Capitolo 21


Asia

Cosa diavolo sto facendo? Mi chiedo, mentre sento il suo corpo premere contro il mio.

Senza lasciare trasparire l'agitazione che mi provoca questa inusuale vicinanza mi allontano, abbozzando un sorriso dico: "Vieni, così parliamo un po'."

Ricomincio a salire fingendo di non aver notato il suo sguardo sui miei fianchi e di non essere rimasta inebriata dal suo profumo fin quasi a stordirmi.

"Non devi essere gentile per forza" parla alle mie spalle, fermandosi a un passo da me e lasciando che il suo respiro, fresco e al vago profumo di menta mi sfiori la base nuca.

Anche senza guardarlo, vedo i suoi occhi chiari posati sulla mia schiena nuda, li vedo perché li sento. Percepisco chiaramente la loro lenta e bruciante carezza e non posso evitare di trattenere il respiro, mentre il cuore accelera e impazza nel mio petto.

Un fuggevole sospiro fuoriesce dalle mie labbra prima di riprendere il controllo e ammettere con voce limpida e sicura: "Ti assicuro che non mi sforzo."

Continuando a dargli le spalle apro la porta e faccio ruotare la maniglia.

"Se continui così inizierò a credere che ti stai affezionando a me!" ironizza entrando e sedendosi sul divano.

"Siediti pure" scherzo guardandolo negli occhi.

"Grazie, forse mi siedo" replica aggiustandosi sulla seduta.

Il suo volto ha una luce che non gli ho mai visto o forse sono i miei occhi a percepirla diversa, ma mi ritrovo a sorridergli d'impulso.

"Ti dispiace se mi cambio?" chiedo, non sapendo bene perché m'interessi il suo parere.

"Sei a casa tua" risponde, infatti, stringendosi nelle spalle.

"Hai ragione", dico avvicinandomi alla porta della camera, "arrivo subito!"

Cerco di fare il più in fretta possibile e questa ansia di tornare da lui in parte mi spaventa e in parte mi sconvolge piacevolmente.

"Pigiamone rosa con i coniglietti?" domanda da oltre la parete, mentre sfilo la gonna saltellando sui tacchi.

"Odio il rosa!"

"Verde?"

"Certo che se non leggi i pensieri sei davvero una schiappa!" scherzo affacciandomi dalla porta.

È ancora seduto sul divano, adesso si è accomodato con le braccia distese sullo schienale e le gambe incrociate sul davanti.

"Non è facile" protesta guardandomi dritto negli occhi.

Da quando cerchi il mio sguardo?

Con la grazia di un cucciolo di elefante mi getto sul divano accanto a lui.

"Azzurro" sussurra piano "e chi l'avrebbe mai detto!"

"Io, se me l'avessi chiesto" sorrido incrociando le gambe sulla seduta come una statuetta di Buddha, non sono proprio capace a stare seduta composta.

"Sembravi donnina da pigiamone" dichiara ruotando dalla mia parte con il busto.

"Invece?" insisto, interessata.

Una curiosità perversa che non dovrei avere.

"Invece sei più da pigiamino" risponde guardandomi nuovamente negli occhi.

Se gli occhi sono lo specchio dell'anima, in questo momento i suoi sono la superficie ghiacciata di un lago di alta montagna in cui si ci riflette l'intera natura.

Mi sto perdendo nella loro immensità. Lo sento!

"E chi ti dice che questo sia il mio pigiama?" ironizzo, ma la voce suona più sensuale che divertita e lui rimane a fissarmi per alcuni istanti senza parlare.

Sarebbe bello poter leggere i tuoi pensieri, adesso! Penso, sentendo esplodere nel mio stomaco una forza sconosciuta.

I suoi occhi scintillano di malizia quando si china in avanti per sussurrare al mio orecchio: "Mi verrebbe da chiederti cosa indossi per dormire."

Il suo alito gelido mi sfiora la nuca causandomi dei meravigliosi brividi di piacere.

Non lui! Penso disperata, consapevole della sua decisione di non voler amare e di non volerci neanche provare.

Cercando di non dare spazio a queste emozioni, estremamente piacevoli, continuo a convincermi mentalmente di non interessargli. A lui non posso piacere, si sta solo divertendo per farmi fare la figura della cretina!

Con un rapido e finto involontario movimento, mi allontano dalle sue labbra.

"Se sei curioso te lo dico" rispondo con voce squillante.

Lui indietreggia spiazzato dalla mia reazione e, mordendosi il labbro inferiore risponde sorridendo con scherno: "Ma non te lo chiedo perché non m'interessa."

Lo sapevo! Penso soddisfatta per la mancata figuraccia. Anche se una parte di me sembra non gioirne.

"Avevi bisogno di parlare, giusto?" domando senza mostrare nulla. Fingendo che vada tutto bene e che non mi senta una perfetta stupida solo per aver sentito quel fremito.

"Non ne ho più voglia!"

La sua voce suona leggermente infastidita o forse combattuta, di preciso non so dirlo.

"Cosa succede?" chiedo avvicinandomi nuovamente a lui "Oltre ogni cosa siamo amici, no? Puoi parlarmene."

"Io non posso averne amici", rivela serio, "non posso avere nessuno. Le persone muoiono e già questo è tremendo, ma quando è per bocca mia, è terribile!"

"Non devi sentirti in colpa", tento di tranquillizzarlo, "lo hai fatto perché e volevi bene."

"Se davvero le avessi voluto bene non l'avrei uccisa" insiste con un dolore acceso negli occhi.

"Se non gliene avessi voluto sarebbe ancora viva" spiego con fervore.

"Ragioni proprio come lei" protesta alzandosi dal divano.

"Probabilmente perché se capitasse a me, ti chiederei lo stesso favore."

"Stai zitta" mi ammutolisce con rabbia "non solo sono un Maledetto, devo anche fare il lavoro sporco della morte", si ferma davanti alla riproduzione di Picasso e aggiunge, "e uccidere quelle poche persone che amo."

Le sue parole mi scuotono nel profondo grazie ad una lieve speranza che mi annoveri tra le poche persone che ama.

Non dire cavolate! Mi rimprovero subito dopo in silenzio.

Gli vado accanto appoggiando timidamente una mano sul suo braccio per dargli conforto: "Non puoi torturarti all'infinito, Erik. Te lo ha chiesto lei."

Si volta a guardarmi e devo tirare indietro la testa per guardarlo negli occhi.

"Sono secoli ormai che mi torturo" rivela facendomi sprofondare nell'intensità del suo sguardo.

Possibile che non li avessi mai notati!

"Non dovresti, è già così difficile vivere..."

"Parli come se fossi scontenta della tua vita" replica senza smettere di guardarmi.

"Forse non te ne sei mai accorto, ma non ho una gran vita" ammetto sincera.

Mi sento come ipnotizzata dal suo sguardo.

"Hai ancora tempo per migliorarla" mi consola con dolcezza.

"Non tanto quanto vorrei", sorrido con imbarazzo, questa intimità tra noi è tanto naturale quanto insolita, "ne ho una sola e non dovrei sprecarla come faccio."

"Errare è umano" mi ricorda sorridendo senza allegria.

"E perseverare è diabolico" termino rispondendo al sorriso.

"In che cosa perseveri?" domanda con interesse.

"Vivo di paranoie e mi nutro di dubbi."

"Dovresti essere più sicura di te, non hai niente da invidiare a nessuno" dice con voce sempre più dolce, troppo dolce.

"Non esagerare" mi schernisco abbassando lo sguardo.

Non posso continuare a guardarlo da così vicino fingendo che il desiderio di abbracciarlo non esista.

"Dovresti saperlo che non sono un tipo che esagera" replica con la voce mossa da un mezzo sorriso.

"In effetti non esageri mai con le lodi" confermo continuando a guardare la punta dei suoi stivali.

Maledizione! Sembra la prima volta che mi trovo in questa situazione.

Mette l'indice sotto il mio mento e con delicatezza lo solleva costringendomi a guardarlo nuovamente negli occhi.

Il suo tocco gelido mi provoca una scossa che m'incendia.

"È buona educazione guardare negli occhi l'interlocutore" spiega con una malcelata ironia. La voce suona talmente leggera che s'intrufola sottopelle causandomi un altro fremito.

"Perché? Stavamo interloquendo?" ribatto per smorzare la tensione.

Più che tensione, direi eccitazione! Ammetto con rammarico.

Purtroppo mi sento scivolare nel vortice del desiderio senza discernimento. Una sensazione nuova, nonostante la mia età, e assolutamente coinvolgente.

"Sta succedendo una cosa strana" mormora dopo alcuni istanti di silenzio, continuando a guardarmi negli occhi senza ironia, ma con un'espressione calda e avvolgente, che è in netto contrasto con il loro colore.

"Che cosa?" chiedo con il fiato corto.

Si sta avvicinando e il mio cuore riprendere a martellare nel petto come impazzito, mentre i polmoni arrancano incapace di reagire.

Vedo le sue morbide labbra scendere verso le mie, e mi sembra vada a rallentatore, per quanto desideri, nonostante tutto, che accada.

Non si sono ancora sfiorate, ma sento già il mio corpo reagire con prepotenza.

Possibile che tra tutti gli uomini dovevi proprio essere tu? chiedo con il pensiero, perché le mie labbra restano immobili e schiuse, in attesa di essere assaporate.

Il banale suono del suo cellulare lo avvisa che è desiderato altrove.

In una frazione di secondo si è già allontanato e ha anche risposto alla chiamata, mentre io sono ferma come una statua di marmo.

"Pronto?" la sua voce suona con la sua nota familiare, un misto di forza e sicurezza.

L'inflessione dolce e sconosciuta di pochi attimi prima è sparita con la suoneria del telefono.

"Arrivo. Portala a casa."

"Problemi?" domando non appena ripone il cellulare nella tasca dei jeans. La sua espressione adesso è una maschera di afflizione.

"Martina ha avuto uno scontro con il Barone" risponde lanciandomi uno sguardo strano, un misto di preoccupazione e dispiacere, al quale non so attribuirne la causa.

"È ferità?"

La preoccupazione traspare da ogni mio più singolo organo.

"Sì, ma non è grave" tenta di tranquillizzarmi. "Ora vado da lei."

Mi sento ugualmente morire.

"Ti ho tenuto qui, quando invece dovevi stare con lei" mi rimprovero con rabbia, sentendo fiorire un doloroso senso di colpa.

"Io sono esattamente dove volevo essere", risponde rapidamente senza darmi il tempo di realizzare le sue parole e aggiunge a raffica, "vieni con me?"

"Ti raggiungo" propongo, vista la mia super lentezza.

"No. Vieni con me" obietta invitandomi a mettere solo le scarpe.

Eseguo con gran fretta.

Lui mi prende in braccio senza darmi il tempo di realizzare e, in meno di trenta secondi, mi porta a casa sua.

*Mio spazietto*
Ciao a tutti/e!
Come va? Contente del capitolo?  Curiose di sapere cosa è successo a Martina e cosa succederà? Vi avverto, la storia sta entrando nel vivo quindi, preparate gli occhietti.

P.S.: Probabilmente non interessa ma lo scrivo per correttezza, avendo diverse storie devo dirlo XD (ordine del dottore). Sul mio libro "Carlo e Maria Amalia" c'è un [capitolo extra- domandine a me -verso la fine], dove troverete alcune curiosità su di me e sulla storia, ma lì è possibile fare delle domande, qualora ne aveste.  Voglio evitare di intasare tutti i libri con un capitolo extra su di me (sembrerei un'invasata con manie di grandezza, ma mi sembra corretto avvisare i lettori di generi diversi ;-D).
Alla prossima!

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