Capitolo 26
Asia
La voce di Erik, così bassa e profonda, è un'autentica melodia. Continua a leggere ininterrottamente da ore e ancora non abbiamo trovato niente di quello che cerchiamo, ma non si arrende.
"Un altro testo è andato" m'informa chiudendo il tomo con un tonfo.
"L'ultimo" preciso con un sospiro.
"Non abbiamo nient'altro?"
"Li abbiamo letti tutti" mormoro coprendomi gli occhi con le mani "adesso, cosa facciamo?"
"Ci deve essere qualcosa che non abbiamo letto" insiste alzandosi in piedi.
"Sicuramente, ma non tra questi libri", spiego agitata, "non so dove cercare, Erik" la mia voce fuoriesce come un lamento.
Sono stanca e oltremodo disperata.
"Devo andare" aggiunge guardando fuori dalla finestra "sta per sorgere il sole."
Queste parole mi giungono come una sferzata.
"Ok" mormoro alzandomi in piedi.
"Cerca di resistere fino a stasera, troveremo una soluzione, te lo prometto" afferma posando le mani sulle mie spalle.
Il suo tocco leggero ha un effetto rincuorante.
"Ho paura di non riuscirci" ammetto tirando indietro la testa per guardarlo negli occhi.
Mi sento così fragile tra le sue mani.
"Ce la farai, anzi, ce la faremo", ripete convinto, "cerca di riposare un po', stasera continueremo insieme."
Senza neanche accorgermene corre via, lasciandomi preda delle mie ansie e paure.
*****
"Dove stai andando?" la voce di Erik piomba potente nel silenzio della mia stanza.
Inevitabilmente sussulto portandomi una mano sul cuore.
"Vuoi farmi morire?" lo accuso lanciandogli un'occhiataccia che poi muta non appena i miei occhi annegano nei suoi.
Ci leggo così tanta preoccupazione che mi si scioglie il cuore.
"No di certo, scusami, la finestra era aperta e sono entrato senza pensarci" si mortifica reggendo lo sguardo.
"Tranquillo!" accenno un sorriso e rispondo alla sua domanda, "Ho passato tutta la giornata su altri testi inutili. Qui non c'è niente" specifico chiudendo la valigia.
"Quindi hai deciso di farti una vacanza?" domanda, scettico.
"Ho deciso di andare a Lauenbrug. Ho pensato, che magari nella città del Barone troverò qualcosa."
"Da sola?"
"Dovresti saperlo che sono in grado di difendermi" rispondo abbozzando un sorriso.
"Ho un'idea migliore" propone avvicinandosi.
Il mio stupido cuore sobbalza nel petto in attesa. Nell'eccitante attesa che si nutra nuovamente di me.
Deglutisco a vuoto mentre sento le sue dita posate sulle mie braccia nude.
"Sentiamo?" chiedo interessata, ma la voce esce roca.
"Ci facciamo teletrasportare da Stefan, nessun viaggio in aereo e domani mattina saremo di nuovo qua come se non fosse successo nulla" propone con occhi scintillanti.
"Cosa credi che troveremo in piena notte?" inquisisco scettica, anche se l'idea del teletrasporto mi elettrizza.
"Un tentativo", risponde stringendosi nelle spalle "se poi non dovessimo trovare niente, puoi sempre rimanere là."
"Ok", concordo sollevata, "in effetti bisogna sprecare il minor tempo possibile."
L'osservo mentre compone il numero di Stefan, sembra così felice all'idea di partire, che stento quasi a riconoscerlo.
Neanche il tempo di chiudere la comunicazione che mio cognato è già davanti a noi.
"Cosa faccio con tua sorella se dovesse svegliarsi?" domanda seriamente preoccupato. I suoi bei lineamenti dimostrano chiaramente la tensione accumulata in questi giorni.
"Dovrebbe dormire perché le ho rinnovato l'incantesimo da poco, comunque sarebbe meglio se la legassi" ammetto senza giri di parole.
"Allora farò così", concorda prendendomi la mano, "ora trattieni il respiro, dura un secondo" mi avvisa prendendo la mano di Erik e nel tempo di un respiro, siamo in un'altra città.
"Ci vediamo più tardi" ci saluta subito svanendo nella solita nuvola di fumo.
"Adesso, dove andiamo?" mi chiede Erik guardandomi dall'alto del suo metro e novanta.
"Non lo so ancora", ammetto con sincerità, "per ora passeggiamo e guardiamoci intorno, qualcosa sarà."
"Piano diabolico!" esclama con ironia.
"Dovresti darmi una mano e non mozzare la mia" ribatto stizzita.
"Lo sai che ti darei qualunque cosa" replica con un sorriso malizioso sulle labbra.
Questa mi mancava! Penso incredula.
"Ah si?" domando scettica, cercando il suo sguardo nella notte.
"Pensavo che lo avessi capito" risponde senza staccare gli occhi dai miei.
"Scusa, ero rimasta a quando mi hai detto che sono la persona più odiosa che tu abbia mai conosciuto" ironizzo spostando lo sguardo davanti a me.
Sostenere la loro profondità adesso, mi risulta difficile.
"Infatti, è così", conferma divertito, "ciò non toglie che farei qualsiasi cosa per te."
Incredula torno a guardarlo. Sulle sue labbra è apparso un sorriso seducente e sincero, che mette in risalto la perfezione dei suoi denti bianchi e che amplia in me, l'emozione scaturita da questa rivelazione.
Il cuore inizia a battere furioso nel mio petto e non so come fermare la sua corsa.
"Rischi una tachicardia, così!" ironizza, continuando a guardarmi dritta negli occhi.
"Lo trovi divertente stuzzicarmi, vero?" domando spostando lo sguardo alla ricerca di qualche indizio.
In realtà è solo un vano tentativo di allentare l'agitazione del mio corpo.
"Ammetto, che è piacevole sapere di eccitarti solo con le parole" rivela con voce suadente.
A queste parole torno a guardarlo. Si è avvicinato di qualche passo ed è maledettamente affascinante.
D'istinto più che di ragione, il mio corpo reagisce alla sua provocazione. Un sorriso seducente m'illumina il volto mentre mi avvicino a lui senza dire nulla e, aggrappandomi al suo collo, lo attiro a me.
Le mie labbra si posano sulle sue, fredde come ghiaccio, immobili e non partecipi a questo bacio che sembra essere solo mio. Nonostante la non risposta continuo a muovere le mie labbra sulle sue finché, l'iceberg non si scioglie, schiudendosi con il mio calore.
Con un desiderio sconvolgente insinuo la mia lingua nella sua bocca, il freddo e il caldo si scontrano in una lotta senza vincitore e finalmente sento la sua risposta. Mi sento sollevare da terra con una presa forte, d'impulso allaccio le gambe ai suoi fianchi per sentirlo più vicino, mentre lui appoggia la mia schiena contro un antico lampione. Con ardore spinge il bacino contro il mio, facendomi fremere come non mi succedeva da tempo. Le sue mani iniziano a muoversi avide sulla mia schiena, mentre le sue labbra voraci mi fanno sussultare ad ogni invasione della sua lingua. Il cuore galoppa furioso nel petto e accelera, quando si stacca da me per tornare a guardarmi negli occhi. Le farfalle nello stomaco sono uno scherzo rispetto alla tempesta che si sta agitando dentro di me. Riprende a baciarmi con più foga, stringendomi il fianco per poi risalire al seno e donarmi una scarica che non credevo di poter provare. Il respiro si blocca mentre il cuore impazza e nonostante non desideri altro che continuare, il ricordo di Martina mi riporta alla realtà.
Con un notevole sforzo punto il mio braccio tra di noi costringendolo a staccarsi.
I suoi occhi adesso sono scuri e profondi come le acque dell'oceano.
"Vorrei poter sentire il tuo cuore, adesso" ammetto ansante.
Vano tentativo di fare ironia.
"Se potessi, ti accorgeresti che ho appena avuto un ictus" risponde con voce roca e profonda.
"Lo prendo come un complimento" replico con il fiato corto, i suoi continui bacetti fugaci mi tolgono il respiro.
Ride facendomi scendere e poi si allontana da me di alcuni passi "E fai bene perché lo è" risponde passandosi entrambe le mani tra i capelli corti. "Dammi solo un minuto" aggiunge dandomi le spalle.
Ne ho bisogno anche io! Penso ancora turbata dalla miriade di sensazioni che mi ha fatto provare.
"Certo", rispondo abbandonandomi al lampione, ho le gambe molli, "così poi possiamo continuare la ricerca" spiego, fingendo una tranquillità che in realtà non provo.
"Giusto" concorda voltandosi e, sorridendomi, attendiamo che passi il minuto.
*Mio spazietto*
Siete un pochino contente? :-)
A presto!
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