Capitolo 63 - Una vita per una vita
SECONDA PARTE del capitolo
La voce di Varsos echeggiò nella testa della giovane mentre raccontava gli ultimi attimi di Erastos.
In quella notte di ventun'anni fa, due amici si dettero battaglia. L'Angelo dei Sacri Doni scoprì il luogo dove i nemici avevano portato sua figlia. I due amici si guardarono l'uno di fronte all'altro, mentre erano vicino al confine della Foresta Nera. Varsos aveva la piccola in braccio. Clizia muoveva le manine mentre piangeva con foga. Un vento poderoso spostò le cime degli alberi, la notte era calata. Erastos era colmo dall'ira, nella sua mano destra teneva stretta l'elsa della sua spada. La camicia bianca con le maniche lunghe, ondeggiava a causa del vento. I pantaloni aderenti mostravano le sue gambe toniche, mentre attorno alla vita aveva una cintura con un sacchetto in pelle.
Erastos – L'atto che hai fatto davanti ai miei occhi è oltraggioso, mai avrei creduto a un simile gesto! Mai avrei creduto che il mio migliore amico, fratello di spada e d'onore, tradisse la mia fedeltà. – Digrignò i denti – Hai rapito mia figlia per il tuo piano, per un piano folle e malsano!
Le labbra carnose dell'Angelo erano secche, i capelli corti e ondulati si mossero mentre gli occhi marroni erano nervosi. Varsos guardò la piccola mentre nell'altra mano teneva la spada. Le ali color verde muschio erano chiuse. L'uomo si morse le labbra, sfiorandosi la piccola cicatrice sul labbro inferiore. Gli occhi verdi erano socchiusi e i capelli castani erano legati con un cordoncino di seta, il dread era decorato con perline.
Varsos – Le cose cambiano, amico mio. Volevo convincerti a schierarti dalla mia parte, potevamo essere i padroni delle due Dimensioni. Vivere eternamente ed essere immortali. Ma tu... sei troppo stupido per capire questo splendido sogno.
Erastos – Splendido sogno?! Sei pazzo! La tua idea ci condannerà tutti quanti! Hai disobbedito alle leggi e hai rapito mia figlia per arrivare a questo antico potere! Non meriti pietà!
Erastos spiccò il volo e attaccò il Generale, egli si parò mettendo la spada orizzontalmente. Le due spade si toccarono emanando delle scintille di luce che caddero sul terreno fangoso. Varsos era svantaggiato poiché teneva la piccola con un braccio, spostò Erastos e volò verso un albero, il padre di Clizia lo seguì. I due Angeli combatterono in cielo, il rumore delle spade echeggiava quella notte. Alcune piume caddero al suolo, mentre il sudore della fronte dei due combattenti scendeva sul loro volto. Quando le due lame si scontrarono, i due nemici si osservarono l'uno di fronte all'altro. Varsos si libero dall'attacco e volò sempre più in alto, sotto ai due Angeli c'era una pianura di rocce. Erastos lo attaccò di nuovo, urlando con ira, Varsos parò i tondi e i fendenti del nemico. Il padre di Clizia aveva il cuore a pezzi, i ricordi dell'amicizia e delle battaglie che aveva condiviso con Varsos si strapparono in mille pezzi. Varsos era in svantaggio, infatti sapeva che Erastos era forte e agile con la spada. Il Generale pensò a un folle gesto per ottenere la vittoria. Varsos si spostò di lato e parò un altro fendente, l'Angelo si mise sopra alla pianura colma di massi appuntiti e prendendo Clizia dalla copertina, la mostrò al padre. La piccola sorretta solo dalla mano del nemico, continuò a piangere. Il suo corpicino dondolava nel vuoto. Erastos si bloccò e spalancò gli occhi a un metro dal rivale. Le sue mani tenevano l'elsa della spada, la sua bocca era aperta.
Erastos – Che vuoi fare?! Non oserai...
Varsos respirò con fatica, guardò il terreno a qualche metro d'altezza e sorrise con malignità.
Varsos – Oserò se tu non mi darai ciò che voglio. Scegli Erastos, scegli tra tua figlia o il potere. Lo sai che i Nefilim non hanno le ali. – Rise – Prova ad immaginare la sua piccola testolina spiaccicata su quelle pietre appuntite.
Erastos – Non farlo!
Varsos – Scelta sbagliata, amico mio.
Varsos mollò la presa dalla copertina, Clizia precipitò a cento metri d'altezza, Erastos spalancò gli occhi.
Erastos – Clizia!!
L'Angelo con le ali bianche scese in picchiata e aprendo una mano cercò di prendere la copertina della piccola. Quando ci riuscì la posò sul petto e la strinse. Varsos scese in picchiata e si mise vicino all'amico, fissando l'ala sinistra. Erastos era troppo impegnato per notare il rivale. Varsos rise e con un tondo deciso, tagliò di netto l'ala dell'amico. Erastos roteò e precipitò sempre più vicino alla terra, urlando di dolore e stringendo sua figlia. Varsos lo prese per i capelli e posando bruscamente i piedi sulla schiena, tagliò anche l'altra ala, per poi spingerlo verso il basso. Un altro urlò risuonò quella notte, Erastos era bianco in volto, mentre le sue ali caddero al suolo. Varsos lo lasciò e rise restando a mezz'aria, osservando il sangue fuoriuscire dalla schiena dell'amico e le piume grigie e bianche sfiorare il suo corpo. Il contatto con il terreno era stato violento e brutale, le ossa delle ali erano ancora visibili e il sangue usciva a fiotti dalla carne e dai nervi. L'Angelo rotolò per qualche metro, lasciando la presa della sua spada. Quando il suo corpo si fermò, le urla di dolore e d'angoscia uscirono dalla sua bocca. I suoi occhi marroni erano chiusi, mentre stringeva con protezione sua figlia. Una scia di sangue e piume dipinse il terreno. Varsos atterrò dopo qualche secondo, mentre osservava la sua vittoria. La bocca di Erastos era sporca di sangue, i suoi occhi si aprirono e osservarono la piccola. L'Angelo accennò un sorriso quando scoprì che era ancora viva. Clizia agitò le manine e toccò il mento di suo padre, Erastos tossì e tremò per quel dolore così intenso, baciò le manine della neonata e cercò di alzarsi, ma non ci riuscì. Il Generale pulì la spada e si avvicinò lentamente, ampliando le sue ali color verde muschio.
Varsos – L'amore per quell'umana ti ha reso debole e le tue stupende ali non meritavano un simile padrone. Ti ho fatto un favore, sai?
Il nemico avanzò e quando fu accanto a Erastos gli diede un calcio sulle scapole. Erastos urlò di dolore e strinse sua figlia. Varsos gli diede un calcio sul volto e lo fece girare di lato. Erastos tossì e sporcò con il proprio sangue il terreno. Il suo corpo tremava, i respiri erano irregolari, attorno al collo aveva la catenina con la Chiave del Tempo. Il Generale sorrise e cercò di prenderla, ma Erastos tolse la mano con un calcio. Varsos urlò con rabbia e cercò di prendere Clizia. L'Angelo dei Sacri Doni spalancò gli occhi, il Generale prese la bambina e la strappò dalle mani del padre.
Erastos – N-no... - sussurrò con dolore.
Varsos – Tranquillo mi occuperò io di lei – rise.
Il Generale fece qualche passo all'indietro e si toccò la barba castana. Erastos guardò il cielo e cercò d'alzarsi, il Generale lo colpì con il pomolo della spada, facendolo cadere a terra. Erastos sputò sangue e guardò di lato la sua bambina. Una sua mano tremante strinse la chiave e i suoi occhi diventarono colmi di lacrime.
Erastos – C-Clizia... - sussurrò.
Non appena che il nemico alzò lo sguardo verso Erastos, una luce dorata e grigiastra fuoriuscì dalla mano dell'Angelo. L'Angelo dei Sacri Doni chiuse gli occhi e sentì quella luce pervadere il suo corpo, Varsos spalancò gli occhi e osservò il potere della chiave. La luce emise delle scariche elettriche, le quali toccarono alcuni massi appuntiti.
Varsos – Che stai facendo?! Non oserai usarla!
Erastos aprì un occhio e deglutì a fatica.
Erastos – D-desidero aver la forza di portar via mia figlia e di chiamare colui che possa proteggerla. Blocca il tempo, lo pretendo!
Varsos – L'unico desiderio della tua vita! No!
La luce si espanse fino a creare una bolla magica. Erastos deglutì e osservò che all'interno di quella bolla che intrappolava lui, Clizia e Varsos il tempo si era bloccato. L'Angelo dei Sacri Doni sentì la forza che aveva richiesto. L'unico che era immobile era Varsos. Clizia era immune come suo padre, l'Angelo senza ali si alzò a fatica e si avvicinò al rivale, prese sua figlia tra le braccia e barcollando si avviò verso la Foresta Nera. Aveva solo qualche minuto, prima che il tempo ritornasse a scorre. Quando arrivò all'interno della foresta, tolse la collana e l'avvolse nella copertina di Clizia, nascondendola perfettamente. L'uomo sapeva che una volta tornata tra le braccia di Arabella, la Regina Della Roccia l'avrebbe trovata, protetta e nascosta. Erastos cadde a terra due volte, ma poi si alzò di nuovo. Ritirò ciò che rimaneva delle ali e urlò dal dolore. Si inginocchiò sul terreno e tremò, mentre la sua fronte era bagnata dal sudore. Clizia mugugnò e frignò, sfiorò con la manina la guancia di suo padre. Erastos le sorrise e cercò di coccolarla. La sua voce era un sussurro di dolore.
Erastos – P-piccola mia... a-andrà tutto b-bene.
La piccola si ciucciò un pugnetto osservando gli occhi di suo padre, Erastos deglutì a fatica e le sfiorò una guancia.
Erastos – R-ricordati il tuo ruolo... r-ricorda che l- l'ho fatto solo per te. T-ti vorrò sempre – tossì – bene. Il papà t-ti ama tanto e ci sarà s-sempre per te – tossì.
L'Angelo camminò con fatica verso un albero, per pattuire un accordo che lo avrebbe portato alla morte.
Varsos finì il racconto mostrando un sorriso beffardo, mise le mani dietro alla schiena e guardò una vetrata del corridoio. Tarasios si avvicinò ad una parete e fissò il soffitto con dei sgargianti dipinti color ambra.
Varsos – Quando la magia del tempo finì, scappai da quel luogo. Non volevo che i mandati degli Angeli dei Sacri Doni mi trovassero. Quando tornai nella Dimensione Sirona, Electre, Hippokràtes e Macaone cercarono Erastos in lungo e in largo. Sapevano che il loro stupido amico aveva pianificato di fermare un misterioso nemico, cioè me. Sapevano anche che voleva invocare il tuo stupido amante per proteggerti. Erastos si era confidato con Electre! Quella donna sapeva che qualcuno ti voleva e che Erastos non si fidava più di nessuno, lei conosceva il suo progetto.
Clizia strinse l'abito con le mani e lo guardò mentre piangeva. Varsos socchiuse gli occhi e si toccò il mento, coperto dalla sottile barba.
Varsos – Quando gli Angeli dei Sacri Doni trovarono le ali e la spada di Erastos su quella pianura, beh... capirono che aveva attuato il suo piano e che qualcuno l'aveva ucciso. Il resto lo sai.
Tarasios si avvicinò con passo lento, si strofinò le mani.
Tarasios – Già. Dopodiché abbiamo cambiato i nostri piani per prelevare la chiave, ma tua madre era ancora vigile e aveva sempre un contatto diretto con Electre. Quindi abbiamo atteso finché tutti i tuoi parenti più stretti non fossero morti, solo allora avremmo deciso di attaccare. Varsos se ne stava "addolorato" nel suo palazzo, mentre io obbedivo ai suoi piani dalle poche lettere che mi mandava. Nulla di più facile – rise.
Varsos si avvicinò a Clizia, si inginocchiò e le prese la mandibola.
Varsos – Tuo padre è morto per colpa del tuo stesso Demone Minore. È vero, gli ho tagliato le ali ma il colpo di grazia l'ha dato il tuo amante.
Clizia si morse le labbra e alzando una mano diede una sberla al marito, togliendo la sua presa su di lei. La giovane si alzò e corse via, chiudendosi in una stanza del castello. Varsos restò con Tarasios in quel corridoio, i due Angeli si fissarono mentre si avviarono verso l'uscita di quel luogo.
Tarasios – Che caratterino.
Varsos – Testarda come suo padre, ma è domabile. Allora... i Cacciatori Bianchi sono pronti?
Tarasios – Certamente. Non appena Electre vi dichiarerà guerra, saranno a vostra completa disposizione.
L'uno era di fianco dell'altro, i due scesero dalla scalinata che conduceva al pianterreno ed entrarono in un'ampia sala.
Varsos – Perfetto. Ho deciso che proverò a tornare indietro nel tempo non appena Clizia sarà debole e stanca. E se lei non lo vorrà fare, quel piccolo sgorbio di mio figlio mi aiuterà.
Tarasios – Che padre amorevole – rise.
I due continuarono a parlare nella grande sala decorata con piante, ritratti e statue. Clizia urlò con dolore mentre camminava all'interno della stanza, le lacrime scesero sulle sue guance. Le braccia e le mani si dipinsero di quei stupendi tribali. La fanciulla si asciugò le guance e calciò il baule e la sedia in legno che erano lì, era una stanza dove molto spesso si cambiava d'abito. Le pareti verdi erano decorate con dei fiori, mentre il soffitto bianco raffigurava una donna con un amante.
Un altro padre era ritornato nella sua triste e cupa Dimensione. Rubellius mugugnò all'interno della sua caverna e camminò avanti e indietro. Toccandosi la collana con la boccetta e la spilla, le sue orecchie a punta si mossero, mentre un demone tozzo e con la pelle viola si era appollaiato sul suo letto. Era un demone Anziano, ma aveva superato di molto i mille anni. Le corna rosse arrivavano sulle scapole, mentre le scaglie verdi coprirono le gambe pelose e la pancia.
Lupus – Le cose che mi hai detto sono gravi, Rubellius. Se ciò che dici è vero, le due Dimensioni potrebbero collassare e ridursi nel nulla.
Rubellius – Non ti mentirei su questo fatto. Devi avvisare gli altri demoni Anziani. Loro devono addestrare i giovani nel caso succedesse una guerra.
Lupus mugugnò mostrando i canini lunghi e affilati, gli occhi verdi erano due per lato. La notizia di quello che voleva fare Varsos arrivò alle orecchie dei Demoni Minori, nessuno voleva rovinare l'equilibrio dell'universo.
Lupus – Vedrò cosa posso fare, lo sai benissimo che addestrare i giovani non è facile. Non obbediscono a nessuno.
Rubellius mostrò le mani con agitazione, i capelli rossi ondeggiarono sfiorando il suo addome, le corna blu erano illuminate dalle pietre gialle.
Rubellius – Lo so! Non ti sto chiedendo di creare un'alleanza tra gli Angeli e i Demoni Minori, ma...
Lupus – Oh no, la stai pretendendo, Rubellius. Facciamo così, posso trovarti dei Demoni Minori pronti a seguirti, ma ne pagherai tu le conseguenze se tutto questo andrà in malora.
Rubellius – Probabilmente andrà in malora lo stesso – mosse le spalle.
Lupus – Vedrò cosa posso fare.
Rubellius incrociò le braccia accennando un sorriso beffardo, Lupus scese dal letto e tossì, posando le mani sulla pancia.
Lupus – Un'alleanza tra gli Angeli – rise – non sentivo questa notizia da quando i nostri Antenati piantarono i primi Umbras.
Rubellius spalancò gli occhi e si spostò fermando l'amico.
Rubellius – Aspetta! Pensavo che nessun Angelo e Demone Minore potesse creare un simile gesto.
Lupus sbuffò e si grattò il mento ricoperto dalle cicatrici e dalle piccole corna rosse.
Lupus – Non è la prima volta che una creatura folle cerca di distruggere le due Dimensioni. All'epoca dei nostri Antenati, un demone volle disintegrare questa Dimensione e quella degli Angeli, roba da matti. – Gesticolò con la mano destra – Non contento si trasformò in Demone Maggiore e insieme ai suoi seguaci varcò il confine delle due Dimensioni. Allora i nostri Antenati chiesero agli Angeli una breve e fredda alleanza, per tutelare i Due Regni.
Rubellius – E ce la fecero?
Lupus – Altroché... solo che dopo la battaglia, le due fazioni si dichiararono di nuovo guerra. Come si suol dire "ti do una mano per sconfiggere il terzo incomodo e poi torniamo a ucciderci a vicenda." – Rise agitando un dito – Nessuno si deve permettere di danneggiare l'equilibrio dell'universo. Come successe in quei millenni, lo stesso successe nel Grande Sterminio.
Rubellius si grattò la guancia, accompagnò Lupus fuori dalla sua dimora e mise le mani dietro alla schiena.
Rubellius – Ogni volta penso di sapere, invece...
Lupus – Anche i più Anziani non finiscono mai d'imparare.
Rubellius schioccò la lingua e si toccò il mento, socchiuse gli occhi viola e si tastò le labbra blu.
Rubellius – Posso chiederti una piccola cosa sui nostri Antenati?
Lupus alzò un sopracciglio squamato e si grattò la nuca con i capelli verdi.
Lupus – Da quando in qua sei diventato così curioso? Il tuo mentore lo sapeva che fai delle domande così insopportabili?
Rubellius – No, ma Bardus mi ripeteva che ero un accumulo di sterco e capelli rossi. Mi insultava sempre quando tornava da un'unione con la sua compagna – rise.
Lupus si voltò verso le tre pietre e fece un inchino.
Lupus – Onore a te, demone guerriero. – Rise – Ma su chiedi.
Rubellius camminò attorno all'amico e lo guardò, aveva una faccia così ridicola che Lupus si trattene di tirargli una ginocchiata sull'addome.
Rubellius – Quando c'è stata quella cosa dei "Amici innaturali risolviamo questo pasticcio", per caso... le loro donne ci hanno fatto dei pensierini sui nostri aitanti demoniaci? Oppure sai com'è... anche le nostre donne sono molto prosperose e... - fece un sorriso ironico mimando il seno.
Lupus socchiuse gli occhi con disgusto e agitò le mani.
Lupus – Mi stai chiedendo se quelle celebrolese delle nostre donne si sono unite con loro? Agitando quei culi sodi mentre urlavano di piacere?!
Rubellius mugugnò e schioccò la lingua.
Rubellius – Esattamente.
L'Anziano chiuse gli occhi e annuì.
Lupus – Ovvio che sì. Anzi... credo che siano state le femmine degli Angeli a giacere con alcuni dei nostri. Insomma... sono tipi abbastanza noiosi i loro compagni.
Rubellius – E da quella unione per caso sono stati concepiti degli ibridi? Forse un Demone Minore si è infatuato e... - agitò le mani.
Lupus – Credo di sì. Ma anche se fosse, il demone doveva essere veramente innamorato o stupido da provare amore per un Angelo. Da quello che so non si ebbe la prova concreta sulla riproduzione prima del Grande Sterminio. Anche se alcuni Antenati citarono su alcuni libri questi ibridi. – Mosse le dita – Dissero che quelle cosine non sopravvissero, sai agli Angeli e ai Demoni Minori non piaceva questa cosa. Poiché non c'era mai un punto di ritrovo per gestire quegli ibridi.
Rubellius posò una mano sulla spalla dell'amico e lo riaccompagnò nella sua caverna.
Rubellius – Allora è meglio costruire un ritrovo ora, prima che la situazione peggiori.
Lupus lo guardò male e lo seguì, il demone era pronto ad ascoltarlo per capire dove voleva andare a parare.
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Avviso: Ecco a voi il nuovo banner che voi lettori avete citato nell'avviso. (Ho messo insieme le vostre idee ed eccolo qui).
Ps: Ho posto al libro il bollino adulti poichè non ho risolto nulla con la classifica. Quindi ritroverete nei vecchi e nuovi capitoli le parti integrali e piccanti. Buona lettura. :3
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