Prologo
Molte storie iniziano per caso e anche questa non fa eccezione.
Giulia, poco più di vent'anni anni, capelli biondi e occhi nocciola, era una ragazza come tante altre. Aveva un grande sogno, quello di aprire un ristorante a Londra insieme a suo fratello maggiore. Questo sogno però si era spezzato una notte di novembre di due anni prima, quando lui era morto in un incidente stradale di ritorno da Milano.
Giulia aveva anche una sorella poco più grande di lei, Giorgia. Quella maledetta notte il fratello, Gianluca, l'aveva accompagnata a Milano ma, invece di dormire lì, avevano preso la macchina dei genitori e si erano messi in viaggio per ritornare a Ravenna, dove abitavano. Purtroppo non erano mai arrivati a casa tutti e due.
Il lutto aveva travolto la giovane Giulia come uno tsunami e per mesi le aveva impedito di pensare, respirare e persino camminare, nei giorni più difficili. Poi piano piano si era radicata in lei la consapevolezza che almeno una cosa per il fratello poteva farla, anche se lui non era più con lei. Poteva diventare una chef, aprire il loro ristorante, magari chiamarlo Da Gianluca, o qualcosa di simile, e per quello doveva andare a Londra. Da quel momento ogni suo sforzo si era concentrato per arrivare nella capitale inglese e così aveva fatto, anche se le ci erano voluti alcuni anni. Adesso era lì, il sogno era a portata di mano, anche se non sarebbe stato affatto semplice realizzarlo tutta sola.
~
Giulia vagava per la città, erano ormai sei mesi che viveva nella capitale inglese. Alla fine aveva trovato un lavoro in un locale molto in voga, in cui faceva la lavapiatti al termine del servizio di pranzo e cena, non era il massimo, però era abbastanza per pagarsi un affitto decente e avere del tempo libero per girare la città.
Suo padre e sua madre non erano stati d'accordo sulla decisione della ragazza di andarsene a soli vent'anni da casa, soprattutto dopo il lutto che avevano appena avuto, ma non avevano potuto opporsi, era maggiorenne in fondo.
Giulia era stata irremovibile, aveva deciso che il sogno di suo fratello lo voleva realizzare a tutti i costi e, anche se per adesso si doveva accontentare di stare in periferia, beh, avrebbe sopportato.
Sì, perché sicuramente se ci fosse stato anche lui le cose sarebbero state diverse, ma lui non c'era e lei doveva riuscire a cavarsela da sola. Voleva mettere da parte abbastanza soldi per poter seguire uno dei corsi che lo chef Marco Pierre White svolgeva in città.
Non si aspettava certo che il famoso chef li facesse di persona, ma non le importava. L'importante alla fine era avere un pezzo di carta in cui si veniva dichiarati capaci di cucinare e questo l'avrebbe potuta portare a una scala più alta della gerarchia nei ristoranti di lusso della città.
Stava pensando proprio a queste cose quando sentì un dolore al petto e qualcosa di bollente la colpì all'improvviso.
Stava camminando per Hyde Park senza meta, perché quella era la sua mattina libera e le piaceva girovagare per la città. Condivideva l'appartamento con una giovane coppia gay. La sua stanza era piccola e accogliente però, quando uno dei ragazzi faceva il turno di notte al lavoro, non si poteva stare, perché poi la mattina dormiva e russava rumorosamente, togliendo a Giulia la possibilità di riposarsi. Quindi lei preferiva vagare per Londra e osservare la metropoli inglese. Aveva già visitato il Big Ben, la zona di Westminster, Soho e il Castello di Londra. Quel giorno voleva perdersi fra le stradine di Hyde Park, prima che il tempo diventasse troppo brutto per poterlo fare. Il meteo in Gran Bretagna era volubile anche nella bella stagione, figurarsi in autunno.
Alzando lo sguardo, quello che vide la fece ammutolire: due occhi verdi come due smeraldi la stavano osservando atterriti. Il loro proprietario era a bocca spalancata, capelli ricci appena accennati. Cercò di mettere a fuoco la figura impalata lì davanti, strinse più volte gli occhi ma niente, il ragazzo di fronte a lei era indubbiamente Harry Williams. Proprio lui le aveva versato addosso un'intera confezione di caffè di Starbucks.
«Scusa, scusa. Aspetta, ti sei fatta male... Vuoi che chiami qualcuno...»
Il ragazzo balbettava, non sembrava neanche il cantante super figo dei poster con cui sua sorella infestava la loro camera da letto in Italia.
Giulia si era pietrificata; lo guardò con un certo terrore e poi cercò di divincolarsi dalla presa che il ragazzo aveva fatto sul suo polso destro per trattenerla, in modo da capire se si fosse ustionata o meno. Tutto quello che Giorgia amava, per Giulia era come kriptonite.
Scosse la testa e gli disse flebilmente: «No, sto bene, grazie! Lasciami andare, per favore.»
Solo allora il cantante realizzò che la stava bloccando, sembrava spaventata, forse non l'aveva riconosciuto o forse era una fan un po' timida. Questo non l'avrebbe saputo, perché Giulia si liberò dalla presa e riuscì a mettere una certa distanza fra sé e il cantante, che era rimasto un attimo interdetto da quella reazione. Però non fu molto fortunata perché solo poco più in là venne fermata da un uomo grande e grosso. Probabilmente uno della scorta di Harry Williams, il quale, grazie alle gambe da giraffa che si ritrovava, sopraggiunse dopo pochi minuti.
La situazione era surreale per Giulia. Cercò di non farsi prendere dal panico, espirò e inspirò provando a far entrare aria nei polmoni. Quel ragazzo era stata la causa, anche se indiretta, della morte di suo fratello. Si concentrò sul respiro per non farsi cogliere da un attacco di panico, che le veniva frequentemente da quando Gianluca era morto.
«Sto bene, ti ripeto!» lo liquidò in un inglese molto striminzito. «Adesso mi puoi lasciare andare? Così vado a casa a cambiarmi, sì?» concluse guardandolo dritto in faccia, con non poca fatica. Harry sembrava frastornato da quella ulteriore reazione, però acconsentì alla richiesta, lasciandole un biglietto da visita con i suoi recapiti.
«Ti prego chiamami e fammi sapere quanto ti devo per la lavanderia» disse prima che lei se ne potesse andare definitivamente.
Giulia scosse la testa in modo impercettibile, voleva solo sparire il più in fretta possibile. Quella situazione era assurda.
«Ti ringrazio, sei molto gentile, ma sto bene e questa roba non vale certo un lavaggio in lavanderia. Grazie» e se ne andò con il capo chino e le lacrime che premevano agli occhi.
Non voleva piangere, non doveva piangere, non di fronte a Harry Williams.
~
Quando fu a casa si tolse gli indumenti ormai sporchi di caffè e si accorse che sul petto aveva una grossa chiazza rossa, dovuta sicuramente al calore delle bevande sulla pelle, e fu allora che sentì di non respirare bene e di avvertire la mancanza di qualcosa. Sì, quel qualcosa che era stato per lei, per diciotto anni, il suo amato fratello Gianluca e tutto era finito una sera di novembre. E quel ragazzo dagli occhi verdi e dai capelli ricci, bello come un sole, non c'entrava niente, l'unica colpa che aveva era quella di essere famoso e di essere l'idolo di sua sorella. Sua sorella con cui non si parlava dall'incidente. Tutti le dicevano che di cose del genere ne succedono a milioni, però era capitato e Giulia non poteva fare a meno di incolparlo di quello che era successo alla loro famiglia.
Cercò di calmarsi e prese i vestiti da smacchiare. Dopodiché trovò il biglietto di Harry Williams, lo osservò per alcuni istanti e poi lo accartocciò, buttandolo nel cestino, sperando di non doverlo incontrare mai più.
Mise tutto in lavatrice dopo aver indossato una delle vecchie tute di Gianluca e rimase per un po' seduta davanti alla lavatrice a guardare il cestello girare. Il movimento ritmico dell'elettrodomestico stava funzionando come una ninna nanna. Giulia non dormiva bene da quando era successo l'incidente ai fratelli. Aveva sempre paura di svegliarsi di soprassalto e scoprire che qualcuno dei suoi cari fosse morto. Era un pensiero stupido, infantile, forse, ma Giulia era ancora una ragazzina anche se cresciuta. Non era mai stata una persona molto socievole e preferiva la loro compagnia a quella dei coetanei. Dopo la morte di Gianluca tutto il suo mondo era finito in un vortice di lacrime e tristezza e solo adesso che era a Londra aveva ripreso in parte a vivere. Certo, non si sarebbe mai aspettata di incontrarci l'idolo di sua sorella: Harry Williams. Giorgia sarebbe impazzita se solo l'avesse saputo, ma lei non le parlava e quindi non gliel'avrebbe detto.
Di sicuro, Gianluca avrebbe detestato il fatto che le due sorelle non si parlassero, ma per Giulia era troppo doloroso. Giorgia era stata la causa di quel disastro, era lei che aveva causato la morte di Gianluca. Perché nessuno lo capiva?
Si alzò a fatica da terra, le gambe erano pesanti e tutto il suo corpo le doleva. Diede un ultimo sguardo al cestino con dentro il numero del cantante e chiuse la porta della lavanderia dietro di sé. Con un po' di fortuna quello sarebbe stato solo un brutto ricordo, uno dei tanti, ma solo un ricordo.
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