60 - A new Journery awaits...

Vedo tutto bianco. Sensazione di déjà-vu, esattamente come nell'avvio del vecchio D.S.P.; se prima si definiva il singolo giocatore mortale, ora com'era rinato? Che scopo avrebbe avuto?

Comparve un ologramma di qualcuno dalla dubbia riconoscibilità. Aguzzando meglio la vista, rimango stordito. Aveva il viso e il portamento di Angelica, ma la domanda che sorgeva spontanea era se lei si fosse connessa come utente o no.

Compaiono diversi menù a scorrimento. C'erano le più vaste opzioni, che spaziavano dal partire dalla propria persona, fino ad arrivare alla creazione di un avatar completo. Punto a qualcosa di semplice, partendo dal mio aspetto, cambiando solo gli abiti e qualche piccolo dettaglio fisico.

Scomparse le opzioni fisiche, si presentano quelle dei parametri e delle predisposizioni. Andavano su tutto ciò che era immaginabile: forza, velocità, intelletto, fino a passare ad abilità matematiche, informative e conoscenze fra le più disparate.

Si apre l'ultima sezione, quella del completamento dei dati personali. Mi accorgo che é disponibile solo la sezione del nome è dell'età, mentre le altre generalità erano come bloccate.

Non sapendo cosa scegliere, vedo comparire l'icona di un dado nero. Come lo sfioro, questo comincia a girare su se stesso, fino a caricare cose casuali sulle abilità, abitudini e predisposizioni dell'avatar.

Si apre la porta nel vuoto, e un cursore mi invita a proseguire.

Come oltrepasso l'accesso, viene caricato quello che sembra un posto a me familiare. Casa mia... La mia strada, il mio quartiere. Una replica pressoché perfetta. Mi chino e tocco a terra, accorgendomi della perfezione del lavoro. Solo un magno informatico poteva creare qualcosa di così calibrato, eppure mi accorgo che qualcosa è fuori posto. Qualcuno mi tocca la spalla e mi alzo.

Una figura esile e magra, con capelli biondi e occhi celestiali. Immagino sia Jeena. Subito dietro a lei ci sono gli altri.

Gerald e Demetra si erano caricati con il loro corpo originale, salvo per il dettaglio di un copricapo simile a un turbante per Gerald, mentre Demetra indossava un lungo abito viola in stile indiano, lasciandole il ventre scoperto. Riccardo lo riconobbi subito, dato che volteggiava in aria come nel vecchio D.S.P., ovvero con una tuta meccanica.

Vedo anche lo zio Lionel e la sua passione per la spada diventata realtà, facendosi caricare con un corpo da samurai del periodo giapponese. Solo Angelica mancava all'appello.

Quindi si avvicina lo zio Lionel e mi disse: "Guarda".

Puntando lo sguardo dietro di me, mi invita a voltarmi. Vedo un fascio di luce cobalto prendere la forma di una fanciulla. Quindi lo zio Lionel dice:

"Non so se definirla una cosa buona o pessima. Angelica era mancata da talmente tanto tempo dalla vita vera da non avere un corpo fisico di carne e sangue".

"Cioè... Mi stai dicendo che...!?" risposi turbato.

"Sì, nipote. Ha un corpo bionico ad alta tecnologia, frutto di uno studio di dodici anni. Dodici anni di esperienza, studi e speranze. E nel frattempo che la squadra di cui tu eri parte era impegnata sul fronte digitale, eravamo nel tredicesimo anno di quel programma. Fu in quel frangente, a pochi mesi dal compimento della missione, che fu completato il corpo di Angelica. In sostanza è un corpo fisico in tutto e per tutto; la sola differenza è la sua cognizione. Ha un cervello elettronico, con un supporto specifico per le neuro-connessioni. In soldoni, è il primo essere vivente in grado di collegarsi con coscienza ai supporti digitali".

"Cioè, mi sembra così strano... L'ho abbracciata, ho sentito il suo cuore battere... Come può essere?"

Era chiaro che fossi sotto shock per aver appreso una notizia del genere. Angelica Strauss, mia cugina e prima vittima strumentalizzata del progetto di Rudolph Blacksmith, era un vero e proprio ginoide. Una ginoide per cugina... Suonava strano ma era questa la spiegazione che lo zio mi aveva presentato.

"Ragazzi, avvicinatevi. Ho da farvi vedere alcune funzioni. Considerate questa esperienza un accesso prematuro del progetto riconvertito".

Quindi fece cenno a Riccardo di tornare giù. Una volta riuniti tutti, Angelica compresa, lo zio cominciò a parlare e disse:

"Vi ricordate durante il viaggio in aereo per la premiazione, quando Albert scoprì il visore del progetto iNet, aveva quasi svelato questo progetto. Dovetti farvi vedere una parte del prossimo passo evolutivo delle connessioni a livello uomo-macchina".

"Sì, e la possibilità di raccogliere dati attraverso il visore come salute dei soggetti attorno a noi, composizione dei materiali e..." cominciò a enunciare Demetra.

"Sì, certo. Comunque, la rete di nuova generazione si svilupperà su due fronti ben distinti, ma uniti da un singolo filo conduttore. Il visore".

"In che senso un filo conduttore?" disse Riccardo, grattandosi la testa.

"Il visore sarà l'unico oggetto che le persone porteranno con sé. Non ci sarà più necessità di portare Exphone, ololibri o chissà quali altre diavolerie elettroniche" rispose lo zio, gesticolando in maniera confusa. "Il visore sarà tutto in un unico strumento. A casa, potrete agire come qui, cioè in realtà virtuale. Fuori, potrete usare il visore come minicomputer portatile, indossabile in qualunque momento, ma non distrarrà in alcun modo gli utenti dai pericoli comuni, come quando si attraversa la strada o si conversa con le persone. Le programmazioni ormai sono alla fine della Beta, e stanno aspettando i risultati di un ultimo test... il vostro".

"Cosa dovremmo fare?" disse Jeena, in preda all'agitazione.

"Testare questo mondo, è stato progettato per voi che avete già avuto un esperienza da internauti. Questa è la vostra ultima missione come squadra Epsilon" disse Lionel a braccia conserte.

Continuavo a guardare l'aspetto con cui lo zio aveva scelto di farsi generare. Un vero e proprio samurai solitario, con tanto di spalle coperte dal kimono aperto, dove si potevano intravedere della spalle e dei pettorali ben definiti, non dissimili da quelli nella realtà; la spada, una katana, e la colorazione dell'elsa sembrava identica a quella che aveva a casa sua. E nel frattempo, vedevo Angelica e la sua forma eterea, che ricordava molto l'idea di uno spirito guida. Un dubbio atroce mi iniziò a correre nei pensieri, e forse lo stesso zio se n'era accorto, al punto che mi chiamò un attimo in disparte.

"Zio, ho solo una domanda un po'... delicata... da fare".

"Certo, dimmi tutto" rispose, inginocchiandosi verso di me.

"Prima mi stavi parlando di Angelica, che in sostanza è un ginoide, pertanto mi chiedevo se..."; in quel momento stavo arrossendo come un bimbo che si nasconde sotto la gonna della mamma, e in tutta risposta a questa reazione cominciò a ridere di buon gusto.

"Se ti stai chiedendo se potrà vivere una vita normale, come quella degli esseri umani, la risposta è sì. Potrà mangiare, bere, provare sensazioni... anche avere dei figli. La sola cosa che la distinguerà da un essere umano normale è il cervello. Mentre quello che abbiamo noi è fatto di carne e sangue, il suo è un ammasso di circuiti e microchip. Se la tua preoccupazione era per Gerald, puoi stare tranquillo..."

Mi diede una pacca sulla spalla, quindi si alza da terra e con un gesto, scorre da destra a sinistra. Compare un menù aereo. Con la curiosità in corpo, provo a fare la stessa cosa e ottengo il medesimo risultato.

Una schermata semplice, con su scritto soltanto: Avvia fase Demo.

Tocco il tasto e in pochi istanti si dissolve. La San Antonio digitale si trasforma, per così dire. Si trasformano le case, le strade, i dettagli. Era diventata una città digitale di qualche storia fantastica, e in fondo alla strada venne creato una specie di ominide completamente bianco. Ricordava molto i manichini da crash test. In gruppo, andiamo incontro al soggetto che non muove un muscolo. Ci fissa solo con un espressione da ebete.

"Demetra, assomiglia molto a Russell quel coso laggiù" dico in tono scherzoso. Per tutta risposta, mi becco una risata e uno scappellotto nella nuca.

"Quello che vedete laggiù è un piccolo boss che è stato creato per questa particolare occasione. Non sperate di sconfiggerlo, ha oltre due milioni di punti vita. Potete usarlo come bambolotto da allenamento. Perché non provate?"

Demetra non se lo fece ripetere due volte. Si lanciò in corsa contro il bambolotto bianco e gli sferra una serie di pugni e calci. L'impassibilità del boss fu come il biglietto da visita per noi altri; provavo nuove sensazioni, ma al tempo stesso ero ancora in conflitto con il vecchio me.

"Papà... posso?" disse Angelica.

"Mhmh. Non esagerare" gli disse annuendo suo padre.

Gli occhi del boss si illuminarono di giallo e quello fu un pessimo segnale.

"Spostatevi!" urlo al gruppo.

Aveva provato a schiacciarci con un pugno, deformando la strada che era sotto i nostri piedi. Sapevo che c'era qualcosa di poco chiaro e con la coda dell'occhio vedo Lionel sorridere.

Un test! Un maledettissimo test! E avrei scommesso un milione di dollari che ci stessero osservando da qualche parte! 

Furente? No.

Eccitato? Forse.

Ma l'emozione più potente che mi stava dominando in quel preciso istante...

... era la sete di avventura.

Era iniziato un nuovo capitolo della mia esistenza.

Insomma, ora ero completo. 

E nel mentre affrontavo BigBoy, questo il nome del boss, stavo rivedendo in un attimo il confronto con il vecchio me.

Il vecchio Albert odiava la tecnologia, odiava i videogiochi, odiava la schiavitù digitale, faceva fatica a legare con gli altri.

Il nuovo Albert aveva rimosso tutte le limitazioni, e aveva anche trovato qualcuno da proteggere e difendere.

Io avevo trovato un tesoro, e lo avrei difeso fino alla fine.

E alla fine penso...

... che non è male, questa tecnologia...

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