Capitolo 21 - Fiori Blu

La luna e il pianeta viola erano alti nel cielo notturno, le foglie si muovevano con dolcezza mentre un leggero venticello spostò i sottili ramoscelli. Gli abitanti della Tribù dei Buii erano ancora nelle braccia di Morfeo.
All'interno di una piccola capanna, Rubellius era seduto sul bordo del letto fatto con la paglia e decorato con le lenzuola marroni. Il letto era al centro, mentre sulle pareti in legno c'erano appese alcune maschere di qualsiasi forma e colore. Un camino fatto d'argilla illuminava e scaldava quel piccolo rifugio.

Il demone piegò la schiena in avanti e si toccò il mento, sentendo la barba rossa e ruvida. Le corna blu erano scomparse per una piccola comodità verso quella donna. I suoi occhi erano stanchi e il suo corpo nudo era ancora umido dal precedente atto. Il giovane posò le mani sulle ginocchia e guardò per alcuni minuti la ragazza che era dietro alle sue spalle. La fanciulla era distesa da un lato, la sua nudità era coperta da un lenzuolo. Era veramente bella e formosa, la pelle olivastra era in contrasto con i capelli biondi cenere.

Rubellius incrociò le mani e le posò sulle labbra sottili, notando le maschere dipinte di giallo. I suoi occhi si posarono su alcuni fiori blu, posti all'interno di un piccolo baule aperto. Tutti i demoni che giacevano con le donne del villaggio posavano quei fiori in quel baule, era una vecchia tradizione di quella innocua tribù.

Il Demone Minore si alzò avvicinandosi a quel baule e prese alcuni fiori, tastando con le dita i petali morbidi e profumati. Rubellius si morse un labbro guardandoli con malinconia, gli occhi erano colmi di dolore e le sue spalle tremarono. Un ricordo toccò la sua mente, una voce femminile sfiorò i suoi pensieri.

----

Il ricordo tornò indietro nel tempo, quando il giovane demone aveva duecento anni. Il corpo di Rubellius era appollaiato su un ramo a qualche metro d'altezza. Una sua gamba dondolò mentre le sue mani erano dietro al suo capo. Il suo fisico e la sua magia erano maturi come qualsiasi altro demone, non temeva nulla dalle sue doti. I capelli rossi erano cortissimi, le sue piccole corna riflettevano la sua età. Le sue orecchie a punta sentirono alcuni passi, sapeva perfettamente chi era quella figura che si aggirava nella foresta.
La figura femminile si fermò e agitò un mazzo di fiori blu, la sua voce era delicata.

Tulia – Rubellius! Scendi! Guarda cosa ho preso in quello stupido villaggio! Mi hanno dato dei fiori.

Rubellius guardò in basso per notare meglio la vegetazione e la donna, il demone borbottò qualcosa, sbadigliando alla fine.

Rubellius – Non ci dovresti andare, Tulia. Non mi fido di quella gente.

La donna che era di un secolo più vecchia di lui alzò lo sguardo e rise, posando i fiori sul capo. Il suo tono di voce cambiò, imitando la parlantina e l'arroganza del demone maschile.

Tulia – "Gli umani sono degli stupidi! Ah! Giocano a fare i grandi. Ah! Regalano fiori e io non mi fido di loro, tranne per le donne, quelle sono utili! Devo fare altri Patti e vendere altra merce! Oh giuro sul mio nome che non venderò più niente!"

Rubellius la fissò e sbuffò socchiudendo gli occhi, schioccò la lingua e rispose alla sua imitazione.

Rubellius – Finiscila di prendermi  in giro. Parli tu che sei stata in quel villaggio tre volte e chissà cosa hai fatto.

Tulia – Eh sapessi mio buon Rubellius. Lo sai cosa vuol dire se ti regalano questi fiori? Vuol dire che puoi godere di alcuni piaceri carnali.

Rubellius mosse una mano in maniera teatrale, Tulia rise osservando il suo atteggiamento.

Rubellius – Orsù mia Dama mi dica. Mi illumini.

Tulia indicò con le dita il numero due, Rubellius la guardo e sorrise. Conosceva quel villaggio ma non c'era mai stato, poiché non si fidava degli umani. Il demone si morse un labbro e fissò il cielo.

Rubellius – Ti sei unita con due baldi giovani? Ma Tulia... che mi combini?

Tulia – Mi sono divertita – rise mentre agitava le mani – poi avevano dei fisici così tonici, e il loro...

Rubellius – Va bene. Ho capito.

La donna si morse il labbro e accennò a Rubellius di scendere dal suo comodo giaciglio. Il demone si stiracchiò come un gatto appollaiato al sole e con un saltello atletico scese dal ramo. Il giovane fece qualche passo e si mise di fronte a lei, la giovane cercò di posare dei fiori blu sul capo di Rubellius.

Tulia – Ma guarda come sei carino! Dai! Lasciati mettere qualche fiore.

Rubellius – No.

Tulia prese le sue mani e si avvicinò, facendo attenzione ai suoi artigli. Il demone femminile era vivace e sensuale, aveva un'ampia parlantina e non la smetteva mai di ridere per ogni battuta o commento sulle sue vittime.

Tulia – Sei aspro come un limone. Un limone rosso e blu. Sembri una donna che ha appena avuto una crisi isterica.

Il demone maschile rise piano e la guardò, sfiorandole i lunghi capelli biondo perlato. La pelle mulatta della fanciulla era in contrasto con quel colore pallido. La mano di Rubellius sfiorò il suo volto e toccò con un certo interesse le labbra a cuore. Sul capo di Tulia c'erano due corna ad ariete, il loro colore marrone rispecchiava la sua identità. Il fisico snello era coperto dalle piccole scaglie ambrate, mentre la schiena era decorata da alcune corna.

Rubellius – E tu sei pazza, una pazza che gioca con me.

Tulia rise e accarezzò il volto del suo compagno, mugugnando alla fine.

Tulia – Potrei giocare con te mille e mille volte lo sai – sussurrò.

Rubellius – Ne sarei felice, mio amore.

La donna socchiuse gli occhi verdi e lo baciò, sfiorando con l'altra mano la sua schiena. Il demone femminile si staccò e giocherellò con i capelli rossi del suo compagno. Rubellius stette in silenzio mentre la guardava. Gli occhi di Tulia non erano più sereni, sembravano affranti da un immensa paura.

Tulia – Potremo mai avere una vita? Io ci ho riflettuto, se loro...

Rubellius – No, no. Fidati di me, va bene? Ti prometto che non succederà niente. Un giorno finirà tutto e potremo vivere la nostra vita. Ma non capisci?!

Il demone posò le mani sulle braccia della compagna e rise dalla felicità. Lei non era convinta dalle sue idee.

Rubellius – Abbiamo trovato la soluzione alla nostra Dimensione. Quando gli altri capiranno questa notizia, il nostro mondo sarà uguale a quello degli Angeli.

Tulia – Io ho paura. – Sospirò guardandolo – Se ti succedesse qualcosa non potrei mai vivere senza di te. Stiamo rischiando troppo...

Rubellius – No, stiamo vivendo la nostra opportunità. Vedrai, andrà tutto bene. Te lo giuro, nessuno ti sfiorerà. Loro non lo possono fare, andrebbe contro la loro natura.

Tulia – Lo sai che possono fare ciò che vogliono, Rubellius. Quella razza non cambierà mai.

Il demone rosso abbracciò la sua compagna e le baciò la fronte, lei ricambiò stringendolo ancora di più.

Rubellius – Te lo prometto Tulia, non ti succederà nulla. Un giorno potremo vivere senza preoccuparci di morire.

La donna chiuse gli occhi e sorrise, la sua voce era sottile ma colma di uno bellissimo sentimento.

Tulia – Sei pazzo Rubellius, pazzo... ma... è per questo che... ti amo.

Il demone maschile chiuse gli occhi e sorrise, accarezzò il volto della sua compagna e la baciò, sussurrandole la sua dolcezza.

Rubellius – Ti amo in ogni istante della mia eterna vita.

----

Quando Rubellius tornò nella realtà sentì ancora quell'eco assordate nella sua testa. Guardò quei petali e li strinse, stropicciandoli e distruggendoli per la rabbia. Le sue dita tremarono per il dolore, un ghigno decorò le sue labbra e con passo deciso ritornò sul letto, stendendosi su un lato. Mise la mano sotto ad un cuscino di lino e tremò, raramente perdeva il controllo del suo corpo, ma quel dolore era una bestia che lo stava divorando dentro. La ragazza si svegliò notando il demone che fissava il baule colmo di fiori.

Daria – Belli vero? Li raccogliamo per voi. Ma alcune volte vengono utilizzati come regali da dar al proprio compagno o compagna.

Rubellius – Sono orrendi e puzzano. Chi mai vorrebbe dei fiori così?

Daria abbracciò il suo cuscino e si mise distesa a pancia in giù, i suoi occhi blu continuavano a fissarlo.

Daria – Magari... una fanciulla che vi ama. Portano prosperità e felicità.

Rubellius strinse i pugni e alzò la voce, gli occhi erano due fessure.

Rubellius – No! Questi fiori non danno né l'una né l'altra, portano sfortuna e dolore. Sono delle stupide credenze che inventa la tua gente, non esiste nessun sentimento di questo genere. Non esisterà mai.

Daria fece spallucce chiudendo gli occhi, Rubellius si spostò di lato appoggiando le mani sulle spalle della ragazza. Il giovane sospirò e iniziò a baciare lentamente la schiena della fanciulla. Il suo corpo si spostò, mettendo a contatto il suo petto nudo con la schiena della ragazza. Le sue gambe si piegarono bloccando quelle della fanciulla. La mano destra del demone sfiorò il fianco destro della giovane, mentre la mano sinistra prese i suoi lunghi capelli. La voce era un sussurro vicino alle orecchie di Daria.

Rubellius – L'unica cosa positiva di quei fiori è il loro effetto.

Daria sorrise e lo provocò muovendo il suo bacino, lui deglutì mentre la sentiva parlare. La notte proseguì tra piaceri e voci, nascosti adeguatamente all'interno di quella piccola capanna.

----

Il mattino arrivò puntuale all'interno della foresta. Clizia si voltò più e più volte sul letto trovando una posizione adatta, ma rinunciò al sonno e si mise seduta sul suo giaciglio. La giovane si guardò intorno, notando altre cinque ragazze dormire con lei in quella capanna, la Regina ammirava i loro fisici e la loro bellezza. Dopo alcuni minuti Clizia uscì dalla capanna mettendo delle ciabatte fatte con liane e cuoio. La giovane incrociò le braccia e si avvicinò al pozzo, osservando l'acqua stagnante al suo interno. La sua mente ritornò a ieri sera: il viso bello e fresco della giovane, la felicità maliziosa di Rubellius e l'immaginazione dei loro corpi uniti.

Clizia – Non deve interessarmi!

La fanciulla sbuffò guardando il suo riflesso sull'acqua, era seccata per quei pensieri.

Clizia – Lui può fare ciò che vuole. H- ha milleseicento anni, giusto? Bene!

La ragazza si sfiorò la fronte e poi le labbra, guardò il suo corpo in quella pozza. Non aveva una buona autostima del suo fisico, ma al contrario elogiava il suo carattere e la sua testardaggine.

Clizia – Ma chi voglio prendere in giro. Lui ha ragione... non sono né alta né bella.

Le sue spalle tremarono e i suoi occhi diventarono lucidi. La sua voce era un sussurro fievole di dolore.

Clizia – Vorrei avere il suo coraggio. Lui non si fa problemi se una donna è pura oppure no, vive d'istinto e diciamoci la verità – guardò i suoi fianchi – ha un fisico atletico e adatto per attirare le fortunate. Io non ho nemmeno quello. Sembro uno gnomo che conosce migliaia di libri, ma... pochi uomini.

Una voce femminile attirò la sua attenzione infondendo a Clizia un po' di coraggio. La donna che si era appena svegliata aveva in mano un secchio vuoto, si avvicinò al pozzo per riempirlo con l'acqua.

Idis – Io vedo una giovane donna che ha coraggio e bellezza.

Le due si fissarono per un paio di secondi, Idis spostò i suoi capelli neri e legò il secchio alla fune del pozzo, facendolo scendere lentamente.

Idis – Una donna che ha preso un'ascia e la usata per difendere il suo compagno. È coraggio e bellezza allo stesso tempo.

Clizia restò in silenzio osservando gli occhi verdi della donna. Idis tirò su il secchio e lo portò vicino alla sua capanna, il suo corpo si avvicinò ad un cespuglio che nascondeva quei fiori blu. Il villaggio era circondato da quei meravigliosi fiori. La donna ne prese uno e lo portò a Clizia, le sue mani lo presero e l'osservarono con cura.

Idis – Io credo che un dono come questo deve essere dato. Forse... qualcuno che vi è molto vicino in questo periodo.

Clizia spalancò gli occhi accennando un no con il capo, ma le sue guance diventarono rosse.

Clizia – Vi state sbagliando, io non ho nessuno che voglia questo dono.

Idis la guardò alzando un sopracciglio, non credeva alle sue parole.

Idis – Io credo di sì. Per quanto assurdo possa essere, il silenzio vale molto di più delle parole e per lui... ne hai tanto da donare.

La fanciulla abbassò il capo sfiorando quei meravigliosi petali, sentì il loro profumo e un sorriso dipinse le sue labbra.






Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top