{1} Fine o inizio?


-Sarà anche molto minaccioso... Ma almeno è onesto e fa buoni affari!-

Fece Mugman, camminando a passo tranquillo verso l'ultima Die House di Inkwell Isle. Lui e suo fratello si erano divisi all'incirca un'ora prima, ognuno con un incarico: Cuphead aveva lasciato il suo compagno infilandosi gli occhiali da aviatore puntando verso il mare, spiegando che l'ultima persona a cui dovevano prendere il contratto viveva là ed era troppo grossa per essere raggiunta a nuoto. Mugman, invece, doveva comprare le ultime cose all'emporio con i gettoni d'oro trovati negli ultimi stage. Ora aveva in mano una pozione con due cuoricini stampati sopra e aspettava festoso verso il porto. Non dubitava di suo fratello, perciò cominciò a scrutare intorno per cercarlo. Neanche l'ombra.

-Niente panico... Può darsi che non abbia ancora finito... Ce la ricordiamo tutti la battaglia contro Rumors Honeybottom!-

Pensò Mugman mentre ridacchiava nervosamente. Dopo aver aspettato un'altra ora, cominciò a sentirsi nervoso. Si alzò e si spolverò i pantaloni azzurri prima di camminare verso l'acqua e di scrutare l'orizzonte per vedere se un aereo rosso stava planando nella sua direzione. Nessun aereo, ma in compenso c'era una ragazza spaventosamente alta con un polpo in testa, ferita e brontolante. Non sapendo a chi altro chiedere, Mugman mise le mani ad imbuto ed urlò:

-Ehi, signora!-

La ragazza si volse arrabbiata e Mugman le puntò il dito contro involontariamente.

-Signora? Quanti anni pensi che abbia?-

Disse mentre si avvicinava al pontile, i tentacoli del polpo che sibilavano come serpenti.

-Mi scusi... Ho solo giudicato dall'altezza!-

I serpenti smisero di sibilare improvvisamente e, squadrato meglio il ragazzino, anche la ragazza assunse uno sguardo annoiato e si appoggiò al cemento con un gomito. Mugman abbassò il dito sorpreso.

-Sei il fratello di quello roscio, vero?-

-Cuphead! Sì, siamo fratelli!-

-Non si viene da una ragazza armati di aereo per rubare il contratto! Non è educato!-

Sbuffò arricciandosi i tentacoli in testa.

-Già... Cosa può aver mai fatto una fanciulla così carina per far arrabbiare il Diavolo?-

La ragazza lo guardò di traverso e sbuffò di nuovo.

-Sì, siete proprio fratelli...-

-Mi scusi... Signorina...-

-Cala Maria.-

-Sì, Cala Maria... Dov'è andato mio fratello?-

La ragazza prese il suo tempo per rispondere, come se ancora arrabbiata per la sconfitta.

-È entrato in quell'edificio a forma di dado dicendo che doveva sbrigarsi a fare una cosa...-

Mugman si girò verso la Die House e poi diede uno sguardo al cielo. Era effettivamente buio ed alcuni lampioni stavano cominciando a lanciare sul porto un'ombra giallastra.

-Beh, strano che sia andato senza di me...-

Cala Maria si stava limando le unghie con una conchiglia, disinteressata.

-In ogni caso... Grazie per la dritta, Maria.-

-Ah-ah...-

Si tuffò in acqua senza dire altro, lasciando una scia di bollicine dietro la sua coda smeraldina. Mugman aveva imparato a convivere con quella freddezza durante quel funesto giorno. Era ovvio che nessuno potesse essere amichevole dopo aver perso contro due ragazzini un contratto così importante. Superò la Die House di corsa e per la prima volta King Dice non lo fermò. Uscito dal dado, Mugman venne abbagliato dalla luce accecante del Casinò. Si abituò sbattendo le palpebre e si diresse incerto verso l'ingresso.

-Forse Cuphead è entrato e mi sta aspettando per battere il Diavolo. Facciamoci coraggio ed entriamo!-

Il ragazzo prese un bel respiro, ma quando fece per afferrare la maniglia, la porta si spalancò verso l'interno. King Dice lo fissò dritto dritto negli occhi prima di sorridere.

-Bentornato, piccoletto...-

Mugman ci passò su con difficoltà.

-Ehi, testa cubica, hai visto mio fratello?-

-Chi? Cuphead? Non saprei proprio da dove cominciare a cercarlo...-

-Beh, io sì. Scansati e fammi entrare!-

Mugman camminò deciso verso l'interno, ma la mano guantata del dado lo respinse.

-Io non credo che tu voglia entrare... Non sei un granché famoso tra i frequentatori di questo locale...-

Ridacchiò King Dice sistemandosi il papillon. Mugman perse la pazienza e gli urlò contro:

-Fammi entrare! Io e mio fratello abbiamo una missione da compiere!-

-King! Non giochi più?-

La voce si avvicinò alla porta e si rivelò essere di Werner Werman. Il topo, con uno dei suoi soliti sigari in bocca, guardò Mugman dal basso verso l'alto con uno sguardo assassino.

-Ah... Sei arrivato...-

Mugman non seppe come rispondere.

-Ehi, questo ragazzino voleva entrare! Tu che ne pensi?-

Disse King Dice malizioso, poggiandogli una mano sulla spalla. Il topo fece fremere i baffi in un gesto automatico e poi gli lanciò un:

-Tsk! Lui? Dopo quello che ha fatto vorrebbe anche entrare?-

Mugman continuò a stare in silenzio, cercando di interpretare mentalmente le parole di Werner.

-Già, è quello che ho detto anch'io...-

Intervenne il dado. Finalmente, Mugman riuscì a rispondere:

-Ehi! Non volevo prenderti il contratto, ma non ho avuto scelta!-

-Gira a largo, ragazzino!-

Due sfere verdi puntarono dritto verso il ragazzo che, miracolosamente, riuscì a schivarle buttandosi all'indietro.

-Non sei più il benvenuto in questo Casinò!-

Mentre Mugman si rialzava faticosamente, i due gli ridevano appresso prima di sbattere la porta di ingresso. Eccezion fatta per la litania di sottofondo che fuoriusciva dagli altoparlanti, tutto fu silenzio. Il ragazzo si alzò e rimase un attimo a fissare la porta, confuso.

-Non è andata come avevo previsto...-

Si strofinò la guancia sporca di terriccio e poi tornò verso la Die House pensando:

-Pazienza... Cuphead è forte. Forse riuscirà a battere il Diavolo anche senza di me... Però perché non mi ha aspettato?-

L'orologio del porto della terza Inkwell Isle scoccò la mezzanotte.

-Mancava ancora tanto all'ora di scadenza.-

Mentre raggiungeva la seconda isola passando dalla spiaggia, dando calci a conchiglie pensieroso, una cassa lo sfiorò, fracassandosi ai suoi piedi. Mugman si arrestò e la fissò, decisamente preoccupato. Cominciò a correre verso la seconda Die House, poi la prima, finché non andò a sbattere contro qualcuno. Si massaggiò la fronte ed alzando lo sguardo scoprì di aver urtato la pesciolina rossa che pescava accanto al primo Mausoleum. Mugman arrossì di botto e balbettò:

-Sc-Sc-Scusa... Non volevo... E-Ero sovrappensiero...-

La pesciolina alzò lo sguardo sorpresa e, contrariamente a quello che si aspettava Mugman, gli stampò un bacio sul naso. Forse avrebbe preferito la rabbia: le sue gote si infiammarono e si sentì fuori posto. La pesciolina gli sorrise e disse:

-Grazie per tutto quello che state facendo!-

Lo salutò agitando festosamente la pinna e se ne andò trotterellando. Mugman alzò un dito, ma non riuscì a parlare e si limitò a dirigersi verso casa ancora imbarazzato. Mentre superava la foresta, gli sovvenne che a casa lo aspettava Elder Kettle. Quella velata malinconia che lo aveva accompagnato dalla terza Die House venne spazzata da una ventata di nostalgia. Non era mai stato via di casa per così tanto e, nelle rare occasioni in cui erano usciti dalla prima Inkwell Isle, Elder Kettle li aveva sempre accompagnati. Rivederlo gli avrebbe tirato su la giornata. La casa a forma di bollitore aveva le finestre chiuse e la luce spenta.

-Starà dormendo... Quando è in pena, si addormenta e russa così forte da svegliare anche le isole vicine.-

Mugman scosse la testa con un sorriso ed entrò, cercando di non far cigolare la porta. Elder Kettle non si vedeva. Il ragazzo notò un fogliettino sul tavolo e lo afferrò, attento a non tagliarsi con i bordi.

"Cari bambini,

so che siete tornati sani e salvi a casa ed infatti vi ho lasciato della zuppa calda! Però sapete che la prudenza non è mai troppa, perciò solo in caso in cui non ce l'abbiate fatta io sono andato a trovare mia cugina. Starò lì per una settimana.

Con affetto,

Elder Kettle."

Mugman smise di leggere a mente e lo riflesse ad alta voce prima di osservare:

-Come pensavo... Non sembra qualcosa che direbbe Kettle.-

Rimase a guardare il fogliettino pensieroso.

-Però la scrittura è la sua, non ci sono dubbi... Forse voleva darci una lezione per avergli disubbito. Ma questa giornata non era già una punizione sufficiente?-

Stanco dalle battaglie e dai rompicapi del post-tramonto, Mugman sbadigliò e si accorse di avere sonno. Decise di smettere di pensare per il momento e di occuparsene l'indomani. Entrò nella stanza sua e di Cuphead e si infilò sotto le sue coperte turchesi, lasciando che i suoi occhi si chiudessero ed abbandonandosi ad un sonno ricco di domande.












































Avevo avvisato nella bacheca che nessuno legge che avrei cominciato un AU di Cuphead e quindi eccolo qui. Mi sono resa conto che non mi importa che voi lo leggiate. Mi piace scrivere ed è anche uno sfogo, perciò lo scriverò per me e a chi interessa se lo legga e pace!

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