X
Tum tum.
Tum tum.
<<Okay, okay...fermi adesso.>>
Tum tum.
I macchinari suonarono, segnalando attività cardiaca.
<<Il cuore ha ripreso a battere.>>
Annunciò l'infermiera.
Tutti nella stanza tirarono un sospiro di sollievo.
<<Portiamolo in terapia intensiva.>> Ordinò il medico.
<<Sì.>>
Kirishima poté sentire la barella muoversi, spinta, o forse trascinata, dagli infermieri.
Il rumore di una porta che si apriva.
I suoi amici in fila ad attenderlo, mentre sfilava loro dinanzi, in fin di vita.
Tutti piangevano e si stringevano l'un l'altro.
<<È andato in arresto, lo portiamo in terapia intensiva. Avvisate la famiglia.>>
Sentì dire.
Un'altra voce sconosciuta rispose con un mesto "Sì!".
La barella correva per i corridoi.
Tutto era confuso.
Le luci del soffitto scorrevano su di lui, realizzando un effetto ipnotico.
Le orecchie gli fischiavano, i suoni erano ovattati.
In pochi secondi, svenne di nuovo.
Quando rinvenne, al suo capezzale c'era solo suo padre.
Era seduto su una sedia a lato del letto, i gomiti sulle lenzuola, la faccia tra le mani.
Piangeva.
Sembrava davvero scosso.
Kirishima guardò prima lui, poi la stanza attorno a sé.
Le pareti bianche, austere.
Alla sua sinistra, stesa nel letto accanto al suo, una ragazza.
Intubata.
Incosciente.
Ai piedi del suo letto c'era una donna giovane, forse la sorella, intenta a leggere un libro.
Il viso stanco, gli occhi scavati dall'insonnia.
Kirishima voltò il capo a destra.
Sgranò gli occhi.
Nel letto accanto al suo, incosciente ed intubato a sua volta, c'era Katsuki.
Accanto a lui sua madre.
Le guance scavate dal digiuno e gli occhi rossi dal pianto.
<<Ka... Katsuki...>> Mormorò sovrappensiero.
Il bruciore al petto si alleviò un poco.
Suo padre lo udì ed alzò di scatto il capo.
<<Eijirou!>> Esclamò, <<Grazie al cielo, sei sveglio...come stai?>> Gli strinse forte la mano con le lacrime agli occhi.
Lacrime colme di gioia.
Kirishima non poté trattenersi dal sorridere.
<<Bene, ma...papà...dove sono?>>
<<Aspetta un attimo, non parliamone ora, okay? Vado a chiamare i medici, tu non parlare...non affaticarti, va bene?>>
Si alzò di scatto e corse fuori dalla porta.
Kirishima lo seguì con lo sguardo ed i suoi occhi caddero inevitabilmente sulla madre di Bakugou, intenta a stringere la mano di suo figlio.
Lei ricambiò il suo sguardo e sorrise.
Un sorriso stanco, ma gentile.
<<Sono felice che tu stia bene, Kirishima.>>
Negli occhi di Eijirou affiorarono alcune lacrime.
<<Mi...mi dispiace...>> Mormorò.
<<E di cosa?>> Chiese lei, <<Non hai colpe, caro...>>
Kirishima avrebbe voluto poter dire altro.
Per la prima volta in vita sua, sentiva di doversi scusare per ciò che provava, come se fossero stati i suoi sentimenti ad aver ridotto Katsuki in quello stato.
È per causa mia che si è trattenuto, pensò, è per non ferire me che ha nascosto quello che provava fino a ridursi così.
Kirishima non poteva fare a meno di sentirsi responsabile per quanto accaduto, anche se sapeva di non esserlo.
Non pienamente.
Non fece in tempo a rispondere, per quanto avrebbe voluto: suo padre entrò a tutto spiano, seguito dai medici.
Fecero i loro accertamenti dopodiché trascinarono Kirishima fuori dalla terapia intensiva, lontano da Katsuki.
Eijirou entrò dalla porta, trascinando con sé la flebo inserita nel suo braccio.
Si sentiva un po' meglio.
Comunque uno straccio, ma meglio.
Katsuki era sotto anestesia totale, stava lungo disteso su un letto candido con attaccati addosso numerosi elettrodi e la maschera respiratoria posta sul viso.
Al suo capezzale non c'era nessuno.
Kirishima pensò fosse una fortuna.
Si avvicinò e gli sfiorò il braccio inerte.
Alcune lacrime emersero dai suoi occhi.
Salì con la stessa mano e gli accarezzò dolcemente il viso.
Esitò.
Non riusciva a smettere di pensarci.
Quella fastidiosa domanda gli ronzava per la mente come una zanzara sibilante.
<<Katsuki...rispondimi, ti prego...>> attese, <<Di chi ti sei innamorato?>> Chiese infine.
Attese con trepidazione una risposta.
Attese che Katsuki si svegliasse con un urlo e lo facesse sobbalzare in perfetto stile "scherzo alla Kaminari", come spesso succede nei film.
Ma la vita non è un film, pensò, la vita è uno schifo.
La domanda che aveva posto al biondo ed alla quale fremeva per avere una risposta, cadde inevitabilmente nel vuoto.
~
A domani con il prossimo.
Ciau :)
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