Day 1 1/2

Correvo senza sosta, volevo trovare qualcosa, anzi, dovevo trovare qualcosa, quella cosa.
Dovevo sbrigarmi, il tempo non si sarebbe di certo fermato per aspettarmi; mi ritrovai di fronte a delle scale, c'era scarsa illuminazione, a tratti assente... esitai per un attimo, per poi mettermi a salire di fretta le scale tenendo il palmo della mano sul corrimano.
Salivo le scale velocemente, non facevo caso a cosa accadeva intorno a me, svoltai una curva, dopo un' altra, un'altra e un'altra ancora.
Quella scala sembrava proprio infinita.
Curva dopo curva, gradino dopo gradino, salivo sempre di più, senza fermarmi, finchè il pavimento sotto di me sparì.

«AH!»

Mi svegliai di soprassalto, con una senzazione di vuoto che mi attanagliava le viscere e la frangetta appiccicata sulla fronte dal sudore. Avevo fatto un incubo... di nuovo. Respirai affannatamente per un paio di minuti, mi serviva una bella boccata d'aria. Mi misi lentamente seduta sul letto con le gambe a penzoloni, e, sempre abbastanza lentamente, mi spostai di lato con l'intenzione di scendere.

Mi guardai in torno.
Sì, mi trovavo nel mio piccolo appartamento, con il solito parquet macchiato in alcuni punti e il solito odore di caffè che alleggiava nell'aria. Era casa mia.

Mi stiracchiai alzando le braccia verso il soffitto e stendendo le gambe, non era la prima volta che facevo un incubo di notte, di cui, la mattina, non ricordavo proprio nulla.

Anzi, qualcosa lo ricordavo, dovevo trovare qualcosa... ma non sapevo cosa.

Mi svegliavo ogni mattina con la senzazione di cadere, con la vista leggermente appannata e la fronte impregnata di sudore.

Posai le gambe sul pavimento, il contatto con il suolo freddo mi fece leggermente rabbrividire. Feci scivolare i piedi nelle ciabatte e mi alzai per andare ad aprire la finestra della mia camera.
Spalancai le persiane, girai la maniglia ed inspirai a pieni polmoni l'aria che proveniva da fuori. Mi affacciai al davanzale e guardai il panorama che si estendeva sotto i miei occhi color miele: condomini, case e grattacieli restavano immobili sotto la mia vista, mentre molte persone camminavano per la città. Forse anche loro in cerca di qualcosa, o forse irritate per qualcos'altro.

Restai per un po' a rimirare la città e poi spostai lo sguardo verso l'orizzonte, lì si poteva scorgere una macchia verde, in contrasto con il fermento e il subbuglio del resto del paesaggio. Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse laggiù... da piccola pensavo che fosse una foresta magica, popolata da fate, gnomi, elfi ed unicorni, anche se crescendo ero giunta alla conclusione che certe cose non esistevano.

Rimasi ad osservare il panorama che si poteva vedere da casa mia, era strano: così tanto si poteva vedere da una finestra, una finestra davvero piccola, piccola come me, piccola come ogni cosa agli occhi del mondo. Così dannatamente fragile.

Ma come noi siamo piccoli e fragili agli occhi del mondo, il mondo è piccolo e fragile agli occhi dell'universo.

Dopo un po' di tempo rimasta a guardare la splendida vista, sentii il mio stomaco brontolare e solo in quel momento mi accorsi che avevo una fame da lupi. Mi avviai verso la cucina , passando per il corridoio e sorpassando il piccolo bagno.
Arrivata nella sala dove volevo andare, mi avvicinai alla credenza per controllare se c'era qualcosa che potevo mangiare per un pasto completo, oppure solo di commestibile.

"Mh, vediamo" Aprii le ante della credenza e guardai il suo contenuto. Dei bicchieri di plastica, una busta di tovaglioli aperta, una mela ammuffita ed una scatola di cereali.
Mi sporsi verso quest'ultima alzandomi in punta di piedi e la afferrai con una mano. Nel fare questo gesto mi sbilanciai troppo in avanti e scivolai, chiusi gli occhi per paura dell'impatto ed appoggiai la mano libera sul lavello per sostenermi. Quando riaprì gli occhi ero ferma e la mia faccia si trovava a meno di un centimetro da alcuni coltelli da cucina posizionati con la punta verso l'alto. Avevo rischiato grosso questa volta. "Maledetta goffaggine e maledetta la persona che ha messo i coltelli in questo modo!" Pensai tra me e me, anche se probabilmente era stata la mia coinquilina Kyori a mettere gli aggeggi in quella posizione.

"Quando arriverà a casa sta sera gliene dirò quattro" pensai, mentre camminavo verso il tavolo al centro della cucina. Io e Kyori eravamo amiche sin dalla prima media e da pochi mesi avevamo deciso di affittare un appartamento e di andare a vivere insieme.
Lei era decisamente meno goffa di me, ma molto più esuberante, aveva i capelli rossi e ricci, gli occhi molto scuri, quasi neri, ed era abbastanza alta, io invece ero nella norma nel campo all'altezza, avevo i capelli castani e gli occhi color miele, quasi ambrati.

Mi sedetti su una sedia e guardai le scritte sulla scatola dei cereali, 'da consumare entro il 2014', molto probabilmente erano cose che la mia amica aveva portato dalla sua vecchia casa, dato che erano passati circa quattro anni dal 2014, decisi che forse era meglio andare in una caffetteria e fare colazione lì. Mi alzai, presi la scatola e la buttai nel sacco della spazzatura, poi tornai in camera a passo veloce ed aprii l'armadio. Guardai i vestiti appesi e li osservai con cura, quasi scannerizzandoli, per vedere se avevo qualcosa adatto ad una fresca giornata di autunno. Dopo poco optai per dei leggins neri, una maglia altrettanto nera e un maglione bianco a maniche corte, richiusi l'armadio e mi infilai i vestiti abbastanza di fretta, la mia pancia ed il mio stomaco reclamavano del cibo ed io non avevo intenzione di morire di fame.

Andai in salotto e presi il mio mp3 e il cellulare dal tavolino, per poi passare davanti all'attaccapanni per prendere la giacca, la misi ed infine uscii di casa. Scesi le scale in tutta fretta, quasi cadevo, aprii il portone d'ingresso al condominio e venni sommersa dal brusio della città. Mi fermai un attimo per guardarmi in torno, adoravo vedere quello che si trovava vicino a me, sin da piccola mi piaceva osservare, infatti pensavo, e penso tutt'ora, che guardarsi attorno, fermarsi un secondo ed immergersi nello splendore della vita sia un bene per la salute psicologica.

Guardai le persone in torno a me, vedevo le macchine sfrecciare sull'asfalto e sentivo i rumori che facevano da colonna sonora a quella scena, poi accesi il mio mp3, feci partire una playlist, mi misi le cuffiette ed iniziai a camminare: destinazione caffetteria!

Mentre camminavo continuavo ad osservare tutto quello che accadeva nella città. Era partita una delle canzoni che mi faceva pensare di più, ovvero Couple of Kids, la melodia era rilassante e le parole davvero belle, faceva riflettere molto a mio parere. Ero quasi giunta alla caffetteria. Arrivai a delle strisce pedonali e mi fermai. Mentre aspettavo lo scatto del verde presi il cellulare per guardare se mi erano arrivati dei messaggi, o se mi aveva chiamato qualcuno. Sbloccai la schermata inserendo il codice e aprii WhatsApp. Niente, nessun messaggio o chiamata. Controllai anche gli SMS, tanto non avevo nulla da fare se non aspettare. Nemmeno lì c'erano messaggi, nessuna chiamata persa. "Bhe, meglio così" pensai mentre tornavo alla schermata principale e la scrollavo cercando Candy Crush. "Vuol dire che non è successo nulla a Kyori e che la TIM non ha altre offerte "vantaggiose" da propormi". Continuavo a cercare il gioco tra la miriade di applicazioni che avevo installato. Forse era giunto il momento di ascoltare la mia coinquilina e organizzare tutto quel caos in cartelle. Mi misi quindi a suddividere tutto in gruppi, i social, le app per lavoro, i giochi e quant'altro. Finii di suddividere tutto proprio allo scattare del semaforo verde, riposi il cellulare nella borsetta ed attraversai.

Arrivai finalmente a destinazione, spinsi la porta della caffetteria ed entrai. Il campanellino che segnalava l'entrata di un cliente suonò ed io mi sedetti ad un tavolino.

Il locale era molto carino e luminoso, profumava di crema pasticcera. I tavolini erano piccoli, eccezione per le due tavolate all'esterno, coperte da un telo di plastica bianco. Su ogni tavolo erano posizionati un porta tovagliolini di carta e una piccola boccia piena d'acqua contenente dei fiori. Appena entrati si notavano degli specchi posizionati su tutta la parete in fondo al locale, proprio di fronte al tavolo in cui mi trovavo io. Alla mia destra c'era il bancone del barista e tra me e la parete di specchi un espositore di pasticcini. La cassa invece si trovava sulla mia sinistra, isolata dal resto del locale. Si vedeva che tutto era ben curato e che i proprietari tenevano all'estetica del luogo

Ripresi il telefono mentre aspettavo che un cameriere mi si avvicinasse, sbloccai di nuovo lo schermo e subito notai che un' applicazione non era in nessuna cartella. Guardai bene l'icona, non ricordavo di aver installato nulla di simile. L'icona aveva lo sfondo nero ed una scritta dorata che occupava praticamente tutto lo spazio, "RFA". Ero veramente confusa, non avevo mai visto quell'applicazione prima, forse era uno scherzo che mi aveva fatto Kyori, anzi, sicuramente era così.

<Salve signorina, vuole ordinare?> alzai lo sguardo e mi trovai faccia a faccia con una cameriera <Oh sì, vorrei un cappuccino ed uno strudel> risposi accennando un sorriso <Arrivano subito> la donna se ne andò spostandosi una ciocca di corti capelli biondi dal viso.

Ripresi a guardare il cellulare, stavo per scrivere alla mia coinquilina per chiederle se sapeva qualcosa dell'applicazione, quando il cellulare squillò. Abbassai la barra delle notifiche e vidi che avevo ricevuto un messaggio su quell'app. Schiacciai la notifica e lo schermo diventò nero. Dopo un po' una schermata piena di scritte verdi si aprì.

Unknow
Puoi vederlo?

Ero indecisa sul da farsi, uno sconosciuto mi aveva appena scritto, non era una cosa che succedeva tutti i giorni.

Unknow
So che non è da tutti i giorni ricevere messaggi da uno sconosciuto, ma per favore, se riesci a leggere rispondimi

Questo tipo deve essere un leggi-mente.

Rika
Sì, riesco a vederlo, ma tu chi sei?

Non capivo come mai il mio account era rinominato "Rika" e non col mio nome, Kyori si stava davvero impegnando con questo scherzo...

Unknow
Grazie a Dio... comunque, mi aiuteresti in una cosa?

Sì certo, aiuterò di sicuro uno sconosciuto di cui non so nemmeno il nome per qualche compito misterioso, non sono ancora così rincoglionita.

Rika
No, non pensare di ingannarmi così facilmente, Kyori, lmao

Unknow
Kyori? Oh, no, non spaventarti, sono un universitario e sono in gita, ho trovato questo cellulare con solo quest'app ed il tuo contatto, mi chiedevo se potessi aiutarmi a trovare il proprietario del telefono.

Questo tipo iniziava ad essere ancora più sospetto, poteva essere Kyori, ma la percentuale era quasi sotto lo zero... avrei provato a dargli corda e se le cose si fossero complicate avrei disinstallato l'applicazione e chiamato la polizia postale.

Rika
Uhm, ok, ti aiuterò, che devo fare?

Unknow
Grazie a Dio

Rika
?

Unknow
Oh? Scusa, non ti ho detto che sono religioso ^^''

Interessante credo? Bhe, in realtà mi importava cosa dovevo fare. Mentre aspettavo una risposta da "Unknow" la cameriera tornò <ecco il suo cappuccino> e posò una tazzina sul tavolo <Ed ecco il suo strudel> e mi lasciò un piatto con uno strudel che occupava quasi tutto lo spazio disponibile, non lasciando intravedere quasi nessun pezzo di ceramica. La bionda poi appoggiò le posate sul tavolo e se ne andò sorridendo. Addentai un pezzo di strudel, era davvero buono.

Il cellulare squillò, sbloccai la schermata e poi aprii la notifica

Unknow
Comunque, dovresti andare a questo indirizzo ^^

E il contatto mandò un link, lo aprii e controllai l'indirizzo, distava circa un quarto d'ora a piedi dalla caffetteria, così decisi di andarci. Presi lo strudel, lo avvolsi in alcuni tovagliolini, lo misi in borsa, finii di bere il mio cappuccino e poi pagai la cassa. Salutai prima di uscire ed infine varcai la porta.

Rika
Ci sto andando.

Riposi l'mp3 nella borsa e cominciai ad incamminarmi verso l'indirizzo, sempre controllando su google maps se prendevo le strade giuste. Dopo un po' arrivai a destinazione e mandai un messaggio ad Unknow

Rika
Sono arrivata

Unknow
Bene! Dovresti riuscire ad entrare nel condominio, la porta dovrebbe essere aperta. Ultimo piano

Tirai la porta verso di me e in effetti si aprì, cominciai a salire le scale verso l'ultimo piano. Quel tipo stava cominciando ad essere inquietante, come poteva sapere qual era l'indirizzo? E come sapeva che la porta era aperta? Cominciavo ad essere inquietata. Continuavo a salire fino a che non arrivai all'ultimo piano.

Rika
Sono qui, che devo fare?

Unknow
Vedi nulla? Tipo una password? ^^

Effettivamente un dispositivo per inserire una password c'era, ma non ero più sicura di voler continuare quel "gioco".

Rika
Mh, nope. Nessuna password qui.

Unknow
Sicura? Non c'è proprio nulla?

Rika
No, nulla, senti, è stato divertente, ma forse è meglio che vada.

Cominciai ad indietreggiare verso le scale, man mano che procedevo aumentavo il passo... avevo come la senzazione che qualcuno mi guardasse, che mi stesse osservando... il telefono emise una vibrazione

Unknow NON DIRE CAZZATE FRANCINE, SO CHE C'È LA PASSWORD.

Non poteva essere, non poteva sapere il mio nome, mi misi a correre verso le scale, avevo paura. Ero stata una stupida a fare questa cosa, ormai ero sicura che il contatto non era Kyori, non si sarebbe mai rivolta così a me. Correvo a perdifiato verso le scale, attraversavo il corridoio sperando che la mia senzazione non fosse fondata. Una figura mi si piazzò di fronte. D'istinto mi bloccai, ma forse troppo in fretta, dato che caddi all'indietro sbattendo la schiena.

<No, no, no Francine> la sagoma mi si avvicinò mentre io cercavo di alzarmi, continuavo però ad indietreggiare. <Avresti dovuto ascoltarmi> alzai lo sguardo verso la figura, sembrava un ragazzo, portava un cappuccio ed un passamontagna, l'unica cosa che potevo vedere di lui erano gli occhi. Degli occhi verde acqua, color menta. Finalmente riuscii ad alzarmi e cominciai a correre verso le scale <SMETTILA DI CORRERE, IDIOTA> il ragazzo mi bloccò di nuovo la strada e mi prese il polso. Cominciai a dimenarmi, ma la sua stretta sul polso era troppo forte. <Perché non hai fatto quello che ti ho scritto Franc?> il ragazzo tirò il mio braccio verso di se, in modo da averlo disteso e con l'altra mano prese una siringa, pensavo che soffrisse di bipolarismo, un secondo mi parlava come se fossimo amici da una vita e l'altro mi minacciava. <NON DIMENARTI, PORCA TROIA.> cominciai a dimenarmi ancora di più, le lacrime cominciarono a scendere sul mio viso, bagnando la mia pelle <SMETTILA DI MUOVERTI!> e stranamente, lo feci, smisi di muovermi, ormai era finita, non potevo liberarmi, lui era molto più forte di me. <Brava, così, dovresti ascoltarmi sempre> il ragazzo prese la siringa, toccò il mio braccio per trovare la vena e poi mi conficcò l'ago nella carne. Non mi fece poi così male, era simile alla senzazione degli esami del sangue. <Non sei così stupida allora> e mi lasciò il braccio. Certo che questo era proprio stupido, cominciai a correre sulle scale, verso l'uscita. Forse pensavo di averla scampata, di riuscire ad uscire da quel condominio, ma in cuor mio sapevo che non era finita. La testa cominciò a girarmi e con lei anche le cose intorno a me, la mia vista si annebbiò ed io caddi a terra. Svenuta.

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