57 - Annuncio al mondo

29 Giugno, ore 11:00 a.m., Washington DC. Discorso del presidente in mondovisione.

"A nome degli Stati Uniti d'America, e a nome del mondo intero, oggi è stata riunita la squadra che, con coraggio, abnegazione e dedizione, ha messo tutto sé stesso per la salvaguardia dell'umanità intera. Questa squadra, composta da persone di diversa estrazione, hanno scelto di prendere in mano la causa dell'umanità digitalizzata in modo libero, e al di fuori da qualsiasi costrizione. Hanno visto difficoltà, hanno sofferto, ceduto alle lacrime... Eppure, hanno fatto del loro meglio per vincere, e lo hanno fatto.

Gli applausi della platea riempì quell'aria calda tipica di giugno, ma nonostante tutto, nessuno volle perdersi il grande evento, ovvero conoscere gli eroi, la leggendaria squadra Epsilon.

"Io, come Presidente, sono stata informata del desiderio e dei pensieri dei membri, e sono stati tutti concordi a farsi conoscere, perciò sono assolutamente lieta di presentarveli, non solo a voi, popolo americano, ma anche al mondo intero. Venite pure".

Ecco, ci siamo. Ho le palpitazioni, e anche gli altri, benché più forti di me a livello psicologico, se la stavano facendo sotto. Lo zio Lionel era nervoso anche lui. Eppure, ho sempre pensato fosse un elemento abbastanza abituato alle telecamere e alla notorietà del governo. Ma dovetti ricredermi. Passarono solo dieci secondi, e alla fine, fui io stesso a incamminarmi fuori, di fronte alla platea, e gli altri mi seguirono a ruota libera.

"Eccoli a voi, la squadra Epsilon!"

Sorrisi timidamente, eppure avevo la felicità nel cuore. Gli altri agitavano le loro mani, salutando la folla con classe ed eleganza. Una volta zittita la platea, il presidente riprese a parlare, e disse:

"È giusto che ve li presenti. Come potete vedere non sono solo ragazzi e ragazze giovani, ma fra loro ci sono anche uomini adulti, a dimostrare che una minaccia, a prescindere da dove questa venga, interessa tutti in modo indiscriminato. Pertanto, ve li presenterò".

Quindi fece avanzare Lionel, come giusto che fosse quale membro più anziano della difesa cyber-planetaria.

"L'uomo che vedete qui è a capo di un organo degli Stati Uniti che eccelle sotto il profilo della protezione digitale. Costui ha investito vent'anni dei suoi sforzi, della sua vita, per arrivare ai risultati che hanno tragicamente portato all'incidente di D.S.P.; tuttavia, è stato grazie al suo lavoro, in primo luogo da guida esterna, e successivamente dentro il gioco stesso, che ha permesso di sconfiggere la minaccia. Si chiama Acid, e anche se questo é il suo nome di lavoro, dietro alle sue mansioni si nasconde un uomo pronto ad affrontare le prove con il sorriso".

"La ragazza che vedete qui (riferendosi ad Angelica, avvicinatasi dopo aver ricevuto l'invito dal Presidente) ha una storia triste. È stata rapita da colui che aveva messo al mondo quel videogioco, strappandola all'affetto dei suoi cari dall'età di sette anni. Dopo dodici, lunghi e sofferti anni, ha potuto riabbracciare i suoi genitori, e di conseguenza, è tornata alla vita... quella vera".

A seguire fece avvicinare Riccardo, e disse:

"Questo ragazzo, come avrete ben intuito, è originario dell'Italia, ed è l'esempio che anche fuori dal nostro Paese la minaccia digitale si sia estesa ovunque, e questo vale per tutti i paesi. Il suo cuore, la sua forza d'animo, e anche la sua temerarietà, sono state decisive negli scontri più difficili, supportando la sua squadra come un vero soldato".

Ora toccò a Demetra ad esser presentata alla platea.

"Questa ragazza, invece, vanta una lunga discendenza dai popoli russi, in quanto un suo antenato era strettamente imparentato con Nikolaj Lenin. Tuttavia, la sua famiglia vive qui da tre generazioni, pertanto lei è americana in tutto e per tutto. Il popolo russo è conosciuto per la ferrea disciplina, la freddezza e il carattere, e tutte queste sono ottime qualità, servite per sostenere un gruppo organizzato ed efficiente com'è stato il loro".

Venne il turno di Jeena, e sapevo che presto sarebbe toccato a me.

"Parlando di questa giovane, posso dire che ha affrontato per il primo periodo le insidie del gioco. Ha superato sfide immani diventando ciò che non era, ovvero una giocatrice. E lei se l'è cavata molto bene. Ma se posso parlare per esperienza personale, nessun essere umano, in nessun contesto, è in grado di andare avanti con le proprie forze. Ecco perché lei è diventata un tutt'uno con la squadra, benché si sia aggiunta successivamente, e non facesse parte della squadra originale".

Avvicinando Timothy Baxter a presentarsi, il presidente disse:

"Lui è un esempio, se dovessimo parlare di traumi affrontati con spirito di iniziativa e con soccorrevole cura. Mi ha raccontato di aver subito un lutto, e questo l'ha portato a perdersi nei divertimenti ludici. Tuttavia, con lo spirito di un fratello maggiore e con la cura di un padre, è stato vicino alla squadra, guidandola e proteggendola al meglio delle sue capacità".

E infine, sia io che Gerald venimmo presentati insieme.

"Ed ecco qui gli ultimi due componenti della squadra. Ti dispiace se parto da lui?" mi chiese.

Vedendo la mia buona reazione, il presidente riprese a parlare, dicendo:

"Questo ragazzo ha avuto una vita difficile. Ha subito attacchi di bullismo, ha visto la sua vita venire strappata con violenza. Eppure, anche se ha continuato ad affrontare nel silenzio una vita già rovinata, aveva trovato una svolta nel mondo dei videogiochi. Tutti avrebbero soffocato delusioni e dolore in una marea di dati digitali. In lui, vi posso dire, vedo un figlio da curare e da sostenere al meglio".

"E alla fine, arriviamo a lui. Voi vedete un semplice ragazzino di appena diciott'anni, eppure mi ha parlato dicendo che lui odiava i videogiochi, odiava la tecnologia. Nonostante questo, ha rinnegato sé stesso, e con i nobili sentimenti di un cavaliere, si è gettato a testa bassa per salvare la sua famiglia, i suoi affetti. Inoltre, è stato lui stesso a raccontarmi, a grandi linee, che cosa è accaduto in quel mondo, le sfide colossali affrontate, gli orrori indicibili... ma ha anche detto di aver trovato dei tesori. Ha trovato la fiducia, l'amicizia e l'amor proprio, e...".

Interruppi il presidente, e con questo gesto chiesi io di parlare alla platea. Inspirai profondamente, e parlai con il cuore.

"Gente... Io non sono un buon oratore. Ma vorrei dire due cose. In primo luogo, non sono amante della tecnologia, e spiegherò il perché. Ho sempre visto del negativo in questa cosa, che si passi da un semplice Exphone fino ad arrivare a un videogioco. È anche vero il rovescio della medaglia, cioè che la tecnologia ha migliorato la vita, ma nel contempo non dovremmo lasciare che essa ci avveleni, portandoci a ignorare la persona che ci sta a fianco. In seconda fase, sono giunto a una conclusione fondamentale".

Inspirai più profondamente, e ripresi a parlare, dicendo:

"Io... Ho avuto modo di parlare con colui che aveva creato la realtà di D.S.P.; mi confessò di aver creato quel mondo digitale solamente per portare l'uomo a toccare con mano i dati digitali, poter vivere in una società utopica e lontana dalla realtà. Purtroppo, non si può fare nulla del genere. Non si può replicare la vita nei PC. Ci riusciremo in un futuro? Chi lo sa! Eppure, non mi sento di ergermi a giudicare l'uso che ne fanno gli altri della tecnologia".

E dopo aver guardato tutti quelli che avevano fatto parte di questa grande avventura, conclusi:

"Questa esperienza è stata forte. Eppure ho imparato. A non giudicare nessuno, a rafforzare i legami con gli altri. A perdonare, anche se ti è stato arrecato tanto danno. E ho imparato a legarmi di più, perché erroneamente credevo di essere forte rimanendo da solo. Niente di più sbagliato!"

"Presidente, avrei da chiedere una cosa: che cosa succederà al progetto D.S.P.?"

"Beh, in quanto è parte di una scena di un crimine contro l'umanità, è stato disposto che ogni sorta di dati collegato a D.S.P. venga distrutto e smantellato".

"Io non so come funzionano queste cose, eppure vorrei chiedere, alle persone della terra: quando siete finiti nel gioco, avete provato quel senso di libertà, quell'istinto, che ci diceva che potevamo fare cose che nella realtà erano letteralmente impossibili? Tutto quello che vorrei non è rendere omaggio a colui che ha causato tutto questo. Quello che desidero è rendere accessibile una realtà del genere a coloro che non hanno avuto la possibilità. Vorrei che, quella dei mondi virtuali, possa essere accessibile per coloro che hanno avuto incidenti gravi che ha portato loro via i sensi, o le gambe, o l'uso delle braccia... Insomma, far provare loro una vita ancora normale, seppur nel mondo digitale. Vorrei solo questo".

Cadde un grande silenzio. Mi allontanai dal leggio, e tornai al mio posto. All'improvviso, sentii un uomo, dalle prime file, battere le mani, e nel giro di pochi secondi, tutta la platea iniziò a battere le mani.

Quindi, con il decisivo intervento del presidente, disse:

"Queste persone, meritano di essere celebrate. Pertanto, a ciascuno di loro, verrà assegnata una medaglia al valore".

In quel momento, si avvicinò un militare con tanto di divisa, e in mano aveva una piccola cassa di legno. Vi si avvicinò il Presidente che, aprendola, si soffermò qualche istante a osservare le medaglie, per poi prenderne una e avvicinarsi al primo della fila, ovvero lo zio.

"A nome mio, assegno a lei, agente Bio Acid, la medaglia d'onore per la difesa cyber-planetaria a valore. Congratulazioni."

Poi prese le medaglie per i restanti sei, e una volta appuntata la medaglia a ciascuno di noi il Presidente disse:

"A nome dello Stato che rappresento, assegno a voi sei la medaglia al valore dello zelo. È una medaglia d'onore unica nel suo genere, e nasce per onorare il vostro servizio dedicato all'intera umanità. Ancora congratulazioni!"

La platea proruppe in un applauso forte, seguito da fischi, urli in coro di approvazione e da sbandieramenti delle bandierine dei vari presenti.

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29 Giugno 2023, ore 17:54, Salone Ricevimenti, Località sconosciuta.

"...Pertanto, possiamo anche decidere di partecipare alle interviste?"

"Già, Albert" rispose Lionel. "Ma se non vuoi, non sei obbligato, e poi...".

"E...Poi?" Ripresi, cercando di rompere quella cortina di mistero.

"Beh... Se ti dicessi che il Presidente Swift ha accettato di convertire il progetto D.S.P.?" rispose lo zio sorridendo, senza togliere i suoi occhiali neri. "Torniamo a goderci la festa, tra pochi giorni andremo tutti in vacanza, ed è tutto nel premio del Presidente che voleva farci". Si girò qualche istante, frugando nelle tasche interne della giacca, tirando fuori una busta bianca con tanto di bandiera americana impressa sopra. "Questa è per te, e dovrò dare anche le altre sei agli altri".

Scartai così velocemente la busta, con la curiosità che rodeva peggio di una legione di tarli, che a confronto a quando scarto i regali di Natale li guardo finché non si aprono da soli.

Lessi la lettera, e stupito la rilessi altre quattro o cinque volte.

"È-è uno scherzo... Vero?" dissi tremante.

"Ovvio che no. Te l'ho voluta far leggere a te, e non l'ho permesso nemmeno ad Angelica, benché sia mia figlia... Non dire nulla fino a domani mattina, quando ritorneremo a casa con il jet privato" sentenziò zio Lionel.

"Promesso" dissi, alzando la mano in giuramento.

Sarebbe stata la missione più difficile da assolvere, questa del silenzio....

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