Capitolo 13

"No ma che schifo!" esclama Kamala vedendo che gli altri corrono nel fango. Sì, devo ammettere che mia figlia è molto principesca. In realtà, io vorrei che lei vivesse come tutti gli altri bambini e facesse le sue esperienze senza avere il timore di dover apparire sempre perfetta e ho cercato di farle capire più volte che se fa qualcosa fuori dall' ordinario lei sarà sempre la stessa Kamala, ma a volte non sembra credermi.
Il mister ci ha concesso un paio di giorni di riposo e oggi, dal momento che è una bella giornata, ho deciso di portare la mia piccolina a fare una gita fuori porta. Non vi dico quanto avrei voluto portarla a fare un giro nella mia barca, ma la sua prima volta è stata un esperienza traumatica in quanto ha vomitato e sofferto di capogiri. Mi ricordo che voleva stare sempre tra le mie braccia quel giorno e continuava a supplicare di tornare a casa. Kamala soffre proprio tanto il mal di mare e, per questo, ho preferito portarla in montagna.
In questo momento siamo in un parco giochi e lei sta giocando con altri bambini. Sono qua che prego che non faccia troppo la schizzinosa, anche se, come ho detto, mi sembra che fango e foglie per terra non le piacciano molto. Intanto, avendo la prova che gli altri genitori stanno controllando i bimbi, mi sposto un attimo a riempire la borraccia di acqua alla fontanella. Ho una sete assurda e me la devo riempire due volte, infatti. Poi, l' acqua in montagna è più fredda, e, di conseguenza, molto più buona. Tra l' altro, vi ricordate che vi avevo detto che mi avevano trovato anche l' insulina alta? Ecco... quando mi vengono questi attacchi di sete è bene che me li appunti come sintomi da riportare alle visite mediche perché sono tra i primi sintomi. Per fortuna, oggi è stato un caso isolato, quindi non dovrebbero esserci problemi. Torno dalla mia Kamala e decido di portare la sua di borraccia. Una corretta idratazione è fondamentale anche per i bambini piccoli, in quanto consente una crescita sana. "Sì! Acqua fresca!" esulta. Si siede sulla panchina e la beve proprio di gusto. Quando gli altri se ne vanno dal parco, io e lei ci rechiamo a fare una bella passeggiata per un sentiero alberato in mezzo alla natura. "Papi posso la manina?" mi chiede ad un certo punto. "Certo che puoi stare a manina, piccolina mia" le rispondo soddisfatto della richiesta. Durante la passeggiata si respira un' aria di silenzio che non si può descrivere a parole. Ad un certo punto, Kamala si stacca e si siede per terra. "Mi fanno male i piedini!" esclama lei, guardandomi solo come lei sa fare. "Kamala ci fermiamo qualche minuto, ma poi si cammina!" ribatto io. Dopo un po', lei si alza. "Papi mi prendi in braccio! Sono stanca!" esclama fissandomi nella maniera più dolce che si conosce. "Su Kamala! Adesso camminiamo un altro po'!" cerco di incoraggiarla io. Lei si mette a piangere e cerchiamo un cespuglio in cui nasconderci dietro per avere un po' di intimità tra papi e figlia. Da quel che temo, io credo che senta la paura che qualcosa in me non vada e che stia cercando di stare vicino a me il più possibile: in effetti, nell' ultimo periodo sembra più malinconica quando la lascio all' entrata dell' asilo. Ci allontaniamo un attimo dal sentiero e troviamo una soluzione migliore: l' interno di un tronco di albero molto antico, nei quali sono stati posizionati pure due comodi cuscini, sui quali ci sediamo. Distendo e apro leggermente le mie gambe invitando Kamala a sedersi qui con me. Si precipita subito. Con un fazzoletto le asciugo gli occhietti. "Lo vedo che sei triste Kamala, ti va di raccontare a papi che succede?" ma lei mi spiazza con: "Io vedo il mio papi triste e voglio stargli vicino" e abbassa lo sguardo. "In realtà io sto bene, piccola mia... è solo che, a volte, mi guardo allo specchio e mi sembra di non riuscire superare mai il lutto della mamma completamente" e, come da copione, mi chiede spiegazioni. "Sai Kamala, quando è morta la tua mamma io stavo uscendo da un periodo molto brutto... poi, quando ho realizzato che davvero non ci sarebbe più stata e ho iniziato a mangiare molto per sentirla più vicina... trattenevo le lacrime per non farti preoccupare, ma scoppiavo di notte a piangere quando ero sicuro che tu ti fossi addormentata..." e lei mi interrompe, proponendo di cambiare discorso perché capisce che per me è una ferita ancora aperta. Proprio per questo, non ho mai parlato della mamma in maniera approfondita, anche se so benissimo che dovrei farlo prima o poi. Io conservo sempre una sua foto, ma non la guardo mai per paura di crollare. Mi sento uno schifo perché non è questo che Arya vorrebbe: lei mi vorrebbe felice, in forma, spensierato, sempre sorridente... mi vorrebbe vedere inseguire i miei sogni...
Ricordo ancora la lettera che mi aveva scritto nel caso in cui lei se ne fosse andata prima di me. Ora mi sorge il dubbio che lei stesse affrontando una battaglia di cui mi stava tenendo all' oscuro. "Come è possibile che lei sapesse già di morire prima di me?" mi domando tra me e me. Oppure magari aveva una salute un pochino più fragile della norma e compensava con un carattere da leonessa. La cosa certa è che io so perfettamente che non l' ha uccisa la bimba che portava in grembo: non so se sia vero, ma ho sentito che il feto rilascia delle cellule per rafforzare la salute degli organi della mamma. So che la nostra bambina avrebbe fatto di tutto per salvarla. Ne sono certo.
Dopo un po' di silenzio, dal nulla lei mi dice che ci sono due bimbe con cui trova molto bene a giocare all' asilo. "Ma è una notizia bellissima, Kamala!" le sorrido io, consigliandole di invitarle a giocare a casa nostra, dopo ovviamente aver parlato con i genitori. Sono contento che la mia bambina inizi a socializzare anche con persone diverse da me e vicine alla sua età. Questo significa che forse, non ha così tanta paura di staccarsi da me come pensavo e che io sono più ansioso della media. Devo imparare a controllare i miei istinti e fare un bel respiro ogni volta che sento di perdere il controllo.
A fine conversazione, io e Kamala ci rialziamo ma ben presto mi chiede di riprenderla in braccio perché ha i piedini stanchi. Io la prendo e la carico sulle mie spalle perché ha camminato parecchio e sono fiero di lei. Lo sono un po' meno quando si lamenta sul fatto che io l' abbia iscritta a nuoto: a suo dire lo trova molto noioso. In effetti, vorrei che praticasse anche qualcos' altro che fosse più consono per la muscolatura della parte bassa del corpo, ma a neanche 4 anni di età non saprei cosa, onestamente. Mi informerò.
Verso sera, ritorniamo a casa. Ci facciamo la doccia e lei si mette il suo pigiamino preferito. Io opto per restare in maglietta e mutande. Zoe, nel mentre, era rimasta a casa perché non si sentiva bene dal punto di vista fisico, ma ha fatto qualche pulizia e preparato qualcosa da mangiare. Sì, avete capito bene: mi sono offerto di ospitarla per tutto il tempo che desidera, affinché si riprenda e possa avere una spalla su cui piangere. L' ho fatto perché sono un buon amico e le voglio davvero tanto bene. E poi... Kamala è davvero affezionata a lei, quindi posso stare tranquillo e so che quando io non ci sono, la mia piccolina è in mani sicure. In questo momento, Kamala è distesa sul divano, con l' orecchio appoggiato sul pancino di Zoe. "Kamala piano!" la richiamo io all' ordine. Non mi calcola proprio. "Zia Zoe, posso parlare con il tuo bimbo?" "Ma certo che puoi!" acconsente lei. "Ciao! Io sono la tua amica Kamala, piacere!" sussurra lei sempre verso il pancino. Nel mentre, a Zoe viene un attacco di nausea. "Zia Zoe che hai?" domanda Kamala preoccupata. "Tranquilla... è un effetto della gravidanza" risponde lei. Io mi precipito a vedere come sta e... mi viene d' istinto baciarla in bocca. Non so cosa mi sia preso, ma mi è sembrato l' unico modo per calmarla. Kamala è felicissima, ma noi non tanto perché sappiamo entrambi che non è il caso che abbiamo una relazione adesso. Infatti, nessuno dei due riesce a dormire stanotte e da un lato per fortuna: riusciamo a chiarirci e capiamo che si è trattato di un piccolo sbaglio che non compromette la nostra preziosa amicizia. Ma il bello sarà spiegarlo a Kamala che ci vorrebbe fidanzati. E, come si sa... spesso le parole giuste per i bambini piccoli sono difficili da trovare. Quel che ho capito, però, è che la mia bambina è sensibile e molto protettiva. Ma al tempo stesso sa essere forte e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. E, pensandoci bene... io voglio assolutamente imparare da lei.

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