18. Strano/a
Non seppe dire con precisione quanto tempo stette ad osservare quella notifica, ma poteva pienamente affermare che le parve un'eternità.
Un messaggio del tutto inaspettato e con un contenuto assai sconvolgente.
Il suo primo invito da parte di un ragazzo, che non fosse per la sua festa di compleanno.
Il suo primo appuntamento.
Era un sogno?
Da brava autolesionista quale era, si pizzicò le braccia con le unghie e se ne pentì subito dopo, a motivo dei segni che si procurò.
Fece una smorfia allibita e tornò a concentrarsi su quella novità, rendendosi conto di stare visualizzando senza rispondere.
E che avrebbe dovuto scrivergli?
Era una cosa più che nuova per lei!
Nessuno le aveva mai chiesto di uscire, neanche nei baci perugina aveva mai trovato robe del genere!
Lo scorso San Valentino, il fidanzato della sua migliore amica le aveva regalato una scatola di quei cioccolatini che lei aveva condiviso con Simona.
Nondimeno, in ognuno di essi, lei aveva letto frasi sull'amicizia, mentre Abigail quelle che parlavano d'amore.
Stessa cosa accadde quando Nina le comprò una scatola intera che avrebbe mangiato solo lei.
Scovò solo e soltanto frasi sull'amicizia!
Friendzonata persino dai baci perugina!
Per cui, le piacque - per una volta nella sua vita - di essere stata considerata, ma allo stesso tempo la inquietava e la confondeva: e se l'avesse fatto solo perché lei gli aveva raccontato quella parte di sé?
Se l'avesse voluta prendere in giro, avendola vista come una ragazza semplice?
Scosse il capo e scacciò via quei pensieri.
Non poteva essere: era un cristiano, una persona che aveva deciso di seguire le orme di Gesù ... e Lui non fingeva mai!
Tuttavia, non nascose il suo smarrimento e la sua paura.
Che ironia: per una volta che il suo sogno si era avverato, in quel momento si tramutava in un incubo.
Perché si faceva così tanti complessi, lo sapeva solo lei.
Doveva degnarlo di ricevere una risposta, comunque.
E lei non sapeva che quel ragazzo si stesse divorando le mani, dall'ansia che stava provando.
Stavolta, si impose di voler gestire la situazione da sola, senza ricorrere alla sua migliore amica o a sua sorella o a sua madre.
Ma l'aiuto di Gesù per scrivere le parole giuste, quello non doveva mai mancare!
« Okay, ehm ... innanzitutto, comincerei con un saluto, no? » domandò consiglio a Lui, sollevando la testa verso il tetto.
-Ciao, Andrea.-
E vedendosi spuntare quelle due parole, egli tirò un sospiro di sollievo. Però, il secondo dopo fu più in agitazione, leggendo il fatidico 'sta scrivendo'.
« Non ho impegni per domani, giusto? No, non ne ho. Quindi ... »
-No, non ho alcun impegno per domani-
"Capperi, ho dimenticato il punto! Lo elimino."
Copiò il messaggio e fece come pensato, aggiungendo il punto alla fine.
"Perché devo essere così fiscale anche nelle chat?"
Andrea si chiese per quale assurdo motivo avesse cancellato la proposizione, per poi riscriverla uguale, non avendo fatto caso all'assenza del segno convenzionale.
La ventitreenne sospirò.
« Sii naturale, Simo. Sii te stessa, ricorda! »
-Per me va bene. A che ora?-
"Sono troppo diretta: certe volte sembro mia nonna!"
Il ragazzo, dall'altro lato dello schermo, si affrettò a darle l'orario, sperando che non fosse un problema.
-17:30-
Non era male. Avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi. Non che lei se la prendesse comoda, anzi, era abbastanza veloce. Si augurava solo di non fare brutte figure, proprio quando non ci volevano.
-Okay.-
Scrisse solo, non dimenticandosi dell'interpunzione.
Dentro di sé, il biondo esultò di gioia e non ne seppe neanche il motivo.
-Perfetto. Ti vengo a prendere io, sotto casa tua, okay?-
-Okay. E dove andremo?-
Lui sgranò gli occhi di colpo. Non aveva pensato ai posti in cui portarla!
"Che imbranato! Ovvio, chiedo a una ragazza di uscire e non penso a dove passare il pomeriggio! Un vero genio, Andrea, lasciatelo dire."
-Dove vuoi tu.-
"Dove vuoi tu? Ma mi prendo in giro? Lo elimino subito!"
Detto fatto.
Considerò i luoghi in cui andare e cosa fare.
Fare una passeggiata?
Mangiare un gelato? "In INVERNO?!"
Andare in spiaggia? "A fare cosa?Tirarci palle di sabbia?"
Al cinema?
Al teatro?
In biblioteca? "... ovvio ..."
Portarla in un ristorante? "Buona opzione. Ma potrei ..."
-Un po' in giro.
Hai un posto in cui ti piacerebbe recarti?-
"Non mi pare tanto diverso dal precedente: l'ho solo formulato in un altro modo!"
-No, in realtà no. Va bene un po' in giro.-
-Okay. A domani, allora.-
-A domani.-
-Passa una buona serata.-
-Anche tu.-
E si concluse lì.
Simona adagiò il cellulare sul tavolino e si sedette con un tonfo secco sul divano.
Ascoltò il ticchettio dell'orologio in salone, si guardò intorno e poi fissò il tetto.
« Un ragazzo ... mi ha appena invitata ad uscire ... insieme a lui?! Signore, sto sognando? No, non sto sognando, altrimenti i pizzicotti non li avrei sentiti così forti. Ma, allora ... » si mise più composta e portò le mani alle guance.
« Oh, santo cielo! Signore, un ragazzo mi ha invitata ad uscire!! » emise dei gridolini.
« È normale essere così allegri, Signore? » e un sorriso persisteva a palesarsi sul suo viso.
Era talmente tanto felice che avrebbe potuto saltare di gioia per tutto l'appartamento. Ma si trattenne, non volendo creare fastidio alle persone di sotto.
Si fermò un attimo dal giubilare, mettendo in conto qualcosa che non aveva calcolato.
« Oh, capperi: che cosa indosserò? Come si svolge un appuntamento? »
Appoggiò il palmo sulla fronte.
« Ho visto diversi film d'amore, quindi su per giù una mezza idea dovrei avercela. »
Si alzò e si diressero in camera sua, continuando a parlare a se stessa.
« È pur vero che nei film ci sono iperboli su iperboli, però ci si avvicinano ... no? » chiese, sollevando gli occhi verso il soffitto.
Aprì l'armadio e ispezionò i suoi vestiti, alla stregua di un comandante militare che marciava davanti ai suoi soldati. Preferiva preparare il tutto la sera prima, così da non entrare nel panico il giorno dopo.
"Abito o maglietta e pantalone?"
Considerò che un vestito non sarebbe stato l'ideale, dal momento che faceva freddo e i collants non erano esattamente il suo genere di calze predilette.
Per cui, optò per la seconda scelta.
Con ancora le ante spalancate, si accomodò sul letto dirimpetto ad esse, accavallando le gambe e puntando ogni capo d'abbigliamento con l'indice.
« Allora. Quella maglietta? » ne indicò una rossa.
« No, non mi piace. Mmh ... l'altra? » una viola.
Sebbene fosse il suo colore preferito, scartò quella scelta.
« No - scosse la testa -. Verde? » un ennesimo segno di diniego.
Emise dei gemiti e si buttò all'indietro sul letto, guardando verso l'alto.
« Perché è così difficile scegliere, Signore? Aiutami Tu, per favore! » Lo supplicò.
D'un tratto, le balenò un'idea.
Ci rifletté qualche istante e successivamente si alzò.
Si abbassò e frugò nei cassetti dell'armadio. Non trovando la maglietta, si rimise in postura eretta e spostò le grucce, continuando a cercarla.
Sorrise una volta che l'ebbe scovata, la tirò fuori e si osservò allo specchio di un'anta, con essa sopra il maglione che aveva addosso.
Era nera, con una fantasia a quadretti solo sul davanti, che si alternavano ora dal bianco perla, ora dal grigio chiaro e ora da quello più scuro. Aveva le maniche lunghe e un pezzo di stoffa nera più lungo dietro, che copriva il lato B.
Era perfetta per lei.
Ci abbinò un paio di pantaloni grigio sporco, una sciarpa pelosa e nera e degli stivaletti del medesimo colore, con un leggero tacco.
« Grazie, Signore! » Gli rivolse un sorriso sincero.
Posò il tutto su una sedia e le scarpe accanto ad essa. Poi, prese una borsa nera con la catenella e la appese su una traversa verticale.
Soddisfatta di avere una preoccupazione in meno, decise di dedicare una buona ora allo studio, dopodiché si fece una doccia e, indossati dei vestiti puliti, uscì per andare a fare un po' di spesa, intorno alle sei del pomeriggio.
Guidò fino al supermercato più vicino e scese, entrando dalle porte automatiche. Prese un carrellino scarlatto, che si trovava vicino alla cassa numero uno, con altri uguali impilati, e si diresse verso il reparto ortofrutticolo.
Giunta lì, con stupore, si imbattè in suo padre.
« Hey, papà! » lo chiamò, mentre lui era impegnato a scegliere una zucca rossa.
« Oh, figlia mia! » si girò verso di lei, abbracciandola.
« Come mai sei interessato alle zucche? » domandò, guardando le suddette.
« A tua madre è venuta improvvisamente voglia di riso con la zucca rossa. E, siccome lì al ristorante dell'hotel - a detta sua - non lo sanno fare, mi ha chiesto di comprare una zucca e portarla da te, così un giorno di questi veniamo e tua madre prepara il riso. » riferì, col tono leggermente annoiato.
La figlia ridacchiò, immaginandosi la signora Fedeli lamentarsi con il marito e il piccolo Marco, seduto sul letto matrimoniale, ad alternare lo sguardo dall'uno all'altra.
« Ho capito. Vuoi metterla nel carrellino? » propose, indicando l'oggetto.
« Oh, sì. Grazie. » le rispose, prendendo finalmente una zucca.
« Prendine un'altra. Tanto, sono in offerta! » consigliò, così l'uomo posò la prima e fece altrettanto con una seconda.
« Ti faccio compagnia nel fare la spesa? » le chiese e la giovane annuì, contenta.
« Va bene. »
Simona lo guidò verso il reparto surgelati, quello dei latticini, quello fornito di creme, detergenti e quant'altro per la cura del corpo e, infine, in salumeria.
Fece mente locale per essere sicura di non aver dimenticato nulla e si avviò alla cassa, insieme a suo padre, il quale, vedendo tre persone davanti a loro, considerò che sarebbe stato meglio prendere un carrello.
« Vai a prendere un carrello fuori. » le disse e l'altra diede un cenno d'assenso col capo.
Uscì dal supermercato, prese dal portafoglio, appena tirato fuori dalla borsa, una moneta da un euro e la infilò nel meccanismo, togliendo il blocco.
Rientrò e attese vicino la cassa. In contemporanea, una signora sui quarant'anni le passò frettolosamente accanto, con tra le mani due buste di plastica della spesa.
A causa dell'eccessivo peso, quelle si ruppero alla base, facendo così cadere a terra mozzarelle confezionate, sapone a spruzzo e quant'altro vi era all'interno.
Non era nelle intenzioni di Simona di intervenire lestamente, ma qualcosa dentro di sé le diede lo zelo necessario per inginocchiarsi e raccogliere quelle cose.
La donna, messa nella stessa posizione, si voltò verso di lei, ritrovandosela davanti e fu colpita dal suo gesto, al che la ringraziò.
« Si figuri. » replicò la credente, osservandola per pochi ma sufficienti secondi.
Aveva un maglione rosa, dei jeans chiari e delle scarpe nere. I capelli erano di un bel biondo cenere e si soffermò qualche istante in più sugli occhi.
Erano grandi e rotondi e del medesimo colore di quelli di Andrea.
Ovunque fosse, le veniva sempre in mente lui ...
Un'altra signora, d'età più grande della prima, informò la suddetta di aver dimenticato un pacco di bicchieri, quindi si rialzò e andò velocemente a prenderlo.
La giovane ritornò vicino al carrello e la bionda, notandolo, le domandò:
« È tuo il carrello? »
La ventitreenne annuì.
« Sì. »
« Posso prenderlo per un attimo, il tempo di mettere la spesa in macchina ... l'ho parcheggiata qua fuori. » chiese esitante, ma con educazione.
Simona sorrise, pentendosene subito dopo per il bruciore alle labbra, però non lo diede a vedere e le umettò con la lingua.
« Sì, certo. » e la aiutò a posare le buste e il loro contenuto.
« Allora te lo riporto subito. » fece la quarantenne, ma la bruna - calcolando le persone che erano rimaste alla cassa e la spesa che avevano - obiettò, affermando:
« No, no. La accompagno. »
« Oh, g-grazie. »
« Si figuri. » ripeté e uscì con lei, che le indicò la sua auto.
Si diressero là e al proprio interno vi erano suo marito e i suoi due figli piccoli, un maschio e una femmina.
La donna aprì il portabagagli e cominciò a infilare le buste ormai rotte e anche gli altri oggetti che erano caduti. Nonostante la ragazza le offerse il suo aiuto, lei rifiutò, mentre il marito le chiedeva:
« Che è successo? »
« Mi si sono rotte le buste mentre stavo uscendo e questa ragazza mi ha aiutata. » chiuse la parte mobile e la salutò, dicendole:
« Grazie ancora. »
« Ma si figuri. Buona serata. » e si affrettò a raggiungere suo padre.
Avrebbe voluto anche aggiungere "Dio vi benedica", ma non lo fece a motivo della sua timidezza.
Ciononostante, col cuore pregò che il Signore li benedicesse.
Tornata dentro, vide Salvatore in procinto di pagare, intanto la cassiera finiva di passare le cose sotto al lettore di codice a barre.
Simona si avvicinò subito e mise la spesa nel carrello.
« Ma dov'eri? » formulò il padre, una volta aver ultimato tutto ed essere usciti.
« Ho dovuto aiutare una signora alla quale si erano rotte le buste. » rispose prontamente.
« Ah, ho capito. »
Arrivati alla macchina della bruna, sbloccò le portiere con il telecomando e adagiarono le buste nel portabagagli, per poi richiuderlo, salire e partire verso l'hotel.
Scortò il padre lì, lo salutò raccomandandogli di fare altrettanto con il resto della famiglia e fece ritorno al suo appartamento, ripensando alla buona azione fatta e a come si sentisse, in un certo qual modo, soddisfatta e contenta.
Giunta in casa, posò il contenuto delle borse dove doveva, andò in camera sua e si liberò dei vestiti, indossando il pigiama. Si lavò le mani e, di nuovo in cucina, preparò una buona insalata di pomodori, lattuga, tonno e mozzarella.
Si accomodò al tavolo, pregò e mangiò, mentre guardava un documentario sui leoni alla televisione.
Sparecchiò, una volta sazia, e si sdraiò sul divano, con solo la testa sul bracciolo e il cellulare tra le mani. Dopo circa un quarto d'ora a spostare lo sguardo da uno schermo all'altro, decise di oscurare quello del telefonino e concentrarsi sulla TV, mettendosi seduta con le ginocchia portate al petto e le braccia a circondare quest'ultime.
Quando il programma si concluse, spense il televisore dal pulsante e si avviò nella sua stanza, sedendosi sul letto e prendendo la Bibbia dal comodino.
Accese l'abat-jour e cominciò a leggere il Salmo diciotto. Arrivata alla fine, chiuse il libro e lo posò dov'era prima, fece una preghiera e si mise sotto le coperte, sorridendo al solo pensiero delle cose belle accadute durante quel pomeriggio.
Volgendo l'attenzione sul ragazzo dal nervosismo incontrollabile, il giorno appresso fece letteralmente volare le lenzuola, per poi alzarsi e andare di corsa in bagno.
Dieci minuti dopo era ben sveglio e lavato, quindi si recò in cucina per prepararsi una colazione di latte caldo e cereali.
Rudy aveva dormito dentro casa, nella sua cesta, e scodinzolò nel vedere il suo padrone alzato. Quest'ultimo lo chiamò e il maremmano zampettò verso di lui, abbaiando una sola volta.
Il ventiseienne gli servì del cibo in scatola per cani nella sua ciotola e l'altro mangiò senza esitare, per poi uscire a fare i suoi bisognini. Andrea era particolarmente di buonumore e non vedeva l'ora di incontrare Simona.
Gettò una manciata di cereali nella sua tazza, una volta che vi ebbe versato il latte, pregò e prese una bella cucchiaiata di fiocchi di mais, ficcandosela in bocca e masticando.
Ripeté l'azione per altre volte e poi mise cucchiaio e tazza nel lavandino. Dal momento che il suo turno era nuovamente di mattina e alle nove, decise di studiare per un'oretta.
Fatto ciò, si vestì rapidamente e lavò i denti, per poi uscire di casa e recarsi a lavoro in macchina. Accese la radio e fece partire un cantico, fischiettandolo.
Parcheggiò l'auto ed entrò nell'agenzia turistica, pronto a scortare il suo gruppo norvegese in giro per le vie di Palermo.
Forse quelle persone non avevano mai visto un ragazzo così allegro di svolgere un tour di prima mattina, ma comunque non ne furono dispiaciuti, anzi riuscì a farli interessare di più alle sue spiegazioni. Suggerì loro persino che souvenir comprare dai negozi!
Fattasi l'ora di pranzo, il suo turno era finito e ci avrebbe pensato un suo collega a continuare il pomeriggio.
Aveva esplicitamente chiesto al suo capo quella mattina, in una telefonata, se poteva consentirgli di fargli fare solo fino all'una e lui aveva accettato, mettendolo però al corrente che avrebbe dovuto recuperare con un turno extra in un pomeriggio qualsiasi.
Non fu un problema per Andrea accettare quella condizione.
Così, andò a pranzare dal suo amico Christian.
Poi tornò a casa, si fece una doccia rilassante, si asciugò e si vestì. Aveva scelto un maglione grigio, dei pantaloni neri e delle scarpe nere.
Si mise a studiare di nuovo e, una volta visto che si erano fatte le quattro e cinque, mise un giubbotto nero imbottito e decise di uscire per andare a prendere Simona, nonostante mancasse più di un'ora all'appuntamento fissato.
Avrebbe fatto una passeggiata e magari avrebbe considerato in quale ristorante portarla. Aveva scartato quello del suo amico, non aveva intenzione di ricevere sguardi insistenti e indesiderati ogni due per tre.
Avrebbe optato per uno dove era sicuro - o perlomeno sperava - non conosceva nessuno.
Salì nella sua Yundai iX 20 e si diresse verso il paesino della ragazza, perlustrando un po' la zona alla ricerca di un ristorante.
Probabilmente, avrebbe dovuto accertarsi che i piatti fossero buoni, ma pregò che la scelta andasse bene anche per il Signore.
Ne trovò uno che attirò particolarmente la sua attenzione, non solo per l'insegna - che si trattava di un quadrato elettrico con tanto di luci fisse lungo il perimetro - ma eziandio per il locale, che non sembrava né troppo lussuoso né troppo rustico.
Scese dal veicolo e l'osservò attentamente.
"Adatto a lei." pensò, sorridendo.
Entrò e prenotò un tavolo per due, isolato il più possibile, per le ore nove. Poi, uscì.
Il tempo volava come un razzo, a volte, e quello era uno dei tanti casi.
Il cielo si stava tingendo di rosa e di varie sfumature di blu, inoltre il sole stava per tramontare. D'inverno era normale che cominciasse a fare buio già da quell'ora.
Si rimise in macchina e partì per andare a prendere la bruna, dato che si era quasi fatta l'ora dell'appuntamento.
Giunto sotto casa sua, la chiamò al cellulare, comunicandole il suo arrivo. Attese poco meno di due minuti e se la ritrovò fuori dal portone.
Aprì lo sportello e si alzò, facendosi notare da lei. Gli sorrise e gli andò incontro.
« Ciao. » gli disse.
« Ciao. » replicò, aggiungendo:
« Che coincidenza: abbiamo i vestiti degli stessi colori! »
Simona si guardò l'abbigliamento, prima di rispondergli.
« Oh, è vero! » esclamò.
« Dai, sali. » le intimò e fece come accennatole.
Entrò nell'abitacolo, chiuse la portiera e allacciò la cintura, mentre il ragazzo faceva altrettanto.
Mise in moto e si diressero verso il Duomo del paesino, intanto la musica era messa a un giusto volume.
Arrivati sul posto, Andrea parcheggiò e scesero dalla Yundai, incamminandosi verso la piazza.
« Dunque, dove ti piacerebbe andare? » le chiese e lei fece spallucce.
« Non lo so. Ti annoierebbe se andassimo da Piazza Italia? C'è uno sconto del cinquanta e del settanta per cento. » gli propose, sebbene le parve un po' strano girare per i negozi durante il suo primo appuntamento.
« No, per me va bene. Andiamo. »
« Sì. »
E fecero come detto. Non distava molto dalla piazza principale e ne approfittarono per chiacchierare del più e del meno.
« Allora, ehm ... questo è il tuo primo appuntamento? » domandò il giovane, incerto.
« Sì. » confermò lei, con alcuna emozione nella voce.
« Come mai? » formulò ancora, ma realizzò che, con molta probabilità, non avrebbe dovuto impicciarsi, infatti la ragazza sentenziò il tutto con un laconico:
« Boh. »
« O-okay. » fece lui, mantenendo il precedente tono.
Arrivarono al negozio scelto e vi entrarono. Si fecero compagnia sia quando andarono al reparto femminile sia quando si recarono in quello maschile.
Non trovando nulla che interessasse a nessuno dei due, uscirono dopo appena quindici minuti.
Appena fuori, però, Simona si fermò di poco vicino alla vetrina. Andrea si incuriosì di quel suo strano comportamento e volle indagare, affiancandola e guardando nella medesima direzione della ventitreenne.
Stava osservando un ragazzo di colore che stava avendo problemi con la sua bicicletta rossa, proprio dall'altra parte della strada. La catena si era spostata dagli ingranaggi e, da quanto lei poteva constatare, lui non sapeva come risolvere il problema.
Venne verso la loro direzione, attraversando le strisce pedonali, e nel momento in cui passò loro accanto, la credente lo richiamò.
« Hey, ragazzo! »
Lui si girò verso di lei, con sguardo interrogativo.
« Hai bisogno di aiuto? So come sistemare la bici. » gli espose e l'altro indicò prima se stesso e poi il veicolo a due ruote.
« Lo so che è tua. Voglio solo sistemare la catena. Posso? » lo rassicurò, regalandogli un sorriso sincero.
« Sì, sì. Grazie. »
« Figurati. »
« Davvero lo sai fare? » le sussurrò Andrea e l'altra annuì più volte.
Si avvicinò al ragazzo dalla carnagione scura e osservò meglio la bicicletta, accarezzando il manubrio e il sellino.
« È proprio una bella bici, sai? » gli riferì, in tono cordiale.
« G-grazie. » rispose.
Poi lei la prese la tra le mani, provando a capovolgerla.
« Aspetta, ti do una mano. » intervenne il biondo, aiutandola assieme all'altro ragazzo.
Tirò fuori dalla borsa la penna che portava sempre con sé e la utilizzò per rimettere al suo posto la catena, dopodiché strinse in una mano il pedale e vi diede una spinta per farlo ruotare, verificando se tutto fosse risolto.
Accertatasi di ciò, lasciò che i due maschi ribaltassero la bici, mentre il giovane di colore li ringraziava.
« Grazie, grazie tante! »
« È stato un piacere! » affermarono all'unisono, vedendolo andarsene contento.
« Non pensavo sapessi fare queste cose! » commentò il ventiseienne, sorpreso.
« Aver vissuto in campagna fin da quando sono nata, ha i suoi vantaggi. Io e mia sorella amavamo passeggiare in bicicletta per la campagna e mio papà ci insegnò come rimettere una catena, gonfiare le ruote e persino cambiarvi la camera d'aria. » gli raccontò.
« Sei una tuttofare, allora! » osservò lui, con un sorriso sulle labbra.
« Può darsi. So fare tante cose, in realtà. I miei genitori mi hanno insegnato bene e io ho sempre voluto imparare cose nuove per sbrigarmela da sola, senza dipendere dagli altri. » gli spiegò e l'altro ascoltò con piacere, notando come stesse iniziando a sentirsi più a suo agio con lui.
« Parlami ancora di te, dai! » la spronò e lei si irrigidì subito, non aspettandosi una simile richiesta.
« Non vorrei sembrare egocentrica. Non mi piace parlare di me: mi fa sentire ... come se mi vantassi. E a me non piace vantarmi! » obiettò la bruna, ma lui scosse la testa.
« Hey, te l'ho chiesto io di farlo. Non è vantarsi, tranquilla. Facciamo così, io ti faccio delle domande e tu dai una risposta esaustiva. Va bene? Se vuoi puoi fare lo stesso con me. »
« Okay. » biascicò, un po' insicura.
Attraversarono la strada e camminarono per un sentiero mattonato con alberi ai lati, dove la gente - dai più piccoli ai più grandi - soleva passeggiare.
« Cominciamo con una domanda basilare: data di nascita? » le pose il ragazzo.
« 20 Maggio 1996. Tu? »
« 5 Febbraio 1993. »
La vide per qualche frangente assorta tra le sue elucubrazioni, per poi affermare:
« Che cosa strana! Se ci fai caso, abbiamo i numeri del giorno e del mese di nascita invertiti! »
Lui sbattè più volte le palpebre, non capendo cosa stesse blaterando.
« In che senso? » formulò, mostrando un flebile sorriso nervoso.
« Ti spiego. Io ho il numero venti e il cinque. Tu hai il cinque e lo zero due. Se tu inverti zero e due, ottieni venti, quindi metti il venti per primo e il cinque dopo. Venti Maggio! Stessa cosa vale per me, se voglio formare la tua data. Ah, senza considerare lo zero del cinque, ovviamente! »
Si perse in quel suo ragionamento insolito, non riuscendo a seguirla appieno. Notando la sua espressione, sorrise a malapena e giustificò il suo farneticare.
« Non hai capito il filo logico, vero? Ho dei ragionamenti tutti miei e faccio dei calcoli assurdi, a volte. Vivo nel mio mondo, in pratica, pieno di queste fantasticherie. Non c'è bisogno che tu lo dica: sì, sono strana, lo so. Lo dice anche la mia famiglia. Però, mi piace farlo, tiene attiva la mia testolina! »
Andrea boccheggiò come un pesce, cercando una risposta da pronunciare, ma non gli venne nulla in mente.
Era strana? Ai voglia se lo era!
Quante persone aveva sentito fantasticare in quella maniera? Nessuna!
Le sue orecchie non avevano mai udito tali bizzarri ragionamenti, tuttavia lei era riuscita a incuriosirlo anche per quella sua peculiarità.
« Sei ... un mondo da scoprire. » le riferì, mantenendo quella smorfia divertita sulle labbra, che l'altra ricambiò.
« Vuoi continuare a farmi domande? » gli domandò, mentre si accomodavano in una panchina in ferro.
« Sì. Hai ventitré anni, giusto? »
« Esatto. Tu ventisei, no? »
« Corretto. Che hai fatto al labbro? »
Approfittò della situazione per indagare su quel particolare che aveva notato non appena l'aveva salutata.
« Cosa? »
« Qui, - si toccò la suddetta parte - che hai fatto? È spaccato. »
Come una reazione istantanea, si umettò le labbra con la saliva, avvertendo, ovviamente, il bruciore.
« Oh, nulla. Ieri mattina mi sono svegliata con questo spacco. Mi succede ogni inverno. A te non capita? » rispose la bruna.
« A volte. » disse semplicemente.
« Stagione preferita? » proseguì il ragazzo.
« Estate. Non credo ci sia bisogno di spiegare il motivo, no? » fece retorica lei, abbozzando un lieve sorriso.
« No, infatti. Piace anche a me. Invece, che stagione ti senti? » interloquì, beccandosi un'occhiata in tralice dalla ventitreenne.
« Che stagione mi sento? » ripeté, elaborando meglio il quesito nella sua testa, potendo persino sentire lavorare gli ingranaggi nella sua mente.
« È una domanda un po' ... strana! » chiocciò ancora la giovane e Andrea capì l'allusione riferita a pochi dialoghi prima.
« Sì, anche io sono strano. Dai, aspetto una risposta. » ammise il ragazzo, guardando curioso.
Lei mise un indice sulla fossetta del mento, riflettendo mentre fissava il cielo.
« Autunno. »
« Perché? »
Prese un respiro profondo, chiudendo un attimo gli occhi per poi riaprirli poco prima di parlare.
« Perché ci sono volte in cui ho bisogno di un cambiamento, prima che arrivi l'inverno, ovvero la prova, e io mi trovi impreparata. Perché mi sento ogni santo giorno imperfetta e indegna davanti a Dio e so che ho bisogno di essere cambiata da Lui. E non mi importa se ci sono persone che possano essere peggio di me, io riguardo alla mia condizione. Ho bisogno di essere spogliata dalle vecchie attitudini, dai vecchi modi di fare ed essere rivestita con vesti bianche, appena lavate dal Sangue di Gesù. Per me, autunno, significa cambiamento e preparazione. E io proprio di queste due cose ho bisogno che Gesù faccia nella mia vita. Che mi cambi, che mi aiuti ad accettarmi per quella che sono e a non vergognarmene, perché se Lui mi ha voluta così un motivo c'è. È questa la stagione che mi sento. E alla fine, dopo aver lasciato tutti i miei pesi, che sono rappresentati dalle foglie, ai Suoi piedi, supererò la prova, che simboleggia l'inverno, e con Cristo Gesù arriverà la vittoria, che rappresenta la primavera, e raccoglierò i frutti in estate. »
Era rimasto affascinato da ciò che gli aveva confessato. Era sempre stato convinto che dietro alla risposta di una persona ci fosse un significato nascosto, per questo, spesso, poneva quesiti che potevano risultare insoliti agli altri, per capirli meglio.
E di lei aveva scorto diverse cose, a partire dal modo in cui gesticolava, spostava gli occhi da una parte all'altra, muoveva i piedi e premeva di tanto in tanto le labbra.
« Quindi, se ho capito bene, tu sei un tipo che tende a stare sempre all'erta? »
« Non esattamente. Io sono un tipo che accumula molto dentro e non confessa nulla a nessuno. Tendo a inglobare macigni dentro di me, perché voglio cavarmela da sola, a mie spese, ma poi li rilascio allo stremo delle forze e della pazienza; e parlo con Dio e Gli dico tutto. Dovrei imparare dai miei errori, invece, puntualmente, non lo faccio! Dio deve avere proprio tanta, tantissima pazienza con me! » esclamò Simona, chinando il capo.
« Dio ha tanta pazienza con l'intera umanità, quanto più con una sola persona! » le posò una mano sulla spalla e lei volse lo sguardo prima ad essa e poi ai suoi occhi grigi.
Non si sottrasse a quel tocco e lasciò che continuasse.
« Quello che hai appena detto tu, mi succede, ogni tanto. Credo sia una cosa che in molti tendono ad avere, ovvero il cavarsela da soli. Ma non c'è vittoria più grande dell'arrendersi a Dio! Sembra una cosa contraddittoria, ma è così ... » improvvisamente, fu lei a interromperlo, proseguendo con lo stesso argomento.
« ... Dio non vuole che noi ci carichiamo di tutti i pesi del mondo. Lui ci dice che dobbiamo mettere ai Suoi piedi i nostri pesi e ci penserà Lui. Noi dobbiamo avere fede e tutto si risolverà! Pare difficile, ma è anche facile. Anche questo sembra contraddittorio, ma è così. » si sorrisero in modo complice, perfettamente in intesa.
Fu una figura minuta a distrarre la giovane, che distolse lo sguardo da lui, proiettandolo su ella.
Era un'anziana esile, dai capelli corti, mossi e di un finto biondo. Non poteva ben vederla in viso, dal momento che stava di profilo e portava quelle che sembravano delle pesanti buste di plastica.
Notando il suo volto corrugato e turbato, guardò dietro di lui, accigliandosi e capendo al volo cosa avesse intenzione di fare la ragazza. Sollevò un angolo della bocca e si girò verso Simona, che nel frattempo aveva tirato un lungo sospiro.
« Sai? È da ieri che è cominciata questa storia! È come se qualcosa mi spingesse ad aiutare le persone, qualunque sia il loro bisogno! E sai cosa? Non mi dispiace affatto! »
Si soffermò qualche istante a pensare e a osservarla.
Zio Carmelo aveva ragione: era una ragazza d'oro.
Se solo avesse smesso di sminuirsi e di essere insicura e si fosse resa conto di quale bellezza disponesse, una tra le più grandi, se non la migliore ...
Sorrise e si alzò in piedi, per poi porgerle la mano.
La ventitreenne alternò gli occhi da quella al suo viso, inarcando un sopracciglio.
Andrea chiarì le proprie intenzioni.
« È giusto completare l'opera, no? Andiamo da quella signora! »
« E l'appuntamento? » interloquì, più che altro per scusarsi di starlo, in qualche modo, rovinando un po'.
« È un appuntamento ... strano! » esclamò lui e lei, ridacchiando, accettò il suo gesto e si levò in piedi, avviandosi entrambi verso la vecchina.
Angolo Autrice
Ciao a tutti! 😊❤
Come va?
Scusate il ritardo, ma sapete com'è: quando ricomincia la scuola si è sempre impegnati!
Comunque, che mi dite di questo capitolo? Piaciuto? Come proseguirà, secondo voi, l'appuntamento tra Simona e Andrea?
Chi dei due è più strano?😅 Lui o lei?
Alla proxima!
Dio vi benedica.❤
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