Day 1 2/2
Sollevai leggermente le palpebre, non vedevo molto bene. Era come se i miei occhi non volessero aprirsi del tutto, come se le palpebre superiori fossero per una parte incollate a quelle inferiori. Avvicinai la mia mano sinistra ad un occhio e cercai di sollevare la palpebra superiore. Il dolore che provai era come quello di uno strappo di un cerotto su una ferita ancora aperta. «MERDA» lasciai andare la palpebra che si richiuse di scatto. Probabilmente il liquido lacrimale aveva fatto appiccicare le due estremità di pelle, ma questo succede solo se si dorme almeno per circa dodici ore.
Dopo diversi tentativi di aprire gli occhi e dopo diverse imprecazioni, riuscii finalmente a vedere quello che si trovava intorno a me. Scrutai l'ambiente. Il soffitto era di cartongesso, il pavimento ricoperto da piastrelle bianche. Quello decisamente non era il mio appartamento e non ricordavo come ero finita lì. "Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!" imprecai mentalmente mentre mi mettevo seduta sul letto, in cui ero, fino a poco prima, coricata. "Potrei essermi ubriacata pesantemente e non ricordarmi più nulla!" pensai, anche se era decisamente strano, l'ultima cosa che mi ricordavo era di essere uscita dal condominio per andare in caffetteria, poi vuoto totale.
Sollevai le coperte color grigio ferro bruscamente e guardai le mie gambe. Avevo ancora i leggins neri che mi ero messa prima di uscire. Tastai con le mani tutto il mio busto, indossavo il maglione bianco e la maglietta. "Okay, ho i vestiti, quindi non sono andata con nessuno. È già qualcosa".
Mi alzai di fretta dal letto, anzi, non riuscii ad alzarmi, dato che, nel provare a pogggiare i piedi al suolo, ero scivolata e caduta per terra, trascinando le coperte con me. Rotolai sul piastrellato freddo, lottando contro le lenzuola che mi avvolgevano per liberarmi.
Quando finalmente riuscii ad alzarmi in piedi, guardai ciò che mi circondava. No, quel posto non mi diceva proprio nulla.
L'ambiente era abbastanza ristretto, una scrivania con un computer sopra, si trovava di fronte al letto e degli armadietti di metallo, che mi ricordavano quelli delle piscine, erano posizionati su un lato del letto.
Sull'altro lato, invece, vi era un comodino con una abat-jour, ora spenta, e una cassettiera.
La camera da letto era quella, niente di più, niente di meno.
Non mi piaceva un granchè, era troppo... spenta. Come se avesse perso tutti i suoi colori e le sue emozioni.
In realtà non mi importava nemmeno, non ci sarei stata ancora per molto.
Feci un passo verso la scrivania. «C'è nessuno?» magari qualcuno mi aveva portata lì perchè... avevo sbattuto la testa cadendo? Era decisamente possibile data la mia goffaggine. Ma, dato che nessuno rispondeva, non credevo ci fosse qualcuno in casa. Avanzai verso la porta che pensavo facesse andare in un altro locale e la aprii. Avevo ragione, la porta collegava la camera con il salotto, in cui erano strategicamente posizionati un televisore, un divano color crema ed un tavolino. Su quest'ultimo si trovava la mia borsa. Attraversai tutta la stanza con passo veloce e mi avvicinai al tavolino. Mi sedetti a gambe incrociate, presi la borsa e frugai un po' in quella miriade di cianfrusaglie che conteneva finchè non trovai il mio cellulare.
Lo presi in mano e schiacciai il tasto di accensione. In tutta risposta il mio cellulare proiettò sullo schermo l'icona di una batteria completamente vuota ed una lucina rossa lampeggiante. Avevo il telefono scarico. «È proprio vero che non puoi mettere limiti alla sfortuna...» mi alzai da terra e presi un cavo dalla borsa, portavo sempre con me un caricabatterie, non si sa mai.
Camminai ancora verso la camera da letto, mi sembrava di aver visto una presa della corrente sotto la scrivania.
Arrivata vicino al mobile mi abbassai per controllare se avevo visto bene. Guardai bene tra l'ammasso di cavi e fili che sporgevano da dietro il piano e notai una ciabatta con diverse prese libere. Allungai la mano verso una presa ed attaccai la spina senza troppi problemi. Accesi la corrente premendo un bottone che si illuminò, ritrassi la mano ed attaccai il telefono al cavetto, poggiandolo sulla scrivania e lasciandolo caricare.
Decisi di aspettare che il telefono si caricasse un po' e vedere di chiamare Kyori per chiederle una mano, in tanto avrei potuto "esplorare" più a fondo la casa e controllare se la porta si poteva aprire o era bloccata.
Ritornai in salotto, osservai la sala notai che era collegata alla cucina, come un piccolo open space. Notai anche altre due porte, che però decisi di aprire dopo aver trovato qualcosa da mangiare in cucina.
Attraversai tutto il salotto con passo più lento dell'ultima volta, volevo cogliere i dettagli di quella stanza, così iniziai a osservare più attentamente l'ambiente. Su entrambi i lati del televisore c'erano delle cassettiere, mi avvicinai ad una di esse e provai ad aprire un cassetto. Bloccato. Provai ad aprirne altri, ma nemmeno quelli si aprirono. Sapevo che non dovevo farmi gli affari del proprietario dell'appartamento, ma la mia curiosità a volte prendeva il sopravvento.
Arrivai in cucina e la osservai. Al centro della stanza c'era un bancone bianco, delle sedie da bar rivestite di velluto rosso lo circondavano. Il bancone separava un armadietto di legno chiaro ed il lavandino. Sotto al lavello si trovava uno scompartimento aperto, dedussi che era la lavastoviglie dalla quantità di griglie e porta stoviglie presenti al suo interno. Adiacente alla lavastoviglie si trovava un altro cassetto, decisamente più grande del normale, mi avvicinai ad esso e sta volta riuscii ad aprirlo. Conteneva pentole, stoviglie, bicchieti e piatti, organizzati ovviamente in modo schematico e perfetto. Vicino alla lavastoviglie vi erano il frigorifero ed il forno, sopra a quest'ultimo un micronde ed una macchinetta per il caffè.
Aprii diversi scomparti e cassetti, cercavo qualcosa di commestibile da mangiare, non pensavo che il padrone di casa si sarebbe arrabbiato, dopotutto era stato lui a "rapirmi" e portarmi in un posto sconosciuto... o almeno così pensavo.
Non trovai nulla che potevo mangiare così su due piedi, c'era riso, pasta, ma non avevo per nulla voglia di cucinare in quella situazione, così mi feci solamente un caffè grazie alla macchinetta.
Appoggiai i gomiti sul bancone e sorseggiai il caffè, era decisamente troppo amaro per i miei gusti. Ad un tratto mi ricordai che avevo la borsa, forse, tra quel casino, avrei potuto trovare qualcosa per placare il groppo che avevo nello stomaco.
Finii di bere il caffè, appoggiai la tazzina nel lavello, tornai in salotto e frugai nella borsa. Ad un certo punto la mia mano venne a contatto con qualcosa di leggermente appiccicoso. Tolsi quella cosa dalla borsa e mi ritrovai in mano un pezzo di strudel di mele, morso all'estremità ed avvolto in alcuni tovagliolini di carta.
Avevo avuto fortuna nella sfortuna.
Mentre finivo di mangiare il dolce visitai anche il bagno. Era decisamente il locale più piccolo nell'appartamento. Lo spazio bastava per una tazza del gabinetto, una doccia, il lavandino e la lavatrice, dove era posato anche un cesto di bucato.
Uscii dal bagno di corsa, ad un tratto le pareti di quel locale già abbastanza stretto avevano iniziato a restringersi... o forse era stata solo una mia impressione. In ogni caso avevo deciso che era meglio uscire da lì.
L'ultima cosa che potevo fare era controllare se la porta d'ingresso era aperta. Mi avvicinai ad essa, abbaassai la maniglia in ferro e provai a spingerla. Nulla. Non si apriva. Provai quindi a tirare verso di me, ma anche in quel caso, la porta rimase chiusa. "Perfetto, grazie universo" pensai, ero chiusa in una casa di uno sconosciuto, con il cellulare scarico e- un secondo... il cellulare! In tutto quel tempo sarebbe dovuto essere carico almeno un po'.
Corsi verso la camera da letto e per poco non andavo a sbattere contro la porta. Entrai in camera e mi fiondai verso il cellulare, provai ad accenderlo. Lo schermo si illuminò e la schermata di blocco apparve. Ero davvero più sollevata. Sbloccai il cellulare ed arrivai sulla schermata
principale. Ero davvero in estasi, avrei potuto chiamare il 911 e raccontare tutto, abbassai lo sguardo sulla schermata e mi sembrò di ricevere uno schiaffo in pieno volto. Il sorriso appena creato mi morì sul volto. Il mio telefono non aveva più applicazioni. Cercai di scorrere per controllare se magari si erano solo spostate, ma nulla. Soltanto un' applicazione sconosciuta e le app di sistema erano ancora preseti nel telefono. Non capivo come era potuto succedere. Decisi di chiamare Kyori. Aprii la rubrica e cercai il suo contatto, ma non c'era, non c'erano più contatti. Non c'era nulla. Era come se il mio telefono fosse stato formattato, resettato. L'unica cosa che c'era era quell'applicazione. RFA.
Cliccai sopra l'icona e lo schermo diventò improvvisamente nero, poi una schermata di caricamento si aprì ed infine una chat apparì sullo schermo.
[Francine has entered the chatroom]
Ero in quella chat da quanto? Cinque secondi? Eppure di già non capivo nulla. Un flusso di messaggi scorreva velocissimo sotto ai miei occhi, non riuscivo a capire niente. Provai a tenere il filo della conversazione, non sembrava che nessuno si fosse ancora accorto della mia presenza lì. Dato il miscuglio di lettere ed emoji che scorrevano ininterrottamente sotto il mio sguardo, capii ben poco dell'argomento di cui i membri della chatroom stavano parlando. Mi sembrava parlassero della Regina Elisabetta che aveva comprato un gatto e di un narcisista che giocava ai videogiochi. Dopo alcuni minuti rimasta a guardare la chat scorrere, decisi di leggere i nomi delle persone che stavano scrivendo. 707, Yoosung☆, ZEN, Jaehee Kang, Jumin Han.
707
Aspettate... credo che qualcuno sia entrato nella chat-
Questo tipo, 707, aveva finalmente notato la mia presenza. Stavo quasi per rispondere, quando altri messaggi cominciarono ad apparire sullo schermo.
Yoosung☆
Un hacker!!!!
Jumin Han
Chiunque tu sia, rivelati!
707
Come hai fatto ad avere quest'app?!
Jaehee Kang
Username Francine, dicci chi sei e cosa ci fai qui.
707
È sicuramente un hacker.
Seriamente? Io, un hacker? Io che a malapena sapevo aprire un documento su Word? "Ma non fatemi ridere". Cominciai a premere i tasti per rispondere con un bel 'vaffanculo' sempre buono ed efficace, quando un messaggio attirò la mia attenzione.
Yoosung☆
Ho paura T_T
707
ma lolololol
Jaehee Kang
Luciel, non divagare e trova informazioni
Jumin Han
Strano uomo, come sei arrivato qui?
Yoosung☆
Alieno potente, veniamo in pace
ZEN
Ehi, smettetela, magari è una ragazza, lmao. Magari una mia fan.
Ed ecco il narcisista dei videogiochi. Comunque mi sembrava quello con più buonsenso. L'idea del vaffanculo riparatore si allontanò dalla mia mente.
Francine
Ciao...?
Mi sembrava il messaggio più logico.
Yoosung☆
OMMIODDIO STA PARLANDO
Jumin Han
Chi sei?
L'atteggiamento di questo Jumin mi sembrava quello di un riccone, figlio di papà, con la puzza sotto il naso.
Francine
Non leggi il nickname? Mi chiamo Francine, e credo di essere la più confusa qui.
707
hotrovatodelleinformazioni.
Jaehee Kang
Scrivi staccato per favore -_-
707
è una ragazza, sembra carina, è nell'appartamento di Rika, lololol
Questo "707" mi inquietava, stava invadendo la mia privacy
Francine
Stai invadendo la mia privacy-
707
non sono io quello che è entrato in una chat di un server privato
Francine
Ma sei quello che ruba informazioni personali ad una ragazza.
707
dipende dai punti di vista, dal mio, per esempio, sto rubando le informazioni di un lurido hacker, lol
Francine
Non sono un hacker -_-
Jaehee Kang
Allora come sei entrata nella chat e nell'appartamento di Rika?
Francine
So quanto voi, mi sono semplicemente svegliata nell'appartamento e quando ho sbloccato il telefono non c'erano più app, ma solo questa.
707
è vero, non sta mentendo
Grazie tipo inquietante, per una volta sei utile
Jumin Han
Non mi fido lo stesso
Francine
Io dovrei fidarmi? Non so nemmeno i vosti nomi! Presentatevi, prego.
Inviai il messaggio e aspettai la risposta dei cinque. Dopo un minuto buono, nessuno aveva ancora risposto.
ZEN
Oh, sei cute, va bene
ZEN
ZEN
Zen, 24 anni, attore, cantante e ballerino
Ora capivo perchè era così narcisista... se lo poteva permettere
Yoosung
Whooo, sei un eroe
Yoosung
Yoosung
Yoosung Kim, 21 anni, universitario!
Yoosung sembrava davvero cute, all'apparenza credevo fosse molto gentile e solare.
707
707
BAAAM!
Era quello 707? Era l'aspetto che avevo immaginato per quel pallone gonfiato che era Ju-
Jumin Han
Siamo io e la mia gatta, Elizabeth the 3rd
Oh... allora la Regina non aveva nessun nuovo gatto.
Jumin Han
Jumin Han
Questo è Luciel, 707, che tortura il mio raggio di sole-
707
ci stavo solo giocando, lol
Jumin Han
No.
Quindi il nome di 707 era Luciel? Interessante
707
707
guardate che bell'uomo!
Jumin Han
È l'assistente Kang-
Jaehee Kang
Quella sono io -_-
Jaehee era una ragazza, buono a sapersi-
Francine
Grazie. Ora posso sapere che è successo e perchè sono qui?
Jumin Han
Assistente Kang, esponi.
Jaehee Kang
In realtà non lo sappiamo nemmeno noi-
707
tranquilla Francine, io, Seven Zero Seven, difensore della giustizia, troverò chi ti ha spedito nell'appartamento di Rika!
707
ed inizierò col contattare V!
[707 has left the chatroom]
Francine
chi è V? E come fa Luciel a sapere tutte queste cose?
ZEN
Luciel è un hacker, lol
Ahhhh, l'hacker che dava a me dell'hacker! Che eufemismo...
Jaehee Kang
E V è il "capo" di questa organizzazione, non che il fidanzato della defunta Rika.
Francine
Oh... mi dispiace-
[V has entered the chatroom]
[707 has entered the chatroom]
Cominciavo a sentirmi a mio agio tra quelle persone, nessuno mi trattava male, Zen, Seven e Yoosung mi avevano già accettata, Jaehee e Jumin non del tutto, erano un po' diffidenti, ma li capivo.
Quando V si unì alla chatroom Yoosung smise di mandare messaggi, e quando li mandava erano molto freddi e distaccati... mi sembrava... cambiato.
V e Luciel mi dissero che si sarebbero impegnati per scoprire come mai ero arrivata lì. Poi smisi di seguire per un po' la chat. Sapevo benissimo che c'era sotto qualcosa, che l'associazione mi nascondeva delle cose. Ma sinceramente in quel momento non mi interessava, mi bastava sapere di essere al sicuro lì.
Ripresi a seguire la chat quando Jumin, dopo l'abbandono di V dalla chatroom, mi chiese di entrare a far parte dell'RFA. Proposta che accettai, anche se un po' titubante.
Poco dopo tutti abbandonarono la chat ed io per ultima.
Il cellulare vibrò. Abbassai la barra delle notifiche e vidi che mi era arrivato un SMS. Il mio cuore cominciò a battere più veloce. Speravo vivamente che fosse Kyori. Aprii la notifica ed una schermata con un messaggio si proiettò sullo schermo.
Unknow
FRANCINE! RISPONDI A WHATSAPP!
Era decisamente Kyori. Ero davvero felice in quel momento, per la prima volta in quella giornata mi sentii davvero di buon umore. Salvai il numero come "Kyori♡" nella rubrica.
Francine
Kyori, tranquilla, ho disinstallato WhatsApp perchè occupava troppo spazio- sto bene
Non era vero. Non stavo bene. Ero chiusa, intrappolata in una casa di una persona morta. Anzi, per quello che avevo capito si era suicidata. In quel momento il mio cuore sembrò fermarsi Appoggiai il cellulare sulla scrivania. Il mio respiro cominciò ad accellerare. Magari quella ragazza si era tagliata le vene proprio in quel bagno che mi aveva messo ansi poco prima, oppure si era impiccata proprio sopra la mia testa. Un dolore lancinante si fece strada nel mio petto verso al mio stomaco. Alzai lo sguardo, vedevo il corpo inerme di Rika penzolare dal soffitto. L'aria stava iniziando a mancarmi, mi alzai dalla sedia e provai a raggiungere il letto, in quel momento mi sentivo estremamente debole. La testa cominciò a girarmi vorticosamente, dei brividi di freddo mi attraversarono la spina dorsale. Un vuoto, come la senzazione di caduta sull'ottovolante, mi attanagliò le viscere. Mi sentivo morire. La vibrazione del telefono mi riportò alla realtà. Mi toccai il petto con una mano e cercai di ristabilizzare la respirazione mentre avanzavo verso la scrivania. Mi sedetti sulla sedia rossa e mi toccai la fronte, era bagnata. Tolsi la mano e sbloccai il telefono.
Kyori♡
Grazie al cielo! Dimmi pure se ti serve un passaggio fino a casa, dimmi dove sei e ti vengo a prendere.
Francine
In realtà starò via per un po'... ti aggiorno più tardi.
Chiusi l'app e guardai l'ora. 19:46. Era presto per dormire, ma mi serviva davvero una pausa da quella giornata.
Mi buttai sfinita sul letto, con ancora addosso i vestiti, la speranza di avere un sonno tranquillo e la consapevolezza che erano passate solo poche ore da quando ero uscita di casa per andare in caffetteria.
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