Capitolo 29 - Il commercio di Ebe
Il giorno dopo il demone dell'ombre se ne andò salutando con un sorriso fievole Rubellius e i suoi compagni. I tre viaggiatori scesero dalla collina dov'erano posti e camminarono sulla gigantesca pianura, avvicinandosi alla quercia.
Clizia teneva le redini di Tenebris mentre seguiva i due uomini davanti a loro, la pianura era rocciosa e con pochi alberi. Quando i tre arrivarono ai piedi della quercia, osservano sotto ai loro piedi un disegno fatto con dei piccoli sassi bianchi. Rubellius si voltò guardando i suoi compagni, poiché erano dietro di lui. Il cielo sopra alle loro teste era sereno e gli uccelli cantavano con tranquillità. Il demone indicò la roccia vicino alla quercia e il cerchio di sassi.
Rubellius - Mettevi al centro del cerchio. Mi raccomando, non muovetevi per nessuna ragione. Va bene?
Clizia spostò Tenebris al centro del cerchio, mentre Fulke si mise accanto al muso del cavallo. Rubellius si avvicinò alla gigantesca pietra e posò le mani sulla superficie ruvida e fredda, chiuse gli occhi e pronunciò sottovoce delle strane parole. Le piccole luci che Rubellius e Clizia avevano visto la notte precedente, si espansero sulle radici della quercia sfiorando il tronco. Queste si librarono come delle piccole lucciole e toccarono il gigantesco masso, illuminando le piccole incisioni. Un fumo blu fuoriuscì da quelle incisioni e spostò i fili d'erba, avvicinandosi al cerchio di pietra. Rubellius staccò le mani e andò dai suoi compagni prendendo le redini di Tenebris. Clizia osservò con incredulità il fumo che stava circondando il cerchio.
Rubellius - Non muovetevi! Andrà tutto bene.
Clizia chiuse gli occhi e strinse le redini di Tenebris per la paura. Il fumo si espanse e coprì i loro corpi come una cupola, un vento pesante spostò i rami della quercia. Da quel fumo fuoriuscì un lampo di luce che salì verso il cielo, facendo scomparire i tre viandanti. Clizia, Rubellius e Fulke non c'erano più in quel cerchio di pietra. Il vento si placò e la gigantesca pietra che si era illuminata ritornò priva di ogni colore.
Dall'altra parte del mondo, precisamente nel continente Ebe, il portale che collegava i vari passaggi, rappresentato da un ulivo, si illuminò di una strana luce verde. Il fumo dello stesso colore scivolò dalle sue radici mettendosi in un piccolo campo d'erba. Quando scomparì fece comparire i tre viaggiatori.
Tenebris nitrì muovendo il muso, Rubellius batté una sola volta le mani e sorrise. I tre viaggiatori erano all'interno di un meraviglioso campo d'ulivi. Clizia era stupita da quel luogo, la terra sotto ai suoi piedi era sabbiosa e la luce del sole le scaldava il viso.
Rubellius - Siamo arrivati a Ebe!
Clizia - Questa è Ebe? Ma dai libri che ho letto, sembrava più... viva.
Fulke - Sicuri che siamo a Ebe? Non è che hai sbagliato incantesimo?
Rubellius mosse le mani per scacciare le domande dei suoi compagni.
Rubellius - State tranquilli. Siamo a Ebe. Ora dobbiamo solo raggiungere il Porto di Ebe, poi passeremo per la Zona dei Mercanti.
La fanciulla e Fulke si guardarono, erano dubbiosi dalle parole del loro compagno.
Clizia - Allora... indicaci la strada.
Rubellius annuì e prese dalle borse di Tenebris un mantello marrone, se lo mise con velocità. Poi senza indugiare oltre, iniziò a camminare in mezzo a quella immensa distesa di ulivi.
I tre camminarono per un'oretta, finché non arrivarono ad una zona costiera dove a qualche chilometro di distanza si potevano notare dell'imbarcazioni. I loro passi si inoltrarono nella baia di Ebe, Clizia rimase stupita, in vita sua non aveva mai visto e sentito il profumo del mare. Il calore dolce le dipinse il volto di gioia, Fulke al contrario rimase perplesso da quelle rocce piccole e bianche nascoste dai pini marittimi.
Rubellius indicò una strada battuta per il passaggio dei carri e fece strada ai suoi compagni. Clizia si fermò alcune volte osservando con gioia la distesa azzurra di quel meraviglioso paesaggio, Rubellius attese Fulke che brontolava per la sabbia che gli entrava nei scarponi in pelle.
Clizia - Oh cielo. Ma è stupenda.
La giovane corse da Rubellius poiché era rimasta indietro, quando si fermò accanto a lui, posò le mani giunte sul petto. Il suo sorriso era ampio e gioioso come quello di una bambina, il demone notò il suo comportamento e ricambiò il sorriso.
Clizia - Tu sapevi come arrivarci e non mi hai mai detto come venir qui!? Se avessi saputo che era un luogo di pace, sarei venuta subito qui. Perché non me l'hai mai detto?
Rubellius osservò i vari viaggiatori e Cavalieri che passavano su quella strada.
Rubellius - In primo luogo ci vogliono mesi per arrivare a Ebe senza il portale. In secondo luogo credevo che tua madre ti avesse vietato certi posti. Di solito Ebe è piena di mercanti e viaggiatori, i Re non vengono mai qui.
Fulke sbuffò pesantemente quando si avvicinò ai due che stavano chiacchierando.
Fulke - A parere mio, qui fa troppo caldo per i miei gusti.
Rubellius rise e lo guardò socchiudendo gli occhi, la sua voce vivace lo prese di nuovo in giro.
Rubellius - Oh povero piccolo Fulke. L'uomo della Foresta Nera ha caldo.
Fulke guardò male l'amico e gli diede una spinta leggera sulla spalla, il demone rise guardando la sua espressione.
Fulke - Finiscila! La Foresta Nera è dieci volte meglio di questo posto.
Clizia notò la risata del demone e gioì per la serenità che varcava nel suo animo. I tre viaggiatori dovettero camminare sul ciglio del sentiero per non intralciare i vari carri e i Cavalieri che correvano su quella strada. La fanciulla guardò l'orizzonte e spalancò gli occhi quando notò un gigantesco Porto che accoglieva ogni genere di barca.
Rubellius - Ah il Porto di Ebe. Tutte le strade di Ebe portano a qui.
Rubellius indicò su un piccolo colle roccioso un paesino.
Rubellius - Vedete quello là in fondo? Quella è la Zona dei Mercanti di Ebe. Lì vivono i migliori mercanti di tutta Astrea. Non è molto lontano, forse nel pomeriggio riusciamo ad arrivarci.
Clizia era emozionata, sentì le voci dei viaggiatori e capì che mancava poco all'arrivo al Porto.
Clizia - Dicono che qui si possa trovare di tutto, è vero?!
Rubellius la fissò annuendo mentre la strada dove camminavano si stava collegando agli altri sentieri.
Rubellius - Di tutto, dalle merci più semplici a quelle più pregiate. Questo posto è la lussuria fatta in persona.
Clizia lo guardò non capendo ciò che voleva dire, Fulke incrociò le braccia notando i negozi e le case vicino all'ingresso del Porto.
Fulke - In che senso?
Rubellius - Lo scoprirai quando arriveremo alla Zona dei Mercanti.
I tre continuarono il loro cammino, finché non arrivarono al centro del Porto. Le strade di quel luogo si estendevano in tutte le direzioni, i negozi dei pescatori erano pieni di clienti. Un via vai di gente occupò l'intera zona, spostandosi frettolosamente da una bottega all'altra. Le barche che erano attraccate al Porto rappresentavano i piccoli feudi che si trovavano a Callisto. Fulke guardò la gente con meraviglia.
Fulke - Dove dobbiamo andare per raggiungere la Zona dei Mercanti?
L'uomo cercò di alzare la voce, poiché un via vai di chiacchiere e di urla da parte dei pescatori impedì una tranquilla comunicazione. Rubellius si guardò attorno cercando una strada fatta con dei ciottoli rossi, quando la trovò indicò la bottega di un fabbro che era vicino a quella via.
Rubellius - Di là. Statemi vicini, qui c'è il rischio di perdersi.
Fulke obbedì prendendo le redini di Tenebris, mentre Rubellius che era dalla parte opposta del suo destriero, si guardò indietro notando Clizia a qualche passo di distanza.
Rubellius - Clizia! Su andiamo!
La giovane si osservò attorno notando le persone, poi sentì il suo nome e si avvicinò a Rubellius. Il demone era leggermente seccato.
Rubellius - Ti ho detto di stare vicina a Tenebris. Non ti devi allontanare!
La giovane annuì mentre Rubellius le mostrò la sua mano, Clizia la prese e la strinse osservando quel stupendo luogo.
Clizia - Quando finiremo con gli Angeli, ci potremmo tornare!?
Rubellius - Se te lo permetteranno, sì.
La ragazza che teneva la mano del demone indicò un pescivendolo, l'uomo stava posando la sua merce sul bordo della via.
Clizia - Guarda quanti pesci! Oh cielo, pensa ai piatti prelibati che puoi fare con quelli.
Rubellius la guardò socchiudendo gli occhi e si grattò il mento con la mano destra.
Rubellius - Clizia non devi dire ad un uomo che ti piacciono i pesci o penserà male - rise.
Clizia lo fissò e lo spinse con la mano, Rubellius continuò a ridere facendo una vivace linguaccia.
Clizia - Vedo che l'umore ti è tornato, come al solito.
Il demone finì di ridere e le baciò la mano stretta nella sua. Fulke li osservò sorridendo per la loro vivace tenerezza.
Rubellius - Ovviamente, mia Regina.
La giovane guardò il gesto e arrossì, ma nascose il suo imbarazzo osservando il mare e le barche. Quando i tre viaggiatori imboccarono la strada ciottolosa indicata da Rubellius, le voci della gente diminuirono, poiché stavano abbandonando il Porto di Ebe.
Ai lati della strada c'erano i campi di rosmarino e capperi. Alcuni contadini stavano sistemando le piante per poi vendere i loro prodotti al Porto.
I tre continuarono a camminare per un'altra oretta, fermandosi per bere un po' d'acqua per poi proseguire arrivando alla Zona dei Mercanti.
Quello che Clizia vide fu un enorme villaggio con centinaia di bancherelle, negozi e botteghe di qualsiasi forma e dimensione. Le botteghe degli artigiani erano aperte e accoglievano con estrema felicità i loro clienti. La grande piazza principale del villaggio era colma di carri e carrozze, ai lati di quell'area c'erano le magnifiche case in pietra, dipinte con vari colori. Al centro della piazza c'era una fontana e un Tempio per gli Angeli. Le persone di varie etnie urlavano e chiacchieravano i prezzi delle loro merci, altri restavano ammaliati dai profumi e dal gusto del cibo appena comprato da quella gente. In quel luogo non c'erano soltanto mercanti e artigiani, alcuni Signori di varie nobiltà si fermarono vicini a degli ostelli e alle locande, mentre chiacchieravano e si gustavano del buon vino rosso. I carri dei mercanti erano decorati con qualsia oggetto, mostrando i tessuti, le spezie profumate e colorate al loro interno. In una parte di quel villaggio c'erano maniscalchi, fabbri, falegnami, i quali erano pieni di clienti e di Cavalieri che cercavano un'adeguata merce per le loro avventure. Le dimore in pietra che caratterizzavano quel luogo, erano alte e maestose ed esse potevano essere collegate con dei ponti in pietra e dei porticati. Un fiume passava accanto a delle locande e un ponte in legno aiutava ad attraversare quella striscia d'acqua. Inoltre c'erano vari recinti dove si potevano contenere il bestiame per le varie vendite, molti pastori compravano in quel luogo le giovani bestie per poi portarle alle proprie dimore.
Rubellius si fermò osservandosi intorno, Fulke accarezzò il collo di Tenebris e sospirò.
Fulke - Se portassi Idis qui, starebbe tutto il giorno a barattare i nostri prodotti.
Il demone sorrise e si mise il cappuccio nero sul capo, per nascondere i capelli rossi. Clizia lo guardò con curiosità poiché faceva veramente caldo.
Rubellius - Ci conviene trovare un posto tranquillo dove parlare.
Clizia - Perché? Non hai caldo con quel cappuccio?
Rubellius la fissò e indicò ai suoi compagni alcuni uomini ben vestiti con indosso dei guanti. Sui guanti c'era un simbolo importante: una stella bianca con un triangolo nero al centro. La fanciulla capì perfettamente che quelli che vedeva davanti ai suoi occhi erano dei Cacciatori Bianchi.
Rubellius - Se non vuoi vedere un'altra strage, ci conviene andar in una locanda. Sono l'unico demone della mia Dimensione ad aver i capelli rossi. Se mi vedessero in pieno volto con i miei capelli, prenderebbero le loro armi per uccidermi.
Fulke si guardò intorno per cercare una locanda nascosta in un vicolo. L'uomo con le due asce indicò una via dove alcuni uomini stavano barcollando a causa dell'alcol.
Fulke - Credo di averla trovata, andiamo di là.
I tre si spostarono dalla piazza e si inoltrarono in quel vicolo, le bancherelle erano poche e le case assicuravano un riparo nascosto dai Cacciatori Bianchi.
Clizia riprese la mano del demone e lo fermò, bloccandolo in mezzo alla via, Rubellius la fissò per poi vedere dietro di lei alcuni Cacciatori Bianchi che passavano in mezzo alla piazza.
Clizia - Promettimi una cosa.
Il demone la guardò stringendo la sua mano, i suoi occhi erano tesi a causa di quegli uomini.
Rubellius - Dipende che tipo di promessa.
Clizia - Devi promettermi che non andrai a caccia di Tarasios, quell'Angelo che ha ucciso Tulia. Se sono qui vuol dire che lui è da qualche parte a Ebe.
Il demone sospirò con ira, le dita tremarono per la rabbia che provava.
Rubellius - Non sono affari tuoi, Clizia. È vero ti ho confidato il mio malore verso la mia compagna, ma non devi intrometterti su questa faccenda.
Clizia - Mi intrometto e come! Quell'Angelo potrebbe ucciderti a sangue freddo.
Rubellius - Oppure sarà il contrario. Tu dubiti della mia Magia e della mia forza, ma fidati, sono migliorato da quando avevo duecento anni. Non sono più quello di un tempo.
La giovane abbassò lo sguardo notando la sua mano avvinghiata a quella del demone, la sua voce diventò sottile e piena di paura.
Clizia - Lo so... ma...
Rubellius sospirò socchiudendo gli occhi, piegò leggermente la schiena in avanti e accarezzò con la mano libera il volto della giovane che era di fronte a lui.
Rubellius - Se pensi che sia così stupido da attaccarlo in mezzo ai suoi compagni, ti sbagli. Promisi a Tulia di rimanere accanto a lei e di non perderla, ma sai bene come andò. Sei hai paura di perdermi per colpa di un Angelo questo non accadrà. Questa volta manterrò la mia promessa, costi quel che costi.
La giovane annuì camminando di fianco a lui per proseguire verso la locanda.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top