Capitolo 12

Asia

La schiena è in fiamme e, come immaginavo, sono ovunque color peperone.

Accidenti a me! Impreco contro me stessa.

"Dovevo proprio starci tutte quelle ore?" mi chiedo affranta, mentre passo per l'ennesima volta la crema dopo sole sulle braccia e sulle spalle.

Il picchiare sulla porta di legno mi obbliga ad alzarmi.

"Chi diavolo è a quest'ora?" domando all'aria, mentre faticando raggiungo la porta.

Ogni singolo movimento mi provoca dolore.

Apro e, senza parole, osservo l'inatteso visitatore.

"Ciao" mi saluta con un sorriso tirato.

"Cosa vuoi?" ribatto scortese, lui è in assoluto l'ultima persona che desidero vedere.

"Sono venuto a deporre l'ascia di guerra" risponde calmo.

Per la prima volta da quando ci conosciamo non risponde a tono.

"Hai scelto il momento migliore" replico invitandolo a entrare, ma il tono risulta ancora infastidito.

Per la seconda volta non coglie la provocazione e tranquillamente spiega: "Ho bisogno che Martina torni a fidarsi di me!"

Stai leggendo i miei pensieri? Penso guardandolo negli occhi, poiché la sua spiegazione è perfetta per la domanda che ho in mente.

Annuisce sedendosi e, nello stesso istante creo la barriera.

Odio con tutte le mie forze l'idea che qualcuno possa entrare nei miei segreti.

"Adesso ti riconosco!" esclama probabilmente dopo il rimbalzo contro il muro della mia mente.

"Cosa centro, io?" chiedo sedendomi faticosamente di fronte a lui.

"Le nostre ripetute litigate l'hanno fatta allontanare da me, ma così non posso allenarla" spiega guardandomi negli occhi.

"Non mi sembra" replico premendo con una palma nell'incavo del braccio.

Pessimo tentativo di darmi sollievo.

"Fidati" supplica quasi, aggiungendo "dovresti saperlo che non verrei mai da te in pace, se non fosse una situazione disperata."

"Lo so, tranquillo", replico, "se è per il suo bene, vorrà dire che in sua presenza mi morderò la lingua."

"Ed io farò lo stesso", accetta, "solo che dovremmo cercare di andare d'accordo anche quando lei non c'è, il suo obiettivo è troppo importante per essere mandato a rotoli dai nostri diverbi" spiega convincente.

"Hai ragione" concordo e sorrido all'idea.

"Perché ridi?"

"Pensavo che è la seconda volta in cui siamo d'accordo."

"Vero" concorda rispondendo al mio precedente sorriso.

"Sei andata al mare, oggi?" domanda tornando serio.

"Si vede tanto?" rispondo con una domanda ironica.

"Non tanto", scherza per la prima volta con me, "pensavo solo che fossi imbarazzata dalla mia presenza."

"Mi hai scoperta!" esclamo stando allo scherzo.

Trovo assolutamente rilassante non dovermi difendere da lui.

"Fa tanto male?" domanda allungando una mano verso di me.

Con uno scatto fulmineo mi allontano incassandomi nello schienale e procurandomi un bruciore atroce.

"Va bene abbassare l'ascia di guerra, ma non c'è bisogno che mi tocchi", spiego quasi terrorizzata all'idea, "mi faresti male" mi affretto a giustificare l'insolita reazione.

L'espressione del suo viso si era indurita all'istante, ma dopo la spiegazione riparatrice, sorride.

"Non ho intenzione di farti male, non adesso almeno" aggiunge con un sorriso divertito sulle labbra.

"Per quanto tempo posso stare tranquilla?"

"Fino a quando tua sorella non lo avrà sconfitto" risponde porgendomi la mano.

Arrendendomi al bisogno di cure prendo la sua mano.

Fresca, anzi gelida.

Con un movimento impercettibile mi attira a sé e quasi senza accorgermene le sue mani iniziano a correre sulla pelle delle mie braccia arrossate.

Un immediato sollievo mi pervade costringendomi a chiudere gli occhi. Non lo posso evitare, è come in piena estate quando rinfreschi il corpo con del ghiaccio.

Sento il suono del suo sorriso, ma non posso evitare questo piacere.

"Vuoi che ti spalmi la crema sulla schiena?" domanda senza ironia.

Spalanco gli occhi inorridita.

"Non guardarmi con quella faccia", mi rimprovera senza cattiveria, "sei tu ad averlo proposto."

"Io l'ho pensato e tu lo hai proposto" replico capendo di aver lasciato cadere il muro dalla mia mente.

"Come vuoi" dice stringendosi nelle spalle "non voglio certo farlo per mio piacere" aggiunge serio "sei tu l'aragosta, io, come puoi vedere, sono abbastanza cadaverico" e sorride divertito dalla sua stessa affermazione.

"Ed io sono abbastanza aragosta" ammetto scuotendo il capo "sono tutta un fuoco."

"Da odio ad amore in così poco" replica mostrandosi sgomento "mi dispiace, ma non sei il mio tipo."

"Parlavo della mia povera pelle" obietto guardandolo il tralice.

"Ricordi", sussurra, "bandiera bianca, quindi, non guardarmi male, altrimenti ritorniamo al punto di partenza."

"Fatico, nel non prenderti a calci" ammetto con un sospiro.

"Non credere che per me non sia difficile, ma la giusta causa fa da deterrente" replica asciutto.

"Vorrà dire che approfitterò di te", sorrido ironica, "mi metti la crema?"

"Certo, non mi costa eccessiva fatica" risponde lasciandomi per andare a prendere la crema.

"È sul..." inizio, ma lui mi interrompe da oltre la soglia.

"So dov'è" ride, e nel tornare indietro aggiunge "pensavi a tante cose."

"La mia mente è un vulcano" spiego tranquilla, mentre mi schiaccio contro lo schienale del divano.

Ho tolto la canottiera mentre era di là e per nascondere l'imbarazzo, mi sono messa in ginocchio sul divano, nascondendo la mia nudità contro lo schienale.

"La schiena è bordeaux" mi informa avvicinandosi.

"Non vuoi che senta quello che pensi mentre ti spalmo la crema?" domanda canzonatorio.

"Non voglio che leggi i miei pensieri a prescindere" rispondo infastidita "dovresti saperlo."

"Lo so" risponde versandosi la crema sulla mano "tentavo solo di infastidirti" ammette, iniziando a stendere l'impasto.

Le sue mani gelide sfiorano la mia pelle ustionata con un massaggio leggero, provocandomi in brevi istanti, il sollievo agognato.

"Grazie" sussurro grata "ne avevo davvero bisogno."

"A buon rendere" dice andando in bagno a lavarsi le mani.

"Scusa, ma come fai a sapere dov'è il bagno?" domando perplessa.

"Perché di notte ti spio" risponde rientrando nello stesso istante in cui infilo la canotta.

La mia testa spunta dal colletto e i miei occhi si posano nei suoi, più scuri e profondi del solito.

"Non potevi aspettare un attimo per rientrare?" domando senza staccare gli occhi dal suo viso.

"Tranquilla, niente di quello che ho visto può interessarmi" risponde avvicinandosi alla porta.

"Meno male" rispondo rinfrancata "altrimenti avrei dovuto farti qualche incantesimo per allontanarti da me."

Sorride senza dire niente, lanciandomi solo il suo sguardo glaciale.

"Buona notte" dico al suo silenzio, ma lui si richiude la porta alle spalle senza neanche un flebile suono.

*Mio spazietto*
Questa sera tanti capitoli :-D Se vi va ditemi le vostre impressioni ^_^
Buona serata e a presto!


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