di

❝ I want to reconcile the violence in
your heart, I want to recognize your
beauty is not just a mask, I want to
exorcise the demons from your past.❞ 
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Quella serata pareva fin troppo tranquilla rispetto al solito. Forse perché era in piena settimana e alcuni preferivano non farsi vedere nei giorni feriali, o forse era soltanto una sua impressione...

Erano già passate un paio di settimane da quando il corvino aveva cominciato a portarlo con sé al rifugio di sera. Byeongkwan era sollevato di non dover restare da solo per tutto il giorno, almeno.

Aveva persino imparato ad usare la lavatrice e a fare il bucato per lavare più comodamente i suoi vestiti, anche se sperava presto di poterne comprare degli altri poiché non aveva portato molto del suo guardaroba con sé.

Stava aiutando il maggiore nelle faccende domestiche inoltre, per tenersi impegnato, sebbene avesse scoperto quasi immediatamente che l'altro fosse una persona estremamente ordinata, a differenza sua.

La sua precisione era alquanto maniacale in qualsiasi cosa. Byeongkwan aveva osservato i suoi orari, le sue abitudini e il modo in cui organizzava e disponeva gli oggetti in casa e qualsiasi cosa risultava fin troppo schematica, quasi fosse stata programmata da un automa.

Non era certamente qualcosa che lui sarebbe riuscito ad imitare col suo essere istintivo, mentre invece il maggiore sembrava essere solito comportarsi così. Doveva essere un modo per mantenere un certo equilibrio o per non perdere il focus sulla realtà.

Era qualcosa di abbastanza terrificante da avere davanti agli occhi.

Considerato questo suo tipico atteggiamento, Sehyoon in quelle settimane si era comportato in modo abbastanza evasivo. Cercava di evitare qualsiasi contatto fisico non necessario, parlava solo in rare occasioni e al suo solito passava quanto meno tempo possibile intorno al minore.

Non era cambiato molto, in fondo.

Byeongkwan aveva dato per scontato quella reazione dopo ciò che era accaduto la notte in cui aveva bevuto un po' troppo. Per fortuna ricordava pochi dettagli, altrimenti sarebbe sprofondato nella vergogna ogni volta che lo avesse guardato negli occhi.

Proprio per quella consapevolezza non era stato difficile prevedere che il corvino avrebbe mantenuto quell'atteggiamento distante. Non che il biondo ne fosse stato felice, ma perlomeno di certo non ne era rimasto sorpreso.

Si sentiva piuttosto in colpa per aver esagerato, ma sperava che il moro prima o poi avrebbe messo da parte quel ricordo. Non aveva ancora rinunciato a voler parlare con lui da essere umano a essere umano, quindi non si sarebbe arreso.

Voleva davvero conoscere le sue ragioni, voleva provare a darsi una spiegazione a tutto quello, ma finché Sehyoon non si fosse deciso a rispondergli sembrava una meta difficile.

"L'incidente" accaduto quella notte era stato strano e disatteso, ma la sua fortuna era saper accantonare facilmente le disfatte. Non aveva idea di cosa fosse successo e le poche immagini che la sua memoria gli restituiva erano troppo imbarazzanti per cercare di analizzarle.

Sapeva solo che in qualche modo il corvino aveva rifiutato per l'ennesima volta qualche sua avance. Non capiva nemmeno dove avesse tirato fuori tutto quel coraggio, né tantomeno riusciva a spiegarsi il motivo per cui si fosse comportato in quel modo. Normalmente non avrebbe mai azzardato nulla del genere, soprattutto fuori contesto e soprattutto con uno sconosciuto. Men che meno avrebbe avuto senso il fatto che la persona in questione non lo aveva mai trattato con interesse, né tantomeno sembrava incline a potersi fare andar bene qualcuno del suo stesso sesso.

In ogni caso, non si sarebbe vergognato di quella disfatta. L'unica sconfitta che poco digeriva era l'essere nato in una famiglia in cui era considerato un mero errore. Quello ancora non aveva imparato ad ignorarlo né a perdonarselo.

Le uniche volte che Sehyoon si era avvicinato a lui in quei giorni era stato solo per assicurarsi che non morisse di crampi allo stomaco o simili. E no, non per mancanza di cibo, a quella stava cercando di rimediare.

La verità era che ancora non aveva trovato una soluzione ai dolori che ogni tanto si ripresentavano nel suo corpo, ma ormai li aveva ricollegati a una sorta di astinenza poiché l'unica cosa che riusciva a curarlo momentaneamente era solo un'altra iniziezione endovena di chi sa cosa.

E perdere i sensi sembrava ancora l'unico modo per attirare l'attenzione del maggiore.

Era già passata la mezzanotte nel cantiere di quel palazzo abbandonato, quando Sehyoon e gli altri si allontanarono per discutere di una questione di cui avevano lasciato intuire ben poco. Byeongkwan era rimasto al solito posto mentre giocherellava con una bottiglia di birra vuota, attendendo il ritorno di Junhee che gli teneva compagnia.

Avvertì dopo un po' dei passi e alzò lo sguardo in cerca del ragazzo che gli era appena passato per la mente, ma non trovò lui ad attenderlo.

《 Guarda un po' chi si rivede... 》

Quando quella voce raggiunse le orecchie del biondo, però, una mano lo aveva già afferrato e lo stava trascinando lontano dalla folla e da occhi indiscreti.

Lontano dalle luci, dal vociare, dalla densa nube di fumo e alcol che l'aveva stordito nelle ultime sei ore.

Non aveva abbastanza forza per dibattersi, non stava più mangiando regolarmente. I suoi muscoli si erano ormai deperiti per mancanza di proteine e per gli sforzi cui il suo corpo era internamente sottoposto, per non parlare del fatto che non vedesse una palestra da mesi.

《 Lasciami in pace. 》

Riuscì a urlare dimenandosi per un istante dalla stretta dell'uomo pestandogli un piede, tuttavia quello lo riacciuffò prontamente con molta più rabbia.

Una guancia del biondo finì premuta contro uno spesso pilastro in cemento grezzo. La pelle delicata raschiava contro la ruvida colonna di pietra.

Questa volta però non poté più urlare o contorcersi perché una grossa mano gli copriva saldamente la bocca e il corpo dell'uomo lo schiacciava contro il pilastro senza concedergli via di scampo.

Le sue narici a stento riuscivano a recuperare un filo d'aria e l'idea di stare per morire soffocato lo paralizzò per il terrore.

L'ultima volta che si era ritrovato a corto d'aria suo padre gli teneva le mani intorno al collo minacciandolo di morte.

Il solo ricordo bastò a disseppellire un baule di emozioni recluse. Sensazioni recondite di dolore e impotenza che gli fecero abbandonare ogni speranza di poter anche solo lottare.

In silenzio si era già arreso al destino, nelle mani di uno sconosciuto. Delle mani che portavano il viscidume di quelle di suo padre.

Perlomeno, però, quelle erano giovani
e curate, non severe e grinzose quanto
quelle del tiranno.

《 Che c'è? Il tuo boy si è già scocciato di te? 》

Il tono dell'uomo sembrò derisorio, quasi stesse raccontando una barzelletta. E, sebbene non avesse capito il senso di quella frase, non si impegnò nemmeno a dargli peso. Gli importava solo di riuscire a scappare.

Solo allora nella mente di Byeongkwan si dischiuse un breve ricordo. Non sapeva neppure riconoscere se fosse autentico o se fosse pura allucinazione, ma era troppo difficile da confermare nello stato in cui versava la sua mente appesantita.

Una voce simile, tempo addietro, con quello stesso tono aveva detto: "È la tua nuova troia per caso?" e Sehyoon si era arrabbiato al punto da iniziare una rissa.

Era così facile per lui iniziare una
rissa? O forse quell'uomo aveva
detto qualcosa di brutto per lui?

Non era la prima volta che quell'appellativo poco raffinato veniva affibbiato alla sua persona; la sua testa annebbiata dall'alcol l'aveva decisamente rimosso o ignorato in tempi record.

Era solito accantonare gli insulti con facilità dopo che si era abituato a sentirne di ogni genere dentro le quattro mura di casa sua.

Molto probabilmente suo padre gli aveva dato della troia più di tutti. Proprio lui, sangue del suo sangue. Quindi alla fine se lo dicevano anche bocche estranee cambiava ben poco.

La verità era che non avrebbe avuto senso offendersi dal momento che non si riconosceva in quell'insulto. Era consapevole di essere facile alla tentazione e amante del "peccato", ma non aveva mai fatto torto a nessuno coi suoi atteggiamenti e l'unica volta in cui sembrava aver fatto qualcosa di troppo avventato non la ricordava nemmeno.

Forse anche Sehyoon ora pensava questo
di lui... o forse lo pensava già prima?

Non si era mai posto il problema di cosa pensasse di lui il corvino... ma effettivamente cos'altro avrebbe potuto pensare? Era più che plausibile che lo vedesse come un animaletto da compagnia. Soprattutto dopo averlo visto abbassarsi a tanto, quella notte. Probabilmente Sehyoon aveva dovuto pensare che fosse qualcosa che faceva senza troppo riguardo, sebbene non fosse affatto vero.

Dopotutto, però, come biasimarli? Era carino, era silenzioso, era obbediente, lo avevano cresciuto come un perfetto cagnolino.

Allora non contava più l'impegno che aveva messo sui libri, sugli strumenti musicali e negli sport. Chiunque dall'esterno avrebbe visto solo un misero e pietoso animale sperduto in attesa di essere trovato e accudito da qualcuno.

Per quanto si sforzasse di farsi vedere forte e autonomo, nessuno avrebbe cambiato l'opinione che aveva di lui, perché in quella società lui rappresentava una maschera e nient'altro.

Un guscio vuoto dal bell'aspetto ma senza contenuto. Eppure il contenuto c'era e desiderava essere portato fuori, essere compreso magari.

Impossibile. In una società del genere
nessuno può vedere la verità negli altri.

《 Quelli come te non dovrebbero avere diritto di fare quello che gli pare. Siete buoni a stento a farvi usare, figuriamoci a pensare. 》

La voce rozza dell'uomo alle sue spalle lo riportò crudelmente alla realtà. Una lacrima scese silenziosa dal suo occhio sinistro, solcando la pelle graffiata della sua guancia e portando con sé un rivoletto di sangue. Era arrabbiato, non triste. Ma non riuscì a fare nulla; gli si rizzarono i peli sulla nuca per il disgusto quando avvertì il fiato dell'altro sul collo.

La mano sulla sua bocca gli impediva di urlare e anche solo di respirare correttamente. Col gomito premeva tra le sue scapole tenendo fermo il biondo tra il proprio corpo e il muro. Aveva le mani libere, ma a parte tentare continuamente di allontanare le mani dell'uomo dal proprio corpo, non aveva possibilità di fare nient'altro.

Byeongkwan aveva paura, questo era innegabile, ma il suo destino era stato piastrellato di punizioni e forse quella non era altro che l'ennesima dimostrazione che doveva ricevere perché evidentemente stava sbagliando qualcosa.

Non era certo che avrebbe mai capito cosa volesse il destino da lui, ma lui era troppo debole per contrastare quella forza.

La forza del destino, così come la forza dell'uomo che gli stava abbassando i pantaloni. Sapeva solo di avere le gambe molli e riusciva soltanto a tremare.

Aveva sempre odiato la sua incapacità di reagire e la sua attitudine a sopportare qualsiasi cosa. Se solo avesse avuto la stessa forza per ribellarsi avrebbe evitato molte situazioni che gli avevano lasciato l'amaro in bocca nella vita.

E mentre la stabilità defluiva dalle sue gambe il peso contro il suo corpo si attenuò e la mano si ritrasse bruscamente dalla sua bocca.

Byeongkwan annaspò riempiendosi i polmoni dell'aria fredda notturna, stringendosi a se stesso per smettere di tremare. E solo quando nel suo cervello rientrò abbastanza ossigeno avvertì la presenza di qualcun altro che aveva allontanato l'assalitore.

Il suo timbro fu familiare alle orecchie del biondo, tanto che gli diede il coraggio di rimettersi a posto i vestiti e di accucciarsi a terra per calmarsi.

《 Ti avevo detto di stargli lontano. 》

Sehyoon si accanì contro l'uomo e di nuovo una reminescenza riaffiorò nella mente del biondo, ricordandogli che aveva già visto una scena del genere.

Solo in quel momento realizzò il perché il viso di quell'uomo gli era parso conosciuto: era lo stesso che aveva inscenato una tragedia cercando di rubargli la pilloletta che il maggiore gli aveva dato.

Era troppo ubriaco per ricordarsene, ma quello invece si era ricordato di lui facilmente.

Il corvino sembrava essere fuori controllo per il modo in cui i suoi pugni andavano a segno sul volto dell'uomo che invece cercava invano di schivarli. Era più alto ma apparentemente non ne sapeva granché di autodifesa.

Doveva essere uno di quei lupi in solitaria che cacciano sempre solo piccole prede più deboli.

《 Stronzo... Io- ti uccido... 》

La voce del maggiore sembrava calata di un'ottava e così aggressiva da sembrare quasi irriconoscibile. Byeongkwan si coprì la bocca con le mani pallide per non rischiare di richiamare il corvino e pregargli di smetterla.

Non voleva vedere nessuno morire, ma aveva paura che Sehyoon se la sarebbe presa anche con lui se si fosse intromesso. Per questo restò in silenzio, in disparte, come al solito.

Una ginocchiata allo stomaco atterrò l'uomo ferito che cominciò a sputare sangue mentre riceveva altri calci.

Il biondo temette di dover vedere ben presto un cadavere riverso a terra, ma per fortuna qualcuno finalmente intervenne.

Junhee era arrivato di corsa e afferrò l'amico per il colletto della maglia. Aspettò qualche secondo che ritornasse lucido e soltanto dopo si ritrasse per parlargli.

《 Sehyoon... Così finirai per ucciderlo... Fermati per l'amor del cielo, non vedi quanto sanguina? 》

Scosse visibilmente la testa e lo lasciò andare per poi rivolgere la sua attenzione al minore. Inaspettatamente Junhee si preoccupò di sollevare il biondo dal pavimento offrendogli sostegno.

Byeongkwan fu alquanto sorpreso dal suo gesto, gli aveva persino chiesto se stesse bene... Junhee gli aveva ispirato fiducia fin dal primissimo istante in cui aveva incrociato il suo sguardo.

Era una persona sincera e spontanea, ma soprattutto incredibilmente gentile. Se avesse dovuto scegliere qualcuno a cui affidare la cosa più importante della sua vita, avrebbe scelto senza dubbio Junhee.

Sehyoon dal canto suo sembrava l'opposto. Aveva urlato un "vaffanculo" tirando l'ennesimo calcio al corpo dell'uomo che stava cercando di strisciare lontano dalla pozza col suo stesso sangue, e gli aveva raccomandato di non farsi vedere mai più. Era decisamente spaventoso e per nulla rassicurante.

Byeongkwan si domandò per un istante se avrebbe mai visto la stessa gentilezza e premura di Junhee anche in lui, se esistesse qualcosa capace di smuoverlo, capace di scioglierlo.

Ma quel pensiero durò solo un istante. Junhee gli prese il braccio stringendolo leggermente e avviandosi verso l'aggregazione di persone dove si trovavano prima, promettendogli sottovoce che non l'avrebbero più perso di vista.

Il biondo si preoccupò piuttosto che, dato quello che era successo, Sehyoon non gli avrebbe più permesso di seguirlo in quel posto. Tuttavia, lui preferiva rischiare la pelle che restare da solo ancora in quella specie di casa non sua.

Si lasciò accompagnare da Junhee cercando di reggersi in piedi senza incespicare nei suoi stessi passi e ringraziò più volte il maggiore. Tuttavia, prima ancora di raggiungere l'angolino in cui si trovava prima, un'ombra gli passò accanto.

Byeongkwan non aveva davvero voglia di staccarsi da Junhee, ma aveva bisogno di parlare con Sehyoon in quel momento. Si scusò con l'amico e si morse il labbro prima di fare qualche passo avanti e aggrapparsi alla manica della maglia del corvino per attirare la sua attenzione.

Si immobilizzò sul posto non appena quegli gli rivolse lo sguardo. Era freddo, distaccato, arrabbiato. Solo che Byeongkwan non riuscì a capire se fosse solo il residuo dell'ira scaricata poco prima o se fosse effettivamente arrabbiato anche con lui.

Junhee gli rivolse un'occhiata che per la prima volta lo fece apparire stanco alla sua percezione, poi li lasciò indietro. Quello sguardo lo fece sentire in difetto, ma si rendeva conto che la sua priorità in quel momento fosse parlare con Sehyoon.

《 Perché stai cercando di difendermi? 》

Byeongkwan concentrò tutta la sua attenzione sul corvino, lasciandogli la manica della t-shirt e cercando di mantenere la sua voce quanto più ferma possibile, nonostante fosse ancora profondamente scosso da quello che era successo poco prima.

A quella domanda tuttavia il maggiore sbuffò e gli diede le spalle, avviandosi nella direzione in cui stava procedendo Junhee qualche metro più avanti.

《 Tsk. Sta' zitto. 》

Fu l'unica risposta che ottenne, senza che neppure il maggiore lo degnasse di uno sguardo. Quindi il biondo si fece coraggio e lo fermò nuovamente. Gli toccò la spalla e aspettò si voltasse per guardarlo con occhi che chiedevano di essere ascoltati.

Non voleva la sua pietà, ma si ritrovava sempre a dover pregare le persone per ottenere qualcosa. Ormai era diventato bravo a pregare. Sembrava essere arrivato al punto in cui nessuno gli avrebbe mai concesso nulla senza prima vederlo in ginocchio.

《 Sehyoon, per favore, rispondimi... 》

Il corvino allora si voltò di nuovo, ma trafisse il suo interlocutore con uno sguardo truce, mettendo a tacere ancora una volta tutte le sue forze.

Probabilmente agli occhi di qualcun altro sarebbe risultato patetico, ma aveva bisogno di sentire delle verità.

《 Vuoi dirmi che ti piacevano le sue mani addosso? La prossima volta mi farò i cazzi miei, hai ragione. 》

A quelle parole Byeongkwan avvertì le lacrime bagnare i suoi occhi. Dovette faticare per non lasciarle andare, ma si impegnò a mantenere intatto quel briciolo di dignità che gli era rimasta. Dubitava che il maggiore non avesse intuito il senso della sua domanda, voleva soltanto screditarlo.

Va bene, quindi è davvero questo
che pensi di me?

Aveva ragione quell'uomo: anche Sehyoon non vedeva in lui nient'altro che una nullità senza volontà.

In un angolo della sua mente reclamava l'approvazione di qualcuno, in fondo. E il fatto che nemmeno il maggiore riuscisse a capirlo lo stava lentamente distruggendo.

Perché gli importava del suo parere?

Semplicemente non aveva nessun altro cui affidarsi in quel momento. Per quanto assurdo fosse, lui l'aveva salvato più di una volta. Gli aveva dato un posto in cui stare, lo stava mantenendo in vita giorno dopo giorno, e lo aveva salvato di nuovo anche in quel momento.

Sehyoon era ormai l'unica roccia salda della sua insulsa vita, era la sua quotidianità. Nonostante gli facesse male sapere che quella stessa persona lo aveva costretto a quella quotidianità.

Ormai, però, la sua apatia era diventata pane per i suoi denti. Sapeva che si comportava in quel modo per difendersi, per proteggersi. E forse solo Dio sapeva da cosa stava cercando di difendersi.

Byeongkwan non sapeva vedere davanti a sé una vita senza di lui, senza quello che era stato il suo aguzzino e che era diventato il più sicuro appiglio della sua esistenza.

Lo aveva distrutto... eppure era ciò che lo teneva ancora vivo. E senza il suo riconoscimento non sarebbe riuscito ad andare lontano. Gli bastava anche solo una parola.

Ingoiò l'ennesimo boccone amaro ricacciando indietro le lacrime. Odiava piangere e per fortuna non succedeva quasi mai. Sebbene quella sera sentiva quasi la necessità di scoppiare in un pianto a dirotto.

Forse Junhee l'avrebbe perdonato se gli fosse scoppiato a piangere davanti, ma era certo che il corvino avrebbe alzato i tacchi e lo avrebbe lasciato lì in quel caso. Aveva troppa paura per rischiare di rimanere di nuovo da solo e non voleva perdere quel debole aggancio emotivo che aveva esercitato sul maggiore.

Inoltre, non avrebbe sopportato l'ennesima bastonata.

《 Non è quello che intendevo, non far finta di non capirlo. Voglio solo sapere perché mi stai difendendo. 》

Si morse l'interno della guancia prima di parlare. Il dolore lo riportò coi piedi per terra e la voce smise di tremare per il tempo di concludere quella frase.

Strinse i pugni maledicendo la sua debolezza e il fatto che di nuovo qualcuno volesse "proteggerlo" e privarlo di qualcosa del mondo.

L'aveva già fatto abbastanza a lungo la sua famiglia, adesso era stanco di dover essere un peso per qualcun altro.

E poi, perché ci teneva così tanto
a tenerlo in vita?

Non voleva sembrare un ingrato, voleva soltanto capire i suoi motivi.

Cercò gli occhi del maggiore nel buio di quella notte senza stelle e quando li incrociò avvertì un nodo in gola nello scoprire che lui stesse guardando il suo viso.

Il corvino si accorse subito che Byeongkwan l'aveva notato e distolse prontamente lo sguardo. Nessuno lo aveva mai guardato in faccia in quel modo.

Si sentì a disagio per un attimo, ma più di tutto si sentiva terribilmente male per il maggiore. Aveva sperato di intessere un qualche rapporto con lui, magari di scoprire di più sul suo conto, eppure più tempo passava più si accorgeva di non riuscire affatto a capirlo.

Il silenzio popolò l'atmosfera per qualche secondo, ma fu abbastanza tempo perché l'ansia inondasse le vene del biondo.

《 ...È colpa mia se sei qui. 》

Furono le uniche parole che il maggiore pronunciò, prima di passargli accanto e riprendere a camminare a passo lento, quasi con vergogna per aver detto una cosa simile. Stavolta nella direzione opposta a quella dove si stava recando prima.

E per la prima volta Byeongkwan capì. E non ebbe bisogno di replicare. Il suo punto di vista era così scontato che il biondo si sentì stupido per non aver capito prima.

Si sentiva in colpa...
Era un essere umano, dopotutto.

Un lieve sorriso gli spuntò sulle labbra quando realizzò che in qualche modo qualcosa almeno lo aveva smosso dentro il corvino. Non era esattamente questo che voleva, perché in realtà non attribuiva colpe al maggiore, ma era meglio che saperlo completamente apatico nei suoi confronti.

Con una serenità del tutto nuova seguì il corvino restandogli a pochi passi di distanza e solo quando imboccarono la solita strada maleodorante si rese conto fossero diretti a casa.

Anche quando arrivarono in quel freddo seminterrato, però, il moro non gli rivolse più la parola e si rintanò nella sua stanza.

Byeongkwan ne aveva approfittato per cercare del ghiaccio e tamponare la ferita che aveva sulla guancia che gli aveva fatto gonfiare leggermente lo zigomo. Aveva ignorato i graffietti che aveva sulle braccia invece, poiché sembrava sarebbero passati in fretta e senza problemi.

La sua seconda premura fu quella di regalarsi immediatamente una doccia e di indossare una tuta pulita per potersi togliere di dosso il ricordo di quella serata finita male.

Perlomeno sperava di dimenticarsi di quelle mani o di riuscire a coprire l'odore di quella colonia maschile che gli era rimasto nelle narici.

Scosse la testa davanti al suo stesso riflesso nello specchio del bagno e si morse il labbro chiudendo per un istante gli occhi e cercando di scacciare l'immagine del sé di qualche mese prima, di quando le sue guance rosee erano truccate di blush e si riempivano tondeggianti ad ogni sorriso, falso o vero che fosse.

Adesso non era più così, non poteva lasciarsi trascinare sul fondo dal passato.

Un sospiro accarezzò le sue labbra, poi abbandonò la piccola stanza piena di vapore.

Non aveva nulla da applicare sulle ferite sul volto e anche se aveva pulito via tutto il sangue secco con non poca fatica, era rimasto qualche taglio più o meno profondo intorno allo zigomo sinistro.

L'unica cosa che gli venne in mente di fare fu di andare dal maggiore a chiedere se avesse qualcosa di utile o anche solo un po' di disinfettante.

Dopo un po' di esitazione bussò alla porta della sua stanza, per poi rendersi conto fosse socchiusa.

《 Sehyoon? 》

《 Che c'è? 》

Il maggiore rispose quasi immediatamente e questo indusse il biondo a entrare. Trovò il corvino seduto alla scrivania che metteva a posto una specie di quaderno in un cassetto.

《 Volevo... ringraziarti, per prima. 》

Iniziò Byeongkwan, distogliendo lo sguardo per non apparire troppo interessato a quello che l'altro stava facendo. In realtà era interessato eccome, ma non poteva farsi beccare a impicciarsi degli affari suoi così facilmente.

Inoltre, si sentiva davvero in dovere di ringraziarlo. Non voleva neppure immaginare in che stato si sarebbe ritrovato mentalmente dopo una cosa del genere se lui non fosse intervenuto.

《 Non serve. Adesso siamo pari. 》

Replicò il corvino, senza neppure rivolgergli lo sguardo.

Il più piccolo impiegò un po' a cogliere il significato di quelle parole. Non si aspettava che il moro fosse così attento a cosa fosse giusto e sbagliato dal momento che non sembrava certo una persona all'ordine della legalità, considerando che Byeongkwan aveva trovato persino una pistola curiosando in quella casa mentre lui era fuori di mattina.

Non aveva menzionato nulla del genere e non aveva comunque intenzione di farlo.

Piuttosto che giustizia, ai suoi occhi sembrava che il maggiore avesse una sorta di contrappasso da regolare, come se ormai avesse pagato il debito che aveva nei suoi confronti e si sentisse sollevato.

Byeongkwan a stento poteva credere che la stessa persona nel giro di così poco tempo fosse stata in grado di quasi togliergli la vita ma anche di salvarlo.

Un brivido gli corse lungo la spina dorsale e le sue dita si intrecciarono in un crescente stato di panico.

《 Ci sarebbe un'altra cosa... So che non dovrei lamentarmi, ma volevo chiederti se avessi qualcosa da mettere qui sopra... 》

Si sfiorò la guancia ferita con una mano e attese immobile che il maggiore gli rivolgesse lo sguardo. L'altro lo accontentò, scrutandolo in silenzio per qualche secondo. Poi si alzò e lo raggiunse prendendo la mano del più piccolo.

《 Vieni con me. 》

Mormorò soltanto il maggiore, conducendo il biondo nella stanzetta da cui era uscito poco prima. Il vapore si stava dissolvendo lentamente ma quel leggero calore lo mise a suo agio tranquillizzando la sua ansia.

Sehyoon gli disse di sedersi sul pianale di marmo del lavandino mentre lui rovistava tra i cassetti dei medicinali finché non recuperò dell'acqua ossigenata, del cotone idrofilo e degli ampi cerotti.

Aggiunse allora di non aspettarsi nulla poiché non possedeva la benché minima conoscenza in campo medico, eppure il biondo si fidò ciecamente delle sue mani inesperte.

Anche se l'acqua ossigenata gli finì sulla maglietta e il cerotto un po' storto gli tirava la pelle ogni volta che muoveva le labbra, non poté fare a meno di sorridere all'espressione impacciata che il corvino aveva stampata in volto mentre metteva tutto il suo impegno in quel piccolo gesto di cure.

Byeongkwan era sempre stato così, bastava poco per scaldargli il cuore, così come bastava poco per spezzarglielo. Il motivo forse risiedeva nel suo animo estremamente sensibile, perché l'empatia faceva la sua parte quando si trattava di avere a che fare con gli altri.

Sehyoon ai suoi occhi era un gioiello macchiato dallo scorrere del tempo, che attendeva di essere lucidato da qualcuno capace di trovare la giusta miscela in grado di riportarlo a splendere senza danni.

Probabilmente non esisteva una cosa del genere, era scontato che i danni fossero inevitabili in situazioni simili, ma Byeongkwan aveva lo spirito di un sognatore. Nella sua mente avrebbe potuto funzionare.

Nessuno sarebbe mai stato in grado di leggergli in testa, nessuno sarebbe mai andato oltre la sua maschera e nessuno lo avrebbe mai capito, ma proprio per questo motivo il biondo cercava di comportarsi con gli altri nel modo esatto in cui gli altri non si erano comportati con lui.

Non voleva riservare alle persone lo stesso trattamento che aveva ricevuto lui sulla propria pelle. Non voleva rischiare che qualcuno attorno a lui si sentisse poco amato e troppo a disagio.

Sehyoon dava l'impressione di sentirsi esattamente così, e forse era per questo che il minore ne era immancabilmente attratto. Desiderava spogliarlo delle sue vesti impregnate di sofferenza e portarlo verso un luogo più luminoso. Era certo che la sua bellezza non fosse solo esteriore, ma che qualcosa di bello pulsava anche nel suo cuore da essere umano.

Non era difficile immaginare che avesse sofferto e non gli importava nemmeno conoscere le cause del suo dolore. Sentiva il solo bisogno di consolarlo e farlo sentire amato.

In cambio, si sarebbe accontentato di non vederlo più indifferente nei suoi confronti e di sapere che comunque qualcosa di buono l'aveva fatto.

Sembrava estremamente altruista ma in realtà quell'altruismo gli serviva per guadagnarsi il diritto di vivere.

Aveva bisogno di sentirsi utile, di avere uno scopo, per sapersi degno di esistere. Era stanco di sentirsi dire di non meritare la stessa aria che tutti respiravano e sprecavano. Voleva un posto nell'universo e quella era la sua strada per ottenerlo.

Non una strada semplice, sicuramente, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro.

Forte di quel pensiero trovò il coraggio per non tirarsi indietro nemmeno in quell'occasione.

Si sporse in avanti e con la leggerezza di un angelo che scende per annunciare la buona nuova raccolse il viso del corvino tra le mani.

《 Non mi respingere... per favore 》

Sussurrò con occhi lucidi. Era stanco, dolorante ed emotivamente distrutto, ma si sentiva comunque vagamente felice mentre approfittava di quell'attimo fuggente per rubare un bacio al più grande.

Aguzzino o salvatore che fosse, le sue labbra erano un luogo caldo e confortevole su cui si sarebbe soffermato volentieri a lungo, come un viaggiatore dopo giorni di cammino senza riposo.

Fu un contatto inaspettatamente lungo, ma per quanto agoniato fu fin troppo breve. Sapeva di gentilezza inaudita, dolcezza nascosta e malinconia velata, soverchiate da un opprimente bisogno di condividere qualcosa.

E forse si trattava di trovare solo il momento giusto per fare breccia, o semplicemente aveva colto il maggiore di sorpresa, ma stava di fatto che adesso ci sperava un po' di più.

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Doppio aggiornamento perché
chi è rimasto con me a soffrire
fin'ora se lo merita DAVVERO.
So che vi ho fatto dannare con
le mie tempistiche assurde, ma
sono contenta che qualcuno sia
ancora qui con me a godersi un
capitolo più decente del solito!

E nulla, a presto bellezze! ❤️

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