Capitolo 6

"Kamala! Kamala! Vieni qua!" continuo a chiamarla! Sono al mare a Formentera con i miei amici e, avendo Kamala 11 mesi, sono entrato nel famoso periodo vicino al primo anno di età, in cui i bambini iniziano a parlare e a muoversi intensamente. Devo ammettere che Kamala è particolarmente veloce e starle dietro quando gattona non è proprio semplice. "Papi! Papi!" mi chiama lei, scappando lungo la riva. Tyren e Leon stanno ridendo come dei pazzi e mi dicono che sono proprio messo male se non riesco ad acchiapparla. In realtà, le mie ultime prestazioni in campionato sono state in crescendo, per fortuna, ed ho anche segnato un goal esultando con una bella "K" creata con le mie dita. Ma devo assolutamente migliorare se voglio partire al top la prossima stagione: non ho quasi mai giocato da titolare, non ho i 90 minuti nelle gambe e ho spesso il fiato corto. Non avere giocato quasi mai da titolare, però, mi ha permesso di allattare la mia bimba in panchina nelle partite casalinghe. Mi sento onorato di essere il primo calciatore della storia ad aver avuto il permesso di portare mia figlia con me anche durante il campionato. Non è stato semplice, non ho problemi a dirlo. Però so che è stata la scelta giusta per sviluppare un legame con lei fin dal principio. Ricordo ancora quando mia sorella mi aveva mandato una mia inquadratura in cui la stavo allattando. Mi sono sentito il calciatore più forte al mondo ed ho capito che avrei potuto essere un esempio per tante persone.
Finalmente Kamala si ferma e la prendo in braccio. Inizia ad urlare e a sbattermi i piedini addosso. La metto giù e si calma, ma vuole camminare. Si alza in piedi e cerca le mie mani. I miei amici sono in adorazione: Kamala sta camminando e mi tiene per mano. "Brava Kamala! Sono fierissimo di te!" ma Leon mi interrompe: "Kamala! Tieni d' occhio tuo papà e fallo allenare tanto!" urla ridendo. Io rido a mia volta, ma mi rendo conto che ha ragione: un bravo papà e, per di più, sportivo deve essere in forma. Io raggiungo il lettino facendo fare a Kamala qualche altro passo. Poi, lei si siede e iniziamo a giocare con la sabbia. A quanto pare, le piacciono un sacco gli stampini per creare le formine sulla spiaggia: abbiamo creato una stellina, una tartaruga e una barchetta. Ma poi si scatena e, con la palettina, inizia a lanciarmi la sabbia addosso e ridendo. "Basta Kamala! Mi hai messo la sabbia negli occhi!" la sgrido. Lei la smette e gattona vicino a me, per sedersi vicino a me. Mi mette la manina sul ginocchio e mi dice "Papi...cuca!" intenerendo sia me che la mia compagnia. Che sia il suo modo di chiedere scusa? Penso proprio di sì, visto che mi sta guardando con gli occhioni dolci. Devo confessare che i suoi primi passi sono stati un' emozione inedita: questo perché è sempre stata la tappa che ho più temuto di perdermi. Invece ha deciso di muovere i suoi primi passi con il suo papi presente, quasi come avesse capito questa mia ansia. La sua prima parolina, invece, è avvenuta a soli 9 mesi, piuttosto precoce ed è avvenuta proprio durante il mio solo ed unico goal in stagione, mentre Zoe la teneva. Solo che non è stata "papà"... ma "mamma" e quando mi è stato detto, io volevo solo piangere. Devo aver invocato Arya tante di quelle volte che ora crede che la sua mamma sia ancora qui tra noi. Quella sera, ricordo ancora di aver ordinato un hamburger doppio con cotoletta di pollo fritto con patatine e salsa bbq. Avevo un bisogno di affetto e di riempire un vuoto come non mi capitava da tanto. Come se non bastasse, quella notte Arya scese dal paradiso per parlarmi. "Lennart non ti abbattere! Non ti buttare via così!" iniziò il discorso. Io ero steso sul letto senza dire alcuna parola. "Io sono sempre qui con te, non sei solo! Poi anche Kamala si vede che ti ama alla follia e tu sei meraviglioso con lei!" continua facendomi scendere qualche lacrima. "Concludo dicendo che tu hai molto più talento di quanto riconosci a te stesso e ti invito a far brillare ancora di più la tua luce. Sei più forte di quel che credi" e a quelle parole, io capii che dovevo ritrovare la retta via e mi sono promesso di non abusare più del mio cibo preferito come sostituto di un affetto mancante e che lo avrei mangiato solo quando ne avrei avuta davvero voglia e come sfizio ogni tanto.
Verso il tardo pomeriggio, io e i miei amici torniamo nella villa che abbiamo affittato per la settimana e io mi chiudo in uno dei due bagni per fare la doccia con la piccola. Tra sale e sabbia, ha i capelli parecchio sporchi e un po' secchi. Kamala strilla e piange, nonostante io stia cercando di usare la massima delicatezza per lavarli e spazzolarli e stia usufruendo di una maschera nutriente per ammorbidirli. Uno dei ragazzi che è in vacanza con me entra in bagno e mi chiede se sto torturando la povera creatura. "Tranquilla, papà ha quasi finito! Non vuoi i capelli belli per questa sera?" le domando io, sperando di strapparle una risatina. "Papi... ba-ta" mi risponde a sua volta. Bata? Ma che vuol dire? Credo significhi basta ma non ne sono sicuro. Finalmente, sciolgo l' ultimo nodo e si tranquillizza. Usciamo dalla doccia, la aiuto a mettersi l' accappatoio e poi mi asciugo io. La siedo sulla sedia che ho portato in bagno come "appoggia abiti" ponendole un cuscino come rialzo. Qui, riprende ad agitarsi di nuovo perché non sembra gradire molto il suono dell' asciugacapelli fornito dai proprietari della casa. Si tappa le orecchie. La cosa che mi sorprende di più è che non si copra gli occhi, visto che, da qualche minuto, sono completamente nudo. Con le nudità non sembra proprio avere problemi! Anzi, vi dirò di più: Kamala sembra voler allungare le mani verso il mio... esatto avete indovinato cosa. "Dai Kamala! Non si mettono le mani lì" cerco di farle capire. Ma niente da fare: devo cambiare posizione perché le piace particolarmente il mio pisello! Ne sembra proprio attratta. Ora sembra delusa perché mi sono messo le mutande, mi sono seduto su uno sgabello e non ce l' ha più a vista. Alla fine, io e Kamala liberiamo il bagno e andiamo in camera a vestirci. Io mi metto una camicia bianca semplice e i jeans. Per la mia principessa, invece, trovo che sia la serata perfetta per metterle un vestitino lilla a fiori e i sandalini argentati con il fiocchetto sulle caviglie. Con i suoi capelli biondi e mossi, il look si completa a meraviglia. Quando siamo tutti pronti, usciamo per andare nel centro dell' isola. Mi dispiace aver fatto spingere a Tyren il passeggino per buona parte del tragitto, una volta arrivati in centro e scesi dalla macchina, ma Kamala è instancabile e ha voluto fare altri passetti, ovviamente tenendosi sulle mie mani per cercare al meglio l' equilibrio.
Per la prima volta in vita mia, mi sento di dire che forse ho trovato la mia professione ideale e che potrò proseguire anche dopo la carriera calcistica: la professione di papà! In questo giorno, ho proprio avuto la conferma che essere papà è stata la gioia più grande della mia vita. Molto più di quando ho esordito con l' Heracles in prima squadra. Essere papà ti dona nuove emozioni ogni giorno e nuovi spunti per crescere come persona. Non a caso, tutti mi dicono che quando sono con Kamala, io sprigiono una luce diversa e do l' immagine del vero me stesso. Mi viene da pensare che possano aver ragione e lo percepisco dal sistema di comunicazione che abbiamo creato e che ci permette di capirci sempre.
Cara Kamala, ti prometto che migliorerò ogni giorno e che non ti mancherà mai nulla di cui tu avrai bisogno e ti sosterrò sempre, affinché tu possa raggiungere tutti i tuoi sogni che non vedo l' ora di scoprire. Ti prometto anche che non smetterò mai di ascoltarti e che sarò sempre la tua spalla su cui piangere o la persona con cui condividere una risata, un segreto, un' avventura e molto altro.
Sei una fonte di ispirazione e ti voglio un mondo di bene.
Papi.

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