28. Sei bella quando ti arrabbi

L'accogliente tepore del plaid e della cioccolata calda conferivano un tocco perfettamente invernale all'ambiente.

Se poi ad accompagnarli c'erano anche il caminetto acceso e una commedia romantica da guardare, si creava l'atmosfera ideale.

Quella era la situazione di Simona.

Particolarmente allegra, sorseggiava la sua bevanda dolce, seduta sul divano.

Gli occhi erano fissi sul televisore, ma la mente era da tutt'altra parte.

I suoi pensieri la fecero sorridere.
Non avrebbe mai immaginato che, una volta uscita dal guscio, si sarebbe sentita così libera.

Quei giorni si stavano rivelando più dilettevoli di quanto pensasse, soprattutto se in compagnia di Andrea.

Si ritrovò ad ammettere di amare passare del tempo con lui.

I suoi genitori e Marco erano partiti già da qualche giorno e Simona si godeva quei restanti momenti di pace, prima della ripresa delle lezioni.

Aveva studiato in poco tempo l'ultima materia che avrebbe dovuto dare; più che altro si era sforzata di finirla il più in fretta possibile, in modo tale da trascorrere dei giorni con la sua famiglia, avendo la mente sgombra da quel pensiero.

Sentì la vibrazione del suo cellulare e controllò lo schermo, sorridendo automaticamente nel constatare chi fosse il mittente del messaggio.

Si affrettò a leggerne il contenuto.

- Hey, ciao -

- Ciao. -

Aspettò circa due minuti, prima di ricevere la seconda notifica.

- Mi chiedevo, ti va di uscire stasera? Mangiamo qualcosa fuori ... oppure dopo cena, vedi tu come meglio preferisci -

Fece un altro sorriso e digitò in fretta.

- Non ho voglia di mangiare fuori. Va bene dopo cena. A che ora? -

- Alle 21. Passo a prenderti io -

- Okay, sarò pronta per quell'ora. -

- Non addormentarti anche questa volta, ahah -

Simona rise sommessamente, capendo la sua ironia.

- Sarò franca, questo rischio c'è! -

Ribatté a tono.

- Chi è Franca? Non sto parlando con Simona? -

Scosse la testa, mantenendo gli angoli della bocca all'insù.

- Ahahah, scemo! Ci vediamo dopo. -

- A dopo, ahah -

Spense la televisione e andò in cucina, mettendo la tazza nella lavastoviglie.
Pensò che fosse il caso di cominciare a scegliere l'abbigliamento per l'uscita, per non ridursi all'ultimo minuto.

Prese un maglione verde giada pesante, dei denim jeans neri e degli anfibi dello stesso colore.

Poi tirò fuori dell'intimo pulito dal cassetto apposito e andò a farsi una doccia veloce.

Una volta finito, si vestì completamente e tornò in cucina, dove preparò una piadina condita con dell'insalata mista e la riscaldò in forno.

Pregò e mangiò, per poi lavarsi i denti e applicare un make-up leggero sul viso, come piaceva a lei.

Mancava ancora una mezz'oretta all'appuntamento, per cui decise di accendere nuovamente la televisione e guardare un'ennesima commedia romantica natalizia qualunque.

Inconsciamente, ponderò che la sua non fosse come quelle favole d'amore in TV, in realtà non sapeva nemmeno come definirla.

Non era una relazione, né una frequentazione. Era ... una simpatia reciproca?

Focalizzò la sua attenzione sulla protagonista che rinunciava alla sua carriera lavorativa nella nuova città per tornare dal ragazzo di cui si era innamorata, giusto in tempo per la festa di Natale organizzata nell'azienda in cui temporaneamente avevano lavorato insieme.

Nel frattempo lui non si stava divertendo, pensando alla ragazza, finché non la vide arrivargli in contro ed esternargli le ragioni del suo ritorno. Le classiche parole:

"Ho capito che vale la pena restare per qualcuno di importante" che successivamente scattavano in un bacio appassionato.

Non seppe spiegarsi il motivo, ma immaginò lei e Andrea in quella situazione e in un nanosecondo scacciò via quella fantasia, scuotendo la testa.

Sentì le gote diventare rosse per la vergogna e i battiti del cuore più veloci.

Nel momento in cui vennero mostrati i titoli di coda, le arrivò un messaggio da parte del giovane, nel quale annunciava di essere sotto casa sua ad aspettarla.

Spense il televisore, prese la borsetta, infilò cappotto e scarpe ed uscì, chiudendo la porta a chiave.

Una volta giù, raggiunse la macchina del ragazzo, che si trovava fuori dall'abitacolo.

La accolse con un grande sorriso.

« Hey, ciao! »

« Ciao! » rispose, curvando eziandio lei le labbra verso l'alto.

« Prego, accomodati. » riferì, facendole cenno con la mano, mentre lui si sedeva sul sedile del conducente.

Chiusero gli sportelli e il giovane mise in moto.

« Ho saputo che c'è la fiera in paese, stasera. » comunicò ad un certo punto, catturando la completa attenzione della ragazza.

« Davvero? Wow, che bello! Non lo sapevo. » disse, gioiosa.

« Che ne dici di andarci? » chiese lui, ipotizzando già dentro di sé la risposta.

« Oh, sì! Mi piacerebbe molto! » esclamò, battendo le mani, eccitata come una bambina.

Andrea sorrise, sentendola così felice, e guidò verso la fiera, che non distava tanto.

Amava follemente l'allegria di Simona.

Giunti a destinazione, trovarono un posto nel parcheggio dopo qualche minuto, dopodiché scesero dall'auto e Andrea chiuse le portiere col telecomando.

Si avviarono verso delle bancarelle piene di libri a poco prezzo, dove la bruna ne esaminò alcuni compatibili ai suoi gusti.

Tuttavia non prese nulla e i due continuarono a girovagare.

Si fermarono davanti ad una bancarella di dolciumi, talmente assortita da fare venire l'acquolina in bocca, ma non comprarono niente nemmeno lì.

Camminarono per un altro po', finché Simona non vide la giostra con i cavalli, per grandi e piccini, e le si illuminarono gli occhi.

« Andiamo su quella? Per favore ... » lo supplicò con lo sguardo.

« Ma non è per bambini? O per gli innamorati? » chiese lui, trovandosi in difficoltà.

« Che ti importa? Io vorrei solo salirci perché l'ho sempre vista in televisione una giostra simile, non per altro ... possiamo? »

Il biondo le sorrise, affondando le mani nelle tasche del cappotto beige.

« E perché vorresti che ci salissi anch'io, se è qualcosa che vuoi fare tu? »

La ragazza boccheggiò, presa in contropiede, per poi assumere un'espressione più risoluta e sicura ed esordire:

« Solo per farmi compagnia. Ma se non ti va, vado da sola. »

Fece davvero per incamminarsi, ma lui le prese il braccio, attirandola verso di sé e per poco lei non sbatté contro il suo petto.

Simona credette di essere diventata paonazza sino alle punte dei capelli.
Erano ad un palmo dai loro nasi.

« Non ti ho mica chiesto di uscire per farti stare da sola. » le riferì, sornione, dandole un leggero buffetto sulla fronte.

Lasciò la presa e la superò di qualche passo.

« Vieni o no? » le disse, facendole l'occhiolino.

Lei non indugiò e lo raggiunse, con euforia.

Pagarono il giro completo della giostra e salirono su due cavallini bianchi vicini: la bruna lo trovò con le briglie viola, mentre Andrea con le briglie rosse.

Fu atteso che anche altri ragazzi e bambini prendessero posto, nel frattempo loro due chiacchierarono.

« Sei felice? » chiese, sinceramente curioso.

« Assolutamente sì! » cinguettò lei, entusiasta.

« Io, però, continuo a pensare che sia una cosa infantile. » la punzecchiò, solo per gustarsi la sua reazione contrariata.

La vide dilatare le narici e corrugare le sopracciglia, per poi dire la sua:

« Non direi proprio! Guardati attorno! » allargò a mezz'aria le braccia.

« Ci sono sia bambini che adulti qui, e tu! » gli diede una debole spinta con l'indice sul petto.

« Fino a prova contraria, sei un adulto anche tu. » concluse, incrociando gli arti superiori sotto al seno.

« Sei bella quando ti arrabbi. » si lasciò sfuggire quel pensiero ad alta voce.

Notevolmente spiazzata dalla sua asserzione, la ragazza sgranò gli occhi, sentendosi il cervello come in blackout.

Quando fu certo che nessun altro volesse salire, venne pigiato il pulsante per far partire l'attrazione.

« Io ... b-Uoh! »

La giostra iniziò a girare e quel movimento smorzò la frase di Simona che, colta di sorpresa, sbracciò al pari di un'anatra starnazzante per ritrovare l'equilibrio.

Si aggrappò con foga all'asta del cavallo davanti a lei, stringendosi nelle spalle e osservando l'oscillazione dalle orecchie del cavallino.

A quella scena inaspettata, il ragazzo dapprima sorrise, per poi scoppiare in una risata divertita e priva di cattiveria.

La ventitreenne lo guardò con un sorriso sghembo, imbarazzata, ridendo successivamente appresso a lui.

Assunse una posizione più composta e si godette il suo giro, tornando piccola per una decina di minuti.

Uno dei suoi modi per sentirsi vera era ritornare bambina.

Semplice e spontanea come una dolce giovincella.

Dopotutto, Gesù stesso disse di diventare come piccoli fanciulli:

《In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.》 (Matteo 18:3)

E lei possedeva maturità, ma eziandio la gioia di una bimba.

E ad Andrea piaceva così ed era contento che piano piano la ragazza stesse iniziando ad accettare se stessa.

Finito il giro, scesero dalla giostra e si avviarono in direzione di una bancarella a premi, dove era possibile o fare centro con le freccette o buttare giù dei birilli.

I due ragazzi decisero di provare e pagarono ognuno il proprio turno nel gioco dei birilli da colpire con tre palline.

Cominciò il biondo per primo, tirando una pallina e facendo cadere solo due birilli.

Con la seconda mossa ne prese tre e con la terza altri due.
In totale i birilli erano dieci, per cui non aveva vinto.

« Che peccato! » esclamò Andrea, facendo spallucce.

« Vediamo se sai fare di meglio tu. » si spostò per dare spazio alla ragazza, che non avrebbe dovuto colpire i birilli rimasti, bensì dei nuovi.

« Ci provo, magari ne faccio cadere più di te. » lo sfidò, ma già dal primo tentativo non si prospettava una vincita, in quanto mancò definitivamente i bersagli.

« Oh, capperi. » mormorò Simona, delusa dal suo lancio.

« Partiamo bene. Menomale che dovevi farne cadere più di me. » rise di gusto lui, prendendola bonariamente in giro.

« Ho ancora altri due colpi, antipatico. » ribatté, facendogli la linguaccia.

Un'altra risata venne fuori dalla bocca di Andrea.

La bruna mise più forza nel braccio e tirò la pallina, prendendo stavolta sette birilli.

« Yuppie! Hai visto? » esultò lei, preparandosi all'ultimo lancio.

« Sì, non male. Ma riuscirai a buttarli tutti? » chiese lui, imitando scherzosamente un'espressione pensierosa con una mano sotto al mento.

« Non mettermi ansia. » piagnucolò giocosamente la ragazza, tirando la pallina.

Purtroppo per la bruna, buttò giù solo due birilli.

Quell'unico birillo sembrava si stesse facendo beffe di lei.

« No! » prolungò la "o" Andrea, non credendo ai suoi occhi.

« Eddai! Che ingiustizia! » si lamentò la giovane, ma con poco coinvolgimento emotivo, sapendo che, in fondo, fosse soltanto un gioco.

« E vabbè, ci ho provato. » ammise infatti la sconfitta, allontanandosi insieme al ragazzo e dirigendosi verso qualche altro punto della fiera che attirasse la loro attenzione.

« Questo perché tu hai fatto l'uccellaccio del malaugurio. » scherzò Simona, dandogli una spallata amichevole.

« Sì, lo confesso: sono colpevole di aver gufato! » si portò una mano sul petto, con fare fintamente affranto, e la ragazza rise di fronte alla sua recita.

Quando Andrea vide un'altra attrazione che rientrasse nei suoi interessi, ghignò pensando in immediato alla reazione della giovane.

« Hey, Simonella. » tubò, facendole distogliere lo sguardo da una bancarella di braccialetti e collane.

« Non mi piace questo nomignolo. » storse il naso lei, guardandolo.

Lui però ignorò la sua frase e le chiese:

« Hai già digerito? »

Simona lo fissò stralunata.

« Che cosa c'entra, scusa? »

Per tutta risposta, il ragazzo le indicò la nuova giostra su cui aveva intenzione di salire.

La bruna strabuzzò gli occhi, improvvisamente atterrita.

« Oh, no! No, no, no, no! Te lo sogni! Io non ci salgo su quell'affare! » obiettò, facendo dietrofront, ma il ragazzo la afferrò per le spalle.

« Eddai, non ti va di provare? » la incitò, tuttavia ottenne l'esatto contrario.

« Neanche un po'! Ho sentito di incidenti su quelle cose, non ci penso nemmeno a salirci! E se si ferma a mezz'aria? Se rimaniamo bloccati a testa in giù e ci arriva il sangue al cervello e poi moriamo? No, no, non contare su di me! Salici tu se hai così tanta voglia di morire! »

Straparlò in un modo così frenetico, ché il ragazzo non poté evitare di farsi comparire un ennesimo sorriso, che sfociò in automatico in una breve risata.

« Va bene, non c'è bisogno che tu ti faccia tutte queste paranoie. Non saliremo sul pendolo. »

« Oh, guarda, per me puoi salirci, ma io non ti seguirò. » chiarì ancora lei, negando con l'indice.

« Non ci salgo neanch'io, non ho intenzione di lasciarti sola. » le lasciò le spalle e si osservò intorno, cercando qualcos'altro che potesse rientrare nei suoi gusti.

« Preferisci l'autoscontro? »

I suoi occhi brillarono all'idea e annuì col capo, sorridendo.

« Ora sì che parli la mia lingua! Ti straccerò, sappilo! »

« È tutto da vedere! » ammiccò lui.

~~~

« Ti ho preso di nuovo! » trionfò la ventitreenne, facendo retromarcia.

La sua automobilina era monoposto e anche quella di Andrea.

Stavano per concludere il giro e in tutto quel tempo Simona non aveva fatto altro che scattare per colpire il ragazzo ogni volta che l'avesse sotto tiro.

Il biondo, dal canto suo, ricambiava, seppur non con lo stesso accanimento della ragazza.

Ricevevano naturalmente dei colpi dalle altre vetture, non essendo da soli, tuttavia era estremamente divertente.

Gli urti non erano eccessivamente forti e non c'era alcun rischio di cadere, anche perché ogni macchina era dotata di cinture di sicurezza.

« Aspetta e vedrai. » sogghignò lui, facendo il giro della pista.

Venne sballottato da altre vetture, così come Simona, che nel frattempo cercava di raggiungerlo per tamponarlo ancora.

Stavolta, però, il ragazzo la beccò di sorpresa, prendendola obliquamente.

« Colpita. Che ti avevo detto? » disse, spavaldo, con un altro sorriso sornione.

« Mi hai quasi spaventata, ti dico la verità. Poi questi colori sia accessi che tetri non è che aiutino molto. » considerò lei, indicando un po' attorno.

Il tetto era blu elettrico con luci a neon bianche, mentre il pavimento solo blu scuro.

Le macchine erano color panna con contorni celesti e i fanali anteriori illuminavano di rosso l'ambiente, persone comprese.

Mentre chiacchieravano, guidavano vicini e di tanto in tanto si scontravano con altri o a vicenda.

« Conta anche che è notte fonda, quindi l'illuminazione scarseggia. » aggiunse il ragazzo.

Diede un'occhiata all'orologio e l'ora confermò la sua affermazione.

« Infatti, è l'una. » dopo la sua frase, fu preso di lato da una persona.

« Caspita! » la bruna si stupì dell'orario, venendo colpita anche lei da un altro pilota.

Il loro giro si concluse e scesero dalle rispettive vetture.

Fecero qualche passo e Simona fece una lenta piroette, arrivando poco più avanti di lui, e si voltò nella sua direzione.

« Ci facciamo un giretto qui intorno? » chiese, camminando piano all'indietro.

« Non pensi sia tardi? » replicò di rimando lui, alzando lievemente un sopracciglio.

Lei si fermò e sporse fuori il labbro inferiore, sbattendo le ciglia.

« Non ho sonno. » piagnucolò, facendo toccare i polpastrelli degli indici tra loro.

Le sorrise.

« Va bene. Facciamoci un giretto. »

E il volto di lei si illuminò di nuovo di felicità.

« Andiamo da quella parte, allora! » puntò il dito contro una bancarella dove si vendeva qualunque tipo di cioccolato.

« Ti piace il cioccolato? »

« Adoro il cioccolato! Peccato che rimanga sui fianchi, uff ... però voglio vedere cos'hanno di buono, magari compro qualcosa. » annunciò lei, incamminandosi col ragazzo.

C'erano cioccolatini d'ogni sorta, di tanti gusti differenti, ed era possibile degustarli.

Simona chiese se potesse assaggiarne uno fondente e l'altro al pistacchio.

La signorina dietro la bancarella diede una risposta positiva e le porse ciò che aveva richiesto.

Quello al pistacchio fu senza ombra di dubbio il migliore, per la ragazza, la quale decise alla fine di comprarne un pacchetto, facendone aggiungere anche qualcuno dell'altro gusto provato.

Andrea si offrì di pagare per lei che, solo dopo aver insistito per due minuti buoni, acconsentì.

Mise il sacchetto in borsa ed uscirono dalla fiera, diretti alla macchina.
Arrivati lì, salirono ed allacciarono le cinture.

« Mi sono divertita tantissimo stasera! Grazie mille, Andrea. » affermò, sorridendogli.

Lui ricambiò la sua espressione.

« Figurati, mi fa piacere saperlo. »

Infilò le chiavi e partirono, con l'intenzione di rincasare.

O almeno era ciò che pensava il ragazzo.

La giovane era molto pensierosa, titubante se porgergli quella determinata domanda oppure no, considerato anche l'orario.

Però dentro di sé sentiva il bisogno di farlo, qualcosa nel suo cuore minacciava di venire fuori e lei voleva assecondarlo.

Prese un respiro profondo, torturandosi le dita delle mani.

« Senti, ma ... tu sei stanco? » incalzò infine, timidamente.

Lui si accigliò e abbozzò un mezzo sorriso.

« Hey, stasera sei bella pimpante? » scherzò, per poi aggiungere:

« Che hai in mente? »

Simona sospirò un'altra volta, prima di rivelargli:

« Beh ... volevo andare al porto. In quel punto dove non ci viene quasi nessuno, hai presente? Mi è venuta una gran voglia di cantare! »







Angolo Autrice
Pace a tutti! ☺️ Come state?
Sì, sono SECOLI che non aggiorno questa storia e di tanto in tanto mi torna l'ispirazione! 😅
Ennesimo appuntamento tra questi due piccioncini! Cosa risponderà Andrea alla strana richiesta di Simona?
Nel prossimo capitolo vedremo due personaggi che erano assenti da un po' 👀.
Non ho abbandonato questa storia! Va a rilento, ma verrà conclusa!
Alla proxima!
Dio vi benedica.❤️

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