - Sorrise - Un Patto è un Patto.
Gli Angeli dei Sacri Doni fissarono i due, Melite saltellò dalla gioia.
Melite - Il Patto dell'Alleanza, sono nei manoscritti dei nostri Antenati si citava questa unione. Un'alleanza per sistemare le sorti dell'universo. - Guardò i suoi compagni - Permette temporaneamente di allearci con i Demoni Minori e Maggiori. Nessun lo usava da quasi ventimila anni. E si estinguerà solo quando il nemico sarà sconfitto.
Quelle due scintille che si erano create si divisero, la dorata andò verso l'alto avvertendo gli Angeli dell'alleanza, mentre quella nera si diresse verso il terreno, avvertendo i demoni. Melite continuò a urlare di gioia e si avvicinò ai due. Indicò il piccolo con una mano, Rubellius indietreggiò, coprendo suo figlio con la copertina.
Rubellius - Che vuoi?
Melite - Posso vederlo?
Rubellius - No.
Electre indicò la sua alleata e spiegò con calma.
Electre - Melite vuole solo vederlo, Rubellius. Non gli farà del male. Ora che siamo legati, dobbiamo proteggere il simbolo di questa temporanea alleanza - sorrise.
Rubellius fissò suo figlio e diede un'occhiata agli altri Angeli dei Sacri Doni. Hippokràtes era accanto Enyalius. L'Angelo della Guarigione Mentale e Fisica stava bisbigliando qualcosa al vecchio Enyalius. Il demone restò qualche secondo in silenzio e poi chiudendo gli occhi, consegnò il piccolo a Melite.
Rubellius - Se gli farai del male, sarai la prima a morire.
Melite annuì e si staccò dai due, il bambino frignò. Enyalius si avvicinò per vedere il pargolo. L'Angelo della Battaglia emise un verso rauco e si toccò la barba bianca, l'uomo indossava un'armatura d'argento.
Enyalius - Di tutte le creature che ho visto, è la prima volta che vedo un bambino così paffuto. Dovresti allenarlo quando raggiungerà la maturità - guardò Rubellius - non vorrai che diventi un pappamolle come la tua stupida razza?
Rubellius fissò con ira Enyalius e incrociò le braccia. Il volto rugoso e ricoperto da alcune cicatrici era serio, gli occhi azzurri erano freddi.
Rubellius - Mio figlio non diventerà un pappamolle, Angelo della Battaglia. Invece di parlare che ne dite di accompagnarmi nella zona est della Foresta Nera?
Gli Angeli dei Sacri Doni si fissarono per un secondo, Melite si sedette su una roccia. Hippokràtes si avvicinò a Electre, mentre Galene si era seduta accanto a Melite.
Hippokràtes - Per quale motivo?
Rubellius - Ho chiesto un favore ad un amico. Se andiamo nella parte che vi ho detto, potremmo trovare qualche Demone Minore.
Electre - Sei sicuro che possiamo trovarli lì?
Rubellius - Sì. Ho chiesto ad un anziano di suggerire ad alcuni cuccioli di fermarsi in quella zona.
Galene guardò i suoi compagni con gli occhi blu e posò le mani sulle ginocchia.
Galene - Ma se sono sotto all'alleanza... dovrebbero obbedire al richiamo.
Il demone gesticolò osservando Electre e all'ultimo Galene.
Rubellius - In teoria sì, ma nessuno è obbligato. È un'alleanza che crea un'intesa per sconfiggere il nemico comune. Ma è meglio convincerli.
Electre - Allora prepariamoci, io verrò con te.
Electre si allontanò seguita da Macaone e da Enyalius, i tre iniziarono a discutere sulla preparazione della battaglia. Hippokràtes chiamò Melite per dar al piccolo un riparo, l'Angelo avrebbe sistemato alcune tende per i futuri feriti. Rubellius li guardò e si avviò per il villaggio, portando con se Tenebris.
Quando arrivò al Villaggio dei Buii, si avvicinò alla dimora dell'amico. Il demone osservò in silenzio il popolo, Fulke era seduto sotto alla tettoia della sua dimora, l'uomo stava parlando con una bambina di un anno. La piccola era seduta sulle sue ginocchia, aveva i capelli biondi e la pelle ambrata. Gli occhi erano grigi. Fulke le sussurrò qualcosa e la bambina agitò le mani. Rubellius si mise di fronte all'amico, la bimba indicò il Demone Minore e rise.
Alida - Un Umo blu.
Fulke guardò l'amico e posò la mano sulla pancia della figlia.
Fulke - L'ho visto, amore. Ma ora è meglio che stai con la mamma. Io e lo zio Rubellius dobbiamo parlare.
L'uomo si alzò dal suo posto e chiamò Idis, la donna uscì e salutò Rubellius. Fulke consegnò Alida alla madre e si avvicinò al suo mentore, i due passeggiarono all'interno della piazza.
Rubellius - È tua figlia?
Fulke - Sì. È nata in inverno. Si chiama Alida.
Rubellius - Assomiglia a...
Fulke - ... a mia madre e mio padre, lo so. La carnagione e gli occhi sono di mia madre, invece i capelli biondi... beh... li ha presi dal nonno - rise.
Il demone si fermò mettendosi accanto all'amico.
Rubellius - Ascolta Fulke, io e gli Angeli abbiamo stretto un'alleanza per sconfiggere Varsos. Ti volevo chiedere se volessi unirti a noi. Dobbiamo trovare i cuccioli e...
Fulke guardò la sua gente e scosse con serietà la testa.
Fulke - Credo che questa battaglia dovrai farla da solo, amico mio. Ho una famiglia da tutelare.
Rubellius socchiuse gli occhi e annuì con tristezza.
Rubellius - Va bene.
Un corno suonò all'interno del piccolo campo degli Angeli, Rubellius si voltò. Gli Angeli erano pronti per la partenza, Fulke gli posò una mano sulla spalla e lo incoraggiò ad andare.
-------------------------------------------------------------------------
Avviso: Mentre stavo scrivendo e disegnando, ho fatto una piccola Vignetta (Fanart) della sfortuna coppia xD. Spero che vi piaccia.
(Ci ho messo una settimana T.T. Per questo ho ritardato con gli aggiornamenti. Perdonatemi).
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top