Capitolo 25
Erik
La gola brucia per la sete che, prepotente, solletica il mio appetito non facendomi quietare.
Accidenti a te!
Seguo i suoi movimenti quasi ipnotizzato. L'odore del suo sangue, adesso, s'insinua nelle mie narici con il suo aroma, dolce e delicato.
Deve essere squisito!
"Mi dai una mano?" la sua voce irrompe nel mio delirio.
"Cosa?" rispondo da vero idiota.
"Erik, ma dove ce l'hai la testa?" chiede passandomi un volume in pelle chiara.
"Altrove", rispondo con onestà, "sei riuscita a scombussolarmi."
"Cosa ho fatto?" chiede con un lieve sorriso compiaciuto sulle labbra.
"È come chiedere a un uomo nel deserto se vuole un sorso d'acqua."
"Stai delirando!" replica divertita e aggiunge sedendosi sul divano al mio fianco, "Ne sono quasi sicura."
"Forse!" mormorò mordendomi l'interno del labbro per non azzannare lei.
"Traduci, per favore" insiste indicandomi il testo.
"Sei proprio senza cuore" borbotto in modo teatrale.
"Vuoi dire che non lo senti?" chiede con la voce vibrante di malizia, mentre si porta una mano sulla parte alta del seno.
Un gesto che può essere insignificante per gli altri, ma è così maledettamente invitante per me.
Deglutisco a vuoto prima di ammettere con voce roca: "Oh, sì che lo sento."
"Erik, la traduzione", riprende con tono chiaro, fingendo di non avermi stuzzicato fino a un attimo prima, "Martina, bisogna pensare a lei."
"Lo so", rispondo dispiaciuto, "dammi qualche secondo per riprendermi."
"Riprenderti da cosa?"
"Riprendermi da questo strano e inspiegabile desiderio di bere il tuo sangue" rivelo avventandomi sul suo collo ma fermandomi a pochi centimetri dalla sua pelle.
"Non ne vedo il motivo. Sono stata io a offrirtelo", risponde con naturalezza, "e l'offerta è ancora valida."
"Quando sei diventata così gentile con me?" chiedo inspirando il suo profumo e sentendo la mia voce graffiare sulle note del turbamento.
"Siamo amici, adesso" mi ricorda, ma nella sua voce sento la leggiadra nota dell'eccitazione.
Come per me, anche per lei questa vicinanza è puro erotismo.
"Perché hai deciso di punirmi?" domando ancora, ma incapace di fermarmi lascio che le mie labbra sfiorino la morbidezza della sua pelle.
Sento il suo respiro bloccarsi nello stesso istante in cui l'ho toccata.
"Ti assicuro che punirti è l'ultima cosa che voglio" ammette con un filo di voce.
"E allora cosa vuoi?"
La mia voce suona bassa e vibra carica di desiderio riuscendo a sfiorarla e a farla fremere d'istinto.
"Non ne sono sicura", mormora con la voce spezzata dal respiro, "sono confusa."
"A chi lo dici!" rivelo sollevando il capo e, per un lungo istante, rimango a fissare i suoi occhi scuri, così profondi da potermi perderci.
"Adesso però dobbiamo pensare a Martina" soffia sul mio viso queste parole, capaci di scaldarmi e gelarmi allo stesso tempo.
"Lo so" sospiro avvilito per l'ennesima volta.
Sono sfinito.
Il desiderio sta avanzando dentro di me con un crescendo di sensazioni che oramai mi avvolgono completamente e mi rendono difficili la ragionare.
Sprofondo nello schienale e, quasi imprecando con me stesso, mi copro gli occhi.
"Ho bisogno di te, Erik" supplica al mio orecchio, stanca e combattuta forse più di me.
È la vita di sua sorella ad essere in pericolo e questa nostra attrazione ci ha colti quasi come una malia, nel momento peggiore.
Sento il suo respiro caldo sulla mia pelle e non posso fare a meno di provare l'atavico impulso di stringerla a me, me resisto rimanendo ad occhi chiusi.
"E io ho bisogno di te!"
Riapro gli occhi con una lentezza disumana e mi ritrovo il suo splendido viso a pochi centimetri dal mio.
"Dimmi cosa vuoi che faccia?"
La sua domanda suona come una proposta allettante e una miriade di risposte e suggerimenti affiorano nella mia mente spingendo la mia voce a pronunciarli, ma non posso.
Non devo perdere di vista il motivo della mia presenza qui.
"Sono troppo debole" ammetto confuso, perché non sono in grado di capire se è la fame a parlare o il desiderio.
Le vedo spuntare un timido sorriso sulle labbra: "Non ti odierò per questo!"
Si indica il collo, senza smettere di guardarmi negli occhi.
"Mi odierò io", dico inspirando il suo profumo, "è una specie di droga, non puoi capire."
"Smettila di protestare, Erik, voglio provare" rivela mordendosi un angolo del labbro inferiore.
"Vuoi provare?" ripeto inarcando un sopracciglio. Riesce sempre a sorprendermi.
"Ogni persona ha il suo segreto" continua stringendosi nelle spalle, "essere mordicchiata è il mio."
Sorride ancora, con un mix di maliziosa ironia che le illumina lo sguardo rendendola tragicamente ancora più seducente.
È la mia tentazione.
Si sporge in avanti appoggiando la mano sul mio torace per sorreggersi, è un innocente contatto, eppure mi brucia sulla pelle scatenando la mia natura.
Cacciando i tentennamenti dati dal saggezza allungo una mano sul suo fianco per avvolgerla alla vita e stringerla a me, mentre con deliberata lentezza faccio scorrere le mie labbra sulla sua gola fino a fermarmi dove il richiamo è più forte. I miei denti aguzzi affondano nella sua carne bollente, mentre un flebile gemito fuoriesce dalle sue labbra schiuse. Immediatamente il mio corpo viene invaso dalla sua forza incendiandomi e spingendomi a continuare. D'istinto la trascino a cavalcioni su di me. Il suo corpo tra le mie braccia vibra ad ogni tocco e il suo respiro trema ogni qualvolta il suo sangue scivola nella mia bocca.
Un altro ansito fuoriesce dalla sua bocca, mentre le sue mani affondano tra i miei capelli e il corpo si abbandona alle carezze, che inevitabilmente iniziano a scorrerle sulla schiena.
È tutto perfetto!
Con un notevole sforzo mi allontano dalla sua gola e, ancora stordito, appoggio le bocca sulle piccole ferite.
"Ti prego continua!" soffia piano ad ogni chiusi, bagnandosi le labbra arse dal desiderio.
"Te l'avevo detto che era come una droga" sussurro a mia volta, continuando a tenerla tra le mie braccia, ma questa volta osservo ammaliato il suo viso.
"Credevo che parlassi per te" replica schiudendo gli occhi.
La sua espressione estasiata fa nascere un sorriso colmo di maliziosa tenerezza: "È come fare l'amore, una volta provato non puoi più farne a meno."
Nell'udire le mie parole spalanca gli occhi, mette a fuoco la posizione in cui si trova e scende dalle mie gambe con una velocità sorprendente.
"Adesso puoi tradurre per me?" domanda portandosi una mano sul collo.
È talmente chiaro l'imbarazzo che mi viene da sorridere.
"Per favore non ridere" protesta aprendo un cassetto.
"Perché?" domando cercando di leggere i suoi pensieri.
Ogni tanto continuo a provarci.
"Dobbiamo concentrarci per Martina" dice legandosi un foulard al collo e aggiunge "non possiamo distrarci, adesso."
Quel adesso mi lascia una piacevole sensazione di attesa così concordo e guardandola negli occhi replico: "Nessuna distrazione."
Con un gesto della mano la invito a sedersi al mio fianco. Il suo profumo mi inebria e incita a riprendere da dove mi sono fermato, ma non sarebbe giusto né per lei né per Martina, così, obbligandomi, riprendo il testo tra le mani ma una sensazione conosciuta irrompe nella mia mente e mi blocca.
"Stefan!" dico guardandomi intorno.
"Cosa?" domanda confusa e nello stesso istante appaiono nella stanza Stefan e Martina.
"Cosa succede?"
"Si sta svegliando" risponde appoggiandola sul divano e lanciando uno sguardo supplichevole ad Asia.
"Ci penso io" lo tranquillizza ripetendo la stessa operazione della notte precedente.
In un battere di ciglia i muscoli di Martina sono nuovamente rilassati e pronti al riposo.
"Grazie!" sussurra Stefan passandosi una mano tra i capelli "non avrei potuto fermarla" ammette con stanchezza.
"Nessuno di noi riesce a farle del male", dico con trasporto, "per fortuna Asia può, dove noi falliamo."
"Meno male che ti sei votata alla magia" dice Stefan prendendo nuovamente Martina tra le braccia "la riporto a casa."
"Quando avremo novità te le faremo sapere" lo confortiamo all'unisono prima di vederlo svanire via.
Sposto lo sguardo su di lei e la vedo portarsi due dita davanti agli occhi.
"Ti senti bene?" chiedo avvicinandomi.
Sembra sul punto di svenire da un momento all'altro.
"Solo un secondino" risponde sedendosi sul divano e appoggiando la fronte tra le palme delle mani, respira a occhi chiusi.
"Hai mangiato qualcosa?" domando inginocchiandomi di fronte a lei.
"Ancora no."
"Da ieri?" inquisisco sorpreso.
"Devo pensare a lei" insiste sempre a testa bassa.
"Sì, ma non a discapito della tua salute. Da morta non servi a molto" borbotto sentendo una strana apprensione agitarsi dentro di me.
La lascio sola giusto il tempo di rovistare in cucina, non mangio cibo vero da quasi dieci anni, ma questo non vuol dire che non sappia come sia fatto.
"Per essere un essere umano non hai grandi provviste" le faccio notare passandole un pacchetto di cracker.
"Devo fare la spesa" risponde afferrando il pacchetto e ringraziandomi con lo sguardo.
"Leggi, per favore?" chiede appoggiandosi allo schienale, solleva le ginocchia al petto e inizia a sgranocchiare.
"Buon appetito!" le auguro sedendomi al suo fianco.
"Buona digestione!" replica lei sorridendo e, diligente, si prepara all'ascolto.
*Mio spazietto*
Contente?
Alla prossima!
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