Capitolo 17

"Sei stato bravissimo papi!" esclama Kamala dopo averla raggiunta sugli spalti a fine partita. "Hai visto che ti ho dedicato il goal?" la stuzzico io. "Sì papi! Sei il migliore e ti voglio tanto tanto bene!" mi dice abbracciandomi. A quella scena, Zoe e Robin sorridono e pensano che la mia bambina sia un tesoro. "Posso venire in braccio?" mi domanda. La prendo su senza pensarci troppo, ma è messa male e, per sistemarsi, mi dà un calcio con la sua scarpina, proprio sulla cicatrice. "Ahia!" grido io. "Papi che hai?" mi chiede preoccupata. Io le dico che sto bene, ma la verità è che non faccio toccare a nessuno quella zona perché mi fa sentire vulnerabile. Nemmeno ad Arya l' avevo mai fatta toccare quella zona, anche se lei sapeva benissimo la storia. Ci aveva provato a farmi fare pace con quella cicatrice, ma non ci è mai riuscita: solo al tocco sentivo il dolore post operatorio. Non vi dico durante i momenti intimi i primissimi tempi. La mia fortuna è che lei era molto delicata, però certe pose a letto non erano molto gradite.
Metto giù la piccolina e mi metto la mano lì in segno di protezione. Kamala vorrebbe tornare in braccio, ma io non me la sento.
Dopo circa un' oretta, verso il tardo pomeriggio, io e Kamala torniamo a casa. "Papi sei strano! Che succede?" mi chiede lei. Allora io, spinto da non so che energia, mi faccio forza per spiegarle il motivo di quanto accaduto. Ci sediamo stravaccati sul mio letto. "Bene piccolina, ora ti spiego perché oggi ho detto che avevo male..." e mi alzo la maglietta. Con mio grande stupore noto di essere un po' dimagrito e ciò mi fa tirare un sospiro di sollievo. "Quando mi hai colpito con la scarpina, mi hai colpito proprio qui! La vedi questa piccola striscia?" le domando io, indicandogliela con il dito. "Sì papi, la vedo!" mi risponde lei convinta. "Ecco... quella è una cicatrice sai?" e lei mi domanda cosa intendo. "È una ferita che ha salvato la vita del tuo papi da una brutta infezione" continuo. "Papi ma la bua non è bella!" si meraviglia lei. 

- Io: "Sai... dicono che i nostri corpi siano delle macchine perfette. Ma a volte qualcosa si rompe e il dottore ci deve mettere le manine. Quel giorno, il tuo papi era un bambino poco più grande di te! Avevo tanto tanto mal di pancia. I tuoi nonni, lo zio Michael e la zia Sarah, dopo avermi sentito piangere e urlare dal male mi hanno portato in ospedale."

-Kamala: "E poi che è successo?"

-Io: "Avevo sempre più male al pancino"

-Kamala (interrompendomi): "Ma anche io a volte ho male al pancino. Tutti hanno avuto male al pancino"

-Io: "Sì, ma quel giorno il mio pancino faceva talmente male, che non riuscivo ne a camminare e non mi facevo toccare. Per questo mi hanno portato in ospedale. Poi, un dottore mi ha visitato e ha detto ai miei genitori una frase molto inquietante. *O lo operiamo, o lo perderemo!* mi sono sentito. Una specie di sacchettino si era riempito di liquidi ed esserini molto cattivi che stavano infettando il mio pancino."

-Kamala: "Hai avuto paura?!"

-Io: "Sì, tanta devo ammetterlo. Anche io ho paura a volte! Non sono perfetto e indistruttibile come si potrebbe pensare. E se questo sacchettino si fosse rotto, io non sarei qui con te"

-Kamala: "Ma adesso tu sei qui con me! E io sarò sempre con te"

Tra di noi si registra un momento di silenzio riflessivo. Ad un certo punto, Kamala si avvicina a me e inizia ad allungare le dita. Io, d' istinto, metto la mano e contraggo i muscoli. "Papi togli la manina" mi supplica lei. Io ci provo, ma non mi fido. Lei inizia ad appoggiare i polpastrelli e a tracciare lungo la cicatrice. Al tatto la sensazione non mi piace per niente. Sento ancora il dolore e la zona è parecchio sensibile. Tento di rimettere la mano e di tirare giù la maglietta. Ho già esposto troppo per oggi. "Papi... ma questo disegnino è tuo! Perché lo nascondi?" mi domanda non appena finisce di perlustrarmi lunghezza e perimetro del segno. "Kamala... è un punto debole quello e mi fa sentire fragile" le dico abbassando lo sguardo. "No! È il punto unico del mio papi! Nessun papi ha un disegnino così!" ribatte lei. In quel momento, vorrei piangere, ma mi limito a prepararla per farle una bella doccia. Le metto la cuffietta per non bagnare i capelli e la metto nella vasca. La insapono per bene e la risciacquo. Finita la doccia, noi mangiamo a casa insieme per la prima volta dopo almeno tre settimane. Per oggi ho chiesto il permesso per il semplice motivo che essere un papà single è qualcosa che ha bisogno di elasticità anche durante un percorso medico. Ci prepariamo un insalata di cereali ricca di verdure fresche e un po' di legumi. Una volta seduti, noto che Kamala mi sta fissando intensamente, ma non dice nulla. Dopo cena, decido di portare la piccola a fare una passeggiata per le mura della città alta di Bergamo, prima di portarla da Zoe. Quando però la porto da Zoe, con mia sorpresa mi apre un ragazzo che mai avevo visto prima. "Chi è questo ragazzo?" le chiede minaccioso, notando che sta arrivando alla porta. Non faccio nemmeno in tempo a rispondere che lei lo sposta dalla porta e mi fa entrare. Ci presenta e scopro che si tratta di un collega che sta frequentando da pochissimo. Ma lui non mi vede di buon occhio e si capisce. "C' è qualcosa tra di voi?" sentenzia lui, senza nemmeno volermi conoscere. Noi affermiamo che siamo solo amici da tempo, ma non sembra convinto della risposta. Il giorno seguente, io sono nella comunità per i disturbi alimentari e ho realizzato di aver completato i miei primi 10 giorni senza abbuffate. Però la tentazione mi viene perché penso che Zoe sia in pericolo di nuovo e non so come aiutarla. Suona il telefono ed è proprio lei. A rispondere, però, è Kamala. "Pronto papi!" sento.

-Io: "Dov' è la zia Zoe?"

-Kamala: "La zia è in bagno. Le ho preso il telefono"

-Io: "Kamala non si fa! Ridai subito il telefono alla zia!" 

-Kamala: "La zia è in pericolo... il maschio qui in casa la tratta male"

Metto giù la telefonata e mi precipito a casa di Zoe. "Zoe tutto bene, state bene?" le chiedo preoccupato. Lei fa cenno di sì, ma il compagno, in quel momento, le urla contro. "Amore! Perché non mi pulisci subito i piedi e prepari il pranzo! Poi mi pulisci anche il letto! Esigo lenzuola pulite! Subito! E non mi importa se oggi pomeriggio lavori!" le ordina in maniera brusca. Io guardo la mia amica e le chiedo se davvero è quello che vuole. Poi realizza che non capisce perché sono lì. "Ho preso io il telefono per chiamare papi! Scusa zietta..." ammette Kamala abbracciando la sua zietta. "Quel tipo non mi piace Zoe... e ti fa male!" sussurra. Il pomeriggio, purtroppo e per fortuna, Zoe lavora e quindi passa del tempo fuori dall' ambiente che io reputo tossico di casa sua. Tossico da quando ho avuto a che fare con questo suo nuovo compagno. Dico anche purtroppo perché avrei voluto venisse ad assistere al mio allenamento. Mi sono portato mia figlia. Il mister mi dice che gli è mancata tanto e che dovrei portarmela più spesso perché si vede che con lei sto molto meglio. Vado un attimo in bagno e mi accompagna. "Hai ragione Kamala! La zia è in pericolo!" esclamo io, aggiungendo che sarebbe opportuno fare qualcosa. "Tu saresti perfetto per la zia! Sei un papi fantastico!" sussurra lei, sperando di non essere sentita. Io le ricordo per l' ennesima volta che non ci sono sentimenti adatti tra di noi per farla funzionare. Finito di fare pipì, mi accorgo che mia figlia vuole tirarmi su la maglietta. "Posso vedere il disegnino ancora?" mi supplica. Io non vorrei, ma ci pensa lei ad agire lo stesso. Si mette sulle punte e mi dà un bacino sulla cicatrice. Mi dice che ora la bua non c' è più e che il disegnino è parte di me. Non so perché, ma con lei sento una vibrazione diversa anche su questo. A volte mi viene da pensare che sia io il padre biologico proprio per il legame che abbiamo instaurato. Con la mia principessa, non ho paura di essere vulnerabile e questo trovo sia grandioso. Tornati in campo, noto che la mia piccolina inizia ad imitare gli esercizi che facciamo io e i miei compagni e, quando arriviamo al momento di provare i passaggi, lei vuole stare in coppia con me. Gasp, sorprendentemente, la trova una genialata. Anzi, vorrebbe organizzare un allenamento con i nostri bambini e, nei giorni successivi, riesce nel suo intento.  Però, la mia piccolina ha proprio voglia di sfidarmi: si mette in coppia con Joakim mentre io sono con il bimbo di Hans. Devo confessare che è portata anche per i giochi con la palla. Sempre pensato che fosse piena di talento. Nel mentre, però, non riesco a fare a meno di pensare a Zoe, che proprio in questi giorni ha ufficializzato il fidanzamento con quell' essere maschilista che non riesco nemmeno a chiamare uomo. Kamala, ultimamente, preferisce venire con me agli incontri per i disturbi alimentare anziché stare nelle vicinanze di quello. Devo ammettere che non piace nemmeno a me e Zoe è un po' cambiata. Sembra quasi che sia accecata dall' amore. Non è così che una donna merita di essere trattata: una donna non è ne un oggetto, ne una schiava lavandaia, ne nessun' altra definizione stereotipata. Una donna è una donna e merita di essere rispettata e amata esattamente come un uomo, un bambino, un anziano... perché siamo tutti uguali e meritiamo considerazione, rispetto e dignità. Non esiste che Zoe sia ridotta a fare pulizie per lui, restare sempre ai suoi ordini e sospetto che la stia anche manipolando dal punto di vista mentale. Se Kamala non mi avesse telefonato quel giorno, probabilmente non avrei avuto l' occasione di accorgermene. Ed ora è compito nostro salvarla perché a lei vogliamo bene e noi ci saremo sempre per tutti coloro che meritano...

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