Curiosity killed the cat but satisfaction brought it back

Vi ricordo che questa storia non è mia ma di FMelodyCassiel su EFP!

*****

"Harry dannazione!" urla Louis dall'altro lato della casa, il volto rosso e i capelli attaccati alla fronte.

Il riccio, intento a preparare una tazza di tè verde, fa una smorfia preparandosi alla sfuriata.

Sente i passi frettolosi di Louis raggiungerlo in cucina, quindi fingendosi indifferente prende a sorseggiare dalla sua tazza, bruciandosi però la lingua.

"Quante volte ti ho detto di non mettere piede nel mio studio?! Ma soprattutto, quante volte ti ho detto di tenere lontano da lì le tue manie dell'ordine?!" sbotta il castano, rubandogli la tazza dalle mani e guardandolo con un cipiglio furioso.

Harry si morde il labbro inferiore allargando leggermente gli occhioni verdi ma "non fare quella faccia!" continua l'altro.

"Oh, andiamo! La porta era aperta e ho visto tutto quel casino e- "

"Bla, bla, bla. Non mi importa. Per colpa tua si sono rovinati due quadri! E ora devo rifarli da capo! Sai quante notti passerò sveglio per rifarli in tempo?!"

Harry abbassa le spalle sconfitto consapevole che scusarsi non servirà a nulla, quindi cerca di chiudere fuori i suoi borbottii, e prende a lavare le poche stoviglie che ovviamente Louis ha utilizzato e lasciato lì a marcire. Certe volte vorrebbe tornare indietro, non aver preso una scorciatoia per arrivare prima a lavoro, e non essersi ritrovato sulla strada di Louis Tomlinson.

Harry infatti stava andando in panetteria quando aveva sentito dei lamenti provenire da dietro ad un cassonetto e curioso si era avvicinato.

Com'era quel detto? La curiosità uccise il gatto.

Beh, Harry non era morto ma aveva trovato un Louis sanguinante e accasciato tra dei cassonetti e il volto pallido come quello di un cadavere.

E ovviamente, cosa avrebbe potuto fare?
Lo aveva aiutato ad alzarsi e lo aveva portato a casa propria.

Casa dalla quale il castano non si era più allontanato.

Casa che, era diventata più sua che del riccio.

Dannazione.

"Mi stai ascoltando?!"

"In realtà ho smesso di farlo a quante volte ti ho detto di non mettere piede nel mio studio?!"

Louis sbuffa infastidito come un gatto ed Harry ricorda improvvisamente perché non ne ha più comprato uno.

Uno basta e avanza, pensa.

"Ho bisogno di casa libera, stasera" ripete Louis fissandolo con sguardo serio.

Harry lascia cadere con un gesto stizzito la spugna nel lavello e si volta a guardarlo.

I suoi grandi occhi verdi hanno perso quel loro calore che avevano fino a qualche istante prima.

"Come prego?"

"Ho bisogno che mi lasci casa libera."

"Vuoi dire che hai bisogno che ti lasci casa mia libera?"

"Esatto" conferma il maggiore, rigirandosi tra le dita un chicco d'uva.

Con un dito comincia a togliere via la buccia.

"Te lo scordi" obietta il riccio. "Ho un esame da preparare. Dove vuoi che vada?!"

Louis scrolla le spalle. "Ovunque, ma non qui, Harry. Non può ospitarti Niall, o che so, quel tuo amico lì... Nick?"

"Niall ha già gli affari suoi a cui pensare e Nick-io e Nick non siamo amici."

"Non mi importa. Harry, per favore?" chiede di nuovo , questa volta mettendo su la sua faccia da cucciolo a cui Harry non ha ancora imparato a resistere.

Lo guarda per qualche istante prima di gonfiare le guance e sbuffare sonoramente.

"E va bene!" sbotta, guardandolo con aria truce. " Ma sappi che la prossima volta puoi trovare un altro posto in cui fare i tuoi affari loschi."

Louis scoppia a ridere. "Non c'è niente di losco in quello che faccio. Mi permette di pagarti l'affitto, no?"

"Già, e mi chiedo che senso ha, quando potresti comprare un intero attico."

Il castano si avvicina lentamente a lui, sfiorando con le dita la base dell'isola della cucina.

Si ferma solo quando è ad un passo da lui e sorridendo posa le mani sui suoi fianchi.

Avvicina le labbra al suo orecchio e "Nah, non ci sarebbe la mia mogliettina preferita" esala, mordendogli il lobo.

Harry lo spinge immediatamente via, le guance rosse e bollenti.

Gli lancia uno strofinaccio , facendolo solo ridere di più, e poi corre via dalla cucina.

"E che sia l'ultima volta!" urla , prima di sbattere la porta della propria camera.

•••

-Accusa Segreta, Francesco Hayez

"Aspettami qui" dice Louis perentorio all' uomo, quando quello cerca di andargli dietro.

Apre la porta del suo studio, afferrando velocemente il lungo tubo di cartone e ritornando immediatamente in salotto, sollevato dal fatto che Harry non sia in casa.

Estrae con delicatezza la grande tela, e con la punta delle dita lo distende sul l'isola della cucina.

Un sorriso soddisfatto si fa largo sul suo volto alla visione di quel capolavoro.

Falso, ma pur sempre un capolavoro.

"Che ne pensi?" chiede allora, osservando Simon con la coda dell'occhio.

Il suo aspetto è piuttosto minaccioso, così come lo sono gli abiti neri che indossa e la pistola che tiene attaccata al fianco.

Louis deglutisce, cercando di non guardarla e non far caso alla sua presenza.

Se Harry sapesse che una pistola è entrata in casa sua, lo ucciderebbe con le sue stesse mani.

Se sapesse che quello è lo stesso uomo ad averlo ridotto in quello stato circa due anni prima, brucerebbe tutti i suoi quadri e come detto sopra, lo ucciderebbe con le sue stesse mani.

Simon si lascia scappare una risata, mentre passa le dita sulla propria mascella ricoperta da una leggera barba bianca.

"Dico che per una volta, hai fatto le cose davvero per bene."

"Io faccio sempre le cose per bene!" ribatte il castano.

Quello solleva un sopracciglio, un sorriso inquietante ad increspargli le labbra.

"Non c'è bisogno che ti dica cosa succede nel sentirsi troppo sicuri" esala l'altro, colpendogli con due dita lo stomaco.

Louis si allontana di scatto, come scottato, accarezzando con la propria mano quella cicatrice che si porterà dietro per il resto della vita.

Indurisce lo sguardo, improvvisamente agitato e impaziente. "Non toccarmi" sibila.

Una risata gelida riempie l'aria e Louis si ritrova a rabbrividire involontariamente.

"Prendi il quadro ed esci da questa casa" dice allora, cominciando a riporre il quadro nel tubo e porgendoglielo, gli occhi azzurri gelidi.

Quello lo fissa, prima di lanciare sul tavolo una busta gialla piena di banconote. "Lì dentro troverai anche il nome del prossimo quadro da falsificare" spiega, dirigendosi verso la porta.

Afferra la maniglia, aprendola di uno spiraglio. "Tanti saluti alla principessa" ride, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Louis resta a fissarla per qualche istante, poi estrae dalla busta qualche banconota e la lascia sul tavolo.

Sa che Harry ha bisogno di quei soldi, nonostante gli abbia detto di non volerli più volte.

Quindi, lascia una o due banconote in più e si dirige verso il suo studio.

Sarà una lunga notte.

•••

"Ti va di venire con me?"

Harry alza lo sguardo dal libro di storia dell'arte che sta leggendo - in realtà dovrebbe studiarlo, ma quelli sono dettagli- e strizza gli occhi per mettere a fuoco la figura di Louis, in piedi davanti alla porta del suo 'studio', la luce della lampada sopra di lui ad illuminarlo come il santo che non è.

"Dove?" chiede solo, riportando la sua attenzione al libro.

Decisamente più interessante.

Louis sbuffa, prima di avvicinarsi al divano sulla quale è seduto.

Gli afferra le caviglie e con poca delicatezza, gli sposta le gambe prima di lasciarsi affondare in uno dei morbidi cuscini.

Punta i suoi occhi azzurri su di lui cominciando a fissarlo e lascia che un sorrisetto si formi sulle sue labbra quando Harry si lascia scappare uno sbuffo spazientito.

Ridacchia, perché sa che il riccio odia essere fissato.

Solleva gli occhi verdi su di lui in modo impaziente.

"Ora che ho la tua completa attenzione, potrei avere anche una risposta?" sorride Louis, guardandolo divertito.

Harry gonfia le guance. "Non mi hai nemmeno detto dove andremo!"

"Dove andremo..." sussurra Louis. "Quindi è un sì!" esclama.

Harry apre la bocca, scioccato. "Io non ho accettato niente!" sbotta, le guance che si fanno un po' più rosse.

Louis sospira, come si fa davanti ad un bambino a cui si deve spiegare ogni cosa. "Hai detto 'dove andremo', non 'dove andremmo.' " spiega. "E per me, Harold, questa è una conferma!"

Il riccio apre la bocca, prima di chiuderla di nuovo, maledicendosi per essersi lasciato sfuggire un verbo al tempo sbagliato.

E ovviamente, Louis lo ha notato. Ovviamente.

Vorrebbe tirargli quel libro in testa - forse dopo aver dato e superato l'esame, ecco.

"È una sorpresa" continua l'altro, estraneo ai suoi pensieri omicidi.

Harry solleva un sopracciglio. "Una sorpresa? Oh, ora sì che comincio a preoccuparmi."

Fa una smorfia quando Louis gli pizzica il braccio. Gli lancia un'occhiataccia che viene bellamente ignorata e sbuffa chiudendo una volta per tutte il libro.

Non ha nemmeno messo un segno!

Louis lo guarda per un solo attimo, divertito, poi si alza con uno scatto. Mette le mani sui fianchi e lo fissa con quegli occhi azzurri e furbi. "Passo a prenderti alle cinque." dice, facendogli l'occhiolino.

Harry, involontariamente si lascia scappare una risatina.

Quel ragazzo è un personaggio.

"E dove, di grazia? Passi a prendermi in camera, in salotto o in cucina?" scherza.

Louis solleva un angolo della bocca in un sorrisetto sghembo, i denti che affondano nel labbro inferiore.

"No, passo a prenderti nel vero senso della parola. Sto uscendo" spiega, scrollando le spalle. "Però se vuoi aspettarmi in camera non ci sono problemi" dice, muovendo le sopracciglia con fare allusivo.

Un piccolo rossore comincia a formarsi sulle guance del riccio, che non sa come rispondere in altro modo se non quello di lanciargli in faccia uno dei cuscini del divano.

Il castano scoppia a ridere, divertito dall'imbarazzo dell'altro e afferra il cuscino stringendolo tra le dita. "Alle cinque" ripete, prima di voltarsi e uscire di casa.

Harry rimane qualche secondo a fissare la porta prima che questa si riapra.

"Ho dimenticato di posarlo..." borbotta Louis, posando il cuscino sul mobiletto d'ingresso e uscendo ancora una volta.

Harry non può fare a meno di scoppiare a ridere.

Per quanto possa essere irritante la maggior parte delle volte, il riccio deve ammettere che senza di lui la sua vita sarebbe fin troppo noiosa.

Osserva l'orologio appeso alla parete constatando che manchi solo un'ora alle cinque. Sgrana gli occhi perché è già tardissimo e se non si dà una mossa, non ce la farà mai.

Con uno sbuffo si alza dal divano e raggiunge la propria camera - proprio accanto allo studio di Louis. Apre l'armadio osservando il suo interno con occhio critico.

Cosa deve indossare?! Louis non gli ha detto nulla!

Afferra il suo solito paio di jeans e una camicia bianca abbastanza neutra, poi da sotto il letto tira fuori i suoi stivaletti marroni.

Con un solo gesto toglie via pantaloncini e boxer, quindi consapevole di avere casa libera si dirige in bagno completamente nudo.

Attacca il proprio telefono ad uno speaker e dopo aver aperto l'acqua, entra nella doccia lasciandosi rilassare dal getto caldo e dalla voce di Ed Sheeran.

Ne ha davvero bisogno.

•••

Harry è incazzato. Ma della serie incazzato nero.

Louis, al suo fianco, è silenzioso - ma solo perché Harry gli ha urlato contro di chiudere la bocca.

Urlare. Harry non ha mai urlato così tanto come in quei due anni. Louis lo sta portando pian piano all'esasperazione.

E pensare che è sempre stato una persona pacata.

Ha bisogno di andare ad una delle lezioni di yoga di Niall. "Voglio tornare a casa." sbotta, ignorando le occhiate delle persone.

"Ormai siamo qui Harry, davvero non vuoi entrare?" ribatte il castano, guardandolo dal basso del suo metro e settanta scarso. Harry prende un profondo respiro, e fissa i suoi occhi verdi sulla figura sorridente di Louis.

Gli toglierebbe via quel sorriso con un pugno.

Magari due.

Il primo per averlo portato lì, il secondo per avergli instaurato il dubbio.

Harry si guarda un momento indietro, osservando con i suoi grandi occhi verdi il National Gallery.

Da quando si è trasferito a Londra, lo ha visitato infinite volte e altrettante volte ha intenzione di visitarlo.

Se quello fosse stato un appuntamento, avrebbe apprezzato la cosa, ma data la situazione vorrebbe solo schiacciare la testa di Louis contro uno degli scalini.

"Perché mi hai portato qui?!" sbotta. "Ti avevo detto che non volevo avere niente a che fare con i tuoi affari!"

Il liscio sbuffa, prima di sedersi al suo fianco. Fa scontrare la propria gamba con quello dello spilungone al suo fianco e "perché avevo bisogno di qualcuno che avesse un'aria intelligente, e che ne capisse qualcosa. E poi, guarda il lato positivo. Ci hai guadagnato un'uscita con me!"

Harry gli lancia un'occhiataccia, lasciandosi scappare una risatina isterica.

Non risponde.

"E va bene!" fa Louis, alzandosi di scatto. "Io vado, aspettami qui se vuoi."

Comincia a salire gli ultimi scalini che lo separano dall'ingresso senza guardarsi indietro nemmeno una volta, poi scoppia a ridere quando Harry lo supera con una spallata.

Lo raggiunge con due falcate e allaccia le dita attorno al suo polso.

Harry si volta verso di lui con un broncio, ma Louis gli sorride e lascia scivolare le propria mano in quella del riccio e "da questa parte, principessa" sussurra, tirandolo e non dandogli il tempo di protestare.

Trascorrono il resto dell'ora seguente a girare per il museo, la mano di Harry stretta alla sua, le guance del riccio deliziosamente arrossate.

Più di una volta aveva provato a liberarsi della sua presa, ma Louis glielo avevo impedito stringendo ogni volta un po' di più le dita attorno alle sue.

"Dimmi che non è vero, Louis." Dice improvvisamente Harry.

"Non è vero cosa, Harold?"

"Dimmi che non è questo il prossimo quadro che ruberanno!" sbotta.

"Sssssh!! Sei impazzito?! Non urlare!" lo zittisce immediatamente Louis. "Abbassa la voce!"

Harry si divincola finalmente dalla sua presa, maledicendosi mentalmente per aver acconsentito a quell'uscita.

"Non potete farlo! Louis, se ti beccano finisci in galera!"

"Io non faccio proprio nulla Harry. Non sono io a rubarli!" si difende.

"No, ma li falsifichi! Perché non puoi semplicemente smetterla?!" ribatte il riccio, le guance rosse, questa volte per la rabbia e non per l'imbarazzo come durante l'ora precedente.

Louis abbassa lo sguardo, cosciente del fatto che potrebbe cominciare ad urlare contro di lui - cosa che vuole decisamente evitare, per il bene di Harry e quello suo che non potrebbe resistere ai suoi occhi verdi bagnati di delusione.

"È Paul Cézanne, Louis."

"È un artista come un altro, Harry."

Harry vorrebbe davvero ammazzarlo. Considerare Paul Cézanne un artista come un altro per lui è come sentire una bestemmia.

Strizza gli occhi, cercando di darsi una calmata, evitando gli sguardi della gente che si posano su di lui.

Non ha tempo per pensare a loro.

"Un artista come un altro."

Louis si morde il labbro inferiore con forza. "Non è quel-"

"Sai Louis" lo blocca il riccio. "Ho sempre pensato che con il lavoro che fai - se può essere considerato un lavoro- avessi il tempo e il modo di apprezzare le opere d'arte. Ma a quanto pare non è così. Forse ti ho anche sopravvalutato."

Louis abbassa il capo nel tentativo di nascondere le guance leggermente arrossate. "Non capisco perché te la stia prendendo così tanto."

Harry lascia andare un lungo sospiro. "È questo il problema, non capisci." Dice, prima di voltargli le spalle e dirigersi verso l'uscita.

Non avrebbe dovuto accettare. Non avrebbe dovuto lasciarsi trasportare dalla sensazione della mano di Louis intrecciata alla sua. Non avrebbe dovuto aiutarlo.

Infila le mani in tasca e a passo svelto si dirige verso la metro più vicina.

Quello che dovrebbe fare, è concentrarsi sul suo esame.

•••

Harry fissa un'altra volta il libretto degli esami, un leggero sorriso sulle labbra, le famosissime fossette a bucargli delicatamente le guance.

"Terra chiama Harry."

"Mmh?" il riccio solleva lo sguardo incontrando lo sguardo pacato e il sorriso dolce di Niall. Solo a guardarlo Harry si sente attraversare da una tranquillità assoluta.

Aggrotta le sopracciglia fissando un piccolo neo sul naso dell'altro.

"Ti chiedevo cosa farai per Natale" ridacchia il biondo, ritornando a mangiare la sua pizza alla rucola.

Harry incrocia le braccia e poggia la testa su disse. Mette su un broncio e fissa l'amico con i suoi occhioni verdi.

"In realtà sarò costretto a restare qui a Londra quest'anno. I miei hanno deciso di andare in Italia per le feste e Gemma sarà sicuramente con il suo ragazzo, quindi..."

"Quindi sarete solo tu e Louis" sorride Niall sollevando le sopracciglia.

"Scusa, chi?" chiede il riccio, afferrando un ciuffo di rucola e infilandoselo in bocca.

Niall scoppia a ridere scuotendo poi la testa. "Lo stai ancora ignorando?"

"Non sto ignorando nessuno Niall. Non so davvero di chi tu stia parlando."

"Non pensavo saresti stato in grado di restare arrabbiato con lui così a lungo" sbuffa il biondo. "Quando ti deciderai a capire di essere innamorato di lui? Louis sembra averlo capito da un pezzo. Su questo è più sveglio di te."

Harry si solleva bruscamente dal tavolo, facendo volare per terra qualche tovagliolino, le guance rosse come due ciliegie. "Io non sono innamorato di nessuno!" sbotta. "E Louis non è innamorato di me! Smettila di vivere in un mondo tutto tuo."

Niall sospira, i denti a premere sul suo labbro inferiore. "Quant'è che non vai a letto con qualcuno?" chiede, ridacchiando poi all'espressione scioccata del proprio amico che scuote la testa rifiutandosi di parlare. "Allora?" insiste.

Harry borbotta qualcosa che il biondo non riesce a capire - in realtà ha capito benissimo, ma vuole che il riccio lo dica ad alta voce.

"Qualche mese" ripete ancora, questa volta un po' più forte.

Niall annuisce con fare saccente. "Qualche mese tipo-ventiquattro mesi? Che messi assieme fanno due anni?"

Harry non risponde.

"E ricordami, quanto tempo è che conosci Louis?"

"Sono stato impegnato con l'università, e con il lavoro e-"

"E poi c'è anche il fatto che ogni volta che esci fuori a rimorchiare Louis ti sta attaccato come se fosse un cane da guardia."

Harry arrossisce ancora di più se possibile.

"Okay, non voglio più sentirti" esala il riccio sollevandosi ed afferrando il proprio zaino abbandonato sul divanetto. Se lo mette in spalla e lascia qualche sterlina sul tavolo.

Niall segue ogni suo movimento con attenzione, i suoi occhi puntati sulle mani del riccio che si muovono nervose.

Sorride. "Va bene. Allora ci vediamo questa sera al pub?" chiede. "Avviso anche Zayn e Liam, è da un po' che non li vedo."

Il più piccolo arriccia le labbra, stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia. "Va bene" sospira, incontrando i suoi occhi.

Poi dopo avergli lasciato un bacio su quella zazzera di capelli biondi si allontana, uscendo fuori dal bar.

•••

Harry sente bussare alla porta della propria camera quella sera. È a petto nudo e indossa una vecchia tuta mentre regge in mano una delle sue migliori camice. Pronuncia un distratto "avanti" e afferra i suoi pantaloni più stretti insieme ad un paio di calze.

"Vai da qualche parte?"

Il riccio sobbalza, lanciando uno sguardo verso la porta dove Louis è appoggiato. Lo sta fissando con un piccolo sorriso sulle labbra ed Harry comincia ad agitarsi leggermente.

Non sopporta di essere scrutato così a fondo da quegli occhi azzurri in continuazione.

Comincia a sistemare i tanti vestiti riversati sul suo letto nel tentativo di distrarsi.

"Vado al pub con Niall, Zayn e Liam."

"Oh."

Harry solleva lo sguardo a quel semplice suono e si prende un attimo per osservarlo.

Indossa degli skinny neri e una larga felpa grigia. I suoi capelli sono un vero e proprio disastro, le sue guance sono di un rosso acceso e gli occhi azzurri sono leggermente lucidi.

"Tutto okay?" chiede mordendosi il labbro. "Ti serviva qualcosa?"

"Mm-" sospira, passandosi una mano tra le ciocche castane. "Mi chiedevo solo se ti andasse di guardare un film stasera e ordinare un pizza, ma chiaramente hai un impegno, quindi... fa finta di nulla." Mormora, rivolgendogli un piccolo sorriso e uscendo dalla stanza prima che Harry abbia il tempo di dire qualcosa.

Osserva il punto in cui era Louis fino a qualche minuto prima, per ancora qualche istante, poi rilasciando un lungo sospiro lancia un'occhiata alla sveglia sul suo comodino.

Manca meno di un'ora all'appuntamento con gli altri, quindi Harry si prende il suo tempo per fare una doccia e acconciare al meglio i suoi capelli in modo che non gli finiscano davanti agli occhi durante il corso della serata.

Quando finisce di prepararsi è già in ritardo di dieci minuti, quindi afferra il suo cappottino nero ed esce fuori dalla propria camera.

Il salotto è illuminato solo dalla luce del televisore che sta mandando in onda un vecchio episodio di Friends.

Louis è seduto contro i cuscini, le ginocchia alzate al petto e una tazza di tè tra le mani.

Lo vede sobbalzare leggermente quando accende la luce, ma non si volta verso di lui.

Harry gli lancia un'occhiata, fermandosi con le dita sulle chiavi di casa ancora appoggiate sul mobile di ingresso.

"Sei sicuro che vada tutto bene?" chiede un'ultima volta, ma il liscio si limita ad annuire, gli occhi fissi sullo schermo del televisore.

"D'accordo" mormora allora, prima di spegnere la luce e chiudersi la porta alle spalle.

Non riesce a capire cosa sia preso a Louis. Fino a quella mattina sembrava essere tutto apposto tra di loro, Louis sembrava sempre il solito.

Non capita spesso che gli chieda di passare del tempo insieme-in realtà non capita mai.

Forse sta male. Forse si sente triste ed ha bisogno di compagnia.

Rallenta improvvisamente il passo e prima che possa raggiungere la porta del condominio, prende una decisione.

Probabilmente Niall gliela farà pagare, probabilmente se ne pentirà, ma afferra il cellulare e sbuffando avvisa il biondo che per quella sera non uscirà.

Ritorna quindi sui suoi i passi e in meno di un minuto si ritrova a riaprire la porta di casa.

La testa di Louis scatta immediatamente verso l'entrata e i suoi occhi si scontrano con prepotenza con quelli di verdi di Harry che cerca di ignorare la strana sensazione che gli attanaglia lo stomaco.

È fastidio, si dice.

Lancia le chiavi sul piattino e senza dire una parola distoglie lo sguarda e si dirige in cucina.

Nota che l'acqua nel bollitore è ancora abbastanza calda, quindi afferra la sua tazza preferita e dopo averci messo dentro una bustina di tè nero, prende da uno stipetto i suoi biscotti al cioccolato preferiti.

Forse per quella sera può fare un'eccezione e condividerli con il castano.

Con la tazza in una mano e i biscotti nell'altra Harry fa il suo ingresso nel salotto, lo sguardo di Louis già puntato su di lui.

Si lascia cadere con un tonfo sul divano e posiziona il pacco dei biscotti tra di loro.

Prende un sorso del suo tè e "quindi, questo film?" chiede, lanciandogli un'occhiata di sottecchi.

Louis sorride come se avesse appena visto Babbo Natale la notte della vigilia, ed Harry continua a ripetersi che no, non è contento perché lui è .

Si alza di scatto e afferra il DvD di Interstellar mettendolo nel lettore, poi torna a sedersi al suo fianco, il pacco di biscotti ora schiacciato tra di loro.
Il suo cuore perde un piccolo battito nel vedere quanto la distanza tra loro sia diminuita, nel sentire il braccio di Louis dietro le sue spalle e le sue dita a giocare con una ciocca dei suoi capelli e - maledetto Niall, pensa, cercando di concentrarsi sulla scena iniziale di Interstellar.

Sarà una lunga serata.

•••

"Oh andiamo!" sbotta Louis improvvisamente facendolo saltare per aria.

Gli lancia un'occhiataccia. Non c'è più traccia del Louis di qualche ora prima, constata.

"Non è per niente giusto che dopo una vita ad aspettare che il padre ritorni, lei riesca a vederlo solo prima di morire!" continua quello, indicando stizzito.

"Louis, lui manca per circa settant'anni! Era scontato che finisse così!"

"E chi lo dice, scusa?"

"Lo dico io, e lo dice Nolan."

Louis sbuffa una risata. Si volta di lato in modo da poterlo guardare in faccia e gli sorride. "Solo a te possono piacere certi film."

"Ti informo che l'intero mondo ama i film di Nolan. L'unico a cui non piacciono sei tu. Che poi, perché l'hai messo se non volevi guardarlo? Abbiamo tantissimi altri film!"

Il sorriso sulle labbra di Louis si allarga e ad Harry non piace affatto il modo in cui Louis lo sta guardando.

Lo fa sentire strano e - no grazie.

"Perché mi piace la tua espressione quando guardi qualcosa che ami." dice improvvisamente il castano facendo fermare anche l'aria intorno a loro.

Harry può giurare che si sia fermato anche il proprio cuore prima di ricominciare a battere impazzito.

Non sa cosa dire. Dovrebbe dire qualcosa vero? Ma cosa?

Louis non gli ha mai fatto un complimento - in realtà lo riempie sempre di apprezzamenti e complimenti, ma lo ha sempre fatto con un tono scherzoso o per infastidirlo, ma mai in quel modo, mai con quel tono, e soprattutto mai con quell'espressione addosso.

"Grazie?" dice, le guance caldissime e la voce che gli esce fuori in un sussurro.

Louis lo fissa per un altro istante prima di distogliere lo sguardo - e far tornare il riccio a respirare - e ridacchiare. "È meglio andare a letto Harold" esala, prima di alzarsi e dargli la buonanotte.

Harry resta a guardare un altro film nel tentativo di distrarre la sua mente dagli eventi precedenti e a rimpiangere di non essere uscito ad ubriacarsi quella sera.

Perché prende sempre delle decisioni sbagliate?

•••

"E quello cos'è?" ride Louis osservando la parete.

Harry si volta verso di lui, un sorriso a trentadue denti che fa tremare le gambe del castano, e della plastica tra le mani.

"Non si vede?" chiede entusiasta.

Louis storce le labbra. "Beh sì" ammette. "Quello che volevo veramente dire però è: se volevi un'imitazione di Degas potevi chiedere a me. Almeno non avresti speso soldi e non sarebbe stata un'imitazione scarsa." gli fa notare.

Harry decide di ignorarlo. "Non sono riuscito a trovare Lezione di Danza, purtroppo" dice, facendo una smorfia dispiaciuta. "Ma anche questo è stupendo" dice osservando il quadro. "Ho mai detto quanto ami Degas?"

Sì, l'ha detto e ripetuto mille volte. Se Harry avesse la possibilità di tornare indietro nel tempo, Louis è sicuro si farebbe portare ai tempi di Edgar Degas.

Mentre osserva la riproduzione di "Le danzatrici in blu" un'idea si fa spazio nella sua testa.

"Dove vai?" gli chiede Harry quando lo vede alzarsi di scatto dal divano.

"Mm-" mormora spaesato alla ricerca di una scusa. "Mm- credo di avere qualche problema di stomaco" dice, poggiando una mano sulla propria pancia e correndo verso la sua camera.

Per fortuna anche quella ha un bagno privato, quindi si rinchiude lì dentro sedendosi sulla tazza ed estraendo il cellulare dalla tasca. Non ha neanche il tempo di portare il telefono all'orecchio che sente bussare alla porta.

Si immobilizza trattenendo il fiato.

"Louis?" chiede Harry dall'altro lato. "Sicuro di non aver bisogno di aiuto?"

Louis vorrebbe baciarlo davvero tanto. Invece si schiarisce la voce e "potresti prepararmi una tisana?" chiede, proprio mentre una voce dall'altro capo della linea risponde alla chiamata. Louis si morde il labbro con forza.

"Okay" mormora il riccio dall'altra parte. "Ti aspetto in cucina."

Louis aspetta di sentire la porta della sua camera chiudersi prima di portare il telefono all'orecchio.

"Simon, sono Louis."

•••

"Puoi darmi una mano?" urla Louis dal salotto.

Harry alza lo sguardo dal suo libro di fotografia e posandolo sul comodino si dirige nell'altra stanza per poi bloccarsi sui suoi stessi passi.

"Oddio!" esclama, un sorriso luminoso ad incorniciargli il volto.

Raggiunge il castano e affiancandolo afferra alcuni rami cominciando a tirare l'albero all'interno della casa. "Da quando ti conosco questa potrebbe essere la migliore idea che tu abbia mai avuto. Se non l'unica."

Louis gli pesta un piede per dispetto.

"Ehy, sii gentile per una volta. Ti costa tanto?" chiede mettendo un finto broncio.

Harry ridacchia e Louis si chiede perché non possa essere ogni giorno così, con lui che ride a ciò che dice.

Si chiede perché non possa essere il destinatario di quella risata ventiquattro ore su ventiquattro.

"Dove dovremmo metterlo?" cambia discorso il riccio, fermandosi davanti al divano.

"Che ne dici accanto alla tv?"

"Nope."

"Vicino al divano?"

"No."

"All'angolo della stanza?"

"Nemmeno."

Louis sbuffa. "Dove diamine dovremmo metterlo allora?" urla.

Harry lo fissa per un'istante. "Accanto alla Tv?" chiede prima di scoppiare a ridere.

Louis gli lancia il proprio cappellino addosso. "Non sei divertente" mormora, crollando sul divano.

Il riccio non risponde ed esce fuori dalla stanza.

Apre il piccolo sgabuzzino accanto alla porta della propria camera e adocchia uno scatolo nero.

Senza fare confusione lo afferra e lo apre, storcendo poi la bocca.

"Louis!" urla.

"Cosa?"

"Non abbiamo abbastanza decorazioni!"

Harry sente solo del baccano proveniente dal corridoio prima di ritrovarsi Louis davanti.

Lo fissa per qualche istante aspettando che parli, che dica qualcosa, ma quando non si decide a parlare, il riccio alza un sopracciglio in modo interrogativo.

"Ecco..." comincia grattandosi il retro del collo. "Sono solo le sei, quindi pensavo-se uscissimo adesso a comprare le decorazione e poi mangiassimo qualcosa fuori?" chiede.

E okay, chi ha acceso i riscaldamenti? Harry si sente impazzire.

Si riscopre a non avere parole, quindi annuisce semplicemente, la mente piena di domande a cui non sa dare - o non vuole dare - una risposta.

Louis si apre in un sorriso bellissimo, i suoi occhi che si assottigliano fino a formare delle adorabili rughette agli angoli.

E-così non va. Il fatto che abbia associato a Louis Tomlinson parole come 'bellissimo' e 'adorabile' gli fa scattare dei campanelli d'allarme.

Ha bisogno di qualche minuto da solo. Ha bisogno di liberare la mente per qualche istante.

"Vado a mettere le scarpe" dice.

E se passa almeno cinque minuti in bagno a sciacquarsi il volto con dell'acqua ghiacciata solo per darsi un po' di ritegno, nessuno deve saperlo.

•••

Non sa come sia successo esattamente, ma dopo aver fatto visita all'ennesimo negozio, Harry si ritrova a camminare per le strade di Londra, mano nella mano con Louis Tomlinson.

Non sa nemmeno chi sia stato a prendere la mano di chi.

Quello che sa è che mentre il suo cervello protesta con tutta la forza possibile, il suo cuore - che perde più di un battito al calore delle dita di Louis incastrate tra la sue - gli dice di non lasciare andare quella mano per nessuna ragione al mondo.

Ed Harry è sempre stato una persona che segue il cuore, chi è lui questa volta per andargli contro?

Nessuno.

Quindi, stringe un po' di più la presa su quella mano e continua a camminare.

"Ti va una pizza?" chiede improvvisamente Louis, fermandosi davanti ad un piccolo pub.

Il riccio annuisce, quindi Louis lo guida dentro il locale.

Qualche minuto dopo sono entrambi seduti ad un tavolo piuttosto appartato ed Harry sta cercando di evitare di pensare che quello assomigli ad un appuntamento - e di non arrossire ogni volta che gli occhi dell'altro si posino su di lui, ovvero quasi sempre.

"Smettila di fissarmi." dice ad un certo punto, stufo di sentirsi agitato. Afferra un grissino portandoselo alla bocca nel tentativo di tenersi occupato.

Louis ridacchia. "E perché?" chiede. "Non sto facendo nulla di male."

Harry sbuffa mentre osserva il sorriso di Louis allargarsi. "Mi agiti."

"Le cose belle devono essere guardate Harold."

"Perché non guardi il tuo riflesso allora?" esclama indicando la vetrata.

Louis alza un sopracciglio, gli occhi luminosi e divertiti.

"Fermi tutti. Harry Styles mi ha appena detto di essere bello?" chiede. "Sento gli angeli cantare." sorride.

Harry sente le guance diventare improvvisamente calde.

"Non montarti la testa, è una cosa oggettiva" borbotta, afferrando il menù e fingendo di leggerlo.

"Oggettiva" ripete il castano, stranamente felice.

"Non ci vuole uno scienziato per vedere certe cose, Louis."

Louis osserva Harry per qualche istante; le sue guance sono rosse per l'imbarazzo, il labbro inferiore stretto tra i denti. I suoi occhi sono particolarmente verdi quella sera - la sua tonalità di verde preferita - mentre alcuni ricci gli circondano il viso in modo delicato.

È così bello che a Louis manca il respiro.

"E adesso ordiniamo!" sbotta il riccio, evitando i suoi occhi e facendo segno ad una cameriera di avvicinarsi.

Louis non può evitare di scoppiare a ridere.

Ah, Harry Styles.

•••

Harry non vuole crederci.

Tiene tra le mani la sua magliette preferita, quella bianca, che bianca più non è.

Con gli occhi a due fessure osserva la stoffa della maglietta ora diventata rosa, poi comincia a togliere il resto degli indumenti dalla lavatrice alla ricerca di quello che ha rovinato la sua maglia.

Lui ricorda di non aver messo nessun indumento col-

Le sue dita trovano la stoffa di una camicia rossa, decisamente piccola, e decisamente non sua.

Se la rigira tra le mani indeciso sul da farsi, mentre la solita e familiare sensazione di fastidio si fa strada in lui.

Non gli va di gridare però, soprattutto quel giorno che ha un mal di testa così tremendo che ammette di non sopportare nemmeno la propria voce.

Quindi si alza, e con la camicia ancora tra le mani si dirige verso lo studio di Louis.

Da quando il castano abita con lui, può contare sulle proprie dita le volte in cui ha messo piede lì dentro.

È il suo modo di non farsi coinvolgere in quello che fa il castano anche se la sua semplice presenza lì è già abbastanza.

Fuori sta nevicando da un pezzo ed Harry ringrazia di non dover uscire di casa quel giorno.

Apre la porta e qualunque parola sulla punta della lingua sparisce improvvisamente.

Louis si volta di scatto verso di lui, il sorriso che si allarga a dismisura. "Principessa."

"Che diavolo fai tutto nudo?!" sbotta, la voce stranamente più alta di qualche ottava.

Louis scoppia a ridere. "Dipingo" spiega.

Harry cerca di non abbassare lo sguardo dai suoi occhi.

Non guarderà in giù.

"Nudo?!"

"Se ti fossi mai disturbato a conoscermi sapresti che amo dipingere nudo. È come se mi sentissi libero di esprimermi."

"Io ti conosco!" protesta invece facendo qualche passo in avanti, la camicia stretta tra le dita.

Louis si rigira un pennello tra le mani, andandogli incontro. Si ferma ad un passo da lui, un sorriso ad increspargli le labbra.

Harry sente il calore della sua pelle anche a quella distanza, e mentre rabbrividisce si rifiuta di ammettere che sia per il fiato caldo di Louis a sbattere contro il suo viso, ma per colpa del pennello che quello gli sta passando delicatamente sulla guancia. La sua espressione è concentrata e i suoi occhi azzurri sono leggermente più scuri del solito.

"E cosa sai di me?"

Harry non sa perché Louis stia sussurrando, non sa perché sia così vicino, non sa che cosa sta succedendo, ma soprattutto non sa perché la sua voce lo abbia fatto eccitare improvvisamente.

Si dice che forse è perché non va a letto con qualcuno da tempo, e che nessuno - sempre oggettivamente parlando - sulla terra resisterebbe al corpo nudo di Louis Tomlinson a pochi centimetri di distanza.

Quella è la spiegazione che si dà, ed è anche quella si darà ore più tardi.

"Ti ho fatto una domanda principessa" lo prende in giro leggermente Louis, gli occhi puntati nei suoi.

Giusto.

Gli ha fatto una domanda. E la risposta alla domanda è - non ha idea di quale sia la risposta in realtà, perché non sa nemmeno quale sia la domanda.

Non lo ricorda, ma non gli serve farlo soprattutto quando le labbra di Louis si posano improvvisamente sulle sue e tutto diventa sfocato per diversi attimi.

Una sua mano è premuta con delicatezza sulla sua nuca, l'altra regge ancora il pennello.

Harry lascia andare istintivamente la camicia alla ricerca di un appiglio disperato che finisce per essere le spalle del castano.

Harry avvolge le spalle del più grande, tirandoselo poi contro.

Ogni centimetro del corpo nudo di Louis è premuto contro il suo, ma non riesce a prestare molta attenzione a quel particolare quando quello spinge la lingua nella sua bocca.

Harry si lascia improvvisamente andare, cullandosi nella sensazione della lingua di Louis a giocare con la sua.

È una sensazione nuova ma allo stesso tempo familiare.

È familiare nell'odore di Louis, nel modo in cui le sue mani gli stringono dolcemente i capelli.

Harry inclina leggermente il viso e Louis si lascia sfuggire un sospiro quando le loro labbra si allontanano per qualche istante.

Ma non perde tempo e lasciando cadere il pennello al pavimento, afferra il volto del riccio tra le mani e posa con fermezza le labbra sulle sue.

Resta fermo, gli occhi chiusi e il cuore a mille, perché desiderava baciare quella bocca da fin troppo tempo e ora che può ha bisogno di sentirle forte sulle sue.

Louis continua a lasciare piccoli e continui baci sulle sue labbra, facendo tremare Harry per la dolcezza con cui lo sta baciando.

Harry sospira sulla sua bocca, quindi stufo di aspettare afferra il labbro di Louis tra i denti e approfondisce il bacio.

Le loro lingue si incontrano di nuovo, scivolando l'una sull'altra. L'odore del più grande mischiato a quello delle tempere gli fa girare la testa, lasciandolo piacevolmente stordito. Avvolge le braccia intorno al suo busto e se lo tira ancora di più contro, la pelle calda e morbida di Louis sotto i suoi polpastrelli.

Il cuore ha ormai perso un'infinità di battiti e Harry è troppo stordito per chiedersi per quale fottuto motivo non vorrebbe più allontanarsi da quella bocca accogliente o dal calore di Louis.

Succhia il suo labbro, facendolo diventare tremendamente rosso, poi lo morde e torna a far scivolare le loro bocche l'una sull'altra.

Respira bruscamente quando sente Louis tirare leggermente i suoi capelli e spingersi contro la sua gamba.

Una marea di brividi si propagano lungo tutta la schiena facendolo rabbrividire, e solo quando sente qualcosa di duro contro la sua gamba la realizzazione di ciò che sta facendo lo colpisce in pieno.

Sta baciando Louis, la stessa persona che non fa altro che infastidirlo da anni, lo stesso ragazzo che ha trovato indifeso in vicolo buio, la stessa persona che si è eccitato solo baciandolo.

Harry non ha idea di cosa sia successo, non sa perché non riesce ad allontanarsi da lui come dovrebbe. Ma in fin dei conti, chi dice che deve? Quella cosa gli sta piacendo parecchio e perché no?

Prima che se ne renda conto anche lui si sta spingendo contro Louis in modo disperato, i suoi gemiti che vengono prontamente ingoiati dalle labbra di Louis.

Louis gli morde il collo facendolo gemere, e mentre Harry cerca di riprendere un po' di controllo, intrufola una mano sotto la sua maglia accarezzando il suo stomaco.

Gliela sfila con un solo gesto, beandosi dell'espressione estasiata del riccio. Incapace di resistere a tutto quello si riappropria della sua bocca calda, perdendosi nel suo odore e nel suo sapore.

Aveva spesso immaginato di baciare Harry, ma nulla supera le aspettative come la sensazione reale della bocca del riccio incastrata in modo perfetto alla sua.

Stringe il suo fianco con una mano prima di strattonare leggermente l'elastico della sua tuta. Harry geme e Louis perde la testa. Staccandosi brevemente, abbassa la tuta sfilandogliela dai piedi. E davvero, perché non è sorpreso del fatto che Harry non abbia un paio di mutande addosso? Fissa la sua erezione dura contro il suo stomaco e improvvisamente gli manca il respiro.

Harry è una visione.

Louis si rialza in piedi e dopo aver sfiorato leggermente le labbra contro le sue, si abbassa a mordere uno dei suoi capezzoli. Harry getta la testa all'indietro gemendo e Louis è quasi incerto sul da farsi; con tutta quella pelle a disposizione da mordere e baciare non sa su quale parte del corpo voglia marchiarlo prima.

Prendendo una decisione, abbandona il suo petto per lasciare una scia calda di baci lungo il suo collo.

Si ferma all'altezza del suo pomo d'Adamo e dopo aver sorriso sulla sua pelle comincia a succhiare quel punto con l'intento di marchiarlo.

Fa scivolare una mano lungo il suo petto concentrandosi qualche attimo sul suo ombelico, poi con esitazione e la mente svuotata avvolge l'erezione del riccio in una mano cominciando a muoverla lentamente.

Harry geme continuamente, troppo eccitato per fare altro e Louis è sicuro che potrebbe morire quando il riccio comincia ad andare contro le sue spinte aumentando la velocità.

Il cuore gli cade giù nello stomaco per poi salirgli in gola quando si sente improvvisamente strattonare via.

Guarda Harry con occhi spalancati, spaventato che possa aver cambiato idea, che lo stia respingendo.

Ma tira un sospiro di sollievo quando Harry lo tira verso il pavimento.

Harry si sdraia, rabbrividendo per il contatto col pavimento ghiacciato, e si tira Louis addosso.

Il castano non perde tempo a posizionarsi tra le sue gambe infinite e poggiare le mani ai lati della sua testa.

Accarezza con lo sguardo tutto il suo volto, soffermandosi poi sui suoi occhi verdi. Sono così belli e profondi che Louis ci si sente quasi affondare dentro.

"L-"

Louis lo bacia di nuovo, bloccando le sue parole. Passa la lingua sulle sue labbra prima di chiedere l'accesso.

Louis passa la lingua sulla sua cominciando a muovere lentamente il bacino sul suo fino a prendere un ritmo più veloce.

Ansima quando Harry solleva il bacino facendo scontrare le loro erezioni, quindi infilando le mani tra i suoi ricci e tirandoli inizia ad andargli incontro.

"L-Louis, per favore." Ansima Harry graffiandogli le spalle e stringendo il suo sedere tra le mani per spingerselo vicino.

Il castano geme, la testa che gira alla sensazione delle mani di Harry su di lui.

Gli morde il labbro inferiore con forza, prima di staccarsi leggermente da lui e fissarlo negli occhi.

"Per favore cosa, Haz?" gli chiede, impossibilitato a distogliere lo sguardo.

Il riccio perde un battito a quel nomignolo, al modo in cui le labbra di Louis sembrino accarezzarlo.

Prende un profondo respiro prima di afferrare il suo volto tra le mani. Louis sembra sorpreso quando lo attira a sé per posare le labbra sulle sue, ma si rilassa immediatamente baciandolo a sua volta.

Si stacca con un piccolo schiocco e prima che possa pensarci afferra le sue dita portandosele alla bocca.

Le succhia lentamente, gli occhi fissi in quelli di Louis il cui cuore batte come impazzito.

Nonostante lui sogni quel momento da due anni ormai, non vuole che Harry non la pensi allo stesso modo. Quindi "Sei sicuro?" gli chiede, la voce che si dissolve in un gemito quando il piccolo in risposta muove in alto il bacino.

"Sta zitto." Ribatte quindi, liberando le dita del castano. "E lavora."

Louis non può fare a meno di ridere, un po' divertito, un po' euforico e felice.

Si abbassa sul suo corpo, mordendogli scherzosamente la pancia - Harry sorride, facendo spuntare le fossette e Louis non sa più come si fa a respirare .

Gli spalanca le gambe posizionandosi tra di esse, poi dopo avergli sorriso e lasciato un piccolo morso sulla coscia, Louis inserisce lentamente il primo dito. Harry geme leggermente, infastidito da quell'intrusione - a cui non era più abituato - che pian piano comunque lo porta ad ansimare e a chiedere di più.

Louis inserisce piano un secondo dito, l'erezione che pulsa dolorosa tra le proprie gambe quando sente Harry stringersi attorno alle sue dita.

Afferra il suo fianco con la mano libera cominciando a tracciare piccoli cerchi sulla sua pelle, poi quando Harry sembra essersi rilassato a quell'intrusione, arriccia le dita cercando di spingersi più in profondità.

Una goccia di sudore gli scivola lungo la schiena facendolo rabbrividire. Osserva il più piccolo con il cuore che batte a mille; la sua testa è gettata all'indietro, le labbra aperte in modo osceno e rosse come due ciliegie, le guance arrossate e sporcate da una striscia di colore giallo.

Harry lo ucciderà quando si vedrà allo specchio.

Sorride.

Un giorno vorrebbe proprio dipingere il suo corpo, ridisegnare a colpi di pennello quelle bellissime forme che lo hanno ipnotizzato fin dal primo giorno, fin da quando Louis era seduto sulla vasca da bagno di quella che ora era anche casa sua, con uno sconosciuto tra le sue gambe a curare le sue ferite.

Era stato la prima persona a prendersi cura di lui dopo anni, perché avrebbe dovuto lasciarlo? Perché avrebbe dovuto abbandonare quegli occhi caldi e quel sorriso sincero?

Se n'era innamorato senza accorgersene.

Con una lentezza estrema estrae le dita dalla carne calda di Harry, guadagnandosi un'occhiataccia.

Ride però e alzandosi "non ho i preservativi qui, H." spiega allontanandosi dalla stanza.

Il riccio osserva Louis sparire oltre la porta e improvvisamente solo si prende un attimo per radunare i propri pensieri.

Una parte di lui gli dice che è ancora in tempo per alzarsi dal quel pavimento freddo e scappare via, ma l'altra parte gli suggerisce che quello non è un male.

Louis ci sta mettendo decisamente troppo, pensa, prima di afferrare la propria erezione e cominciare a masturbarsi.

Fa scorrere lentamente la mano lungo tutta l'asta, accarezzando con il pollice la cappella arrossata.

La sensazione è decisamente diversa rispetto a quella della mano di Louis intorno a lui. "Maledizione" borbotta, infastidito con se stesso per quel pensiero.

"Cristo" sbotta Louis bloccandosi sulla soglia della porta.

Resta lì immobile, gli occhi puntati sulla mano di Harry che ora si muove più velocemente, le iridi verdi puntate sull'erezione dell'altro.

"Hai intenzione di rimanere lì per molto?" geme, passando il dito sulla cappella.

Louis non se lo fa dire di nuovo e con due falcate si avvicina al più piccolo sovrastandolo col suo corpo. Ogni fibra del suo corpo è percorsa da una scarica quando dopo aver inumidito tre dita di lubrificante, apre Harry per ancora qualche istante.

Harry ansima, spingendosi contro quelle dita, la vista appannata dall'eccitazione, il corpo in fiamme e un'erezione pulsante e dolorosa tra le gambe.

"Lou" protesta quando quello si ostina a non muoversi.

Louis sorride storto ammirando, incantato, il corpo di Harry che si agita sotto il suo alla ricerca di più frizione, e solo quando riesce a trovare la sua prostata si decide che è meglio sbrigarsi.

Sfila le dita da Harry e con mani tremanti - perché nonostante tutto è fottutamente agitato, grazie tante - apre il preservativo srotolandolo sulla propria erezione.

Sente le guance scottare quando si accorge di avere le iridi di Harry puntate addosso, l'agitazione a renderlo impacciato.

"Cosa?" chiede, mordendosi il labbro inferiore quando la voce gli esce a malapena.

Ma Harry continua a fissarlo per qualche altro istante prima di scuotere la testa e distendersi meglio sul pavimento.

Louis lubrifica il preservativo l'ultima volta, poi con mani gentili spalanca ancora di più le gambe del più piccolo.

Incontra i suoi bellissimi occhi, così scuri e profondi che lo stordiscono per qualche istante.

Poi, entra dentro di lui il più gentilmente possibile.

Harry si stringe immediatamente attorno a lui, rendendogli difficile respirare e capire qualsiasi cosa.

Stringe le mani sui suoi fianchi morbidi e da una piccola spinta col bacino entrando completamente.

Harry geme e ansima il suo nome, gli occhi assottigliati e il petto che si alza e abbassa velocemente.

Gli gira la testa.

Harry Styles sarà la sua rovina.

Gli afferra il viso tra le mani baciandolo una, due, tre volte, finché Harry non apre la bocca lasciando incontrare le loro lingue.

Sospira, estasiato da tutte quelle sensazioni meravigliose, poi si sfila da Harry giusto il tempo prima di entrare un'altra volta dentro di lui.

Gemono entrambi, le bocche a sfiorarsi, le mani che si stringono e corpi ed anime che si legano.

Harry gli stringe le natiche tra le mani, spingendolo ad andare più forte, quindi Louis aumenta la velocità delle spinte cercando di andare più a fondo.

Harry gli graffia la schiena e trattiene un singhiozzo quando Louis gli colpisce la prostata.

Sente il corpo andare in fiamme, la propria erezione che scivola tra i loro petti ad ogni spinta.

Avvolge le gambe attorno al suo busto e spinge i talloni alla base della sua schiena, poi lo attira a sé unendo ancora una volta le loro labbra.

Nonostante la situazione, il bacio che si scambiano è lento e dolce, fa battere il cuore di Harry all'impazzata facendogli desiderare di baciarlo all'infinito.

Louis sente di essere arrivato quasi al limite, quindi cercando di colpire sempre quel fascio di nervi che fa impazzire Harry ad ogni spinta, afferra la sua erezione con una mano cominciando a massaggiarla a ritmo delle proprie spinte.

Fa propri i gemiti di Harry, rubandoglieli direttamente dalle labbra, beandosi della sua mano tra i propri capelli, del suo tocco delicato sulla schiena.

Quando Harry gli morde il labbro con forza, spingendosi contro di lui, un brivido gli attraversa la schiena, passando per ogni sua terminazione nervosa e con un ultimo colpo di fianchi, si riversa all'interno del preservativo.

Respira pesantemente, poggiando la fronte sulla spalla del più piccolo e prima che possa rilassarsi, aumenta la velocità della propria mano.

Harry avvolge le braccia attorno al suo busto, stringendolo forte, prima di gettare la testa all'indietro e riversarsi tra le dita del castano.

Socchiude gli occhi, rilassandosi sul pavimento, le braccia ancora avvolte attorno a Louis, il respiro pesante e il corpo piacevolmente rilassato.

Louis si sfila delicatamente da lui, le mani a sfiorare le braccia del riccio delicatamente, la guancia premuta contro il suo petto.

Solleva gli occhi sorridendo e perdendo un battito alla vista delle fossette del più piccolo il bella mostra.

Riesce a sentire il battito del suo cuore che pian piano rallenta il suo ritmo.

Poggia le mani sulle sue braccia e si concentra solo su quello e sul calore del suo corpo.

Si rende conto di essersi addormentato solo quando avverte Harry smuoversi sotto di lui, le sue grandi mani che cercano di spostarlo.

Apre gli occhi piano, stordito, prima di lasciarsi cadere di lato.

Solo quando la sua schiena entra a contatto col pavimento ghiacciato, si sveglia improvvisamente.

Harry è già in piedi e sta indossando la sua tuta, lo sguardo basso e i capelli a coprirgli il volto.

Si sta nascondendo.

"Harry?" lo richiama, cercando di incontrare i suoi occhi. "Che succede?"

Il riccio incontra immediatamente il suo sguardo, le guance rossissime e le labbra gonfie.

"Uhm-io, ecco." Tossisce , distogliendo lo sguardo. Poi come se nulla fosse, lo guarda di nuovo rivolgendogli un piccolo sorriso che però non gli raggiunge gli occhi. "Vado a farmi una doccia" dice, prima di uscire dal piccolo studio.

Quando la porta si chiude, Louis grugnisce passandosi una mano sul volto.

"Complimenti Louis, davvero" borbotta.
"Stupido."

•••

Quindi Harry potrebbe essere innamorato di Louis.

Quindi potrebbe aver evitato il castano da quattro giorni a quella parte.

Quindi, è fottuto.

"Niaaaaall" si lamenta per l'ennesima volta, prendendosi la testa tra le mani.

Il biondo gli scocca un'occhiata, leggermente scocciato.

"Hai intenzione di continuare così a lungo?" ribatte solamente, lo sguardo puntato sul proprio panino.

Aggiunge una fetta di prosciutto prima di aprire il barattolo della maionese.

"Se avessi saputo che solo per un po' di sesso saresti diventato così..."

"Niall non è solo del semplice sesso!" protesta. "Come faccio a guardarlo in faccia?"

"Come hai sempre fatto?" chiede ironico il biondo, afferrando il panino in una mano.

La base della cucina è un vero casino.

"E onestamente, credi sia giusto evitarlo così? Lui ti ha dato tutto, e in tutti i sensi" continua, dando poi un morso al panino.

Harry sbuffa. "Ma sono innamorato di lui. Io non posso essere innamorato di lui. Non so neanche come sia successo. È stupido e arrogante, non sa fare la lavatrice, è presuntuoso e non sa cucinare, e -"

"Almeno conosci già tutti i suoi lati negativi" scrolla le spalle il biondo sedendosi al suo fianco, il panino già andato per metà.

Harry non ribatte perché, beh, in due anni gli era capitato di pensare e vedere solo quelli.

"Ma è anche una brava persona, lo sai questo, vero? Nonostante la sua professione, o il modo in cui fa soldi, Louis ha un cuore grandissimo."

"Mmh" grugnisce. "Non ho mai detto che non sia una brava persona." ammette, ripensando a tutte le volte che Louis lo aiutato in due anni.

Ripensandoci non potrebbe immaginare gli anni passati insieme, senza la sua presenza.

Niall sbuffa, spolverandosi le mani.

"Senti, sono quattro giorni che mi occupi casa, e per quanto io adori la tua presenza H, ti vorrei ricordare che anch'io ho una vita privata. Quindi riprenditi, perché questo pappamolle piagnucolone non è l'Harry che conosco, vai da Louis, confessagli i tuoi sentimenti, scopate e regalatemi tanti nipotini. Poi forse, potrai tornare qui. " conclude il biondino, guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri - completamente diversi da quelli di Louis, non riesce a non pensare - e un sorriso mite sulle labbra.

Come se non lo avesse appena offeso.

Come se non lo stesse appena cacciando di casa.

"Mi stai cacciando?" chiede allora, un piccolo broncio sulle labbra, gli occhi spalancati.

Niall annuisce. "Ora sbrigati, Zayn sarà qui in dieci minuti."

"Zayn?!"

"Dieci minuti Harry" dice afferrandolo per le spalle e spingendolo verso la porta.

Abbassa la maniglia e lo spinge sul pianerottolo.

"E io ho bisogno di prepararmi" continua facendogli l'occhiolino.

Harry fa una smorfia, prima di ridacchiare leggermente. "Dio, Niall hai un sacco di cose da raccontarmi."

"Ne riparleremo domani quando sarai qui a raccontarmi di come tu e Louis vi siate messi insieme" ribatte l'altro prima di chiudergli la porta in faccia.

"Niall!" sbotta improvvisamente cercando di aprire la porta. "Niall!" lo richiama.

Quello che gli arriva è solo la sua risata chiassosa dall'altra parte.

Maledetto, maledetto, Niall.

•••

Quando rientra in casa Harry viene investito dalla musica forte proveniente dallo studio di Louis.

Sospira, grato del fatto che il castano non sia in salotto, quindi il più silenziosamente possibile si sfila le scarpe lasciandole all'ingresso.

Non ha nemmeno il tempo di mettere piede nella sua stanza però, che la porta dello studio si spalanca e un Louis tutto nudo mette piede in corridoio.

Si blocca sui suoi passi quindi, e resta a fissarlo per istanti che sembrano infiniti, il respiro bloccato in gola perché, ovviamente doveva succedere così.

Il volto di Louis si apre in un sorriso però e "Principessa" dice, lasciandolo stordito.

Poi si dirige a passo svelto in cucina, fischiettando.

Harry non ha idea di cosa sia appena successo.

Con la bocca impastata e il cuore in gola apre la porta della propria camera, pronto a gettarsi sul letto ed evitare Louis per qualche ora ancora.

Tranne per il fatto che - il suo letto è occupato da quella che crede sia la tela di un quadro.

Aggrotta le sopracciglia avvicinandosi a passo spedito, e afferra il quadro scartandolo attentamente.

Non ha idea di dove Louis voglia andare a parare - non è stupido, non ci vuole un genio per capire chi ci sia sotto.

Ma il cuore non ha smesso un attimo di battere e vorrebbe tanto ritornare a respirare, soprattutto quando si ritrova tra le mani il suo quadro preferito.

Lezioni di Danza di Degas.

Lo tiene con mani tremanti, gli occhi che gli pizzicano per tanta bellezza, e una strana sensazione ad attraversargli il corpo da capo a piedi.

Osserva con occhi spalancati quel quadro facendo suoi tutti i dettagli, perdendosi nelle pennellate di colori, e facendo sua quella scena vista migliaia di volte attraverso uno schermo o un foglio di carta.

Ora invece è davanti a lui, in tutta la sua bellezza, e Louis sta tornando dalla cucina ancora fischiettando e -

Poggia il quadro sul letto e prima che possa ripensarci esce dalla propria camera bloccando Louis contro il muro.

Il più grande ha gli occhi spalancati, un bicchiere di succo in una mano e il respiro pesante.

"Louis" esala Harry fissandolo negli occhi.

"Harry." Sorride.

"Dovresti essere arrabbiato. Perché non lo sei?" i ricci gli ricadono morbidi sulle guance, circondandogli il volto e rendendolo ancora più bello.

Louis sbuffa una risata, il suo respiro caldo che gli sbatte direttamente sulle labbra.

Si avvicina impercettibilmente.

"Perché non sono stupido."

Il più piccolo aggrotta le sopracciglia. "Pensi che per me sia stato facile ammettere a me stesso di essere innamorato di te?"

Harry spalanca gli occhi.

"Sono innamorato di te da un anno e sette mesi. Il che vuol dire che ci hai messo solo tre mesi per mettermi k.o., per farmi uscire fuori di testa, per rendermi tuo. Sono innamorato ed è colpa tua."

Harry respira pesantemente. "Colpa mia?"

"Ti sei preso cura di me, e ora è colpa tua se non riesco a passare un giorno senza pensarti, senza stare attorno a te, se non posso fare a meno di perdermi nei tuoi occhi ogni volta che mi guardi."

Harry è completamente spiazzato.

I suoi occhi verdi sono spalancati mentre fissano quelli di Louis che lo guarda in modo tranquillo.

"H..."

"Sono innamorato anche io" confessa, strizzando gli occhi. "Di te" aggiunge.

Louis ridacchia. "Beh, ovviamente."

Harry alza gli occhi al cielo. "Idiota."

Louis sorride, gli occhi che si assottigliano e così azzurri da far girare la testa.

Il riccio preme le labbra sulle sue così improvvisamente da sorprenderlo.

Accarezza il suo volto con entrambe le mani, mentre si fa spazio con la lingua nella sua bocca.

Riesce a sentire il sapore del succo d'arancia direttamente dal suo palato, il suo profumo fresco invece gli invade le narici.

Lo bacia piano e dolcemente, ogni pensiero o parola scomparsa dal suo cervello.

L'unica cosa che vuole sono le labbra di Louis, il corpo di Louis, Louis.

"Grazie" sussurra poi, staccandosi poi staccandosi da quella bocca morbida e sua.

Louis gli sembra improvvisamente più bello.

"Per cosa?"

"Per il quadro. È identico a quello vero."

Louis sorride, le dita di una mano incastrate tra i suoi riccioli.

Ride.

Harry lo guarda per qualche istante con le sopracciglia aggrottate, prima di realizzare.

"Non è quello vero, giusto Louis?!"

Louis alza gli occhi al cielo e avvicina il volto al suo.

"Dio, sta' un po' zitto." Sbotta, prima di poggiare le labbra sulle sue e trascinarlo sul pavimento.

Deve pur farsi perdonare, no?

FINE

•••

Lezioni di Danza, Edgar Degas


Dancers in Blue, Edgar Degas


Le grandi bagnanti, Paul Cézanne


Accusa Segreta, Francesco Hayez

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top