niente

❝ I get confused on why we always
part so violently. ❞


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A T T E N Z I O N E !

Il capitolo presenta una scena
erotica a rating giallo verso la
fine. Niente di sconvolgente,
ma le anime particolarmente
sensibili potranno saltare
direttamente al capitolo suc-
cessivo e smettere di leggere
quando notate che l'atmosfera
comincia a "riscaldarsi".
Nel prossimo capitolo all'inizio
ci sarà un breve recap, quindi
anche se non leggete non vi
perdete nulla! Altrimenti
potete scorrere verso la
fine del capitolo e leggere
gli ultimi capoversi e le note.
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La solitudine era sempre stata amica del corvino. Era una cura alle ferite della sua anima, dalle più superficiali alle più profonde.

In quei momenti aveva soltanto bisogno di respirare l'aria che aveva intorno a pieni polmoni, senza doverla condividere con nessuno.

Il nervosismo che covava nel suo corpo aveva aperto una valvola di sfogo quella sera, ma ancora i residui vibravano nelle sue vene quando aveva chiuso la porta della sua stanza, piazzando finalmente un muro tra sé e il biondo.

La causa del suo scoppio d'ira era ovviamente legata a lui. Non poteva essere altrimenti, dal momento che la sua vita aveva preso una piega nuova - e forse peggiore - da quando il minore ne faceva parte.

Tuttavia, non riusciva ad attribuire all'altro nessun tipo di colpa, dal momento che la causa prima per cui si trovava lì era stata proprio colpa sua e non certo del biondo.

Be', avrebbe potuto evitare di bere più di quanto il suo fisico riuscisse a tollerare, ma oltre quell'errore non aveva fatto nulla per meritare di essere incolpato.

La verità era che Sehyoon aveva bisogno di scaricare il peso che portava sulle spalle da qualche parte lontana da sé, ma non riusciva a togliersi i rimpianti dalla mente, sebbene fosse consapevole che in quel modo non avrebbe certo cambiato il passato.

E poi, quello stesso senso di colpa lo stava facendo agire in modo estremamente protettivo nei confronti di quel ragazzino.

O almeno, credeva fosse quella la causa del suo essersi infuriato per così poco.

C'era da ammettere che quel Jaejoong aveva decisamente oltrepassato il limite, ma il fatto che avesse provato a mettere le mani addosso al minore lo aveva innervosito ancora di più per qualche ragione.

Byeongkwan, dal canto suo, sembrava aver ricevuto il meglio da quella serata. Probabilmente non si rendeva minimamente conto di quello che era davvero successo e in più aveva anche imparato il suo nome adesso.

Sehyoon non aveva compreso perché il biondo ci tenesse così tanto a mantenersi sul suo stesso livello. Non c'era modo per lui di poter cancellare il suo sbaglio, non si sentiva nemmeno in diritto di ricevere quel sorriso.

Come Junhee, anche lui aveva troppa fiducia negli esseri umani e, proprio come Junhee, anche lui aveva un sorriso così luminoso da far germogliare persino i fiori appassiti.

Si era sentito sprofondare nel più orribile girone dell'inferno quando gli aveva rivolto quel sorriso.

Come poteva non tenere conto di quello
che gli aveva fatto e sorridergli così?

Nessuno sarebbe stato tanto buono... Non aveva motivo per esserlo.

E il vortice dei pensieri nella sua testa girava attorno a quel perno da giorni in realtà. Tentava di evitare il minore solo per non rischiare di trovarsi faccia a faccia con qualcosa che non avrebbe saputo gestire.

Sehyoon non era mai stato bravo con le persone, sapeva solo farsi rispettare e prendere il controllo con la forza. Non aveva il dono della parola né della saggezza.

Era a stento capace di tenere testa a se stesso, non avrebbe retto il confronto con qualcuno come Byeongkwan.

Non perché il biondo fosse il tipo abile a mettere i piedi in testa agli altri, piuttosto sembrava essere quel genere di persona che lui odiava perché capaci di trascinarti in un pozzo e di lasciarti annegare nei sensi di colpa.

Quel genere di persona testarda che cerca di darti la mano per aiutarti a uscire dal pozzo anche quando ormai è palesemente troppo tardi.

Era un cieco, un cieco con dei bellissimi occhi, ma pur sempre cieco.

Non avrebbe avuto la forza di affrontare una persona del genere, ne aveva la consapevolezza e per questo tenersene alla larga era la cosa più semplice da fare per il momento.

Gli bastava chiudere la porta della sua stanza e si sentiva al sicuro dietro l'ennesimo muro che lo separava dalla realtà. Aveva già troppi demoni da tenere a bada, non poteva permettersi altri problemi.

Aveva appena messo in ordine le sue cose e stava scegliendo un pantaloncino da indossare per la notte - o almeno per quel poco che restava della notte - quando, dopo due colpi leggeri, la porta cigolò appena e si aprì lentamente.

Come non detto.

《 Che ci fai qui? 》

Domandò immediatamente il corvino sulla difensiva, ma il minore parve non accorgersi del modo in cui lui si era istintivamente irrigidito non appena si era spalancata la porta.

《 Non mi va di dormire e non voglio stare da solo... 》

Rispose quello come se fosse una buona giustificazione. Forse nella sua testa doveva esserlo, perché non tentennò nemmeno per un istante e parlò con una sicurezza che poco si addiceva a un ubriaco.

Il più grande deglutì senza farsi notare e poi scosse la testa richiudendo l'armadio e poggiando ordinatamente il pantaloncino pulito sul letto.

《 Non è un problema mio, esci da qui. 》

Gli intimò mostrando estrema calma, nonostante dentro sperasse soltanto di vedere quel ragazzino fuori da quella stanza il prima possibile.

Odiava quei momenti in cui diventava difficile controllare le sue emozioni. Aveva sempre vissuto di quello.

Autocontrollo era la parola chiave delle sue giornate e la facilità con cui quel controllo lo perdeva era la firma del contratto col suo demonio interiore che reclamava libertà.

Dopo quella serata aveva tutti i nervi a fior di pelle e necessitava solo di riposare, per quanto impossibile fosse avere un sonno tranquillo per lui.

Perché doveva andare tutto storto?

《 Tanto non dormi neanche tu, perché non mi fai compagnia? 》

Mormorò il biondo facendo qualche passo avanti nella camera, con l'andatura ondeggiante di chi sente il pavimento muoversi sotto i piedi.

Il maggiore lo guardò esterrefatto per la sicurezza con cui aveva pronunciato quelle parole, come se lo conoscesse da abbastanza tempo da poterci mettere la mano sul fuoco.

A quanto pareva Byeongkwan ubriaco era più difficile da sopportare rispetto a quello normale, forse perché era più diretto e sincero... e sembrava avesse colto anche la sua insicurezza adesso.

《 Ti stai chiedendo come faccio a sapere che non dormi, vero? Di base perché hai delle brutte occhiaie. In più, se ti ritiri sempre a quest'ora e di mattina esci presto, dubito tu abbia tempo di dormire molto. 》

Aggiunse poco dopo con una tranquillità che stava mettendo in difficoltà il corvino.

《 Adesso mi fai compagnia? 》

Domandò infine con un tono smielato, come una serpe sinuosa che rapisce la preda con dolcezza per poi azzannarla quando meno se lo aspetta.

Il luccichio nei suoi occhi grandi chiedeva di essere accontentato, ma il maggiore preferì distogliere lo sguardo piuttosto che cadere vittima di quella stregoneria.

《 Se capisci tutte queste cose devo iniziare a guardarmi le spalle 》

Ribatté con un certo sarcasmo, sfoggiando un sorrisetto che allentò la corda di tensione nella sua mente.

Il minore a quel punto sollevò un sopracciglio apparentemente offeso da quella sorta di battutina, ma la sua reazione non fece per poco ridere il moro.

《 Ti sembro stupido? 》

Aveva gonfiato le guance rivolgendogli un'occhiata volta ad essere aggressiva ma che in realtà risultò soltanto tenera.

Sehyoon aveva smesso da tempo di giudicare dalle apparenze, e non aveva mai davvero creduto che il biondo fosse una persona ingenua, né tantomeno stupida.

Certo, non riusciva a capire le sue scelte, né tantomeno alcuni suoi modi di pensare. In particolare non capiva affatto come potesse comportarsi normalmente nei suoi confronti, come se lui non fosse stato quello che aveva attentato alla sua vita senza nemmeno un valido motivo ma solo per paura.

Non riusciva a comprendere quella sua attitudine al perdono.

Lo vedeva ancora simile a sé se considerava soltanto quel lato egocentrico e attaccato alla vita che mostrava di tanto in tanto, ma adesso riconosceva l'abisso che c'era a dividerli.

Lui non era altro che il cattivo, quello che aveva dimenticato cosa fosse il dolore e che riusciva a stare immobile di fronte alla sofferenza degli altri.

Byeongkwan, al contrario, era la luce che indifferentemente accoglieva e perdonava chiunque. Era la culla della salvezza che in mezzo a tutti i peccati riusciva ancora a contare i pregi di un diavolo. Era la lente offuscata che non vedeva mostruosità ma sapeva come curare i mali del mondo.

E in comune avevano l'essere entrambi un cumulo di macerie crollato sulla stanza della casa che nascondeva le verità più segrete a cui nessuno avrebbe potuto mai più accedere.

Il corvino scosse la testa liberandosi di quei pensieri e si passò una mano tra i capelli prima di dare nuovamente le spalle al suo ospite.

《 Vado a farmi una doccia. Non toccare niente. 》

Disse soltanto. Acconsentì al più piccolo di restare, in quel modo, ma si stava prendendo del tempo per cercare di rilassarsi e di riacquistare perlomeno il controllo su di sé.

Si richiuse la porta del bagno alle spalle appoggiandovisi per qualche secondo, prima di entrare in doccia.

Avrebbe voluto staccarsi la testa piuttosto che avere a che fare con qualcuno del genere.

Aveva paura. Paura di finire per essere trasformato da quella forza.

Come poteva quel ragazzino anche
solo pensare di essere debole?

Ad ogni minuto sentiva soltanto la presa del biondo su di sé farsi sempre più stretta e lui aveva paura. Era terrorizzato dall'idea di non riuscire più a tenerlo abbastanza lontano.

L'acqua fredda sulla pelle colpiva i suoi nervi stordendoli e facendolo sentire per poco più libero delle sue catene, ma non dai suoi pensieri.

Il mal di testa non accennava a dargli pace, ma almeno sentiva i muscoli rinsavire dalla pressione.

Nella speranza di riuscire a reggere un confronto senza danni, uscì dalla doccia e indossò un accappatoio di tela prima di rientrare nella sua camera da letto.

Il minore era in piedi accanto alla sua scrivania da quattro soldi, con in mano una cornice.

Aveva bellamente ignorato il "non toccare niente", così come avrebbe fatto un bambino sentendosi negare qualcosa. Doveva essere una sua abitudine insistere.

《 È molto bella... 》

Mormorò il biondo non appena si accorse della sua presenza. Inclinò la cornice verso l'alto mostrandogli la foto, sebbene di certo non ce ne fosse bisogno.

Ricordava perfettamente a memoria ogni singola venatura e ogni singola macchia di quella cornice d'argento, così come aveva impressa dietro la rétina la foto al suo interno.

Era sua madre, la donna che lo aveva messo al mondo nonché la donna più importante della sua vita.

Sua madre gli aveva lasciato pochi ricordi, ma quelli bastavano a ricordargli ogni tanto di essere stato amato almeno un po' nella vita.

Forse non abbastanza, perché anche lei aveva preferito essere egoista e togliersi la vita, abbandonandolo tra le spire da serpente di suo padre.

Almeno, però, grazie a lei aveva conosciuto un po' d'affetto da bambino. Affetto che non ricordava nemmeno che sapore avesse perché se n'era andata troppo presto, ma che fingeva di conoscere nei momenti in cui sentiva il bisogno di essere normale e di poter avere tutto ciò che le persone normali avevano.

《 Non avrei dovuto, perdonami. 》

Probabilmente il biondo doveva aver notato la sua espressione incupirsi, per cui mise a posto la fotografia con cura sul pianale di legno. Poi fece un passo avanti avvicinandosi al più alto.

《 Anche tu sei molto bello comunque, le somigli. 》

La voce del minore si era abbassata languidamente e la sua mano destra si era posata senza esitazione sulla guancia del corvino.

Era sempre un sollievo sapere che non
assomigliasse a suo padre, perlomeno.

Si lasciò sfuggire un breve e impercettibile sospiro, ma non riuscì a fare nient'altro per distanziare il più piccolo.

《 Sei un fascio di nervi, hyung... 》

Continuò quello, lasciando scivolare la sua mano pallida sul collo del ragazzo. La pelle ancora non completamente asciutta opponeva una leggera resistenza al suo tocco leggiadro.

《 Cerca di rilassarti... 》

Quel suono caldo e melodioso si avvinghiava ai suoi sensi distogliendolo dai suoi timori. Al contempo, però, avvertiva le mani che gli stavano accarezzando sapientemente le spalle come pericolose propaggini pronte a cingere il suo collo per togliergli il respiro.

Nulla di diverso che un veleno che attirava le vittime col suo sapore dolciastro.

《 Se mi togli le mani di dosso magari va meglio. 》

Il corvino finalmente riuscì a rispondergli, ma il suo corpo pareva essersi immobilizzato. Non aveva abbastanza forza per dire di no a quel veleno, perché l'uomo è maestro nel cedere al desiderio.

《 Perché? Posso aiutarti a stare meglio 》

Aggiunse languidamente il biondo portando le sue mani sul petto liscio del maggiore, soffermando la destra all'altezza del suo cuore, quasi volesse fargli notare che stesse battendo più velocemente del solito.

L'autocontrollo stava abbandonando di nuovo il corvino, questa volta però in una direzione differente.

Restava incapace di reagire sotto quel tocco delicato, mentre le dita affusolate del biondo scioglievano il nodo che teneva chiuso l'accappatoio.

Gli occhi del ragazzino divoravano la sua pelle nuda con sguardo rapace e in quel momento Sehyoon smise di chiedersi se fosse colpa della droga o dell'alcool.

Avrebbe divorato quel tenero boccone immediatamente, se avesse potuto.

Ma non poteva.

《 Dannazione, smettila... 》

Parlò a denti stretti ma la sua voce tradì comunque un fremito dell'eccitazione che stava cercando invano di nascondere.

Si tirò il labbro inferiore tra i denti e distolse velocemente lo sguardo dal volto del biondo.

《 Non sei granché convincente. 》

Gli fece notare il più piccolo, come se non ne fosse già ampiamente consapevole. Sentiva chiaramente il sangue defluire lentamente dal cervello verso un'altra parte del corpo più in basso e la mente rifiutarsi di collaborare.

Il minore allora, come se stesse eseguendo un rito, si inginocchiò e portò una mano verso il suo inguine, stimolando con i polpastrelli l'intera lunghezza del corvino, per poi circondarla delicatamente con la mano.

《 Rilassati... 》

Aggiunse sollevando lo sguardo verso il maggiore ma Sehyoon aveva una mano sul volto che gli impediva di concedergli un qualsiasi contatto visivo.

Byeongkwan aveva appoggiato l'altra mano sulla coscia del corvino, e aveva probabilmente notato quanto fossero rigidi i suoi muscoli.

《 Puoi lasciarti andare 》

Biascicò ancora avvicinando le labbra piene alla sua virilità, mentre il polso guidava lentamente i movimenti fluidi della mano attorno al suo membro. Lo avrebbe fatto impazzire se avesse continuato e non sarebbe più stato in grado di fermarsi.

Poteva lasciarsi andare?

E poi chi l'avrebbe spiegato al suo
dannatissimo senso di colpa?

Era ubriaco, aveva assunto stupefacenti e, per giunta, era la stessa persona che si trovava lì a causa sua e soltanto a causa sua.

《 No... non posso. 》

Ribatté finalmente il moro risvegliandosi dal torpore del piacere e afferrando il polso del biondo, issandolo da terra di peso prima che potesse muovere anche solo un altro muscolo.

Sentiva di avere abbastanza energia in corpo da ridurre a un disastro quel ragazzino se non avesse smesso di provocarlo.

In quel momento avrebbe voluto soltanto strappargli i vestiti di dosso.

《 Perché non capisci? 》

Quasi gridò quella domanda, ma poi si ricompose immediatamente e lasciò il polso del biondo. Si andò a sedere sul bordo del suo letto e si richiuse l'accappatoio, consapevole che di lì a poco l'avrebbe atteso un'altra doccia per placare la sua eccitazione.

Non voleva spaventare il ragazzino, quindi aveva bisogno di calmarsi e soprattutto di rimuovere dalla sua testa l'immagine di lui in ginocchio.

Si passò di nuovo le mani in volto tirandosi indietro i capelli umidi, poi rivolse uno sguardo a metà tra il severo e il disperato al minore.

《 Vattene Byeongkwan. 》

Gli intimò per poi scuotere la testa e puntellare i gomiti sulle ginocchia, appoggiando il capo sui palmi delle sue mani e chiudendo gli occhi.

Si concesse un respiro profondo per placare i battiti in corsa del suo cuore e restò in silenzio per qualche secondo.

Doveva dimenticare il tocco delle sue mani sulla pelle, la sua voce ipnotizzante e i suoi occhi lucidi di lussuria.

《 ...Va' via ti prego. 》

Aggiunse infine, aspettando di sentire finalmente la serratura della porta scattare per restare da solo.

E quando quella lastra di legno si richiuse alle spalle del biondo si sentì di nuovo al sicuro, insieme a se stesso.

I suoi muscoli tremavano visibilmente e si sentiva a pezzi per lo sforzo mentale.

Sfogare i suoi bisogni carnali era sempre stata una priorità per lui e costringersi a rinunciare ad un'opportunità così succulenta aveva il suo peso.

Ma il peggio era la consapevolezza che si sentisse uno straccio per aver ridotto in quelle condizioni una persona che probabilmente prima conduceva una vita normale e che di quella roba non voleva saperne proprio niente.

Per la prima volta in quel momento pensò a quanto potesse essersi sentito umiliato il minore. A quanto le sue azioni potessero starlo distruggendo.

E solo allora si rese conto che proprio la prima volta che aveva pronunciato il suo nome gli aveva appena detto di andarsene.

E mai come in quel momento gli aveva fatto male sentirsi un mostro.

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Bentornati belli, come al solito
me la sono presa con calma e
mi dispiace alquanto, ma in ogni
caso so che qualcuno è ancora
qui a leggere! Sono stata più
previdente, comunque, e vi ho
lasciato un doppio capitolo visto
che non volevo mettere troppa
suspense a coloro che magari non
volevano leggere la parte "hot".
Quindi godetevi anche il prossimo
capitolo e fatemi sapere se avete
gradito l'aggiornamento~

P.S. Drugs è da giorni #1 nella
categoria "drammatico" e non
so se questa cosa mi fa ridere
dalla disperazione o piangere
dalla gioia :')

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