Capitolo 37 - Il Guardiano del Passaggio
I tre viaggiatori continuarono il loro percorso dopo la turbolenta nottata. Fulke controllò adeguatamente la mappa e capì che mancava soltanto un giorno all'arrivo delle Pianure Gialle. Rubellius si era ripreso adeguatamente e aveva lasciato dormire Clizia per tutta la mattina, facendola riposare sulla groppa di Tenebris. I due uomini parlarono con tranquillità mentre attraversarono una strada sabbiosa, circondata da dei meravigliosi agrifogli. La mappa dell'uomo indicò precisamente una rocciosa salita coperta dalle achirante aspre, tipiche di quelle zone. Quando i due uomini discesero quella rocciosa zona, camminarono verso una strada battuta che usavano i contadini e i mercanti. Rubellius teneva le redini del suo destriero per non farlo agitare e svegliar la giovane. La strada li stava conducendo a un'immensa pianura di vigneti e alberi da frutto, ma più in là c'era un campo ben evidente e straordinariamente bello. Fulke indicò quella zona con un dito e sorrise.
Fulke - Ecco le Pianure Gialle. Superiamo i vigneti e siamo arrivati.
Rubellius - Mi sono sempre chiesto perché si chiamano Pianure Gialle?
L'uomo controllò la mappa e sorrise, osservando il significato di quel nome.
Fulke - Si chiamano così perché sono immense pianure coperte soltanto dai girasoli.
Rubellius si stupì per la spiegazione dell'amico, i tre viaggiatori continuarono il loro percorso su quella strada e alcune volte si misero in disparte per far passare i vari commercianti e contadini che lavoravano in quelle terre. Dopo un'oretta di viaggio la strada si allargò, mostrando ai due uomini i stupendi vigneti che erano posti ai lati di quel tragitto. Passò una mezz'ora finché i tre esploratori uscirono da quel campo, trovandosi con molta felicità al confine delle Pianure Gialle. Fulke controllò la mappa e notò un piccolo ruscello in mezzo al campo di girasoli, le acque indicavano un laghetto che permetteva ai viaggiatori un passaggio sicuro.
In quel momento Clizia aprì gli occhi e sbadigliò, Rubellius la guardò e le sorrise.
Rubellius - La signorina si è svegliata, vedo che ti è piaciuto dormire con me. Sono bravo a rilassare le fanciulle. - rise.
Clizia - Seh certo. Comunque buongiorno.
Fulke li zittì per un momento guardando il ruscello che si allungava verso quei campi di girasoli. Il demone si avvicinò all'amico e guardò la mappa.
Rubellius - Cosa dice la mappa?
Fulke - Dobbiamo seguire il ruscello. Dobbiamo uscire da questo campo di girasoli e arrivare al Laghetto del Pianto.
I tre si osservarono e seguirono le indicazioni dell'uomo, Rubellius controllò Tenebris e seguì la riva del ruscello. Clizia si guardò attorno immersa da quei meravigliosi girasoli.
Quando i tre lasciarono alle spalle il campo di girasoli si trovarono di fronte al Laghetto del Pianto. Rubellius notò che oltre a quel laghetto, circondato dai salici piangenti, c'era una immensa pianura priva di alberi. Fulke rimase esterrefatto quando osservò che al di là c'erano le montagne di Ebe. Il mezzo-demone controllò la mappa e sbuffò, Clizia guardò i suoi compagni rimanendo in silenzio.
Fulke - C'è un piccolo problema. Qui le indicazioni si interrompono. Mio padre dice di essere arrivato dagli Angeli, ma non ci dice come.
Rubellius lasciò le redini di Tenebris e prese la mappa, imprecando sottovoce.
Rubellius - Cosa?!
Fulke - Vedi? Non c'è niente, solo una piccola nota sul loro aspetto.
Rubellius - Abbiamo fatto tutta questa strada per niente!? Perché tuo padre si è scordato di mettere l'indicazione!?
Fulke - Ehi! Qui ha detto che c'è arrivato, forse abbiamo sbagliato qualcosa!
I due uomini si fissarono parlando con foga e rabbia, passandosi la mappa tra le mani. Come succedeva spesso in quel mondo, molti contadini si rifiutavano di esplorare oltre le Pianure Gialle per paura d'incontrare dei briganti. Clizia scese da Tenebris e si avvicinò al laghetto, c'era qualcosa di strano in quelle acque. Un uccellino si avvicinò alla riva per bere un po' d'acqua, Clizia l'osservò, notando delle bolle d'aria sulla superficie trasparente. La piccola bestiola continuò a bere, ignara di quello che stava succedendo.
La giovane deglutì e gridò dalla paura quando un braccio color indaco fuoriuscì dall'acqua e prese l'uccellino di sorpresa, portandolo con sé nelle profondità del laghetto. Rubellius e Fulke si voltarono udendo il grido della giovane, Rubellius diede la mappa all'amico e si avvicinò alla ragazza guardando la sua paura.
Rubellius - Che succede?!
La giovane indicò il punto dove il piccolo animale era stato preso, la voce tremante avvisò i due.
Clizia - È u- uscito un braccio... c'era un uccellino che stava bevendo e un b- braccio l'ha preso.
Fulke si avvicinò all'amico e piegò la mappa mettendola nel suo borsellino in pelle.
Fulke - Credi che ci sia un demone?
I due uomini si fissarono per un secondo, Rubellius sospirò stringendo il pugno del braccio fasciato. Il demone si avvicinò al laghetto e camminò sulla riva, si inginocchiò e immerse la mano nell'acqua. Le dita del demone rosso mossero l'acqua e delle sottili onde scivolarono sulla superficie. In quell'istante Clizia notò di nuovo quelle bolle d'aria scoppiare sulla superficie del lago, Fulke sbuffò mettendo i pugni stretti sui fianchi.
Fulke - Allora?!
Rubellius fissò la sua mano e non rispose all'impazienza dell'amico. In quei pochi minuti, il rumore scrosciante dell'acqua aumentò facendo uscire dal laghetto lo stesso arto che la giovane aveva visto. La fanciulla indicò con un dito il braccio e urlò di nuovo, la mano palmata cercava con velocità di prendere l'arto del demone rosso. Rubellius si morse le labbra e non appena che la mano azzurra cercò di acchiapparlo, il demone spostò le braccia e con precisione e forza prese il braccio della misteriosa creatura. Le sue mani diventarono nere e gli artigli si allungarono ferendo quella carne squamata. Rubellius tirò grazie alla forza delle gambe quell'essere, trascinandolo verso la riva. Il demone rosso rise mentre sentì un gemito provenire da quella misteriosa figura.
Rubellius - Ah! Un Demone Minore degli abissi! Sono dei bastardi quando si nascondono - rise.
L'essere misterioso si mosse come un pesce che cercava di ritornare nel suo rifugio, Rubellius lo trascinò mettendolo a qualche metro di distanza dal laghetto. La creatura con la pelle azzurra e con le scaglie perlate, mostrò i denti appuntiti. Rubellius si alzò spostandosi i capelli dal volto e ridendo per la faticosa pesca, Clizia si avvicinò, notando il Demone Minore con la pelle squamata.
Rufina - Disgraziato! Bastardo! Maledetto, tu come osi gettarmi sulla terra?!
Il demone rosso camminò sulla riva ma alla fine si inginocchiò di fronte a lei. Il demone misterioso era una femmina, il viso rotondo era ricoperto dalle piccole scaglie perlate e il corpo suadente era viscido, i suoi arti erano palmati e i capelli color argento sembravano delle meravigliose alghe.
Rubellius - Oso, oso dolcezza - rise.
Il demone femminile alzò lo sguardo e gettò della terra contro Rubellius, sul collo aveva delle lunghe branchie. I due si fissarono per un secondo e stettero in silenzio, la donna sorrise al demone e parlò con la sua voce acuta, riconoscendo le mani nere e gli occhi viola.
Rufina - Oh ma tu sei il demone con i capelli rossi. Rubellius - rise.
Rubellius posò le braccia sulle ginocchia piegate e le sorrise, facendole l'occhiolino. Rufina si morse un labbro blu e si trascinò con le braccia, Clizia la guardò con ira mentre stringeva i pugni. Il demone femminile piegò una gamba, mostrando con sensualità i suoi seni coperti dalle squame.
Rufina - E come mai sei qui? Credevo che fossi nella nostra piccola e cupa Dimensione.
Rubellius - Sai com'è, lavoro.
Rufina - Oh, capisco. E ti fermerai per molto?
Rufina si voltò mettendosi a pancia in giù, disegnò con un dito squamato un cerchio sul terreno senza motivo. Rubellius posò una mano sulle labbra e mugugnò.
Rubellius - No. Devo sistemare un po' di cose. Io e miei compagni stiamo cercando gli Angeli. Un demone guerriero ci ha indicato questa strada.
Rufina - Oh il demone con le asce e il corpo muscoloso - mugugnò con eccitazione - sì, mi ricordo.
Fulke incrociò le braccia con nervosismo, il suo volto era identico a quello di Clizia, entrambi provavano rabbia e disgusto per quella donna.
Rubellius - Tu sai dov'è andato?
La donna mugugnò e rise con voce frizzante, si girò mettendosi a pancia in su.
Rufina - Certamente. Ma non te lo dirò. Gli Angeli mi hanno ordinato di non dir a nessuno il loro posto segreto.
La donna accavallò le gambe magre e mugugnò socchiudendo gli occhi.
Rufina - Mi hanno detto che se me ne stavo zitta e buona mi risparmiavano la vita. In più sono io quella che tutela il loro rifugio.
Rubellius - E come mai quel demone guerriero è riuscito a raggiungerli?
Rubellius fissò la donna e sembrò affascinato dal suo fisico, Rufina si morse le labbra e rise.
Rufina - Ha pagato un pedaggio, un pedaggio piacevole.
Fulke sbuffò e strinse i pugni, i suoi occhi diventarono gialli per l'ira, Clizia lo calmò prendendo le redini della situazione.
Clizia - Rubellius! Non qui, non accanto a Fulke.
I due demoni si voltarono notando l'uomo e la ragazza, Rufina guardò il giovane osservando il suo fisico ignorando completamente Clizia.
Rufina - Perché? Cosa vuole quella stupida?
Rubellius si alzò e si avvicinò ai suoi compagni, Fulke prese una delle due asce e sentì la donna ridere. L'uomo tastò il manico dell'arma e la minacciò con ira.
Fulke - Posso sopportare tutto, ma non le amanti di mio padre! Fiata di nuovo in mia presenza e ti taglierò quella dannata testa! Hai capito?
Rufina lo guardò e posò le mani sotto il mento.
Rufina - Oh... ma sei il figlio di quel possente demone giallo. Oh beh... tale padre, tale figlio.
Rubellius cercò di calmar l'amico, Clizia si avvicinò alla donna e la osservò con disprezzo.
Clizia - Dicci per favore come arrivare dagli Angeli.
La donna dal corpo azzurro la fissò e sbuffò.
Rufina - Oh beh c'è solo un modo per pagare questo pedaggio.
La donna alzò la voce e mosse le mani cercando l'attenzione del demone rosso.
Rufina - Tesoro vuoi pagarlo tu? Stanotte?
Clizia alzò la voce mettendosi tra i due e posò i pugni stretti sui fianchi.
Clizia - No! Rubellius non farà nulla di ciò che pensi!
Rubellius si avvicinò alle due donne e sospirò, i suoi occhi viola non si tolsero dal fisico di Rufina.
Rubellius - Se ci dirai come arrivare dagli Angeli, allora sì.
Il demone femminile rise per la felicità, muovendo le braccia e le mani. Clizia guardò Rubellius e batté un piede sul terreno, il suo volto era sconvolto, non avrebbe accettato un simile affronto da parte sua.
Clizia - Cosa?! E se non ci dice la verità?!
Il demone rosso posò le mani sui fianchi e mosse la testa osservando il comportamento di Clizia.
Rubellius - In quel caso la ucciderò. Ma che problemi ti fai? Non è mica la prima volta che un demone femminile mi chiede queste cose.
Clizia lo guardò con disprezzo, alzò le mani verso l'alto prendendo all'ultimo le redini di Tenebris, il cavallo nitrì sentendo la tensione.
Clizia - Fai quello che vuoi!
Fulke la seguì dando le spalle all'amico, Rubellius si toccò la fronte e corse da loro prendendo Clizia per un braccio.
Rubellius - Aspetta! Mi vuoi dire perché reagisci così?
La ragazza strattonò la presa finché non si liberò, i due si osservarono l'uno di fronte all'altro.
Clizia - Secondo te?! Pensaci da solo se sei tanto bravo!
Il demone rosso osservò gli occhi di Clizia e spalancò i suoi quando capì ciò che la giovane stava mostrando.
Rubellius - Sei gelosa?
La giovane fece un gridolino d'ira e guardò il cielo azzurro. Rubellius si grattò il capo cercando di mettere a posto a quella situazione.
Rubellius - Ascolta Clizia è normale che sei gelosa, ma è l'unico modo per arrivare dagli Angeli.
Clizia - Spera per te che quella sgualdrina ci porti dritta dagli Angeli, o perderai qualcos'altro stanotte.
La fanciulla si diresse verso Fulke e lo accompagnò vicino ai girasoli. Il demone femminile si alzò con un balzo leggiadro e si avvicinò al demone rosso, posando le mani sulle sue spalle. Rubellius sentì la sua voce sussurrandogli qualcosa.
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Quando la notte arrivò, Fulke e Clizia si accamparono vicino al campo di girasoli, evitando di stare vicini al laghetto. Tenebris mangiucchiò un po' d'erba e guardò la pianura priva di qualsiasi albero. I due erano seduti per terra mentre parlavano e mangiavano la cena, Fulke socchiuse gli occhi con amarezza, le parole della donna non gli andavano giù. Clizia notò il suo volto e con voce fievole lo consolò.
Clizia - Mi dispiace per le cose che ha detto quella donna.
Fulke fece spallucce e prese delle provviste nelle borse di Tenebris, il cavallo nitrì osservando i due viaggiatori.
Fulke - Tranquilla, so bene che mio padre non era uno stinco di santo.
La giovane prese il diario di sua madre e lo sfogliò, leggendo alcuni pezzi e cercando di capire alcune cose. Rubellius continuò a stare con il demone femminile, i loro piaceri non erano udibili poiché si erano nascosti per bene.
Dopo un paio di ore Fulke e Clizia sentirono qualcuno muoversi accanto a loro, Rubellius spostò qualche girasole e sorrise con gioia, mostrando una foglia con dei simboli scritti sulla superficie. Il demone aveva il colletto della camicia aperto e il tessuto leggermente stropicciato fuoriusciva dai suoi pantaloni marroni. Il demone era sudato e le ciocche rosse sembravano aver fatto la lotta con le foglie del terreno. Si era vestito di fretta e furia, Clizia lo notò dagli abiti.
Rubellius - Eccomi! Non ci crederete mai, ma siamo praticamente davanti agli Angeli.
Il demone si sedette accanto a loro e mostrò la foglia stropicciata. Non aveva letto il contenuto poichè era stanco dall'atto carnale con quel demone femminile. Indicò il campo deserto che era di fronte.
Rubellius - C'è un luogo nascosto dove si trovano gli Angeli. È protetto da una barriera magica, Rufina mi ha detto di pronunciare queste parole davanti alla barriera così da creare il passaggio. È stata dura in tutti i sensi - rise - ma c'è l'abbiamo fatta.
La fanciulla sentì quelle parole con tristezza, strinse il diario di sua madre e lo gettò per terra. Le sue spalle tremarono mentre gli occhi iniziarono a lacrimare, Rubellius la guardò e cercò la sua attenzione allungando un braccio verso di lei. Clizia lo rifiutò dando una sberla alla sua mano, poi camminò allontanandosi dai due uomini. Fulke sospirò osservando il comportamento ma non volle dir nulla poiché notava in Rubellius un certo malore emotivo.
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