27. Alza le mani al cielo

« Mamma, mamma! Erano insieme, erano insieme! » esultò il bambino, correndo dalla madre.

« Piano, Marco! » gli intimò lei, con l'indice sulle labbra.

Arrivato dalla donna, si concesse qualche secondo per prendere fiato e bere un bicchiere d'acqua.

« Simo e Andrea si stavano abbracciando! » prolungò l'ultima "o", eccitato.

« Davvero? » formulò, mangiando un mini-cannolo, offerto dalle sorelle che stavano passando per i tavoli, con vassoi pieni anche di altri pasticcini tipici siciliani.

« Sì, sì! Li ho visti con questi occhi! » affermò, puntandoseli, e scegliendo velocemente un cestino di pasta frolla al cioccolato.

« Chi ha visto chi? » chiese Salvatore, con la bocca piena.

« Non si parla mentre si mastica, papà! » gli ricordò il figlio, facendo ridere i genitori.

« Allora? Chi hai visto? » ripeté, dopo aver deglutito.

Il piccolo si alzò sulla sedia e gli rispose talmente piano all'orecchio, che il padre malintese la frase:

« Hai visto Simona e Andrea che si baciavano?! »

E già si era immaginato la scena.

Il bambino negò subito con la testa, riferendogli:

« Ma che baciavano, papà! Ho detto abbracciavano! Devi andare a farti una visita da quello che ti dice se sei sordo oppure no? »

« Si chiama otorinolaringoiatria, Marco. Otorino, per abbreviare. » disse Serena, facendo sedere il figlio sulla sedia.

« Ancora ci sento benissimo. » obiettò Salvatore, incrociando le braccia al petto.

Videro passare i due ragazzi e una sorella di chiesa si parò loro davanti, con il vassoio dei dolci.

Ne presero uno a testa, la ringraziarono e si accomodarono al tavolo con gli altri giovani.

« Guarda come sembrano affini! » esclamò la signora, stringendo il braccio del marito.

« Già. » sentenziò, un po' forzato.

« Non fare il padre geloso. » lo rimbeccò, lanciandogli un'occhiata che lasciava intendere la frase "Fai attenzione a quello che fai o ti picchio!".

Serena ovviamente non avrebbe mai agito secondo quell'opzione, ma avrebbe senza ombra di dubbio rimproverato Salvatore.

« Non sono geloso! È che, anche se dalla prima impressione ci è sembrato un bravo ragazzo, devo ancora inquadrarlo bene. »

« Devo forse ricordarti che tua figlia ha ventitré anni, mentre l'altra ne ha ventuno? È un ragazzo che si vede ami il Signore, frequenta la chiesa, è gentile, simpatico e persino di bell'aspetto, cosa vuoi di più? »

« Conoscere la sua famiglia? »

« Senti, non si sono neanche fatti fidanzati, non pensiamo a queste cose, okay? Ci penserà il Signore a farli mettere insieme oppure no. Lasciamo scegliere a Lui, che è meglio! » sancì la donna, trovando la concordanza dell'altro:

« Brava, così mi piaci! »

Intanto, al tavolo dei ragazzi, Vincenzo era riuscito a pulire un po' il suo maglione, anche se la macchia era rimasta.

Ismaele continuava a lamentarsi con Diego per averlo colpito alla schiena e Alberta lo riprendeva ogni volta che fiatava.

Benché litigassero come cani e gatti, erano due migliori amici inseparabili.

Diego si alzò per prendere la chitarra e appostarsi nel punto in cui fratelli e sorelle erano seduti su delle sedie in cerchio, pronti per cantare e pregare.

I giovani seguirono il suo esempio, andandosi a sedere ai posti vuoti e Simona e Andrea capitarono volutamente accanto.

Il pastore raccontò in breve una parte della Scrittura in Esodo quattordici.

Spiegò che, dopo le dieci piaghe, il faraone fu costretto a lasciar andare il popolo d'Israele, il quale uscì dall'Egitto a testa alta e mani alzate, in segno di vittoria.

Ma, successivamente, il faraone si pentì di ciò che aveva permesso e inseguì il popolo con il suo esercito nel deserto.

Gli Israeliti, non appena si videro gli Egiziani alle spalle, si spaventarono e si lamentarono con Mosè, il quale disse loro di non avere paura e che il Signore li avrebbe liberati.

Infatti, Egli gli ordinò di alzare il suo bastone, di stendere la sua mano verso il mare e di dividerlo, affinché il popolo potesse passare all'altra riva.

Così accadde; gli Egiziani cercarono di imitarlo per raggiungerlo ma, una volta passato, il Signore ordinò a Mosè di ripristinare le acque, cosicché i nemici fossero sommersi.

« Il popolo d'Israele, nonostante avesse gli Egiziani dietro, alzò le mani verso Dio, in segno di vittoria! È proprio quando abbiamo i problemi dietro che dobbiamo alzare le mani e arrenderci al Signore, anche se le forze vengono meno, anche se i problemi ci affliggono. » concluse il pastore, richiedendo successivamente il cantico "Alzo le mani".

Diego mise lo spartito davanti a sé e suonò, dando l'attacco al coro.

Le parole del cantico toccarono profondamente il cuore di Simona, alla quale venne in mente tutto ciò che aveva passato nell'arco di un mese preciso.

Il testo era il seguente:

« Alzo le mani, anche se non ho forze.
Alzo le mani, anche se ho mille problemi.
Quando alzo le mani, comincio a sentir un'unzione, che mi fa cantar.
Quando alzo le mani, comincio a sentir il fuoco.
Quando alzo le mani, il mio peso scompar.
Nuove forze, Tu, mi dai.
Tutto questo è possibile,
Tutto questo è possibile
Quando alzo le mani. »

Molti credenti fecero come detto dal cantico, mentre Musumeci incitava tutti ad alzarsi e lodare il Signore.

Sospinto da Dio, incoraggiò la chiesa e disse una frase, che fece scoppiare in lacrime la ragazza.

« Capisci, adesso, quanto è importante alzare le mani verso il cielo? »

Realizzò la verità di quelle parole e il pianto si intensificò, abbassando le mani e portandole sulla faccia, mentre parlava in altre lingue, come lo Spirito Santo le dava di esprimersi.

Andrea le circondò le spalle con un braccio e lodò anche lui insieme agli altri.

Il Signore toccò profondamente ognuno e si sentì forte la Sua Presenza.

Il popolo d'Israele ce l'aveva fatta con l'aiuto di Dio.

Simona ebbe la vittoria grazie a Lui.

Riconobbe di aver sbagliato a trattare Abigail in quel modo, si rese conto dei suoi errori e supplicò il Signore di perdonarla.

E, come sempre, il peso svaniva e veniva liberata.

La chiesa pregò per circa un'ora, fino a quando il pastore non sentì di pronunciare l'Amen di chiusura.

Fatto ciò, sorelle e fratelli cominciarono a salutarsi.

Era mezzanotte inoltrata e potevano facilmente udire i petardi scoppiare fuori e i fuochi d'artificio.

Simona si avvicinò alla sua famiglia, ma una mano le bloccò la spalla.

« Simona? »

Si girò e si chiese cosa volesse Andrea.

« Vorresti venire con me, solo per qualche minuto? »

« Dove? » gli domandò subito.

« Un po' in giro. Ti accompagno io a casa. Sempre che tu non sia stanca. In quel caso, tranquilla, sarà per un'altra volta. » le riferì, forse confuso quanto lei.

« Non sono ancora stanca. Per me va bene; di cosa devi parlarmi? »

Lui le sorrise.

« Delle tue macchie, ricordi? Mi hai detto che mi avresti detto a capodanno dove le hai. »

La ragazza fu a tanto così da darsi uno schiaffo sulla faccia: l'aveva completamente scordato!

"Non sono ancora stanca, eh? Non mi credo neanche da sola. Però una promessa è una promessa."

« Sì, ora ricordo! » disse, sorridendo nervosamente.

« Lo dico ai miei genitori e arrivo. » fece infine, allontanandosi.

Giunta da loro, consegnò al padre le chiavi e gli comunicò:

« Mi accompagna Andrea a casa. Dobbiamo scambiare quattro chiacchiere, prima. »

I due coniugi si scambiarono uno sguardo d'intesa, mentre il piccolo Marco dormiva disteso su tre sedie.

« Va bene, ma non fate tardi! » esclamò la madre, che si beccò un'occhiata stralunata dalla figlia.

« Mamma, quante volte te lo devo dire che non sono più una bambina? »

« Per noi lo sarai sempre, anche da sposata! » cinguettò lei, con fare spiritoso, abbracciandola.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, scuotendo leggermente la testa e ricambiando la stretta con un sorriso.

« Ti voglio bene. » fece la madre, dandole un bacio sulla guancia.

« Anch'io, mamma. » e replicò lo stesso gesto di Serena.

Prese soprabito e borsa e uscì col ragazzo dalla chiesa.

Entrarono nella sua macchina e lui mise in moto.

Simona gli consigliò di andare in spiaggia, come al loro primo appuntamento, e lui accettò.

Una volta giunti lì vicino, lui parcheggiò e scesero dall'auto, avviandosi verso la riva.

« Che bello il mare di notte! » esclamò la ragazza, raggiante.

"Io vedo un'altra cosa bella, e quella sei tu." pensò, non osando nemmeno pronunciare tali parole, per paura della sua reazione.

Ma avrebbe tanto voluto dirglielo.

La osservò come ormai faceva sempre, estasiato.

Quei suoi sorrisi erano stupendi.

« Hey, avvicinati! » gli intimò, con un gesto di mano.

Fece come detto e la ventitreenne gli rivelò:

« Dunque, come ben sai, ho le macchie qui ... » e si indicò le palpebre;

« ... e qui .... » puntò il collo.

« Inoltre, le ho sulle gambe, sui piedi e sui gomiti. » finì, ripetendo i precedenti movimenti delle mani.

« Okay. » rispose solo, abbozzando un sorriso.

« Sai una cosa? » le domandò, dopo aver fissato per qualche secondo le onde sulla sponda.

« Cosa? »

« Dovresti essere sempre te stessa. È bello vederti così felice. Non nasconderti. »

La ragazza strabuzzò gli occhi, colpita dalle sue parole e non sapendo se considerarle dei complimenti.

A conti fatti, non le avevano dato fastidio e poteva dargli ragione: stava venendo fuori la vera lei, quella che era rimasta sotto una corazza per troppo tempo.

E Simona si stava rendendo conto che ciò stesse succedendo da quando aveva conosciuto il ragazzo insistente, che le stava di fronte.

« Io ... ehm, grazie, credo ... »

Il biondo rise genuinamente, confermandole:

« Era un complimento. »

« Okay. » ma poi le balenò un'idea birichina in testa.

Una di quelle infantili, però altresì spiritose.

Si sarebbe divertita, perché era quello che voleva fare.

Aveva intenzione di mettere uno stop gigante alla vecchia se stessa, a cancellarla completamente e ad agire come la vera lei.

« Sai cosa farei io, in questo momento? La vera me, intendo. »

La guardò curioso, ipotizzando cosa volesse dire.

« Che cos--oh! » non concluse in tempo la frase, ché l'altra gli schizzò dell'acqua in pieno viso.

« È ghiacciata! » brontolò, passandosi le mani sul viso e riaprendo gli occhi.

« Ma va! » rise di gusto la giovane.

« Ho anche il raffreddore! Mi peggiorerà di sicuro! » scherzò, provando a farla sentire in colpa, purtroppo con scarsi risultati.

« Tanto poi passa! » gli fece l'occhiolino e gli buttò un altro po' d'acqua di sopra.

« È così che la metti? Va bene! »

Si rimboccò le maniche, abbassandosi vicino alla riva, e lei iniziò a correre, avendo capito perfettamente cosa volesse fare, continuando a ridere.

« No, no! »

« Tanto poi passa, vero? » la seguì con le dita gocciolanti.

« Non mi toccare i capelli con quelle mani bagnate! » lo ammonì, tra una risata e l'altra e col fiatone.

« Ci pensavi prima, carissima. »

La raggiunse e fece ciò che la ragazza gli aveva proibito, tenendola saldamente bloccata.

« Non è giusto, tu sei più alto e più forte! » piagnucolò, mettendo il broncio.

« Non fare quella faccia, birbantella. » le toccò il naso, lasciandolo umido.

« Che fastidio! » affermò, non riuscendo ad asciugarselo.

« Vediamo se riesci a liberarti. » la sfidò stringendo di più.

« No, non ci riesco. È inutile. » sbuffò, stizzita.

« Non ci hai nemmeno provato. » la punzecchiò, irritandola e guadagnandosi un'occhiataccia.

« Allento un pochino la presa, va bene. »

Prima che potesse riacciuffarla, Simona ne approfittò per sgattaiolare via rapidamente, a circa un metro di distanza.

« Sei furba. » ammise, alzando il mento.

« Tu dici? » ghignò, divertita, per provocarlo, asciugandosi il naso con un fazzoletto tirato fuori dai pantaloni.

« Non ci sto nulla a prenderti e buttarti in acqua. » le comunicò, sornione.

Tuttavia, la bruna non credette ad una singola sillaba, sentenziando, spavalda:

« Ma non lo farai. »

« Cosa te lo fa pensare? » e sollevò entrambe le sopracciglia.

« Mi faresti prendere un malanno d'inverno? Credevo ti stessi simpatica, Chiave. » riferì, con finta modestia, facendolo sghignazzare ancora una volta.

« Touché. » replicò Andrea.

Lei prese un lungo respiro, beandosi di quel meraviglioso profumo di mare, e si stiracchiò.

« Forse è meglio smetterla di comportarci da bambini e tornare ognuno a casa propria. Che ne dici? » gli propose, candidamente.

« Va bene. »

Fecero ritorno alla macchina del ragazzo e lui guidò verso l'appartamento di Simona, che, allo stesso modo delle altre volte, si assopì durante il tragitto.

Quando arrivarono a destinazione, fermò l'auto e guardò la giovane, trovandola nella medesima posizione delle sere addietro.

Sorrise.

Probabilmente le avrebbe confessato quel suo nuovo vizio di fissarla mentre dormiva, un giorno.

Controllò l'orologio ed era l'una passata.

« Simo. » sussurrò dolcemente.

Lei biascicò qualcosa di incomprensibile, che gli fece aggrottare le sopracciglia per lo stupore.

« Parli nel sonno? » chiese, ma inaspettatamente gli rispose!

« Sì. C'è qualcosa che si muove. » formulò, con voce impastata.

« Che?! » sbottò, lievemente impaurito.

Si voltò, però non notò niente di strano, né tanto meno nessuno.

« No, mi sono sbagliata ... Sta dormendo ... » continuò la ragazza e lui la fissò più smarrito di prima.

« Che cosa stai farneticando? Chi dorme? »

Si mosse, forse per stare più comoda.

« Lui ... lo scoiattolo truffaldino. Ha preso tutte le ghiande ... » disse, infine.

« Uno scoiatt-- Mi vuoi spiegare che stai dicendo? » formulò, atterrito e accigliato.

« Mmh, domani. » mugugnò, in modo scontroso.

Le prese le spalle e, preoccupato, la scosse.

« Simona? Svegliati! »

Sobbalzò, emettendo un gasp spaventato e borbottando a raffica:

« Eh? Cosa? Dove? Chi? Quando? »

Disorientata, sbattè più volte le palpebre e osservò i lineamenti del ragazzo, per poi passare alle sue braccia.

Con lo sguardo e uno finto colpo di tosse, gli fece capire di lasciare la presa, cosa che si affrettò a fare.

« Ma di che stavi parlando? Quale scoiattolo? » ripeté, una volta ricompostosi.

Simona gli scoccò un'occhiata scettica, increspando le labbra secche.

« Scoiattolo? C'è uno scoiattolo? Dove? »

Gli si dipinse sul viso l'espressione del "mi stai prendendo in giro?" e le disse:

« Hai parlato di uno scoiattolo che dormiva, poco fa. »

Con la faccia di un pesce lesso, la ventitreenne si spostò indietro con la schiena, puntandosi.

« Io? Ma che stai-- ... Oh, no! » esclamò, giungendo ad un'imbarazzante conclusione.

« Non mi dire che ho parlato nel sonno! »

Contrariamente a quanto si augurava di aspettarsi, il ventiseienne annuì.

« Sì, mi sa di sì. »

« Oh, mamma! E cosa ho detto? »

Le raccontò per sommi capi cosa fosse successo e lei si portò le mani al volto, sentendosi pervadere dalla vergogna.

« Santo cielo, mi dispiace tantissimo se ti ho spaventato! Non volevo, te l'assicuro! Mamma mia, che figura! »

« Tranquilla, non è successo nulla di grave. » la rasserenò, abbozzando un sorriso.

« Se lo dici tu ... ad ogni modo, è meglio che vada! Non vorrei rischiare di continuare a perdere la dignità! » scherzò, facendo ridere anche il ragazzo.

« Va bene. Buonanotte, Simona, e Dio ti benedica. »

« Buonanotte, Andrea. Dio benedica anche te. »

La ragazza uscì dall'abitacolo ed entrò nell'edificio, mentre lui tornava a casa sua.

Era stata una notte benedetta dal Signore, ammisero e, non sapendolo, avevano avuto lo stesso pensiero.

~~~

- Oscaaaaaaar! -

- Ma quanto ci metti? -

- L'esame incomincia tra poco, Oscar! -

- Dove sei finito? -

Quattro messaggi digitati velocemente erano stati inviati da Emilia al suo fidanzato, che aspettava da una buona mezz'ora.

Era andato a parcheggiare la macchina e stava perdendo parecchio tempo, al che la ragazza stava cominciando a farsi prendere dall'ansia.

Aveva bisogno che ci fosse lui ad augurarle un buon esame, come ormai erano soliti fare da anni. Aveva bisogno che la calmasse con uno dei suoi caldi abbracci.

- Sorry, my lady. I'm coming. -

Fu tutto ciò che scrisse.

Attese altri cinque minuti e finalmente lo vide sbucare dall'ingresso e venirle incontro.

« Non mi dispiace se mi parli nella mia lingua, you know? » recapitò col suo accento inglese, sistemandosi i capelli corvini.

« I don't care! Ti sto aspettando da un bel pezzo, permettimi di parlarti come mi pare! » fece, alterata, gonfiando il petto.

« Uh, that's okay, baby. » la punzecchiò, notando subito un cipiglio sul volto di lei.

« E non mi chiamare in questo modo! Piuttosto, hug me! » gli intimò, allargando le braccia.

« Of course, darling. » continuò ancora, stringendola a sé.

« Shut up! » fu la flebile e scocciata risposta della ragazza.

Ma ogni volta il suo tepore le faceva passare l'arrabbiatura e smetteva di ascoltare i propri pensieri negativi, preferendo cullarsi nei suoi abbracci e bearsi del suo profumo.

Era il suo calmante.

La sua camomilla.

« Sei la mia camomilla. »

« I know, my lady. I love you, even when sometimes you seem a little bit crazy. »

« Idiot. »

« Thank you. »

Slegato l'abbraccio, scrollò le dita e prese dei profondi respiri per placare l'ansia.

Giusto qualche minuto dopo, i professori la chiamarono; il suo fidanzato le diede un bacio sulla guancia e la accompagnò dentro la sala in cui avrebbe dovuto dare l'esame.

Era andato tutto bene, grazie a Dio, ed aveva guadagnato un altro buon voto da aggiungere alla lista.

Felice come una Pasqua, abbracciò Oscar, una volta usciti, e si diressero fuori dall'edificio, tornando alla macchina di lui.

« How is your sister? » le chiese, dopo essere stati diversi minuti in silenzio.

Emilia distolse l'attenzione da un giochino sul cellulare e tirò un sospiro.

Neanche lei sapeva esattamente come stesse. Era a conoscenza del fatto che avesse ormai sconfitto la sua paura, ma da un problema si era passato ad un altro, in quanto era il turno della sua vita sentimentale.

Simona le aveva confessato quanto i suoi sentimenti nei confronti di Andrea fossero confusi e le risultasse difficile stare a suo agio in sua compagnia.

Per la minore era ormai chiaro che lui fosse innamorato di lei, tuttavia la sorella non era dello stesso parere.

Sospirò, rivolgendosi nuovamente al suo fidanzato.

« She is okay. Just ... she has love problems! »

Il ragazzo alzò le sopracciglia, sorpreso.

« Really? Does she have a crush? »

Emilia scosse le braccia, in segno di negazione.

« No, no! Well ... not yet! » sogghignò, sfregandosi le mani, dopo averci pensato qualche secondo.

« She doesn't even know it. » scosse il capo, sospirando.

« Cool ... » fece, ironicamente.

« Sembrano entrambi presi, ma nessuno dei due vuole fare il primo passo. Penso che abbiamo paura l'uno della reazione dell'altra. »

« Credo che tu hai right. »

« "Ragione", amore. Si dice "ragione". » sorrise, apprezzando il suo sforzo.

« Sì, ragione. Grazie, my love. »

Emilia alzò le mani al cielo e guardò fuori dal finestrino.

« Dio lo sa se si metteranno insieme. Noi di sicuro no. »

« Tu hai ri-- ragione di nuovo, amore. »

« Sì, giusto. Impari in fretta, amore. » gli diede un pugnetto sul braccio.

« Tha-- grazie! »

La ragazza fece un altro sorriso, volgendo lo sguardo verso le candide nuvole.

Chiuse gli occhi, mantenendo il viso sollevato ed innalzò una preghiera silenziosa a Dio.

"Signore, fa' che mia sorella non sia troppo dura con se stessa e che dia almeno una possibilità ad Andrea, se è nella Tua Volontà che loro si frequentino. A noi sembra un bravo ragazzo, ma è pur vero che noi uomini guardiamo all'apparenza, mentre tu guardi il cuore. Perciò, ti prego, scruta il suo cuore e vedi se ha intenzioni serie verso Simona. Altrimenti, allontanalo dalla sua vita. Tutto questo te lo chiedo nel Nome di Cristo Gesù, il Tuo Figliolo, che Tu hai benedetto e Consacrato in eterno. Amen".









Angolo Autrice
Pace a voi.❤️
Come state?
Da quanto è esattamente che non aggiorno questa storia? Più di un anno? Forse, ma in ogni caso è stato bruttissimo averla lasciata così in sospeso. Spero che questo capitolo sia apprezzabile, l'ho ripreso da poco. Quantomeno notiamo che, piano piano, i due protagonisti si stanno avvicinando, anche se da parte di Simona troviamo insicurezza, dovuta al fatto che non riesce ad accettarsi, per cui è restia che qualcuno possa farlo al suo posto. Emilia fa bene a pregare per loro, perché sì conosce sua sorella, ma non conosce appieno Andrea. Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo 👀 Credo che lo scoprirò insieme a voi.
Alla proxima!
Dio vi benedica!❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top