Prologo 1
La notte, le persone normali, dormono.
Al massimo certi studenti studiano, e ahimè non solo loro...ma questo non è il caso di Mia, che quella notte era uscita fuori dal vecchio balcone di casa sua, a causa di un pensiero che la turbava particolarmente.
"Mi son dimenticata di vedere la luna"
Quella notte il cielo era finalmente sgombro di nuvole, dopo settimane di maltempo; le stelle quasi si spingevano per fare a gara di chi fosse quella che brillava di più, pareva fossero appena uscite da una quarantena.
"Ma dov'è..." Mia, però, non era lì per loro.
Dopo aver fatto il girotondo almeno due volte, la vide: luminosa, elegante, sembrava le sorridesse, una vera signora.
"Ciao Luna" Mia sorrise "nonna, non sai quanto mi sei mancata. O forse sì. Io ti sono mancata?"
La luna non si mosse.
La ragazza non si mosse.
Dopo un lungo e imbarazzante minuto di silenzio, Mia guardò le stelle.
"La state trattando bene, vero?"
"Non fatela stancare troppo"
Le stelle non si mossero.
La ragazza non si mosse. Poi sbuffò.
Si diceva che le stelle esaudissero i desideri. Quelle cadenti. Mia non ci credeva, neanche un po', soprattutto dopo che aveva chiesto a una di loro di non prendersi la nonna, tanti anni prima. L'avevano fatto.
Forse però quello era fuori dai loro limiti, dopotutto la nonna era anziana.
Mia ora aveva un altro desiderio, però, che forse questa volta rientrava nei loro poteri: voleva diventare una cantante, una cantautrice per la precisione.
Se ci fosse stata sua sorella, in quel momento, si sarebbe messa a ridere.
"Ma io sono seria!" pensò decisa, con lo sguardo rivolto verso le stelle, che sembravano ridacchiare a loro volta.
Poi si girò verso la luna.
"Nonna, tu che ne pensi?"
Passò una stella cadente.
In primo luogo, Mia, sussultò spalancando gli occhi, poi si affrettò a pensare il suo desiderio, riformulando le parole in modo più chiaro possibile.
"Guardate che io so cantare!" Informò dopo qualche attimo le stelle.
Se non si fosse avverato neanche questo, pensò, non le sarebbe dispiaciuto più di tanto. Aveva pur sempre quel negozietto alimentare di suo padre, per lavoro.
Rise tra sé e sé. Che bello il sarcasmo.
Guardò un'ultima volta il cielo vasto, infinito, sulla sua testa e salutò l'amata luna.
"Perdonami, ma ho sonno" e proprio come era venuta, se ne andò in due secondi, tornando subito dopo per chiudere la porta che si era dimenticata di chiudere.
Poteva una persona così sbadata, diventare una persona che molti avrebbero ammirato?
Anche la luna aveva i suoi dubbi.
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