Capitolo 17

Erik

"Siamo tornati!" trilla Martina con la sua voce squillante, irrompendo nel silenzioso appartamento e procurandomi un leggero sussulto.

"Ben tornati!" ripeto raggiungendola in cucina, "È bello rivedervi" dico guardandoli con serenità, come se questo weekend non fosse mai trascorso.

"Vestiti" mi ordina Martina con un sorriso birbante.

"Lo sono."

"No, vestiti per uscire."

"Non è molto prudente uscire in queste sere" dico serio.

"Non devi uscire, è che abbiamo una persona a cena" m'informa continuando a trafficare con la spesa.

"Per tua sorella non ho bisogno di mettermi in ghingheri" ribatto con un po' d'ansia.

Il ricordo della sua espressione falsamente sicura quando è andata via, mi causa un reale dispiacere.

"Cosa c'entra Asia" replica scacciando l'idea con la mano "non ci penso minimamente a mettere cane e gatto insieme" sorride "è una persona che sicuramente ti piacerà."

"Non m'interessa" la informo tornando a sedere in salotto.

"Dai, non fare l'orso", tenta Stefan dalla porta, "è solo una cena."

"Gliel'avete detto che ceno con dello 0+?" domando per niente allettato all'idea di stare seduto con una sconosciuta.

Non sono interessato a fare nuove amicizie e, tantomeno, a cercarmi una donna. A me non servono.

"Lo sa e non è un problema" mi risponde lei facendo capolino dal fianco di Stefan.

"È scema o cosa?" chiedo scettico.

"Era la mia insegnante di storia alle superiori", risponde entrando nel salotto per posizionarsi di fronte a me con le braccia conserte, "è intelligente, simpatica e bella. Non puoi rifiutare" insiste, quasi come una bambina.

"Non le hai detto, che odio gli incontri combinati" accuso il mio ex amico.

"È solo una cena", replica stringendosi nelle spalle, "se aspettiamo te, finirai per trascorrere tutta l'eternità da solo."

"Io ci sto bene da solo" protesto, mentre l'Eletta mi ignora allontanandosi.

"Vado a preparare la cena" ci informa Martina da oltre la porta con un timbro divertito nella voce.

"No, che non ci stai bene", riprende Stefan dopo l'interruzione, "tu adoravi stare in mezzo alle persone e amavi stare con le donne", precisa venendosi a sedere al mio fianco, "io ti conosco da un po', amico, e so che non hai mai potuto vivere senza di loro."

"Questo era prima di Charlotte" spiego, spostando lo sguardo oltre la finestra.

Il solo ricordarla, mi causa ancora dolore.

"Stai percorrendo una strada senza sbocco, Erik" mormora serio, "non sprecare un altro Sigillo."

"Stefan" inizio, poi la rabbia evapora con i pensieri euforici di Martina.

"Sì?" domanda speranzoso.

"Va bene, ma è una perdita di tempo, sappilo" lo informo passandomi le dita tra i capelli.

"Grazie per il tentativo" sussurra lui, dandomi una pacca sulla spalla prima di andarsene.

"Perché non è consigliato uscire?" mi domanda tornando indietro.

"Genova è sotto assedio. Il Barone sta lavorando alacremente per distruggere qualunque cosa. Non avete guardato la tv, ne parlano tutti i telegiornali."

"Avevamo altro da fare!" ammette diventando serio.

"Non farlo", dico alla sua intenzione, "se lo sapesse si turberebbe troppo e invece, deve essere lucida quando stanotte le insegnerò l'uso della scimitarra."

"Come vuoi" concorda, invitandomi ad andarmi a cambiare.

Con la svogliatezza di un bambino che deve andare a scuola, vado a indossare qualcosa di adatto per l'occasione.

***

La porta si apre e lascia entrare l'ospitata. Una donna sulla trentina, capelli neri raccolti sopra la nuca con una crocchia Molto ottocentesca! Penso, senza poterne fare a meno.

Gli occhi sono di un bel grigio perla, nascosti leggermente da una moderna montatura di occhiali. Il naso è dritto, un po' alla francesina e le labbra sono piccole e sottili, ma nell'insieme non posso dire che abbia un brutto viso. Indossa un vestitino nero eccessivamente aderente per una donna così magra, non so se è per la mia diottria, ma riesco a contarle le costole.

Impressionante! Penso, sorridendo con cortesia.

"È un piacere fare la tua conoscenza" dice porgendomi la mano, mentre pensa Ammazza che figo!

"Piacere mio" rispondo, più per la silenziosa supplica di Martina che per lei.

Ci sediamo intorno al tavolo e iniziamo a cenare o meglio iniziano, perché io mi astengo dal bere, non mi piace farlo davanti agli umani.

La serata prosegue bene, riusciamo a parlare e mi strappa anche un sorriso.

"Sei davvero molto intelligente", le dico sincero, "è difficile incontrare persone con la tua cultura."

"Non ho mai avuto una vita sociale molto attiva" risponde con onestà "quindi il mio tempo libero l'ho passato e lo passo sui libri."

"È un passatempo lodevole" l'ammiro con rispetto, mi piace il suo modo umile di porsi.

Sorride nel suo modo fastidioso, ma non può certo essere perfetta e sposta lo sguardo all'orologio che ha al polso "Forse è meglio che vada, altrimenti domani mattina non sarò in forma" dice alzandosi.

"Ti accompagno a casa."

Evvai! Pensa Martina con euforia e non posso fare a meno di sorridere.

"Non c'è bisogno, ho la macchina" si nega anche se dentro di sé è un continuo ripetere sì.

"Lo faccio volentieri" la tranquillizzo e aprendole la porta la invito a uscire.

Raggiungiamo casa sua in venti minuti, la strada è tranquilla, anche se la presenza di pattuglie è triplicata.

"Sei preoccupato per questo?" domanda guardandosi intorno, mentre le dita si aggrappano al volante.

"Sì", ammetto guardandola, "non è più sicuro uscire di notte" spiego incrociando le braccia sul ventre.

"È per questo che sei venuto, vero?" domanda con un po' di tristezza.

"Sì, mi dispiace, ma non pensavo lo capissi così in fretta" ammetto colpito dal suo intuito.

"Sono intelligente, ricordi?" dice sorridendo "Non ho pensato neanche per un istante che potessi interessarti", spiega tranquilla, "credo che il tuo tipo sia etereo."

"È esistita" rivelo con un'onestà devastante, il bisogno di parlare di Charlotte a volte è impellente.

"Ma è morta" dice continuando a guardare la strada.

"Come fai a saperlo?"

"Lo dicono i tuoi occhi" sorride con tristezza partecipe e cala il silenzio per alcuni minuti.

Riprende la parola con una domanda: "Posso chiederti una cosa?"

"Dimmi."

"L'hai mai cercata?" chiede "Dico veramente."

"È morta e non è replicabile."

"Ma", tace un secondo, "hai mai provato a cercare qualcun'altra, hai mai dato l'opportunità a una donna di farsi conoscere?" insiste, fermando l'auto.

Rimango a riflettere per alcuni istanti prima di ammettere "No."

"Immaginavo" sorride scendendo dall'auto.

Seguo il suo esempio e aspetto che raggiunga il portone.

"Ascolta", inizia posando una mano tremante sul mio avambraccio, "prima di dire che non esiste un'altra come lei, dacci la possibilità di farci conoscere" sorride con gentilezza e, chiudendosi il portone alle spalle mi saluta attraverso il vetro, svanendo poi, su per le scale.

Le sue parole sono state come il suono di una sveglia. In effetti non ho mai dato l'opportunità a nessuna di avvicinarsi a me e al mio cuore e forse, dovrei provare.

*Mio spazietto*
Ciao a tutte/i!
Vi va di dirmi cosa ne pensate? Grazie a chiunque stia leggendo questa storia.
Alla prossima!


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top