Capitolo 23
Erik
"Cosa le hai fatto?" domanda Stefan correndo da Martina.
"L'ho addormentata. Era fuori controllo."
Stefan prende Martina tra le braccia e la porta in camera.
Seguo la scena come se fossi uno spettatore esterno, mentre una strana ansia mi pervade "Cosa le è successo?"
"Il Barone deve averle fatto un incantesimo", ipotizza pensierosa, "ma non so dire di che tipo!"
Si volta a guardarmi negli occhi, sono seri e preoccupati, forse molto più di quando lo ha affrontato.
"Puoi trovare un contro incantesimo?"
La vedo massaggiarsi la fronte prima di lasciar correre le mani tra i capelli, "Non lo so. Devo prima capire cosa le ha fatto, ma non sapendo niente di lui, sarà difficile. Insomma...", tentenna al colmo dell'angoscia, "io non ne ho idea."
"Posso darti tutte le informazioni che ho", propongo con sollecitudine, "non possiamo certo lasciarla nelle sue mani."
"Non ne ho alcuna intenzione" ribatte con un lampo di determinazione negli occhi, "devo solo capire."
"Chiedimi pure" insisto, nella speranza di poterla aiutare.
"Devo andare a casa mia."
"Ed io?" domando sentendomi per la prima volta completamente superfluo.
"Credo che dovrai dormire" risponde guardando l'orologio alla parete, "tra poco è l'alba."
"Sono inutile!"
"No. Non lo sei", risponde seria, "ci vediamo al tuo risveglio."
"Per quanto dormirà tua sorella?" chiedo ancora, preoccupato per Stefan, perché non credo abbia la forza di reagire con lei.
"Molte ore."
Abbozza un sorriso appena accennato ed esce dalla porta senza dire altro.
Io nel frattempo do l'unica raccomandazione possibile a Stefan, prima di andare a fare l'inevitabile riposo diurno.
*****
I miei occhi si aprono nel buio della mia stanza, pochi istanti e i brutti ricordi di una Martina folle, mi affollano e tormentano la mente.
Con uno scatto fulmineo mi alzo dal letto e indossando una tuta raggiungo Stefan.
"Dorme ancora?" chiedo al mio amico, che se ne sta seduto ai piedi del letto.
"Sembra in letargo" risponde sollevando appena lo sguardo dalla poltrona.
"Asia me lo aveva detto" replico con gentilezza "a proposito, dov'è?"
"Non è venuta" risponde appoggiando il mento sulle nocche "Erik, non posso perderla..." , sospira, "lei è tutto per me."
"Non la perderai."
"Come ha potuto farle un incantesimo così potente?" chiede con la voce spezzata dall'angoscia "se dovesse portarmela via, io..."
"Smettila di angosciarti con questi pensieri", lo rimprovero con dolore. "Troveremo il modo di salvarla" prometto abbassandomi alla sua altezza e, guardandolo negli occhi, aggiungo "quello che non capisco è come abbia fatto a trovarla."
"Non l'ha trovata" mi risponde imbarazzato "si è mostrata perché era convinta di poterlo sconfiggere."
"Come?" replico con rabbia "Combattendo vestita come una velina e senza la scimitarra a proteggerla."
"Ho tentato di fermarla" protesta disperato per la situazione sfuggita al suo controllo "ma poi ho potuto soltanto salvarla."
"Vado a vedere come mai Asia non è tornata, non vorrei che le fosse successo qualcosa" dico avvicinandomi alla porta.
"Di cosa stai parlando?" inquisisce alzandosi in piedi.
"Asia è sul libro nero del Barone" spiego senza scendere nei particolari.
"Cosa vuoi dire?"
"Asia si è scontrata con il Barone ed è riuscita a sfuggirgli" rivelo sottovoce "inoltre, è riuscita a liberarmi da un suo incantesimo."
"Quando è successo? Perché non me lo hai detto?" domanda serio. Sento la rabbia nella sua voce e non lo biasimo.
"È successo durante il vostro weekend a Parigi. Non ve l'ho detto per non turbare Martina."
"Avresti potuto dirlo a me!" obietta passandosi una mano tra i capelli, "Comunque ora vai da lei, ne riparleremo", torna a guardare Martina con un'espressione dolorosa a scolpirgli i lineamenti e domanda :"quanto credi che le ci vorrà per essere pronta?"
"Non lo so."
"Credevo che l'Eletta potesse distruggere il Barone senza tutta questa fatica", rivela piano, "possibile che abbia ancora bisogno di allenamenti?"
La sua voce suona dura e cupa all'interno della stanza.
"Non so rispondere" ammetto passandomi una mano sulla nuca, "anche io lo credevo" guardo Martina e poi lui "adesso vado a vedere se ha novità, ci vediamo dopo."
In pochissimo tempo sono davanti alla porta di casa sua.
Con un po' di preoccupazione busso e resto in attesa che apra.
"Non dirmi che è già tramontato il sole?" mi accoglie con due profonde occhiaie.
Indossa un paio di pantaloncini corti e super aderenti neri e, come maglietta, una canottiera di cotone giallo. I capelli sono legati distrattamente con un mollettone sulla nuca, mentre una matita le danza su un suo orecchio.
"Posso entrare?"
"Certo, perdonami, ho dimenticato le buone maniere" si scusa precedendomi.
Il pavimento e il divano stesso sono ricoperti da libri più o meno antichi. Alcuni aperti in punti studiati con parecchie frasi evidenziate di giallo e altri chiusi, impilati in torri malferme.
"Hai dormito qualcosina?" domando scrutandole il viso.
Nonostante sia qui davanti a me, non riesco a scacciare questa insistente preoccupazione.
"Non tanto", risponde inginocchiandosi sul tappeto amaranto e dal pelo morbido, "anzi, a dire il vero credo per niente", solleva il viso per guardarmi e accenna un sorriso, "liberati un posticino che qui c'è ancora tanto da fare."
"Non sapevo sapessi decifrare i geroglifici" affermo scrutando alcuni simboli a me sconosciuti.
"Perché non ti ho mai detto che sono una filologa."
"Questo in che lingua è?" domando affascinato.
È una donna piena di segreti interessanti.
"È un testo Hittita, risale al 2004 a. C."
"È una scrittura Cuneiforme" dico notando la caratteristica dei disegni "ma scusa, il filologo cosa fa?" chiedo da ignorante.
In tutti i miei anni di vita non ne avevo mai sentito parlare.
"Il filologo è chi studia i testi antichi, in più io ci ho messo del mio" spiega sorridendo.
"Capito" rispondo al sorriso inginocchiandomi accanto a lei.
"Dorme ancora?" chiede quando il mio viso è alla sua altezza.
"Sì, hai trovato qualcosa?"
"Ancora niente", risponde con onestà, "sto impazzendo per cercare qualcosa di utile ma sono confusa", ammette voltandosi completamente verso di me, "perché con me non ha mai fatto nulla?"
La sua domanda riflette i miei stessi dubbi.
"Non lo so!"
"Non mi sembra tipo da non provarci" dice guardandomi dritto negli occhi "sempre che, non abbia pensato che con me non ne valesse la pena."
"Anche se lo avesse pensato, dopo quello che è successo di sicuro non lo pensa più" le faccio notare spostandole una ciocca di capelli che le copre la tempia.
"Quanti anni ha?" domanda allontanandosi dalle mie dita.
Questo distacco mi infastidisce, ma lo rilego nei miei drammi umani.
"Tanti" rispondo non volendo contare "nel 1343 fu accusato di vampirismo" spiego stringendo le dita a pugno.
Il desiderio di accarezzarla è incontrollabile, ma non posso sbagliare adesso che è tanto vulnerabile.
"Origine?" chiede alzandosi in piedi.
"Prussiano" dico appoggiando la nuca alla seduta del divano.
Dal basso sembra più alta e imponente.
"Avevo un libro che parlava del vendicatore prussiano" spiega iniziando a rovistare tra i libri.
"Serve una mano?" chiedo desideroso di volerle essere di aiuto.
"Sai cosa cercare?" inquisisce guardandomi attraverso l'incavo del braccio.
"No", rispondo sincero, "ma posso sempre fingere di fare qualcosa."
"Riesci a essere serio, per favore" mi rimprovera senza cattiveria.
"Sono serissimo."
La vedo avvicinarsi con un sorriso radioso, mentre si appoggia con entrambe le mani sulla seduta, lasciando che uno spicchio del suo fianco nudo mi sfiori il viso.
"Eccolo!" esulta ruotando su se stessa e sedendosi di nuovo al mio fianco.
Per un brevissimo istante le sue gambe hanno fatto da ponte sul mio bacino e la coscia ha sfiorato la mia.
Un brivido d'inaspettata eccitazione mi scuote dall'interno.
Lo avrà sentito?
Smettila, Erik, avete altro a cui pensare! Mi rimprovero nella speranza di concentrarmi sulle trascrizioni.
"Trovato?" domando con voce leggera, in modo da non far trasparire l'agitazione che il solo sfiorarsi mi ha causato.
"Sì, guarda" risponde allontanando le gambe da me e avvicinandosi con il busto.
Il suo profumo è inebriante e sa di dolce. Fa venire quasi voglia di mangiare.
Concentrati! Mi rimprovero ancora, sono completamente fuori controllo.
"Vedi?" aggiunge riconducendomi al presente, mentre con l'indice mi mostra l'esatto punto in cui si parla del comune nemico.
*Mio spazietto*
Alla prossima!😊
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