Io
❝ Wanna join? ❞
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Una chioma tinta di biondo ossigenato spiccava nell'opprimente grigiore di quelle strutture fatiscenti che qualcuno ancora chiamava casa, sebbene non lo sembrassero.
Byeongkwan, invece, avrebbe dovuto avere una vera casa.
Uno di quegli appartamenti dove l'ascensore non era mai rotto, perché nessuno aveva voglia di salire decine di rampe di scale carichi di buste della spesa.
Una casa qualunque per una qualunque famiglia benestante di Seoul. Vetrate panoramiche, moquette d'alta classe, elettrodomestici e supporti tecnologici di ogni genere, bonsai ovunque e un parco in comune col resto dei condòmini affinché i bambini possano giocare tranquilli.
Quella era la realtà cui era abituato.
Ritrovarsi davanti a un luogo talmente vuoto lo aveva incupito. Quel posto sapeva di vecchiume.
Il semplice fatto che gli enormi palazzoni di cemento fossero risalenti a prima dell'ultima riforma edilizia antisismica ne era una dimostrazione evidente.
Era un quartiere povero. Non c'era nessuno affacciato ai balconcini, non c'erano bambini per strada, non c'era nemmeno l'ombra di un negozio o di una bottega.
Se alzava gli occhi verso l'alto l'unica cosa che poteva ammirare era il cielo distante che andava scurendosi e alcune lenzuola appese a dei fili tra un balcone e l'altro, accarezzate dal vento - uno spettacolo alquanto inusuale considerando che ormai chiunque possedesse un'asciugatrice dove viveva lui.
Ad ogni passo su quell'asfalto gli sembrava di star tornando indietro nel tempo.
E più si addentrava in quel quartiere, più si rendeva conto che col crepuscolo quel viaggio stesse diventando via via più lugubre.
Non c'era una buona reputazione attorno a quel posto fuori dal mondo. Anche a casa sua parlavano male del luogo in cui lui aveva osato mettere piede quella sera.
Così tanto male... che alla fine aveva deciso di andarci per vedere coi suoi stessi occhi cosa ci fosse di talmente sbagliato.
D'altronde, si sa che lì dove il pericolo è certo l'uomo cade in tentazione.
Chi mai si fiderebbe dei consigli di qualcun altro senza prima aver sperimentato sulla propria pelle emozioni e sensazioni proibite?
Qualsiasi cosa faccia male, diventa un affascinante oggetto di desiderio.
Quella chioma bionda vagabondava in giro senza una meta. Non sapeva dove fosse, né dove andare, né tantomeno cosa fare in particolare. Voleva soltanto prendere una boccata d'aria forse, e magari perlustrare la zona. Eppure anche la semplice atmosfera di quel posto era abbastanza tetra da poter fare concorrenza ad un cimitero di notte.
Si strinse nelle spalle. La t-shirt azzurra a maniche corte non sembrava coprirlo abbastanza. Aveva freddo. Non che facesse davvero freddo, nonostante il sole fosse ormai calato da un pezzo. Il freddo che avvertiva lui sembrava essersi radicato all'interno del suo corpo.
Inoltre, pensare di essere l'unico essere umano lì in giro... gli metteva i brividi. Non aveva ancora intravisto neppure un'anima viva e stava camminando già da tre quarti d'ora da quando era uscito dalla stazione metropolitana.
Ad ogni rumore, anche se impercettibile, sussultava come una povera creatura indifesa.
Byeongkwan non amava sentirsi debole, non voleva mostrarsi tale.
Odio, si chiama odio.
Odiava essere considerato fragile.
Eppure i lineamenti morbidi del suo viso gli conferivano un aspetto dolce. Le sue movenze leggiadre contemplavano quella che era la sua classica andatura angelica. La sua voce era sempre stata una mielosa melodia che sarebbe riuscita a cullare chiunque l'ascoltasse tra le braccia di Morfeo.
Così apparentemente docile e gentile, celava dietro le apparenze un animo insofferente.
Non sopportava di essere fatto così, non sopportava il luogo in cui era nato e non sopportava il tempo che aveva sprecato per tutta la vita.
Accusava, Rinnegava e Rimpiangeva se stesso, ad ogni secondo.
Ad ogni rintocco di quel grosso orologio incassato nella torre di legno che in quel momento si stagliava fronte a lui: un pugno in un occhio, immerso così com'era in quell'atmosfera dove il tempo, invece, pareva essersi fermato anni addietro.
Non gli piaceva quel posto. Forse per la prima volta avrebbe potuto dare ragione ai suoi genitori.
Il frinío delle cicale nascoste tra gli arbusti che costeggiavano la strada era più fastidioso di quanto non fosse mai stato per le sue orecchie sensibili.
Se ne avesse avuto il coraggio avrebbe potuto voltare il capo e inquadrare con lo sguardo i ratti che ai bordi del marciapiede divoravano le carcasse di altri animali, morti per la fame o investiti dalle auto, o gli spelacchiati cani randagi che rovistavano nella spazzatura.
Ma lui quel coraggio non ce l'aveva. Avrebbe rischiato un conato a guardare scene simili. Forse era cresciuto in un ambiente troppo perfetto per comprendere che la vita fosse fatta di una continua lotta alla sopravvivenza.
Rimpiangeva anche quello.
Avrebbe preferito essere un reietto di nascita e non vivere in una campana di vetro che tenesse lontana tutta la crudeltà del mondo esterno; dentro giungevano raramente urla sommesse, voci ovattate che sussurravano profezie di distruzione.
E alla fine quel vetro si era infranto, nessuno l'aveva ulteriormente protetto. La disillusione di quell'apparente felicità aveva stretto il cuore del ragazzo in una morsa.
Sì, avrebbe preferito essere un reietto dei bassifondi che sentirsi denigrare sempre di più dalle stesse persone che lo avevano messo al mondo.
La sua camminata divenne più spedita in quel momento. Come i battiti del suo cuore. La mente era una condanna a volte. Alcuni pensieri lo mettevano talmente in agitazione da influenzarlo fisicamente.
Avvertiva un senso di rabbia non indifferente ogni volta che rivolgeva anche il più misero pensiero ai suoi "genitori".
Il tonfo sordo dei passi sull'asfalto rimandava ad un suono cavo, angosciante. Aveva camminato abbastanza da aver perso di vista l'uscita di quel quartiere.
Era un posto dimenticato da Dio.
E apparentemente anche dagli altri esseri umani... Solo un gatto nero dal pelo corto e il corpo magro - quasi malaticcio - si leccava una zampa sul ciglio di un marciapiede.
Le ginocchia scattanti avevano automaticamente rallentato e la sua mano si era protesa amorevolmente verso la creatura abbandonata a se stessa. Quel gatto, tuttavia, pareva non essere abituato a quel genere di incontri, tanto che prima ancora che le dita del ragazzo raggiungessero il pelo crespo e sporco il felino era già scattato verso una costruzione dall'aspetto precario.
Inconsciamente, seguì la creatura analizzando le condizioni della struttura e contemplando se fosse solo una sua impressione quella della precarietà, magari era più salda di quel che paresse... Byeongkwan non era mai stato bravo a comprendere o giudicare le cose alla prima impressione, quindi non si fidava alla cieca.
Probabilmente anche quello derivava dal fatto che non gli avessero mai concesso di usare abbastanza il cervello per sviluppare senso del giudizio.
Lo scheletro di quel palazzo si stagliava adesso davanti a lui. Non era mai stato ultimato e probabilmente non avrebbe mai raggiunto lo scopo per il quale doveva essere stato progettato.
Tutto quel cemento vuoto era piuttosto inquietante... e puzzava.
Non solo di umidità. C'era un odore particolare nell'aria.
Qualcosa non tornava.
Gli sembrò persino di aver udito un respiro per un istante... Ma quando si voltò fu troppo tardi.
Da dietro un grosso pilastro una mano si era stretta attorno al suo braccio destro.
Le sue pupille si contrassero in silenzio quando realizzò cosa stesse accadendo.
Si sentì paralizzato, le sue corde vocali non riuscirono a produrre alcun suono.
La presa sul suo braccio faceva male, ma non esattamente.
Quello che più sembrava intimorirlo era lo sguardo glaciale del ragazzo di fronte a lui. Indossava una mascherina nera che gli impedì di mettere a fuoco i suoi tratti.
Nella mano libera teneva tra le dita una siringa.
Per un solo istante Byeongkwan temette la morte, ma poi la sua coscienza gli ricordò che fosse consapevole della pericolosità di quel luogo.
Il pericolo era esattamente ciò che stava cercando quando era andato lì, non aveva scusanti.
Nonostante ciò, il panico pervase i suoi muscoli, impedendogli di fare altro che fissare il suo sguardo terrorizzato negli occhi bui del ragazzo che aveva davanti.
A quel punto l'aggressore si lasciò sfuggire una risata sommessa.
《 Vuoi provare? 》
Aveva detto, forse. Quella, però, non gli era parsa davvero una domanda.
Il biondo ne ebbe la conferma quando avvertì l'ago della siringa conficcarsi nella carne.
Solo una goccia di sangue stillò dalla piccola e quasi indolore ferita, scivolando sulla sua pelle lattea.
Eppure questa volta aveva urlato comunque.
Ricorda, qualunque cosa succeda,
non chiudere gli occhi.
_________Spazio Autrice _________
Hi baes ❤️
Sono tornata con una nuova
storia come promesso, spero vi
sia piaciuto l'intro... Iniziamo
col botto insomma!
Vi vorrei ricordare che nulla
di quello che c'è scritto
rispecchia volutamente la
realtà. È chiaro che da modesta
scrittrice cerco comunque di
rendere il tutto quanto più
realistico possibile, ma
non sto raccontando nessun
evento particolare accaduto.
È tutto inventato dalla mia
testa. I personaggi sono
inventati e sono attori della
storia che ho pensato con
le sembianze dei miei beniamini
che vedrete nella scheda di seguito.
La scheda vi presenta in ogni
caso solo un'immagine disegnata
dei prestavolto dei personaggi,
il resto dei dati (età e nome)
si riferiscono alla storia.
Ovviamente non è obbligatorio
fare riferimento al cast per
leggere, anzi. Io vi lascio
un accenno al cast di partenza,
ma se vi create idee diverse nel
corso della storia date sfogo alla
vostra immaginazione!
In caso di capitoli che trattano
tematiche sensibili, perché
potrebbero essercene, mi
assicurerò di avvisare a inizio
capitolo, in modo che chi non
se la sente di leggere può
saltare oltre. Proverò a fare dei
piccoli resoconti nei capitoli
successivi in modo che, anche
se saltate un capitolo, non vi
perdiate passaggi importanti.
-
Scheda di presentazione
Cast della storia:
Nome: Kim Sehyoon
Età nella storia: 24
Pronuncia: Kim Sehiùn
Nome: Kim Byeongkwan
Età nella storia: 20
Pronuncia: Kim Bionkwàn
Nome: Park Junhee
Età nella storia: 23
Pronuncia: Park Giunì
Nome: Lee Donghun
Età nella storia: 24
Pronuncia: Lee Dongun
Nome: Kang Yuchan
Età nella storia: 20
Pronuncia: Kang Iucian
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