Capitolo 28 - La porta del passato

Clizia osservò l'immensa pianura ricoperta dalle rocce e da alcuni alberi dal tronco sottile. Non riusciva a vedere bene l'orizzonte, poiché la notte regnava sovrana. Rubellius prese la torcia che aveva in mano e la posò su un masso, facendo attenzione a non spegnerla. La fanciulla si stropicciò un angolo della gonna, gli occhi color miele erano ancora bagnati dalle lacrime, un fragile sorriso dipinse le sue labbra carnose.

Clizia – Mi sono sempre lamentata per un amore non corrisposto. Invece tu avevi l'amore vero. Tu hai sofferto più di me.

La Regina si stropicciò gli occhi per asciugare le lacrime, si sentiva in colpa per i suoi lamenti. La giovane era di fianco a Rubellius, precisamente alla sua destra.

Clizia – Quanto sono stupida. Avevi ragione.

Lui si voltò lentamente guardandola, la sua espressione non trasmetteva nessuna felicità.

Rubellius – Avevo ragione?

Lei annuì mordendosi un labbro a causa della tensione.

Clizia – Sì. Avevi ragione. Quando mi dicevi che ero umile, timida e una donna che non sa prendere le redini della propria vita, la quale aspetta l'aiuto di qualcuno per gestire un regno, avevi ragione. – Sospirò – L'amore che provavi per Tulia era nettamente più forte di qualsiasi altro sentimento, tu hai avuto il coraggio di difenderla, di farti valere. Io... invece non sono in grado di gestire nemmeno le più piccole notizie.

Rubellius la guardò in silenzio, Clizia deglutì fissò la strada che avevano fatto qualche minuto fa.

Clizia – Io torno al falò. Forse hai bisogno di star da solo.

La giovane fece qualche passo, ma la voce del demone la fermò. I suoi occhi si mossero velocemente osservando il suo malessere.

Rubellius – No. Non voglio stare da solo. Se mi sono confidato con te vuol dire che mi fido del tuo carattere e del tuo pensiero. Ti dirò la verità Clizia, tutto ciò che hai descritto sulla tua personalità non è del tutto vero. Non sei mai stata una persona che si vantava della sua nobiltà. Tu sei...

La ragazza lo guardò incrociando le braccia, Rubellius le sorrise socchiudendo gli occhi.

Rubellius - ... particolare ed enigmatica. La tua riservatezza mi dà i nervi, non riesco a capire ciò che senti o che mostri. Solo quando diventi impacciata, testarda e combattiva riesco a percepire qualcosa di tenero in te.

Il Demone Minore fissò le stelle cambiando di nuovo umore, Clizia arrossì per quelle parole.

Rubellius – Non era il mio destino provare amore. Sono io a invidiare te.

La giovane spalancò gli occhi osservandolo con incredulità.

Rubellius – Certe purezze sia nello spirito che nel corpo fanno invidiare e bramare gli esseri più oscuri, come me. Forse è per questo che provo rabbia verso i tuoi atteggiamenti. – Abbassò lo sguardo parlando piano – Invidio la tua vita, così mortale e fragile. È vero... ho provato amore soltanto per una donna, ma tu... in questi anni hai provato amore per almeno due uomini. Io non ci riesco, Clizia.

Il demone alzò lo sguardo verso il cielo stellato e sospirò con amarezza.

Rubellius – Voi siete così. Potete soffrire per amore o per la perdita di un figlio, ma dopo un po' di tempo ricominciate ad amare e a procreare. Per noi è difficile.

Clizia – Non è difficile, Rubellius.

Il demone la guardò e sorrise, incrociò le braccia e chiuse gli occhi.

Rubellius – Lo dici perché non sai cosa vuol dire essere un demone. Ma quando supererai l'amore per quel Duca  che ti conquistò due anni fa, ricomincerai a vivere. Quando concluderò il mio Patto, tutto ciò che sarà stato in questi anni di servigio saranno dei semplici ricordi. Un giorno avrai un marito e dei figli.

Clizia scosse la testa e prese il suo braccio destro con le mani, la sua voce tremava per il dolore.

Clizia – No! Non voglio! Avevi detto che con la Magia di Erastos potevi rimanere qui. Non devi dirlo!

Il demone socchiuse gli occhi e guardò le sottili mani di Clizia.

Rubellius – Io posso rinunciare alla sua Magia e alla sua Essenza se voglio. I miei Patti sono eterni, ma posso gestire come voglio le Essenze. – Sussurrò – Perché rifiuti la mia decisione?

Clizia lo guardò cercando le parole giuste per parlare, ma goffamente iniziò a balbettare.

Clizia – P-perché non v-voglio che te ne vada. Ora che so la tua storia, ciò che hai provato e so... come sei fatto. Devi rimanere q-qui.

Rubellius – Lo sai che non posso.

Clizia – Sì che puoi. Puoi sempre gestire i tuoi Patti qui. Non s-serve che te ne vada.

Rubellius sospirò sentendo la stretta sul suo braccio.

Rubellius – Tu vuoi che rimanga, per questo non vuoi lasciarmi.

La giovane restò in silenzio con la bocca semiaperta, Rubellius notò il suo comportamento e non disse nulla. Le mani della fanciulla scivolarono sul polso destro del demone.

Clizia – Non voglio... rimanere sola.

La mano sinistra di Clizia sfiorò la mano destra del demone, Rubellius sentì la pelle morbida della ragazza e aprì leggermente la mano, accettando quel contatto. La giovane si spostò leggermente, appoggiando la mano destra sulla spalla destra di Rubellius, tutto con estrema cura e calma.

Clizia – Io voglio rimanere con te. Sei l'unica persona che mi è rimasta della mia famiglia. Ti prego... non essere sfuggente – sussurrò.

Lui abbassò lo sguardo ignorando il volto della giovane, aveva evitato ogni contatto per non ricordare gli orrori che aveva vissuto.

Rubellius – Non posso prometterti ciò che stai chiedendo. – Sbuffò - Perché non mi odi?!

Il demone la guardò con severità, alzò leggermente la voce per rifiutare la sua richiesta. Clizia lo fissò stringendo il suo palmo, le sue mani tremarono.

Rubellius – Ti ho disprezzato in questi anni di governo e in questi giorni, ma tu insisti! Sei intelligente Clizia e sai perfettamente che una donna intelligente rifiuterebbe gli insulti di un uomo. Tu non lo fai! Ti ostini ad aver... - guardò la mano della ragazza – un contatto con me. La tua stessa purezza dovrebbe dirti di stare attenta, di non confidare i tuoi pensieri con un demone. È vero... abbiamo sempre litigato da quando sei salita al trono, ma continui ad insistere! Sempre, in ogni singolo istante. Più rifiuto le tue gesta – si voltò guardando dall'altra parte – più tu insisti.

La giovane posò la mano destra sulle labbra carnose e socchiuse gli occhi, sapeva che la sua rabbia era ancora presente nel suo cuore. La mano libera della fanciulla tremò, ma si avvicinò al volto del demone posandosi sulla sua guancia sinistra.

Clizia – Rubellius...

La fanciulla voltò lentamente il viso del demone con la mano, lui la guardò con attenzione, gli occhi di Clizia si mossero e la sua voce diventò un fievole sussurro.

Clizia - ... io so che tu non mi farai mai del male. Puoi urlarmi e prendermi in giro, ma mi fiderò sempre di te.

Rubellius – Io non sarò mai buono, lo sai.

Clizia – Con gli altri ma con me, no.

Il demone deglutì aprendo leggermente la bocca per lo stupore, sentiva ancora quella lieve carezza sulla sua guancia. La sua mano intrappolata in quella di Clizia percepì un brivido, le sue dita si estesero e con delicatezza si incrociarono con quelle della giovane. La fanciulla staccò la presa dal suo volto e strinse la mano del demone. Rubellius si morse un labbro e senza dir una sola parola si spostò di fronte a lei, abbracciandola con il braccio sinistro.
La giovane restò pietrificata non si aspettava minimamente quel gesto. La mano libera di Rubellius sfiorò i capelli della ragazza, mentre le sue labbra si posarono sulla sua fronte.

Rubellius – Perché sei così maledettamente buona e ingenua? Persino una prostituta invidierebbe il tuo animo puro.

Clizia chiuse gli occhi e posò il braccio libero sulla sua schiena, ricambiando l'abbraccio. La sua voce era struggente, il suo viso sfiorò il petto del giovane sentendo i suoi respiri.

Clizia – Allora... resta con me – singhiozzò – non andare via. Ti hanno tolto t-tutto... qui nessuno ti rifiuterà, i-io non ti rifiuterò.

La giovane continuò a singhiozzare per il dolore, Rubellius sospirò chiudendo gli occhi e baciandole la fronte. Clizia deglutì cercando la domanda che stava premendo nella sua mente.

Clizia – Rubellius perché i Demoni Minori, quelli più Anziani volevano soltanto uno solo di voi giovani? Non potevano... che ne so risparmiare due o tre.

Rubellius aprì gli occhi sfiorando con la mano libera la guancia della ragazza, la sua voce non era gioiosa.

Rubellius – Perché eravamo stati avvisati dai più Anziani di non accoppiarci tra di noi. La loro mente non poteva accettare questo cambiamento... così... quando gli Angeli iniziarono ad ucciderci, uno di loro gli avvisò. Gli Anziani erano arrabbiati per il nostro comportamento, così richiesero agli Angeli di tener un solo demone, vivo. Era una sorta di punizione per il nostro... comportamento per... l'amore che davamo alle nostre compagne. Noi non li abbiamo ascoltati e così abbiamo accettato queste conseguenze. Se le nuove generazioni avessero provato di nuovo amore... avrebbero ricordato le conseguenze da quel sopravvissuto. Cioè me.

Clizia si asciugò le lacrime, i due si guardarono. Rubellius sfiorò la sua guancia e le spostò una ciocca dal volto.

Clizia – Come potevano fare una cosa del genere?

Rubellius – Lo potevano fare, Clizia. Anche se non abbiamo una gerarchia nessuno può permettersi di distruggere le leggi della nostra Dimensione. Avevano ragione.

Clizia – Ragione? No! Voi...

Rubellius –I demoni Anziani di certo non si fidavano degli Angeli e per questo mandarono l'ultimatum. Se gli Angeli non avessero rispettato gli accordi si sarebbe scatenata un'altra guerra. Loro temevano le conseguenze.

Clizia – Non è vero, loro...

Rubellius - So cosa pensi, ma fidati... quando arrivi alla soglia dei mille anni e inizi ad essere considerato un demone Anziano, capisci ciò che loro volevano fare. Tutto per il nostro bene. Se avessero lasciato due o tre demoni, sarebbe ricominciato tutto dall'inizio.

Clizia – Tu lo faresti? Ora che sei come loro?

Rubellius accarezzò con il pollice le labbra della ragazza, socchiudendo gli occhi, poi sospirò fissando il cielo stellato.

Rubellius – Prendere la decisione di lasciarne solo uno, il quale ha visto gli orrori degli Angeli. Non lo so...

La fanciulla si voltò notando la gigantesca pianura, dove c'era il passaggio per Ebe, posò il suo viso sul petto di Rubellius stringendolo a se. Lui continuò a giocare con i suoi capelli.

Clizia – Tutto ciò è assurdo.

Il demone stette in silenzio seguendo il suo sguardo, i due scrutarono perfettamente l'albero. Un vento pesante sfiorò i loro corpi, mentre delle piccole luci bluastre presero vita sulla quercia. Una strana polvere bluastra fuoriuscì dalle sue radici, posandosi sulle rocce e sul terreno. Un lampo di luce si espanse sull'erba, materializzando qualcosa o meglio qualcuno.

Clizia osservò la scena con incredulità, Rubellius si staccò tenendola per mano. I suoi occhi osservarono lo strano fatto con stupore.

Clizia – Che succede?

Rubellius – Credo che un Demone Minore sia giunto qui.

Non appena che la sua bocca si chiuse, Rubellius e Clizia sentirono la voce di Fulke provenire dal falò. Il demone rosso accelerò il passo, scendendo con la Regina dalla piccola collina. Quando i due arrivarono al falò notarono Fulke in piedi, tra le mani aveva le sue asce. L'ospite misterioso si accomodò su un tronco e guardò i tre. Rubellius lo riconobbe e staccò la presa da Clizia.

Rubellius – Ma guarda cosa ha sputato la quercia, buonasera Gaius.

Il demone si presentava nella sua forma umana, sembrava un anziano signore di ottant'anni. La schiena inarcata aveva una corposa gobba, mentre il viso magro e spigoloso era colmo di rughe. Il vecchio guardò Rubellius e accennò un sorriso, indossava un pesante mantello nero con un comodo cappuccio verde.

Gaius – Bah! Una buonasera un corno, Rubellius! Già la tua faccia mi fa vomitare la cena di stasera.

Rubellius rise e si avvicinò prendendo la borraccia in pelle per darla al vecchio. Fulke era teso, non si fidava. Gaius prese la borraccia e bevve un po' d'acqua, osservando Fulke.

Gaius – Il tuo amico mi voleva uccidere.

L'uomo agitò una delle due asce e alzò la voce, i suoi occhi erano nervosi.

Fulke – Sei comparso dal nulla e ho visto la tua forma demoniaca!

Gaius – Volevo sedermi qui con voi! Sei un idiota! Bah! 'Sti giovani!

Il demone con il mantello scuro finì di bere e diede la borraccia a Rubellius. Il demone rosso si inginocchiò vicino al fuoco e guardò Gaius.

Rubellius – Come mai sei qui?

Gaius – Ho visto il fuoco non appena sono arrivato con il portale della quercia. Mi è bastato seguire le ombre ed eccomi qui.

Rubellius – Perché? Un demone delle ombre come te, non temerebbe il buio.

Gaius – Temo soltanto la marea di Cacciatori Bianchi che ci sono a Ebe. Sembra che un Angelo stia scombussolando i suoi simili, mandano a destra e manca i Cacciatori Bianchi.

Rubellius – Quale Angelo? Sono passati secoli da quando si sono calmati e...

Gaius fissò il demone rosso e socchiuse gli occhi bianchi, incrociò le mani.

Gaius – Un certo Tarasios, almeno... credo che si chiami così.

Clizia deglutì avvicinandosi ai suoi compagni, Rubellius restò qualche secondo in silenzio stringendo i pugni. La ragazza fissò Fulke e lui ricambiò, sapevano perfettamente cosa Rubellius prova per quell'Angelo.




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