51 - Redenzione
In quell'istante, il mostro conosciuto come Abyssos, era diventato la versione in scala gigante di un Mangiainferno. Gli ricrebbero le mani, quindi iniziò ad essere più attivo. Se probabilmente credeva che con tanta vita e giusto poche difese se la poteva cavare, ora aveva cambiato registro di attività, divenendo un boss attivo.
Scatenò un urlo disumano, talmente forte da far tremare tutte le fondamenta, e di conseguenza distrusse nuovamente tutte le unità presenti. Per uno scatto incontrollato, salvai Nick, Helena, Demetra, Riccardo, Jeena, Gerald e Lionel. Vidi svenire Angelica in quell'istante, e accorsi immediatamente in suo soccorso.
Una risata molto bassa riempì l'aria. Con una voce molto cupa, Rudolph disse:
"Un piccolo moscerino stava interferendo con il mio piano. E ora che l'ho eliminato, posso uccidervi tutti. Ma uno alla volta".
Vidi Lionel iniziare a piangere a dirotto, seguito da un urlo disperato da parte di Demetra e di Helena. Mi girai, e vidi che Angelica si stava dissolvendo. Una luce turchese stava riempiendo quello scenario di morte, che contrastava con il rosso sanguigno del cielo e con la terra esausta e nera. Si stava letteralmente disperdendo ogni singolo pezzo di lei, ogni singolo bit. Vidi Nick piangere, forse fu la prima volta che vidi esternare dei sentimenti a uno come mio fratello.
In quel preciso attimo, Angelica mi prese la mano, una mano che non era collegata a niente e che si stava disperdendo. Con un lieve filo di voce disse: Stultus est qui viam eligat malum. Non capivo che cosa avesse detto. Mi strattonò vicino a lei e disse:
"Qui è finita. Ci vediamo dall'altra parte".
Toccai terra. Guardai, e di lei, di Angelica, non rimase niente. Mi rabbuiai per quello che era appena accaduto. Vidi Lionel incamminarsi in direzione di Abyssos. Prese a corrergli incontro. Non sapevo cosa avesse in mente, ma di certo il dolore del genitore che aveva già sperimentato tempo fa lo aveva spinto a fare di tutto per finire questo inferno. Anche gettare la sua vita.
Mi buttai su di lui, e con la forza lo tenni fermo. Anche se non urlava, il suo dimenarsi era comprensibile. Fu lì che cominciai a capire. Mi incamminai in direzione di Abyssos, e dietro di me vennero tutti gli altri. Anche se era distrutto, Lionel si avvicinò, e stette al mio fianco.
"Se vi presentate tutti insieme non c'è gusto" disse Rudolph.
"Rudolph, è finita. Lo sai che non puoi vincere. Abbiamo la chiave di arresto" urlai.
"Di che diavolo parli?" disse con fierezza in risposta.
"Come se non lo sapessi... Ho scoperto, grazie a quel genio di mio fratello, dell'esistenza del codice sorgente. Me lo ha consegnato Angelica prima di morire, prima che tu la distruggessi... Posso agire sul codice ed espellere tutti i giocatori intrappolati". Non ero sicuro, ma avrei provato l'espediente del dubbio.
"Non ne avresti nemmeno il coraggio, e poi potresti inventare una storiella più convincente" riprese Rudolph, parlando sempre dall'interno di Abyssos.
"Dovresti sapere da chi discende, Rudolph" rispose Lionel, abbozzando un sorriso di sfida. "Vuoi vedere?" aggiunse, per poi farmi un occhiolino veloce. Sapevo che lo zio Lionel avrebbe sostenuto il trucco. Appena fu pronto, sentii un lieve tocco alla spalla, quindi finsi di imputare dei dati, e Lionel fece comparire un ologramma con un numero casuale.
"Vedi questo 258? È il numero di persone che ho disconnesso dal gioco. Pensi che stia ancora bluffando?" dissi in tono di sfida.
Ci cascò. Rudolph non rispose. O almeno, non a parole. Caricò un pugno sopra la sua testa, quindi lo diresse in nostra direzione. Allontanai tutti i presenti, quindi mi feci colpire apposita dal pugno. Un forte tonfo, seguito dalla risata di sdegno e compiacimento di Rudolph, seguito dall'urlo di terrore di Helena. Videro che a poco a poco il pugno tornava verso l'alto, quindi, come un segnale convenuto, attaccarono senza sosta il braccio del mostro. Lo tenevo con tutte le mie forze, e anche Munch partecipò all'azione, attaccandosi a uno dei lembi e divincolandosi come solo lui sapeva fare. Demetra e Riccardo si scatenarono sui gomiti, sperando di poter fare qualcosa.
"Albert!" urlò Lionel.
"Cosa c'è zio?" dissi stentando nel trattenere il braccio del gigante.
"Affido a te il compito che tanto desidero... Prendi a calci quel patetico bastardo".
"Lionel, non permetterti di insegnare certe cose a mio figlio!" gli urlò Helena.
Alla fine, sentii un suono strano. Tutti vennero disconnessi. Nemmeno Nick, mia madre erano presenti. Persino Munch venne disconnesso. Ora la sfida riguardava me e Rudolph.
"Ora come uscirai da qui? Solo come cadavere verrai fuori... Ti concedo due domande a cui trovare risposta" disse Rudolph, credendosi un dio magnanimo.
Sostenni il suo gioco e dissi: "La prima domanda è questa. Perché hai dato il via a tutto questo?"
"Ve l'ho già detto. Volevo che l'umanità incarnasse una forma di sé nel digitale, e nel momento in cui si sarebbero accorti che nel digitale non esiste morte o malattia, avrebbero pagato moltissimo il bypass".
"Io credo che tu sia rimasto disgustato dai fallimenti, dalle sventure, e volevi un mondo perfetto, senza danni collaterali, senza guai e senza complicazioni" risposi.
"E la tua seconda domanda qual'è?" riprese a chiedere.
Ci pensai. Non sapevo cosa chiedere. Poi abbozzai quella che poteva essere l'idea più assurda del momento.
"Se volessi completare il tuo progetto... me lo cederesti?"
"Ma tu... Non sei contrario al mondo digitale? Avresti l'opportunità di screditare, e di distruggere il mondo dei videogiochi. È su un piatto d'argento... L'opportunità di distruggere tutto ciò che odii..." rispose sorpreso.
"È vero. Io ho odiato il mondo digitale. Ma ho imparato che chi li usa lo fa per staccare la spina. Lo fa per trovare sollievo. E io non sono in veste di decidere per gli altri. Ho sperimentato anch'io cosa significava essere un Fierolupo. Cosa si provava a essere un cacciatore, cosa significava lavorare di squadra... È grazie a questa esperienza forzata che ho capito cosa trovava di bello mio fratello nel mondo digitale. È grazie a te".
Rudolph rimase scioccato. Non si aspettò una reazione del genere. Non si aspettò di conversare con colui che rappresentava la discendenza dei suoi guai.
"Usciamo da qui, e se ti riabiliti, possiamo mettere in piedi un progetto degno di quel nome... Come..."
"... quel mondo che ho sempre desiderato creare..." rispose Rudolph.
La terra iniziò a tremare, e tutto ciò che esisteva al suo interno stava sparendo. I debellatori erano entrati in scena in una qualche maniera, e stavano divorando tutto. Rudolph mi prese con la mano di Abyssos, e mi strinse forte.
Temevo che mi avesse giocato un brutto tiro. I debellatori si stavano avvicinando veloci, e non volevo provare l'ebbrezza di esser divorato da migliaia di bocche fameliche.
"Fai buon viaggio... Albert".
Quindi venni lanciato verso l'alto con inaudita violenza, mentre allontanandomi vidi Abyssos venire divorato senza pietà dai debellatori. Urlai con quanto fiato avevo in corpo, per poi svenire.
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Non seppi quanto tempo era passato. Mi sentivo molto leggero, e aprii gli occhi.
Ero in un lettino di ospedale. Luci cobalto illuminavano la stanza, e non c'erano finestre. Mi sentivo strano. Mi formicolava tutto, e a malapena riuscivo a muovere le mani. Girai debolmente la testa verso destra, e lo sforzo mi fece riaddormentare.
Mi svegliai, pensando che fossero passate ore. Guardai verso il soffitto, e comparve un orologio digitale. Le 5:38. Del 16 giugno... 2023...
"È davvero... Passato un... Anno?"
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