Capitolo 24

       

Asia

Sollevando le ginocchia per appoggiarci il libro, ammetto: "Solo che molte parole non le capisco!"

"Come? Leggi i geroglifici e non conosci il prussiano" scherza scandalizzato.

"Non lo conosco bene" puntualizzo arrossendo.

Accidenti, quest'inusuale vicinanza mi turba e non è il caso!

"Vuoi che te lo traduca?" si offre, avvicinandosi impercettibilmente con il capo.

Una ventata di pino mi travolge e mi trovo a inspirare a pieni polmoni come se avessi trattenuto il respiro fino a questo momento. E forse lo stavo facendo.

"Magari!"

Gli consegno il testo imponendomi di concentrarmi su Martina e il Barone, ma quando le nostre dita si sfiorano distrattamente sul cuoio marrone della copertina, un formicolio si sprigiona al contatto e acceso calore mi fiorisce nel basso ventre cogliendomi del tutto impreparata.

D'istinto trattengo il respiro, ma inevitabilmente i miei occhi si immergono nei suoi.

Mi regala uno sguardo caldo che mi brucia sulla pelle.

Se ne accorto!

Il cuore sussulta a questo pensiero.

"Ok, ma devi lasciarmelo" sussurra con un sorrisino sensuale sulle labbra, mentre continua a guardarmi negli occhi. Fa scivolare lentamente le sue dita sulle mie senza interrompere il contatto con i miei occhi.

Solo quando li sposta sul libro riprendo a respirare.

Oh mio Dio! Penso confusa dalle piacevoli sensazioni che mi provocano le sue involontarie carezze.

"Sei pronta?" chiede tornando a guardarmi.

"Prontissima!" mento, mentre mi appoggio bene con la schiena sul divano per aspettare che inizi.

*****

da BlutderAntike

"Coperta bianca che ricoprivi le case con il tuo freddo colore. Distesa di ghiaccio, innanzi a me attendevi con dolore il suo passaggio. Notte, silenziosa e solitaria trasmigravi il terrore dei tuoi abitanti e indolente ti placavi nel non fiatar. Rumori funesti di zoccoli antichi, tremula era la fiammella della fiaccola innanzi a me che avvertiva il suo presentarsi.

Dal minuscolo vetro osservavo l'incedere suo, stanco e sicuro. Oh Signore, placida la mia anima nel non vederlo, ma luminosi dallo scuro cappuccio si illuminavano gli occhi suoi di brace.

Invocava il mio nome e le mie orecchie parevano non udir altro suono e la mia mente sembrava non voler sentir altro richiamo.

-Figlio- la voce era tremante nella mia vecchia gola.

-Padre- rispose con ruggito infernale.

Si scoprì il viso, mostrando a me il volto un tempo amato. Attraverso il vetro ancora potevo inspirare il suo odore andato.

-Lasciate accesso a chi è di vostro sangue uguale- supplicò nel suo modo infernale –non lasciate che la calunnia infami il nostro buon nome-

-Da Barone a contadino in breve per tuo errore- accusai con il cuore infranto.

-Che sia vampiro o meno, io sono vostro figlio- insistette dando sfogo alla rabbia –che sia mai esistito un simile mostro-

-Non ti lascio entrare- confermai con gli occhi pungolati da lacrime salate.

-Date a morte il mondo- minacciò senza rimpianto e lentamente lo vidi ripercorrere le stesse orme prima lasciate.

-Non è mia la colpa per il tuo abominio- giustificai più al mio cuore che al figlio.

-Non per il passato, ma per il futuro- sottolineò con voce amara –vivrò in eterno lasciando scie rosse su manti bianchi. Addio Barone- mi salutò salendo in groppa al suo destriero –colpa vostra per l'amore che avete negato a chi con buone intenzioni era venuto- biascicò galoppando lontano.

Distesa bianca che lo hai visto andare via, non temere, non manterrà il suo proposito per sempre. Anima vacua e falsi ricordi, non sentirò su di me la pesa del dolore per un sortilegio che lo ha reso tale. Non io sono il mostro, ma egli lo è, per suo volere, non mi pentirò per l'Amone Cumbe che quel giorno feci."

*****
La dolce musica della sua voce si ammutolisce all'improvviso. Alzo lo sguardo, non mi ero accorta che avevo appoggiato la testa sulla sua spalla.

"Scusa!" mi mortifico sollevando il capo "Ma ti assicuro che stavo ascoltando."

"Lo so" replica a pochi centimetri dal mio viso.

Cavoli, devo stare più attenta! mi rimprovero passando una mano tra i capelli nel tentativo di scacciare l'imbarazzo, ma inevitabilmente faccio cadere il già precario mollettone.

"Questo che ho tradotto può esserti utile?" domanda con interesse.

"In parte sì" rispondo aggiustando i capelli.

Probabilmente sembro Medusa.

"Quale parte?"

"Adesso so che devo cercare un sortilegio dal nome Amone Cumbe" spiego sorridendo.

"Bene, dove cerchiamo?"

"In un libro", rispondo guardando quelli sparsi sul tappeto, "ma ti avverto, non so in quale."

"Non ne hai mai sentito parlare?"

Sembra un investigatore.

"No, Sherlock", rispondo con un sorriso mentre mi alzo in piedi, "scusa, ho bisogno di bere."

"Anche io" risponde, nella sua voce vibra una nota di disperazione.

"Acqua?" chiedo con un sorriso imbarazzato.

"No grazie", risponde sorridendo all'idea, "sono stato stupido a non farlo prima di venire."

Stiro i muscoli del corpo anchilosati, troppe ore china sui libri e questo torpore ne è il risultato. 

"Accidenti, sei proprio preoccupato se ti sei fiondato qui senza esserti prima nutrito."

"Già!" mi imita mostrando maggiore eleganza della mia, "Adesso ne sento le conseguenze però, devo andare un attimo a casa. Torno prima che posso."

"Ho bisogno delle tue traduzioni" protesto, stranamente agitata, "non puoi andare."

"Ci metto poco, promesso" risponde sincero, ma ne ho proprio bisogno, rischio di svenire e poi chi mi muove."

"Sul serio, ho bisogno di te per capire queste cose, non posso da sola e la notte è corta e..."

Mi zittisce portandomi un dito sulle labbra "Mi ci vorrà poco, neanche cinque minuti in tutto" tenta di tranquillizzarmi, ma non ci riesce.

Non so se questo desiderio incontrollabile sia dovuto davvero alla carenza di tempo o ad altro.

"Te ne serve tanto?" domando d'istinto.

"Di cosa?"

"Come di cosa?" replico toccandomi la fronte, in modo disperato.

È colpa della carenza di sonno. Ipotizzo continuando a guardarlo negli occhi.

La ragione contro l'istinto in una lotta impari.

"Il necessario" risponde non intuendo i miei pensieri.

"Abbastanza da uccidermi?"

L'ho detto sul serio! Adesso penserà che sono pazza.

"Asia, forse non ti rendi conto" inizia a dire, ma lo interrompo nuovamente.

"Abbastanza?"

"No", risponde sconvolto dalla mia frenesia, "il tuo

organismo non se ne accorgerebbe neanche."

"Allora prendilo" dico porgendogli il collo.

"Asia, non ce n'è bisogno" insiste sconcertato, "davvero non c'è tutta quest'urgenza."

"Ti prego, non lasciarmi da sola!" lo sto letteralmente supplicando, "Almeno fino all'alba."

La solitudine mi sta uccidendo, la paura mi sta rendendo debole e la stanchezza mi sta facendo impazzire.

"Posso resistere" dice dopo alcuni istanti di silenzio.

Sento il suo respiro gelido sulla mia pelle e non posso fare a meno di rabbrividire.

"Ok" accetto con una strana sensazione di dispiacere nel corpo. Il suo rifiuto mi ha lasciata delusa e non avrebbe dovuto.

Sorseggio un bicchiere d'acqua con l'intento di calmare questa tempesta che mi si sta agitando dentro e, fingendo indifferenza, ricominciamo la ricerca.

*Mio spazietto*
Un'altra sorpresina. Non dite che non vi penso XD.
A presto!

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