Capitolo 24
Siamo tornati dalle vacanze e oggi c' è il cosiddetto "turno della befana". Sapete una cosa? Non so quanto sia un bene che giochi, perché dopo aver visto la mia amica Zoe dopo tanto tempo mi sento strano. No non sto parlando di sentimenti amorosi: mi sto riferendo al fatto che lei non è più se stessa. Non è più la persona calda e premurosa di prima. Io e Kamala siamo molto preoccupati per lei e per i due piccolini in arrivo. La mia ipotesi è che siano tutte conseguenze post trauma a seguito della perdita di un bambino e dell' aver convissuto con una merda di uomo. "Papi, ma la zietta mi vuole ancora bene?" è la domanda più in auge a casa mia. Cosa si risponde ad una bambina di quasi quattro anni? Io le dico di stare tranquilla, ma si nota che lei ha capito che qualcosa non quadra.
"Papi chi gioca stasera?" mi domanda Kamala di punto in bianco, mentre gustiamo una buona colazione a base di pancakes. "Stasera gioca il papi! Non sei contenta?" e lei: "Sono felice! Ma di più se giochi con me" suscitandomi un sentimento di commozione che tengo per me. "Sai che il tuo papi non può rifiutare una convocazione così. Mi piacerebbe stare con te stasera, ma io lavoro sai?" e a quelle parole, Kamala confessa che sono il miglior papi calciatore del mondo. Sempre un piacere sentire queste parole, ma non vorrei che si stesse appiccicando a me perché sono l' unico che le ispira sicurezza. Lo so che all' asilo ci sono due bambine con cui gioca volentieri e il bimbo "carino e cuccioloso" come lo definisce lei, ma quando si tratta di me sembra sviluppare un senso iperprotettivo. A volte mi viene da giudicarlo quasi morboso, so che non è il termine giusto, ma più o meno il senso è quello.
In questo momento, ci siamo alzati e la piccola Kamala si è aggrappata alla mia gamba. "Devi proprio andare oggi?" "Sì tesoro, tra poco ti porto a casa del nostro portiere, la sua compagna di sta aspettando perché si è offerta di tenerti in tribuna" ma lei mi supplica di venire in campo con me. "Kamala a proposito... che non ti salti in mente di scappare dalla tribuna... L' altra volta ti è andata bene, ma mi hai fatto preoccupare moltissimo e sai bene che potrebbe essere pericoloso. Non ti dico quando ho ricevuto la chiamata perché eri sparita!" la avverto. Lei abbassa lo sguardo senza proferire parola.
Una volta pronta, la carico su in macchina, la porto a casa del portiere e mi reco nell' albergo dove avviene il nostro ritiro prima delle partite casalinghe. Robin si avvicina a me e mi chiede se sto bene. Confesso di no perché ho paura che la mia piccola abbia altre idee strane nel suo cervello. Robin mi abbraccia e mi invita a fare un bel respiro e mi dice che se non ha capito male, il titolare sulla fascia sinistra dovrei essere io. Auguri gente! Prometto di fare del mio meglio, ma non assicuro assolutamente nulla.
Durante la partita vengo espulso per un fallo molto brutto su un avversario. Minuto 35. Rosso diretto. Mi reco nel magazzino a piangere come un bambino e a tirare pugni al sacco da box. Mi sembra di tornare indietro al giorno in cui ho conosciuto Arya e in cui mi sono procurato una gravissima frattura alla mano che aveva necessitato di riduzione chirurgica e di cui porto ancora la cicatrice in evidenza. Sono incazzato nero, ho disonorato la mia squadra. Ma quel che è peggio è che ho deluso Kamala, la mia principessa. La mia più grande fan a cui devo fornire un corretto esempio di sportività e convivenza. Mi si è gonfiata la pancia, devo andare in bagno. Era tanto tempo che non mi si presentava un attacco di nervoso così forte e per la prima volta non ho il bisogno di placarlo mangiando. In questi mesi ero quasi convinto di essere guarito definitivamente dal binge eating, ma ora ne sono certo. Un' altra piccolo traguardo raggiunto si aggiunge al mio giornale di vita. "Arya hai visto che ho fatto? Sono un coglione, come hai fatto ad amarmi?" penso ad alta voce. Una voce mi dice di respirare a fondo. Sono pazzo io o esistono gli spiriti? Mi reco al bagno nella speranza di alleviare questi crampi. Le mie feci escono un po' molli, c' era da aspettarselo. Ahia! La zona delle cicatrici che male! Il mio intestino è infiammato.
All' intervallo, i miei compagni di squadra mi chiedono se sto bene, ma non mi va di parlare. Non so nemmeno come scusarmi. Mi suona il telefono ed è Rabea, la moglie di Robin che mi vuole videochiamare probabilmente su richiesta di Kamala. Rispondo. "Ciao papi!" mi sorride dalla webcam, salutandomi con la manina. "Ciao piccola!" ricambio io, cercando di asciugarmi le lacrime e non facendole trasparire il mio attacco di colite. "Ricorda che tu sei il mio papi" esclama volendo strapparmi un sorriso. La cosa che mi preoccupa è che aggiunge che dopo dobbiamo parlare.
Dopo la fine della partita, io chiedo al mister se posso portare Kamala nel nostro pullman, ma mi sento rispondere che per i calciatori papà single non è necessario chiedere, in quanto è una deroga già previsto nel regolamento della società. Mi siedo più o meno a metà corriera e lascio a mia figlia il posto vicino al finestrino. "Ciao Kamala! Ma sei sempre più bella!" esclama un mio compagno di squadra che è appena passato vicino a noi. Non vi sto nemmeno a raccontare la sobrietà di mia figlia nella risposta: vi dico solo che si è proposta come mascotte-modella della nostra squadra. "Kamala ma sei ancora piccolina per queste cose!" le faccio simpaticamente notare. "Io sono una bella bambina! Punto!" risponde. Che invidia l' autostima della mia bambina! Davvero notevole!
Nel mentre, il pullman è partito per riportarci a Zingonia, chiedo a Kamala di cosa mi voleva parlare.
-Kamala: "Papi ma perché sei uscito dal campo?"
-Io: "Perché ho fatto un errore ed ho pagato le conseguenze. Il tuo papi ha sbagliato ed è giusto così... l' arbitro mi ha cacciato dal campo perché non mi sono comportato bene"
-Kamala: "Ma ora che succede?"
-Io: "Papi sta aspettando di sapere quante partite salta"
-Kamala: "In che senso?"
-Io: "Quando combini una marachella grossa, stai senza calcio per qualche domenica. Funziona come quando i bambini come te si comportano male: anche noi calciatori possiamo finire in punizione. Persino il tuo papi"
-Kamala: "Sì così giochi con me! Sei in punizione! Devi giocare con me tutte le domeniche. Anzi! Tutti i giorni!"
-Io: "Quindi doppia punizione?"
-Kamala: "Sì!"
-Io: "Beh ma sono io che metto in punizione te se combini qualcosa! Io sono grande, tu sei ancora piccolina"
-Kamala: "Ma tu sei stato cattivo oggi! Quindi punizione"
Ed è così che io sono diventato il primo papi della storia ad essere punito dalla figlia. La mattina dopo, Kamala mi sveglia e mi trascina nella sua cameretta tenendomi la manina. Mi fa sedere per terra, in modo che possa specchiarmi nella sua postazione da trucchi che i nonni le hanno regalato per Natale. Io, in compenso, ho completato l' opera con dei trucchi dai colori diversi perché possa sperimentare e divertirsi. Solo che questa volta non prova sulle bambole o sui fogli da disegno, ma il suo modello... sono io! "Papi non ti faccio niente!" esclama quasi ridendo sotto i baffi. Le ultime parole famose: mi sono ritrovato con una palpebra colorata con l' ombretto giallo e l' altra con quello rosa, le labbra viola brillantate e con il rossetto fuori dai bordi, i baffi da gatto disegnati con la matita marrone e la punta del nasino colorata di nero. Sono veramente bellissimo! Mi mancano solo le ciglia finte! "Papi guarda!" esclama felicissima e realizzata. "Ora andiamo a fare una passeggiata!" mi supplica. "Sì, prima mi lavo!" ma lei dice che io devo uscire così perché è parte della punizione. Nel mentre, scopro che il giudice sportivo sta pensando di farmi scontare ben tre giornate di squalifica. Senza contare che il mio avversario si è rotto la tibia per colpa mia e sto pensando di andarlo a trovare in ospedale. Intanto gli scrivo un messaggio di sincere scuse e gli chiedo se posso chiamarlo in serata. Mentre attendo la risposta, mi reco a passeggiare con la mia piccolina... rigorosamente truccato così! Spero veramente che nessuno ci incontri per strada. Ma ecco che le mie preghiere e speranze sono già vane: Robin e Rabea sono anche loro a passeggio con il loro bambino. Robin mi guarda in faccia e scoppia a ridere. "Brudi ma che hai fatto in faccia?!" mi domanda, ma è Kamala che spiega che il suo papi è in punizione. "Quindi lo hai truccato tu?" le chiede Rabea. Lei, fierissima, conferma. Ma d' altronde, in una famiglia l' equità è giusta e chiunque sbagli deve pagare in qualche modo. Ebbene sì, anche noi genitori dovremmo finire in castigo a volte: questo per dare l' esempio ai più piccoli che ad ogni azione, corrisponde una conseguenza.
Verso sera, mi risponde il calciatore a cui ho recato danno che mi accetta le scuse e mi dice di non preoccuparmi e che possiamo trovarci quando vogliamo. In parte mi consola, ma alla fine le giornate che devo saltare sono quattro. Sono stato proprio un coglione ed ho agito senza pensare. Mi mangio le mani per non aver usato la testa in quel momento. È vero, ero anche molto teso in quel momento, ma questa non è una giustificazione visto che un mio collega ha terminato la stagione anzitempo per colpa mia. Quindi sì, piccola Kamala, il tuo papi non è perfetto e se merita una punizione è giusto che tu gliela dia. E ricordati che non si smette mai di sbagliare ed imparare... nemmeno da grandi...
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