Capitolo 20 - Corona di Fiori
Il falò in mezzo alla piazzetta del villaggio divampò con splendore quella notte. I musicisti di quel popolo suonarono in mezzo a due betulle. La loro musica calda fece danzare due ballerine, le quali muovevano con sensualità i loro corpi. Le danzatrici indossavano dei lunghi abiti blu con una fascia verde sotto al seno, mentre gli uomini avevano una maglia a maniche lunghe con una stampa gialla sul petto. Gli uomini e le donne del villaggio ridevano e scherzavano, mentre erano seduti attorno al falò. Alcuni tronchi d'abete erano stati appoggiati attorno al falò per far sedere i vari paesani, mentre alcuni piatti colmi di quel favoloso cibo erano posti su dei enormi tappetti rossi. Le capanne circondarono quella quiete, racchiudendo e proteggendo i loro abitanti dalla Foresta Nera.
Rubellius, Fulke e Clizia erano seduti su un tronco mentre mangiavano e bevevano. Fulke aveva tra le mani un pezzo di carne, il sapore era forte ma delizioso. L'uomo guardò l'amico alla sua sinistra e sospirò, Rubellius fissò il fuoco.
Fulke - Se ho capito bene dalla discussione di oggi pomeriggio, vuoi il mio aiuto per condurre la tua protetta dagli Angeli.
Rubellius - Esatto.
Fulke - A parte le scenate che ha fatto mia nonna per mandarci fuori dalla mia capanna oggi pomeriggio. Volevo sapere... ma sei impazzito?!
Rubellius lo guardò appoggiando le mani sul tronco.
Rubellius - No. C'è un uomo che vuole Clizia a qualsiasi costo. Gli unici che possono rivelare la verità e sciogliere il mio Patto nei suoi confronti sono loro. Tuo padre sapeva del loro nascondiglio, sapeva dove trovarli.
Fulke - Mio padre lo seppe prima che morisse. Lo sai com'era fatto. Era un folle, un arrogante e un impulsivo. Voleva trovare quegli stupidi esseri per portar in vita mia madre.
Rubellius - Ma lui sapeva dov'erano!
Il demone si volto verso l'amico e gesticolò con le mani, dando le spalle a Clizia.
Rubellius - Ascolta, lo so che ti sto chiedendo molto. Ma ti posso assicurare che appena ci vedrai andar via dal tuo villaggio, non torneremo più. Ci bastano le informazioni di tuo padre, poi ce ne andremo.
L'uomo bevve un altro sorso e guardò la ragazza, i suoi occhi grigi si socchiusero.
Fulke - Tu non fai niente per niente Rubellius. Ti conoscono d'anni.
Rubellius - Vero. Se vuoi qualcosa in cambio lo sai che te lo darò.
Fulke - Lo so, ma non voglio niente da parte tua. L'ultima volta mi sono ritrovato con le chiappe bruciate.
Rubellius - Allora perché ti ostini?! Sto cercando una soluzione, non ti sto chiedendo di vendermi la tua Essenza.
Fulke - Il problema è questo. Se io ti dicessi dove si trovano gli Angeli, lo sai come finirebbe questa storia? I tuoi docili nemici ti prenderebbero e ti ucciderebbero. Sei l'unico che è sopravvissuto al Grande Sterminio. Non voglio pesi sulla coscienza.
Rubellius - Non creeresti nessun peso. Anche se mi costasse la vita. Insomma... dovrò morire un giorno!
Fulke si toccò la barba castana e lo guardò con simpatia.
Fulke - Avrei un'altra proposta. Se ti accompagnassi? Gli Angeli non mi farebbero nulla, quindi... non avresti problemi con me.
Rubellius si toccò le corna blu ancora ben visibili, era teso per questa decisione.
Rubellius - Direi che può andare.
Fulke rise di gusto e guardò una ragazza che gli servì di nuovo il vino. L'uomo lo bevve tutto d'un fiato e diede con gioia, una pacca sulla schiena del demone.
Fulke - Ottimo! Non vedo l'ora di partire. Sono anni che non esco da questo villaggio.
Rubellius - Perché? Non dico che sia meglio lì fuori, ma alcuni piaceri potevi soddisfarli.
Il demone rise guardando l'amico, Fulke posò una mano sulla spalla di Rubellius e si voltò notando una donna con un bambino di tre anni. La fanciulla era veramente bella, aveva i capelli neri e gli occhi verdi. L'abito che indossava le rifiniva il corpo magro e slanciato. Fulke le sorrise e aprì le braccia per prendere il piccolo, la donna si avvicinò e baciò l'uomo, poi se ne andò tornando dai suoi famigliari. Il bambino mosse un giocattolo e rise guardando il fuoco, gli occhi erano verdi come quelli della madre, mentre i capelli erano castani. Era un bimbo robusto ma dolce, le guance erano rosse per il calore del fuoco.
Fulke - Priorità.
Rubellius - Capisco.
Rubellius osservò il bambino e posò i gomiti sulle ginocchia, incrociò le braccia e piegò la schiena in avanti. Fulke guardò Clizia, la fanciulla si era allontanata, poiché era stata chiamata da Dasha. Il demone fissò il fuoco, i suoi occhi si socchiusero con dolore per quel maledetto ricordo che lo tormentava. Le sue dita sfiorarono la sua bocca, mentre guardava il bambino.
Rubellius - Come si chiama?
Fulke - Si chiama Götz, come mio nonno.
Il padre diede un bacio al bambino e lo lasciò andare, il piccolo corse da sua madre.
Fulke - Tu invece? Ho visto cosa è successo con quella fanciulla. Si è gettata tra le tue braccia per difenderti.
Rubellius - Non ci far caso, è tipico di Clizia. Appena vede uno che sta male urla e inizia a frignare come una bambina.
Fulke - Io non l'ho vista frignare, ha preso l'asca di mio padre per colpirmi. Per certi aspetti mi ricorda Tulia.
Il suono di quel nome fece cambiare umore a Rubellius, un respiro pesante uscì dalle sue labbra.
Rubellius - Tulia è morta. Nessuna assomiglierà mai a lei. Nemmeno Clizia. Fulke non ne voglio parlare, va bene?!
Fulke - Ti fa ancora male? Sono passati secoli Rubellius, non puoi vivere nel passato.
L'uomo abbassò la voce e lo guardò con serietà.
Fulke - Lo sai che...
Rubellius sbuffò e alzò la voce, i suoi occhi erano colmi di dolore verso il suo passato.
Rubellius - E tu sai che non intendo parlare di lei e nemmeno del Grande Sterminio. Ci sono cose che non si possono cancellare! Cose che rimangono qui, per anni, decenni, secoli e millenni.
Fulke - Ti ostini a rifiutare le primizie e ricordi il vecchio raccolto. - Sospirò - Un demone non cambia mai la sua ragione.
L'uomo si alzò dal suo posto andando dai suoi parenti. Rubellius deglutì e chiuse gli occhi mentre sentiva il calore del fuoco.
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Intanto Clizia si era seduta vicino alle donne del villaggio, Dasha le sorrise con dolcezza mentre le sistemava i capelli castani. L'anziana aveva un abito lungo con uno stemma giallo sul petto. Al contrario Clizia aveva ricevuto dalle donne un abito con una gonna ampia, il tessuto turchese le snelliva il corpo a clessidra.
Dasha - Assomigli a mia figlia, sai?
La giovane si voltò guardando la signora, Dasha le fece una splendida treccia decorandola con alcuni fiori bianchi.
Clizia - Ah sì?
Dasha - Oh sì. La madre di mio nipote era proprio una bella fanciulla. Spietata durante la caccia ma splendida ad ogni cerimonia.
Clizia fissò due bambini che si avvicinarono a Rubellius, porgendo sul suo capo una corona di fiori blu.
Clizia - Come mai non provate paura per Rubellius? Dico... si mostra per ciò che è.
Dasha annuì sistemandole un fiore rosa, i due bambini risero e corsero dalle loro madri.
Dasha - Devi sapere che la nostra tribù è antica. La nostra gente fu la prima a scoprire questa foresta. I nostri Antenati arrivarono qui e scoprirono a loro spese, che la Foresta Nera era abitata dai demoni. Molti di noi li temettero, ma altri li onorarono. I Demoni Minori venivano nel nostro villaggio per scambiare con noi qualche consiglio o cibo. Grazie a loro sapevamo come evitare i Demoni Maggiori, vedi... se tu non disturbi un Demone Maggiore, difficilmente ti attaccherà.
Clizia - Capisco. Nella mia gente sono ripudiati, perché qui no?
Dasha - Perché sono stati i Demoni Minori a dirci come sopravvivere. Noi non stavamo dalla parte di nessuno né con gli Angeli né con la gente delle campagne. I nostri scambi commerciali li facevamo con loro, dandoci la possibilità di guarire dalle malattie e di aiutarci nella caccia. La mia gente onorò i loro servigi con doni e denaro, ma anche con le nostre donne.
Clizia - Era un onore giacere con loro?
Dasha - Oh sì. I Demoni Minori sono sempre stati visti con onore, le mie amiche e sorelle ridevano per i loro piaceri.
Clizia - Non c'era il rischio che una di loro potesse...
Dasha - ...Rimanere incinta?
La donna continuò a ridere e sospirò, guardò la ragazza con curiosità.
Dasha - Assolutamente no. I Demoni Minori per natura sono sterili. Non posso avere figli. Non c'era il rischio di mischiare il nostro sangue con il loro.
La giovane posò le mani sulle ginocchia e fissò Rubellius, sembrava avvilita per il suo destino.
Dasha - Suppongo che sia per la loro natura. Anche Rubellius non ha lasciato nessun pegno nelle notti che trascorreva con le nostre donne.
Clizia - Da quanto lo conoscete?
Dasha alzò gli occhi al cielo, osservando le stelle.
Dasha - Da quando nacque mio nipote. Vedi... mia figlia morì quando diede alla luce Fulke, mio nipote crebbe per alcuni mesi con suo padre, ma poi... anche lui morì a causa degli Angeli. - Si sfiorò i capelli e guardò il demone - Mio nipote a quei tempi soffriva di una grave malattia ai polmoni e quindi... mio marito lo chiamò per stringere con lui un Patto. Il mio povero marito volle dare la sua Essenza a Rubellius, sai... eravamo disperati.
Clizia - Scommetto che non ha perso tempo a prendere l'Essenza di vostro marito.
Dasha guardò l'ira di Clizia e sorrise, i suoi occhi si socchiusero dandole una carezza.
Dasha - No. Ti sbagli. Quando Rubellius seppe il nome del padre di mio nipote, rifiutò l'offerta e diede una cura contro quella malattia. Non volle nessuna ricompensa né fisica né spirituale. Fulke fu l'unica eccezione dei sui Patti.
La giovane spalancò gli occhi per lo stupore.
Clizia - Cosa?! Pensavo che il suo motte fosse "Voglio sempre qualcosa in cambio."
Dasha - Oh sì. Su questo posso darti ragione, ma vedi... Rubellius era molto affezionato al padre di mio nipote. Dopotutto è stato lui ad addestrarlo nel combattimento e nella magia.
Clizia - Era un mago?
Le due si fissarono per un breve momento, Dasha accennò un no con il capo.
Dasha - No. Come ti ho detto molti Demoni Minori si rifugiavano nelle capanne con le nostre donne e ovviamente non potevano rimanere incinte. Non creava nessun problema, eccetto in una particolare situazione.
Clizia - Cioè?
Dasha - Mia figlia lo scoprì a sue spese.
Clizia - Che intendete?
La donna prese da una piatto un frutto e iniziò a sbucciarlo.
Dasha - Mia figlia Alita era orgogliosa come lo era mio marito. Un giorno volle sconfiggere le sue paure con quei esseri e giacere con uno di loro. Era coraggiosa nella caccia e nella pesca, ma con loro... beh... provava paura. Tutte le donne la prendevano in giro per la sua fobia e per i suoi ideali. Quindi prese coraggio e attese nella capanna che le era stata assegnata. Quando il Demone Minore entrò nel rifugio e guardò la giovinezza di mia figlia, si rifiutò.
Clizia - Perché?
Dasha - Se ricordo bene... quel demone aveva duemilacinquecento anni. Ricordo ancora le sue parole "Io non giaccio con una bambina!". Quell'essere era impetuoso, rabbioso e orgoglioso. Lei insistette per mesi, ma lui continuò a rifiutarla. Alita non poté sopportare un simile affronto, quindi fuggi dal villaggio per una settimana, andando nel cuore della foresta. Quando il demone ritornò nella nostra comunità e non la vide, si preoccupò al tal punto che il suo primo pensiero fu cercarla nella foresta.
Clizia - La trovò?
Dasha - Oh sì. I due litigarono. Erano uno più cocciuto dell'altro, e poi... beh... la Foresta Nera nascose i loro segreti. Quando mia figlia tornò a casa non voleva più che andasse via. I due erano molto affiatati e... dopo nove mesi nacque Fulke.
Clizia - Aspettate! Mi avete detto che i Demoni Minori sono sterili. Com'è possibile?
Dasha - Sono sterili finché non provano amore. Quando un Demone Minore prova amore verso la sua compagna o il suo compagno, la sterilità scompare. Possono creare innumerevoli figli. Ma devo dirti la verità se perdono ciò che amano, sarà difficile per loro accettare un altro compagno o campagna. Preferiscono morire che stare da soli.
La donna fissò Rubellius e sospirò con amarezza.
Dasha - Diventano freddi e sterili con le altre donne o uomini, in tutti i sensi. Non ho mai saputo che un demone creasse un secondo legame, per loro è impossibile.
Clizia abbassò lo sguardo e si accarezzò le braccia, si alzò dal suo posto e guardò l'anziana.
Clizia - Posso immaginare il loro dolore. - Sorrise - Mi è piaciuto il vostro racconto, ma... vorrei andare a riposare. Se me lo permettete.
Dasha annuì facendole una carezza su un braccio, la giovane ricambiò e se ne andò passando dietro al falò. Quando arrivò alla sua capanna osservò la meravigliosa festa, i suoi occhi fissarono la sagoma del demone, mentre una fanciulla della sua stessa età si avvicinava per condurlo nei suoi piaceri. Rubellius appoggiò il bicchiere d'argilla per terra e annuì prendendo la mano della ragazza, i due si allontanarono dalla festa per rifugiarsi in una capanna. Clizia osservò la scena e abbassò lo sguardo, incrociò le braccia ed entrò nel suo rifugio, rimuginando i suoi pensieri.
FINE PRIMA PARTE DEL LIBRO
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