IV
Kirishima aprì la porta di casa, salutò suo padre e si avviò verso la propria camera.
Buttò il borsone nell'angolo tra il letto ed il sacco da boxe, prese dalla mensola un piccolo taccuino rosso e una penna che si mise tra i denti.
Si sedette alla scrivania ed aprì il taccuino con entrambe le mani, esaminandone il contenuto.
Lasciò scorrere le pagine fino a quella interessata.
In alto vi era scritto a lettere cubitali:
PROGRESSIONE DELL'HANAHAKI
Sotto vi erano annotati tutti gli aggiornamenti relativi alla malattia.
La lenta degenerazione, ciò che la faceva regredire e ciò che la portava a peggiorare vertiginosamente.
Sotto la voce "Guarigione" annotò "Tempo speso in sua esclusiva compagnia", mentre sotto la voce "Degenerazione" scrisse "Gelosia/Contatto con altri".
Concluse che quella malattia fosse una forma di amore estremamente tossico, forse poteva essere anche la causa di molti delitti passionali.
Prese il computer poco distante da lui, lo avvicinò a sé e lo aprì.
Dopo averlo acceso, iniziò a cercare su Google informazioni sull'Hanahaki e la sua eventuale correlazione con casi di relazioni tossiche, sfociate in vere e proprie stragi.
<<Recenti studi hanno affermato che chi soffre di Hanahaki, sembra non guarire mai veramente, neanche se ricambiato.>> Lesse, <<Tuttavia, in presenza dell'amato, la malattia sembra sia come sopita, e cessi di ferire il proprio ospite.
Essa sembra ripresentarsi in forma più o meno grave in maniera direttamente proporzionale al tempo passato in presenza o in assenza della persona amata.
A seguito di tale scoperta, sono quindi nate teorie secondo cui l'Hanahaki potrebbe essere alla base delle famose relazioni malate e deviate, o definite anche tossiche, dalle ultime generazioni.>>
Kirishima deglutì.
<<L'ipotesi principale si pensa sia la seguente:
se i soggetti A e B, entrambi malati di Hanahaki s'innamorano reciprocamente, possono considerarsi ricambiati, e possono quindi iniziare la loro convivenza insieme.
Tuttavia, è cosa nota che chi soffre di Hanahaki è in grado di stare bene solo ed esclusivamente se ha con sé la persona amata, e se passa del tempo con lei.
In una relazione sana, A e B continuerebbero le loro vite, andrebbero normalmente a lavoro, uscirebbero con gli amici, coltiverebbero le rispettive passioni, sopportando il dolore causato dalla temporanea condizione di lontananza, per poi ritrovarsi a fine giornata e stare nuovamente bene.
In una relazione tossica però, il soggetto A, non essendo in grado di sopportare alcun tipo di dolore, anche minimo, dovuto alla lontananza, tenderà ad isolare il/la compagno/a (B) dal resto del mondo, trattendolo/a dal lavoro, inducendolo/a a tagliare pian piano i ponti con i propri affetti.
In tutto questo, B, essendo innamorato/a di A, nonostante eventuali dubbi ed insicurezze, finirà comunque per assecondare il suo volere, perdendo ogni tipo di contatto con i propri amici ed i propri cari.
A e B, col tempo, diventeranno quindi un'entità unica, finiranno per isolarsi dal resto del mondo, arriveranno ad un punto in cui non potranno più vivere distanti, perché ogni tipo di dolore relativo alla lontananza potrebbe portarli ad impazzire.
Tuttavia, non è sano per due persone vivere costantemente insieme, che queste si amino o meno, perciò spesso e volentieri questa convivenza perenne porta a periodi d'intensa frustrazione, che sfociano in litigate, violenze domestiche, e nei casi più estremi, in veri e propri omicidi.>>
Kishima sgranò gli occhi.
Ciò che stava crescendo dentro di lui era... abominevole, peggio di un cancro.
Scosse il capo e riprese a leggere, nonostante si sentisse particolarmente a disagio.
<<Da qui si dirama una realtà interessante. È un'ipotesi ormai da tempo confermata, nonostante sia ancora oggetto di studio.
In pratica, se al culmine di una lite, A dovesse finire per uccidere B, il dolore provocato da tale gesto non sarà affatto straziante come si potrebbe pensare, bensì, risulterebbe assente.
Uccidere la persona amata, è quindi la terza delle opzioni a noi già note, che permetterebbe ad un soggetto di liberarsi dal decorrere della malattia.>>
Kirishima sgranò gli occhi.
Rimase quasi affascinato da quanto aveva appena letto.
<<Però è...un paradosso...>> Pensò ad alta voce.
Se davvero si ama qualcuno, non lo si uccide...
Aggiunse dentro di sé.
Kirishima capì che uno dei pochi modi per poter sopravvivere all'Hanahaki era anteporre la propria vita a quella di Katsuki.
Scegliere se stesso al suo posto.
Comprese che quel metodo, non faceva affatto per lui.
~
Scusate per ieri, ma è stata una giornata molto impegnativa e non sono riuscita a pubblicare.
Spero la storia vi stia piacendo.
A domani :)
Bacini <3
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