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❝ Is that your new bitch? ❞
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Sehyoon si sentiva un pazzo ad aver seriamente concesso al ragazzino di seguirlo al loro rifugio clandestino.
Probabilmente si era lasciato sopraffare dai sensi di colpa. Il biondo versava in pessime condizioni in quei giorni, almeno finché lui non gli aveva iniettato l'ennesima dose di stupefacenti.
Era straziante dover sopportare davanti agli occhi quell'indesiderato inquilino, infatti il corvino spendeva a casa propria il minor tempo possibile.
La notte prima aveva finito con l'andare ad ubriacarsi in un locale appena erano scoccate le tre di notte - orario in cui la maggior parte delle persone abbandonavano il rifugio. Si era poi svegliato nel letto di qualcuno che non sapeva chi diavolo fosse. Non era la prima volta che accadeva: lui era poco incline a bere quantità spropositate di alcool perché il suo corpo ne risentiva abbastanza e dopo un po' la sobrietà diveniva più irraggiungibile di una stella.
Prima di andarsene dal covo, aveva pregato Junhee di passare a casa sua per controllare in che situazione fosse il minore.
Quella mattina la telefonata che aveva ricevuto dal suo migliore amico lo aveva atterrito.
A quanto pareva, il suo migliore amico aveva rinvenuto il biondino svenuto e si era fatto aiutare da Donghoon per preparargli un'iniezione. Poi lo avevano lasciato a dormire.
Sehyoon era stato investito dal senso di colpa nel sentire quelle parole, soprattutto perché Junhee sembrava genuinamente dispiaciuto per la condizione di quel ragazzino e questo non faceva altro che gravare sul peso di tutte le decisioni sbagliate che aveva fatto fino a quel momento.
Il migliore amico gli aveva suggerito anche di portarlo con sé al covo, in modo da tenerlo meglio sott'occhio. Continuava a ripetergli non fosse colpa sua, ma l'idea di doverlo guardare in faccia lo faceva tremare al solo pensiero.
Il corvino non era nelle migliori condizioni da quando l'ultimo arrivato aveva stravolto la sua esistenza, e certamente non aveva doti nel fare il babysitter.
Junhee avrebbe sicuramente fatto meglio di lui in quel caso, quindi si decise che non era una pessima idea portarlo lì.
Rientrando a casa sua non aveva potuto evitare il confronto diretto col biondo. Era da diversi giorni che i loro occhi non si incrociavano neppure per sbaglio.
Sehyoon lo aveva voluto: non si era mai fatto trovare in casa, per non dare al ragazzo l'opportunità di rivolgergli la parola.
Era confuso. Aveva bisogno di tempo.
Junhee gli aveva implicitamente suggerito di trattarlo come chiunque altro. Dopotutto, ormai non era diverso da qualsiasi altra anima vagante in cerca di droghe per placarne la sete.
Dopo la prima volta non c'è più modo di arrestare la corsa. Sarà il corpo ad essere sopraffatto dal desiderio e a scegliere la via della perdizione.
La differenza era nel fatto che quel ragazzino non era andato lì per cercare la sua prima volta.
Sarebbe stato tutto più semplice se fosse stato così, ma quel tipo era palesemente di buona famiglia: vestiva con capi firmati anche se probabilmente aveva pochi ricambi nella sua borsa, parlava in modo così gentile e pacato da dare sui nervi e aveva le movenze eleganti di qualcuno che avesse studiato danza.
Non aveva idea di cosa facesse qualcuno del genere da quelle parti, ma era piuttosto sicuro non fosse andato lì per diventare un delinquente.
Essenzialmente era quello lo scarto che divideva la realtà dalla prospettiva del moro.
Per il resto, nei suoi occhi leggeva la stessa disperazione che avevano tutti in quel posto. Forse era la cosa che li rendeva più simili.
E quando si era ritrovato davanti quegli occhi non aveva saputo riflettere lucidamente. L'ultima volta che li aveva guardati davvero li aveva visti distrutti dal peso di un "no".
Non avrebbe dovuto sentirsi in colpa, non poteva lasciare che una persona esterna si impicciasse negli affari del giro.
Eppure per giorni lo aveva perseguitato il pensiero che il modo in cui lo avesse rifiutato e confinato in casa doveva essere risultato più brutale di quanto non volesse essere.
La gentilezza non era il suo forte, decisamente. Non aveva mai avuto esempi di cortesia nella sua infanzia e adolescenza. L'unica persona che gli era riuscita a trasmettere protezione e dolcezza era stata Junhee.
A volte persino con lui non riusciva a mantenere la calma. Tuttavia il senso di dovere che aveva nei suoi confronti teneva a bada i suoi istinti aggressivi.
Probabilmente era stato ancora quel senso di colpa a smuoverlo. O semplicemente il fatto che fosse più rilassato dei giorni scorsi, a causa della nottata precedente che gli aveva lasciato un mal di testa da post-sbornia più delicato di quanto non si fosse aspettato.
Per un motivo o per l'altro, stava di fatto che aveva deciso di lasciare che il biondino frequentasse il raduno.
Ci aveva pensato durante tutto il tragitto per rientrare in quel seminterrato che chiamava "casa".
Non aveva granché l'aspetto di una casa,
in effetti.
Non solo perché in pochi avrebbero vissuto per metà sottoterra. C'era il rischio di allagarsi nei giorni di pioggia o la possibilità che entrassero animali dalle finestre che affacciavano sull'asfalto della strada, quando erano aperte.
Se andava bene al massimo entrava un gatto randagio curioso. Nel peggiore dei casi però entravano anche topi. Ecco perché si era attrezzato piazzando un po' di trappole dietro le finestrelle.
Ciò che, però, mancava essenzialmente per essere considerata una vera casa era il calore.
Foto incorniciate, diplomi appesi alle pareti, cianfrusaglie ornamentali, persino l'urna con le ceneri di un parente sul caminetto. Non c'era nulla.
L'unica cosa di leggermente personale che in quel tempo Sehyoon era riuscito ad esporre in quello sgabuzzino era qualche libro.
Il tempo per la lettura non era molto nella sua vita, ma quello che aveva dedicato ad essa non era stato sprecato invano. Era un modo pacifico che aveva scoperto per rilassarsi.
Doveva a Donghoon quel suggerimento. Probabilmente senza avrebbe continuato a tirare pugni al muro frantumandosi giorno dopo giorno le ossa delle mani.
Odiava ammetterlo, ma avrebbe preferito essere meno incline a usare la violenza come arma per risolvere tutti i problemi.
La prima volta che aveva tradito la fiducia di Junhee e il minore si era arrabbiato con lui avevano avuto una brutta discussione.
Sehyoon non aveva mai dimenticato il modo in cui Junhee gli si era avvicinato e lui aveva chiuso gli occhi e stretto i pugni, digrignando i denti come una bestia ferita, convinto che di lì a poco sarebbe stato colpito.
L'unica cosa che ricevette dal minore, invece, fu una pacca sulla spalla. Un gesto di incoraggiamento.
“Smetti di avere paura di me. È questo il motivo per cui non ti fidi abbastanza.” Gli aveva detto.
Quel giorno aveva smesso di avere paura di lui. Il loro rapporto era incredibilmente migliorato.
Non avrebbe mai dimenticato l'unica persona che gli aveva restituito una carezza in cambio di un torto subìto.
Non avrebbe mai dimenticato quel momento in cui era pronto ad incassare un colpo, ma gli era stato offerto uno scudo per proteggersi anziché una lancia a trafiggergli il petto.
Eppure, anche con un esempio del genere, le sue abitudini non erano cambiate. I libri lo calmavano, certo, ma non risolvevano i suoi problemi.
Lui non aveva neppure la facoltà di parola come ce l'avevano Junhee o Donghoon. Parlare non era nella sua indole. Il silenzio era sempre stato un pilastro nella sua vita. Gli era stato imposto e richiesto.
Il silenzio lo aveva cullato e cresciuto, nell'ombra di un posto troppo buio per poter ospitare la luminosità della conoscenza. Il silenzio era rimasto suo compagno di vita.
E senza parole e senza dolcezza, cos'altro poteva avere un insulsa creatura come lui per difendersi?
Si era fatto largo nel sangue degli altri. A volte ne era tormentato al punto da sentire il sapore metallico del fluido vermiglio tra le labbra.
Era talmente orripilato dalla sua vita che non c'era alcuna ragione che lo potesse spingere a rendere vivibile quella "casa".
Odiava quel posto.
Adesso che quel ragazzino era lì lo odiava ancora di più.
Trascorrere più tempo all'esterno era la sua unica soluzione. E portare con sé il biondino per quella sera era stata una scelta ragionata.
Come aveva proposto il suo migliore amico, probabilmente farlo integrare nel circolo avrebbe sollevato Sehyoon dal suo senso di colpa.
Inoltre, in quel modo il biondino avrebbe potuto accettare più facilmente la realtà e si sarebbe sentito meno abbandonato a se stesso.
Almeno, il corvino ci sperava.
Durante la serata aveva preteso che il ragazzino restasse nella loro cerchia ristretta.
Nel loro piccolo angolo, insieme a Junhee, Donghoon, Minjae e Hyojin.
Non voleva perderlo di vista, perché era piuttosto certo che si sarebbe cacciato in qualche guaio.
Inoltre, non poteva rischiare di lasciarlo libero, per il momento. Non aveva ancora chiare le sue intenzioni, ma ormai il piccoletto aveva abbastanza informazioni per spifferare tutto alla polizia.
Tra l'altro, Junhee sembrava piuttosto intenzionato a farlo sentire a suo agio.
Dopotutto, Junhee era fatto così. Non avrebbe mai lasciato che anche la più ignobile creatura sulla faccia della terra soffrisse.
Forse lui non vedeva quanta gente facevano soffrire, a causa di quelle droghe. Separava il "lavoro" dalla sua vita privata, era di certo più intelligente di lui.
Era conscio che quel lavoro lo avesse scelto per necessità e ciò non doveva e non poteva intaccare la sua reputazione da persona dolce e altruista. In fondo lui lo era davvero, dolce ed altruista.
Il ragazzino si era seduto accanto al corvino, ma Junhee aveva catturato tutta la sua attenzione.
Sehyoon si era limitato ad ascoltarli per un po' mentre parlavano di scuola o qualsiasi altro argomento correlato. Junhee aveva accennato a sua sorella, sempre col sorriso sulle labbra, celando dietro di esso quali fossero le sue reali condizioni di salute.
A quel punto il maggiore aveva smesso di ascoltarli. Gli faceva male vedere il suo unico amico sfoggiare la sua vergognosa e genuina maschera di bontà.
In quel mondo così orribile... Come poteva trovare la forza di sorridere e far finta che tutto andasse nel migliore dei modi?
Sehyoon ben presto si ritirò nella cortina dei suoi pensieri, eclissandosi dai discorsi degli altri. Tanto che non si accorse neppure quando sopraggiunse il silenzio.
Gli ci volle qualche minuto per realizzare che Junhee si fosse allontanato per parlare con qualcuno, mentre il ragazzino adesso aveva una bottiglia di alcol tra le mani e non sembrava star facendo complimenti.
Chiunque avesse avuto la splendida idea di dargli da bere evidentemente non aveva pensato una volta di più al fatto che il biondino potesse non reggere gli alcolici.
Aveva bevuto dalla bottiglia come fosse acqua, davanti agli occhi allibiti del corvino, finché quest'ultimo gliela tolse di mano.
Sbuffò infastidito alzando gli occhi al cielo e ignorando i piagnistei del ragazzino che implorava di restituirgliela.
Le sue mani bianche gli stringevano la manica della felpa. E Sehyoon fece l'errore di guardarlo negli occhi. Quegli occhi lucidi e colmi di ingiustizie.
《 Non mi sento molto bene... 》
Confessò il biondo, prendendosi la libertà di appoggiare la testa sulla spalla del maggiore.
La presa sul suo braccio si indebolì e il peso del suo corpo abbandonato contro il corvino si fece sentire.
Per un attimo Sehyoon credette si stesse addormentando. Lo avrebbe preferito, in effetti.
Si sentiva terribilmente instabile emotivamente. Non aveva alcuna voglia di discutere con un ragazzino ubriaco. Non voleva saperne niente nemmeno della gente lì attorno per quella sera, e per fortuna Junhee lo aveva capito e stava sbrigando quasi tutto da solo.
Tutta la sua stanchezza mentale dei giorni precedenti si stava riversando fisicamente nei suoi muscoli soltanto in quel momento.
Fissò il suo sguardo nel vuoto del buio notturno, oltre i pilastri dell'edificio abbandonato. Quell'edificio in cui tutto era iniziato.
Lì era iniziato il suo declino verso la malavita e lì era iniziato anche il suo calvario per il senso di colpa.
In quel luogo senza mura aveva condannato l'ennesimo innocente, quando la paura aveva preso il sopravvento sul suo autocontrollo.
Se solo non fosse stato così codardo non avrebbe dovuto fare i conti con quel peso che adesso giaceva in silenzio contro di lui, ma che al contempo scalpitava chiassoso nella sua testa.
《 Posso avere... un altro po' di quella cosa... energizzante? 》
Il respiro affannoso del biondo lo riscosse dai suoi pensieri. Lo avrebbe ignorato ancora se non fosse stato per il fatto che temesse una nuova crisi.
Erano passati appena un paio di giorni da quando gli aveva iniettato l'ultima dose, ma non era sicuro di come il corpo del ragazzo stesse reagendo.
Lo aveva evitato in ogni modo possibile. Stava scappando ancora. Fuggiva dalle sue colpe e responsabilità, lo sapeva bene.
E faceva così male esserne consapevole.
Se si fosse sforzato anche solo di rivolgere la parola al minore per più di cinque secondi probabilmente avrebbe avuto un motivo per acquietare i suoi rimpianti.
Energizzante, l'aveva chiamata.
Peccato che oltre ad essere energizzante fosse anche estremamente distruttiva.
Sehyoon sospirò e, avvertendo chiaramente il corpo del biondo tremare contro il suo, estrasse una piccola capsula di ecstasy dalla tasca interna della sua giacca.
Pose quel piccolo granello di felicità nella mano pallida del ragazzo e fece per parlare, ma il suo intento fu bruscamente interrotto.
《 Spero stia scherzando. Perché per lui dovrebbe esserci e per me no!? 》
La voce apparteneva a un uomo sulla trentina, riconosceva il suo volto, doveva far parte del giro da almeno un anno. Lo aveva visto accanto a Junhee poco prima.
Era uno di quelli che si ritrovavano lì quasi tutte le sere. Uno di quelli che presto sarebbe stato consumato dalla dipendenza.
Sehyoon puntò il suo sguardo stanco su di lui; era palesemente ubriaco. Lo si deduceva facilmente dal volto arrossato e dai suoi movimenti goffi e drammaticamente teatrali.
Odiava quella gente che faceva qualsiasi cosa pur di dare fastidio e rovinare l'umore agli altri. Inoltre, il suo era già a pezzi, non ci voleva granché a rovinarlo e a farlo innervosire.
Storse il naso in una smorfia di disgusto, ma l'uomo sembrò cogliere quel gesto come una sorta di sfida. Si sporse in avanti, in equilibrio precario, e le sue mani afferrarono il biondo per un braccio.
《 Dammi quella roba, ragazzino. 》
Ringhiò il cane rabbioso al quale avevano appena sottratto un pezzo di succosa carne.
Quel tono da superiore con cui aveva parlato... aveva fatto perdere le staffe al corvino.
Nessuno poteva sentirsi superiore in quel posto. Erano tutti sulla stessa barca. La barca dei perdenti. La barca dei reietti che non avevano più niente da proteggere, niente in cui credere e niente per cui sperare.
Nessuno poteva pretendere di essere migliore.
Sehyoon non poteva permettere che gente del genere l'avesse vinta. Non in quel luogo. Quel giro di sostanze era tutto ciò per cui si reggeva ancora in piedi. Lui era il padrone di quell'orrendo palcoscenico e portava sulle spalle il peso del macabro cimitero di morti che aveva sulla coscienza.
Lui era l'unico a cui spettasse il piedistallo. Un nessuno qualunque, abituato soltanto a consumare, non avrebbe mai capito.
Si alzò dal cemento grezzo, digrignando i denti in preda all'ira, e spintonò l'intruso.
《 Che cazzo stai facendo? 》
Ripeté il gesto, furioso, al ché l'uomo disorientato lasciò la presa sul ragazzino.
Sehyoon lo seguì con la coda dell'occhio; il biondo si abbandonò sul pavimento e rivolse il suo sguardo stordito verso i due.
Quello sguardo perso, lo sentì trafiggergli il petto. Non erano più gli occhi della prima volta che lo aveva incontrato.
Cos'aveva fatto?
《 Mi prendo quello che mi spetta. C'è gente di troppo in questo posto. 》
Replicò l'uomo, richiamando a sé l'attenzione del corvino con una spallata che servì a farlo scansare per liberarsi la strada. Puntava di nuovo al ragazzino.
Ormai la ragione lo aveva abbandonato, era inutile provare a fermarlo con le buone maniere. D'altronde Sehyoon non era mai stato esperto di buone maniere.
Prima che le sue mani callose raggiungessero nuovamente il biondo, una ginocchiata nello stomaco frenò la sua corsa.
《 Non ti azzardare. 》
Sibilò il corvino. Era stanco di avere a che fare con gente senza cervello. Era stanco di vedere le cose andare sempre per il verso sbagliato. Era stanco di vedersi portar via le cose - e le persone - da sotto al naso.
In qualche modo, da quando era entrato a far parte della sua vita, adesso sentiva quel ragazzino vicino a sé, come se fosse di sua proprietà.
Benché non lo fosse, il suo istinto stentava a cedere le sue vittorie in mano di altri.
《 Oh, che c'è? È la tua nuova troia per caso? 》
Biascicò l'uomo, ormai in ginocchio per il dolore del colpo incassato.
Il corpo di quelle persone era così debole... E la causa erano le stesse sostanze che cercavano disperatamente.
《 Non ti interessa. Levati dai piedi e basta. 》
Rispose d'istinto. Poi gli diede le spalle, convinto che la conversazione potesse definirsi conclusa.
Ma si sbagliava. Quel tizio era un osso duro.
《 Altrimenti? 》
Domandò. Un colpo di tosse sofferente annunciò il fatto che si stesse rialzando.
Testardo.
La forza di volontà non gli mancava di certo. Peccato la riponesse in qualcosa di così devastante quanto la droga.
《 Lo sai che non ti conviene metterti contro di me. 》
Lo sguardo cinico che Sehyoon rivolse al suo avversario fu abbastanza per far piombare nel silenzio assoluto tutto il gruppetto di bocche che stava cinguettando assistendo alla scena.
Quello era il modo con cui si guadagnava il rispetto.
《 Ha ragione, smettila Joongil, lascialo in pace. 》
Un altro intruso entrò nel suo campo visivo e si chinò a raccogliere l'orgoglio in pezzi dell'uomo abbattuto.
Tenne salda la presa sull'amico ubriaco, cercando evidentemente un modo per uscire dalla situazione senza restarne coinvolto.
Le cose non finivano mai bene per chi si metteva contro di loro, purtroppo.
Era la legge della giungla: vince il più forte.
Vince quello con meno umanità.
《 Stronzo lasciami. Non l'ho ancora pestato- 》
L'uomo cercò di dimenarsi, ma sembrava già troppo debole.
Non ci sarebbe voluta molta forza per sferrargli il colpo di grazia. Un pugno ben assestato e sarebbe finito nel suo agognato mondo dei sogni. Il fuoco della rabbia scorreva ormai nel sitema linfatico del moro.
Quell'uomo si credeva fin troppo potente, considerata la sua condizione fisica fosse decisamente cagionevole.
Sentiva la forza vitale irradiarsi nelle vene delle sue mani, che pizzicavano dalla voglia di fracassare qualcosa.
《 Sehyoon, non farlo. 》
Una voce troppo conosciuta irruppe nella faida, come se gli avesse letto nel pensiero.
Junhee, come al solito, arrivò a placare i suoi istinti nei momenti peggiori. Probabilmente, se non fosse intervenuto, quel tizio si sarebbe trovato la mascella spaccata entro trenta secondi.
Il tocco gentile del suo amico si posò sulla sua spalla, obbligandolo a stare fermo. Fu un muto suggerimento a rilassarsi.
Lentamente cercò di focalizzarsi su altro, nel tentativo di riprendere il controllo delle sue emozioni.
I suoi problemi di gestione della rabbia erano risaputi in quel circolo di persone. Non erano certo rari episodi del genere. Anzi, solitamente nessuno si intrometteva, sia perché l'egoismo regnava sovrano, sia perché la noia rendeva le risse persino interessanti.
Per sua fortuna Junhee restava l'angelo custode che rimediava alle sue mancanze e che si prendeva cura delle sue ferite.
Un respiro stanco lasciò le sue labbra. Si rese conto soltanto in quel momento di aver stretto i pugni con così tanta forza che gli erano sbiancate le nocche.
《 Vieni via coglione. Vuoi rimetterci le penne per caso? 》
Un ragazzo dall'aria trasandata si aggiunse per trascinare via il disperato ubriaco.
《 Preferisco morire che darla vinta a quello stronzo. 》
Le sue parole continuavano ad arrivare come insulti senza spessore alle orecchie del corvino. Eppure, non poteva fare a meno di restarne terribilmente infastidito.
Quella gente che non aveva la più pallida idea di come girassero le cose da quelle parti, né di cosa si celasse dietro tutta quella mascherata... quella gente era la rovina di tutto.
Era dagli idioti come loro che partiva la richiesta. Erano loro che davano inizio a tutta quella sofferenza, senza neppure rendersene conto o preoccuparsene.
Non tollerava più quel circo disastroso fatto di trapezisti che si lanciavano nel vuoto, precipitando da altezze vertiginose e schiantandosi contro un pavimento che sapevano li avrebbe condotti alla morte.
《 Non è il tuo momento per morire, vattene via Joongil. 》
La voce di Junhee risuonò nei suoi padiglioni auricolari come una eco infinita, per tutto il tempo che ci mise quell'uomo a sparire dalla sua visuale.
La morte sembrava così giusta rispetto a tutto il dolore che gli stava trafiggendo l'anima, giorno dopo giorno. Quando sarebbe arrivato il suo momento per morire, lo avrebbe accolto a braccia aperte. Era sicuro che non sarebbe rimasto deluso una volta chiusi gli occhi per sempre. Avrebbe accettato la sua punizione una volta per tutte in quel caso.
《 Wow... davvero simpatico quel signore... 》
Si voltò di scatto verso la fonte di quella voce docile.
Il sorriso spento sulle labbra del biondino testimoniava la sua euforia, conferitagli sicuramente dagli alcolici che aveva assunto.
《 Sta' zitto tu. 》
Replicò di scatto, quasi urlando.
Un moto di rabbia improvvisa lo portò a calciare la bottiglia di alcol mezza vuota che giaceva abbandonata sul suolo non pavimentato dell'edificio.
Era tutto a causa di quel ragazzino.
Si tirò i capelli tra le dita allineando nuovamente il suo sguardo verso il nero del cielo notturno che si estendeva oltre le mura assenti di quel palazzo mai terminato.
Afferrò l'accendino dalla tasca del suo pantalone e si portò una sigaretta alle labbra, lasciandosi alle spalle sguardi turbati, perplessi e sconsolati.
Appoggiò una spalla ad un pilastro nell'angolo più lontano di quel piano, distante da chiunque potesse anche solo provare ad entrare in contatto con lui per un istante oltre.
Aveva bisogno della sua amata solitudine. Aveva bisogno di sentire se stesso, la sua voce interiore che stremata gridava pietà. Ma lui non riusciva ad averne nemmeno per se stesso, di pietà.
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Hello babies, welcome back!
Ho deciso che ci sarà
un sequel, anche perché
questo libro finirà tra
non molti capitoli, so...
get yourselves ready!
Che ne pensate?
Sareste d'accordo o
vi annoierebbe un
possibile prolungamento
della storia?
Spero di non avervi
annoiato troppo con le
riflessioni anche oggi...
Comunque! Settimana
prossima faccio un altro
aggiornamento per farmi
perdonare dell'immenso
ritardo. Giuro che sarò
più veloce d'ora in poi.
Alla prossima~
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