Capitolo 4
Sono in sala d'attesa dalla terapista. Ho lasciato mia figlia nelle mani di qualcun altro per la seconda volta in sei mesi e, anche se si tratta del mio migliore amico, me ne sto già pentendo perché ho paura. Paura di perderla. La prima volta è stato quando ho giocato la mia prima partita dopo mesi. Sí, ho ripreso a giocare ma non ho potuto portarmela in trasferta. Le mie prestazioni fanno schifo e io mi sto ingozzando di pollo fritto da giorni. Di nuovo. Quando ho i periodi più ansiosi mi calma solo il mio confort food. Purtroppo, I miei problemi di forma fisica sono passati in secondo piano. La cosa non può più continuare. Se sono qui, è perché mi sono reso conto che non posso più farmi soffocare dalla mia stessa paura. Ho perso la mia futura moglie e non l' ho mai digerito. C' è chi ha paura che io stia tornando in depressione, ma io conosco bene i sintomi e posso confermare che è stress post traumatico che ancora non ho superato. A volte i sintomi si aggravano e mi trascuro un po', ma non permetterei mai di servire meno attenzioni alla mia bambina. Finalmente mi chiama. Non appena entro, lei mi guarda in faccia e mi chiede se ho avuto un brutto pensiero. Vorrei rispondere "mia figlia morta" ma qualcosa mi paralizza. Quanto vorrei mangiare un' altra cotoletta in questo momento. Sarebbe già la terza oggi, ma non posso. Non voglio trovarmi con una corazza fatta di uno strato di grasso protettivo, soprattutto a livello addominale. Sarebbe il riflesso del mio mancato successo nell' affrontare le mie paure e le mie ansie. Ho vissuto altri periodi come questo e il calcio mi ha sempre salvato da problemi di peso più gravi. Questa volta, sono anche motivato da Kamala, ma in certi giorni proprio non riesco a seguire le nuove linee guida che mi sono imposto e che sto cercando di adottare come stile di vita.
Sto guardando il vuoto. La terapista mi da una scossa chiedendomi di mia figlia. Mi viene spontaneo chiederle di quale stesse parlando perché mi rendo conto che è come se avessi due figlie e scoppio a piangere. "Chissà se Arya ha partorito e se ha parlato di me alla sua piccolina" singhiozzo io. La terapista sembra confusa e mi chiede chi sia questa Arya e dove si trovi. "La mia amata in paradiso" dovrebbe essere la mia risposta, ma non riesco a scandire bene le parole. Alzo gli occhi al cielo e capisce che sono vedovo. Non so se questo termine sia valido anche per le persone non sposate, ma tanto la proposta avrei voluto fargliela, quindi sì, sono vedovo. È stato un colloquio molto duro, lo ammetto. Poi ho realizzato un' altra delle mie preoccupazioni: la mia piccolina non è ancora sufficientemente sviluppata per lo svezzamento e a sei mesi suonati e non mostra interesse per i cibi solidi. Anzi, quando la porto a tavola con me e la porgo sul seggiolone della pappa, lei fa dei versetti quasi da schifata. Mi chiedo se non sia un modo per dire "Papi... ma lo sai che mangi di merda e che non va bene per il tuo corpo?!" Qualche giorno fa ho tentato di farle assaggiare la purea di mela: all' inizio, l' ha assaggiata, ma poi... no ok, ammetto che non l'ha tenuta in bocca nemmeno tre secondi perché me l' ha sputata quasi in un occhio. "Kamala non si fa!" mi ricordo di averle urlato per sgridarla. Lei però si era messa a ridere e il secondo cucchiaio me l' ha nuovamente sputato in faccia. Lì, mi sono rassegnato ed ho capito che non è pronta per un' alimentazione più matura. Forse da un lato è meglio, così non prende il mio esempio, ma io ho il terrore di non godermi le sue tappe. Dai Lennart, suvvia, calmati! Non puoi continuare a vivere in questo stato d' animo. Insegnano sempre a vivere le cose il più intensamente possibile, ma anche che se si danno troppe attenzioni, quella cosa la si perde. Kamala scusami se sono così opprimente, ma sei la cosa più importante che ho.
Non appena torno a casa, il mio amico mi dice che lei sta dormendo e metto in pratica il compito che la terapista mi ha assegnato per la prossima volta. Prendo un foglio bianco e una matita. Mi metto a disegnare, ma è una cosa astratta che non so cosa sia. Strappo il foglio. Ne prendo un altro, ma inizio a scrivere la scena dell' ultima volta in cui ho visto Arya. Mi incavolo a morte. Vorrei andare in vasca da bagno, ma mia figlia si sveglia ed inizia ad urlare perché ha fame. O almeno ero convinto di questo perché quando la prendo in braccio si calma e noto che inizia a non essere più affannosa anche la respirazione. Le do lo stesso un po' di latte e decido che è ora di fare una bella passeggiata all' aria aperta, che è risaputo che sia un toccasana anche per l' umore. Prendo la macchina e andiamo in un parco verde pieno di alberi diversi. Facciamo un bel giro fino a sera e devo ammettere che il panorama è bellissimo pure in inverno. Tra prati leggermente innevati e il laghetto delle anatre che presenta scagliette di ghiaccio, non so cosa sia più bello. Si vede che sono in un periodo difficile perché anche se siamo a febbraio, inizio a sudare e mi tolgo il giubbotto. Kamala invece ha freddo e le tiro su la copertina: da quando le è venuta la febbre circa 3 mesi fa, ho imparato ad ascoltare meglio i segnali del suo corpo, anche se comunque cerco di non farla vivere in un ambiente troppo asettico e di farla familiarizzare con l' esterno e i cambi climatici per favorire il suo sviluppo sia di crescita, che immunitario.
Il giorno seguente, io ho allenamento doppio, ma non ci sono con la testa e sento che faccio più fatica del normale. Ora, però, sono consapevole di essere una persona più forte di quello che si pensa, perché ho avuto il coraggio di chiedere un aiuto professionale. Io so che posso avere il controllo di me stesso. Devo migliorare ogni giorno ma mi devo mettere in testa che non lo devo fare solo per mia figlia, ma anche per me stesso. Soprattutto per me stesso. Quel giorno, mi sono fatto forza e l' ho lasciata ai miei genitori che si sono lamentati di non essere stati abbastanza tempo con la nipotina. In effetti, ammetto di essere stato proprio stupido a non fidarmi nemmeno dei nonni. Io, con la mia professione, non posso non chiedere aiuto per la gestione della piccola. Da quando sono papà, mi rendo conto di essere diventato freddo ed egoista con tutti i miei cari e di essere dolce solo con lei. C' è chi sospetta che io abbia bisogno di una nuova compagna per la vita, ma io non mi sento pronto. Ve lo posso garantire perché il mese scorso ho frequentato una ragazza per un paio di settimane. Era veramente bella, confesso, ma anche lei aveva capito che non ero pronto e che non avrei mai frequentato una persona solo per l' aspetto. L' unica cosa è che ci siamo scambiati i numeri di telefono, ma non penso che ci chiameremo... o di sicuro non al momento perché prima voglio guarire. Con questo non intendo dire che voglio dimenticarmi del mio grande amore, ma voglio imparare a vivere senza sentirmi responsabile della sua morte, non avere più ansie infondate ed è solo così che io posso essere pronto ad una nuova esperienza amorosa... e credo che possa anche giovare a me, a Kamala e per tutti coloro che mi vogliono bene e con cui voglio sinceramente scusarmi per il mio comportamento. Sono sempre io, il solito Lennart e presto ve ne accorgerete. Anzi... sono pronto a mostrarmi sotto una nuova luce e a risultare più forte e radioso. Perché è così che deve essere e questo percorso di consapevolezza che ho cominciato sarà l' inizio di una nuova era.
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