Capitolo 11
Martina
Il sole di fine agosto è ancora cocente e, prepotente, ci avvolge con il suo calore.
"Credi che Stefan mi odierà per averti rapita, oggi?" mi chiede Asia con un sorriso sulle labbra.
"Direi di no, forse" rispondo imitando il sorriso "e comunque di giorno mi lasciano uscire anche da sola" spiego con tranquillità.
"Accidenti, sei proprio una donnina libera" scherza guardando il mare.
"Da quanto tempo non vieni al mare?" domando incuriosita dal suo sguardo.
"Parecchio" risponde cercando di non cadere sulle pietre "lavorando sei giorni su sette era un po' difficile e la domenica c'è sempre troppa gente" spiega sorridendo.
"A volte dimentico la tua socio fobia" scherzo stendendo l'asciugamano.
Sorride di gusto mentre si stende sull'asciugamano.
Resto immobile a fissarla ancora vestita.
"Non ti spogli?" le chiedo corrugando la fronte.
"Magari dopo" risponde guardandosi intorno in modo furtivo.
"Santo cielo, Asia, ti comporti come se fossi una complessata" le faccio notare sfilando il top.
"Forse è perché ho motivo di esserlo" risponde lasciandomi di stucco.
Tutto mi aspettavo tranne che fossi complessata! Penso con stupore.
"Scusa, ma da quando credi di essere brutta?" chiedo perplessa.
Sospira passandosi una mano tra i capelli dorati "Anni" risponde con un po' di tristezza "e in questi ultimi giorni, quella poca autostima che avevo è andata in pezzi."
"Se il tuo ex capo e la tua ex collega sono idioti, cosa centra. Ragazza, se fossi stata un cesso, credi davvero che sarebbe venuto a letto con te?" le faccio notare abbandonando la finezza.
"Beh..."
"Cavoli, non ti manca niente. Vorrei sapere perché non capisci che sei bella così come sei."
"Martina, non ho niente di speciale, sono anonima e insignificante" insiste indicandosi "ho dei patetici occhi scuri, dei capelli di un colore indefinito, troppo bassa e un fisico troppo magro, insomma, anonima."
Con un movimento disperato mi colpisco la fronte "Ma da quanto tempo non ti guardi allo specchio?"
"Tu non puoi capire" replica stancamente "tu hai un fisico atletico, hai degli splendidi occhi e dei bei capelli lubenti. Inoltre hai fatto innamorare di te uno come Stefan, non puoi certo lamentarti."
"Io non mi lamento", obietto stordita dalle sue rivelazioni, "il fatto che non ci sia uno Stefan anche per te non vuol dire nulla. Il problema è che ringhi. Tu gli uomini li tieni lontano come la peste, mi spieghi come possono avvicinarsi?"
Il gruppo di ragazzi che era sdraiato davanti a noi si allontana e, non appena svaniscono oltre lo steccato, lei si libera degli indumenti.
"Vedi che è come dico io", ripeto sincera, "sei tu che non vuoi un uomo, continui a nasconderti alla loro vista e fai di tutto per sembrare un mostro."
"Non devi per forza cercare di consolarmi", dice sorridendo, "adesso l'unica cosa che voglio è rilassarmi e godermi un po' di sole, degli uomini posso tranquillamente continuare a stare senza."
"Va bene", concordo non volendo continuare a discutere, "facciamo come vuoi tu!"
"Grazie" sussurra finendo di passarsi la crema sul viso.
"Vuoi che te la metta sulla schiena?" domando divertita dalla sua espressione beata.
"Mi faresti un favore" risponde passandomi il tubetto.
"Accidenti, protezione trenta!" esclamo rigirandomi il tubetto tra le mani "quella per i bimbi."
"In realtà avrei dovuto prendere la cinquanta ma non l'ho trovata. Con la carnagione che mi ritrovo speriamo bene!"
La suoneria del mio cellulare irrompe sul rumore marino, fermo l'operazione e rispondo, dall'altro lato c'è uno Stefan ansioso.
"Sto bene", rispondo alle sue preoccupazioni. "hai mai visto un vampiro gironzolare sotto il sole?" chiedo allegra.
La conversazione dura poco più di mezz'ora e quando finalmente mi permette di riattaccare, lo sguardo si posa sulla schiena di Asia già arrossata.
"Forse era meglio se ti mettevi prima di faccia" le dico intristita dal senso di colpa mentre le spalmo finalmente la crema.
"Perché?" domanda con voce impastata.
"Ti sei addormentata?" chiedo sorpresa dalla rapidità dell'arrossamento.
"Sì, cosa c'è di male, eri al telefono" risponde con tranquillità, mentre si gira.
"Tutto ok con la schiena?" chiedo un po' preoccupata.
"Certo", mi sorride, "vado a fare il bagno, vieni?"
"Sì" rispondo. Ci alziamo e tuffandoci nell'acqua trascorriamo quasi l'intera giornata chiacchierando.
*****
"Allora, vi siete divertite?" domanda Stefan baciandomi le labbra.
"Direi di sì, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo."
"È sempre convinta della scelta che ha fatto?" mi chiede prendendomi le mani.
"Credo di sì, mi è sembrata molto serena" rispondo spostando lo sguardo alla porta della sala.
"Buonasera", ci saluta Erik, "di chi state parlando?" domanda curioso.
"Di mia sorella" rispondo incupendomi al pensiero delle loro discussioni.
"Ci sono problemi?" chiede con voce impostata.
"No, nessuno" dico rimanendo sulle mie, ma non riesco a non pensare a tutto quello che ci siamo dette.
"Forse è meglio che me ne vada" dice sul mio silenzio "ci vediamo domani" e girando sui tacchi si incammina.
"E gli allenamenti?" domanda Stefan correndogli dietro.
"Per i pesi puoi fare da solo, non mi piace stare insieme a delle persone che non mi sopportano" sento la sua risposta mentre aggiunge prima di chiudersi la porta alle spalle "fai in modo che le passi!"
Un attimo dopo.
"Vieni" mi chiama Stefan con voce seria.
"Cosa c'è?"
"Se n'è andato e ha lasciato il compito a me di allenarti, quindi, non perdiamo altro tempo" spiega "avremo modo di parlare più tardi."
"Ok."
Lo seguo fino alla stanza degli allenamenti, mi dispiace che se ne sia andato ma, in fondo, per questa sera è meglio così.
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