Capitolo 7

 Martina

"Quindi, non farlo mai più" insisto guardando Erik negli occhi.

"Va bene", promette, "adesso però, possiamo andare ad allenarci?"

"Non ancora", rispondo tranquilla, "sto aspettando Asia, dovrebbe arrivare tra poco."

"Ancora tua sorella", borbotta tirato, "non può raggiungerci in camera?" chiede passandosi entrambe le mani tra i capelli "Siete impossibili voi due!"

"Non dovrebbe già essere arrivata?" domanda Stefan indicandomi l'orologio.

"Accidenti, direi di sì, sono già le nove, è tardissimo!" esclamo con ansia "provo a chiamarla per vedere se è tutto ok" spiego andando a prendere il cellulare.

Entro in camera, il letto disfatto e il disordine mi ricordano il pomeriggio di fuoco che abbiamo avuto.

Nascosto, sotto una camicia color limone intravedo l'oggetto. Finalmente lo prendo tra le mani, il display lampeggia con una busta giallina "Mi è arrivato un messaggio" dico ai due uomini che fanno capolino dalla porta.

"Chi è?" domanda Stefan con interesse.

"Asia."

Un meraviglioso sorriso appare sulle mie labbra.

"Perché quel sorriso?" domanda avvicinandosi a me "Buone notizie?"

"Meravigliose, direi" rispondo premendo il tasto rosso "non viene."

"Come mai abbandona la sorellina?" s'intromette Erik con ironia.

"Non mi abbandona", replico allegra, "è uscita con un uomo, Dio lo volesse che si svagasse un po'!"

"Speriamo, è da quando la conosco che fa la vita di una reclusa", afferma Stefan sorridendomi con amore, "si merita anche lei un po' di felicità."

"Deve essere speciale", spiego con trasporto, "altrimenti non sarebbe mai uscita con lui."

"Credevo che le interessassero le donne" dichiara Erik sulla nostra allegria.

"Ma figurati" allontano l'idea con la mano e aggiungo ridendo "ce ne hai di fantasia, ti assicuro che a lei piacciono gli uomini e come, solo che dopo l'ultima batosta non ne voleva più sapere."

"Capisco" replica rimanendo alcuni istanti in silenzio poi, tornando a guardarmi aggiunge "visto che tua sorella è felice e contenta, adesso possiamo andare ad allenarci?"

"Certo!"confermo e con passo spedito lo seguo nella sala d'addestramento.

"Da oggi iniziamo con le cose serie" m'informa fermandosi davanti a uno dei due armadietti di legno.

Agilmente apre le ante mostrandomi il suo sconosciuto contenuto e, sorridendomi da sopra una spalla, mi invita a scegliere.

"Prego" dice spostandosi e presentando l'arsenale.

Ricordo bene l'ascia bipenne utilizzata per decapitare Anya, ma non avevo chiesto niente e, adesso, sembro una bambina davanti a una sorpresa.

"Sono meravigliose!" esclamo avvicinandomi "sono tutte vere?" domando non riuscendo a nascondere l'incredulità.

"Originali" risponde Erik con orgoglio "questa spada l'ho utilizzata durante la guerra dei trent'anni, mi sembra nel 1618" inizia illuminandosi al ricordo "questa, durante la battaglia di Waterloo, questa, invece, più corta la comprai in Prussia."

"Aspetta" supplico estasiata e intimorita dalla loro perfezione "sembrano nuove, com'è possibile?"

"Ho molte doti", risponde senza mutare l'espressione sicura degli occhi, "tutti questi anni devono pur essere stati utili a qualcosa."

Sorrido galvanizzata e fisso lo sguardo su una spada dalla forma strana, la lama tende ad allargarsi all'estremità come una mezza luna, un'incisione arabesca ne delinea l'orlo, mentre l'impugnatura è composta da un intreccio di immagini.

"Questa?"

"Ottima scelta" si complimenta sollevandola dal suo supporto, la osserva con uno sguardo carico di significato "questa l'ho rubata ai turchi durante la mia fuga" spiega d'impulso, poi tornando serio, aggiunge "una delle mie preferite."

"Posso?" domando stranamente intimidita, solo vedendo le sue armi, sono riuscita a comprendere quanto longeva sia la sua vita.

"Prendila" dice porgendomela come si faceva con i cavalieri.

La lucida lama, messa in orizzontale sulle sue palme, brilla con le luci della stanza. Con orgoglio allungo le mani per prenderla, la mano destra raggiunge l'elsa, mentre la sinistra si posa timidamente sotto la lama.

"È un onore per me poterla usare" ammetto con occhi lucidi.

"È un onore per me donarti la spada che staccherà la testa al Barone" replica convito e aggiunge sorridendo "ora però devo insegnarti a usarla."

"Forse è meglio" concordo indietreggiando di alcuni passi.

"Amore, non devi giocarci a Baseball" scherza Stefan avvicinandosi a me.

"È pesante" obietto non appena toglie la mia mano sinistra dall'elsa.

"Non è una spada a due mani" spiega divertito dalla mia espressione, "non potrai maneggiarla bene così!"

"Ho capito, ma pesa" insisto infastidita dalla sua risata.

"Vorrà dire che per prima cosa fortificheremo le tue braccia e, poi, ti insegnerò a combattere" dice Erik avvicinandosi a noi e, allungando una mano, si riappropria della sua spada.

"Allora cosa facciamo?" chiedo un po' delusa.

Ero così contenta all'idea di imparare a usare una spada, che adesso sono terribilmente triste.

"Facciamo un po' di pesi per le braccia e per i polsi, vedrai che nel giro di poco tempo sarai pronta" tenta Stefan di addolcire la mia sconfitta.

"E se scegliessi una spada a due mani?" chiedo speranzosa.

"Non la solleveresti neanche da terra", spiega Erik divertito, "sono armi create per dei guerrieri, non devi prendertela se prima di usarle devi allenare il tuo fisico" prova anche lui a consolarmi.

"Se può interessarti, le tue parole non mi confortano" lo informo con il broncio.

"Non volevo consolarti", ribatte sorridendo, "ho detto solo la verità."

"Come poteva essere il contrario" borbotto avvicinandomi alla panca.

"Tieni" dice Stefan porgendomi i pesi.

Sconfortata, mi siedo sul bordo e, tristemente, inizio con le serie che mi spettano.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top