Epilogo

La bimba spalancò i suoi grandi occhi verdi, al risveglio di un bellissimo sogno. Spostò le lunghe ciocche bionde che si ritrovava in faccia, e si stiracchiò sbadigliando rumorosamente. Ancora scombussolata, si alzò dal comodo lettino, e quasi meccanicamente, pettinò la sua folta chioma in due morbide trecce color del grano. La fioca luce che si insinuava appena dallo spiraglio lasciato dalle tende socchiuse, rifletteva sul suo bel visino cosparso di lentiggini, allo specchio, e creava un bellissimo gioco di riflessi tra i suoi capelli. Tutti le dicevano sempre che aveva ereditato il colore di capelli del suo papà, ma sua madre le diceva che secondo lei, i capelli erano identici a quelli di zia Elsa, e lei ne era entusiasta, poiché adorava, a dir poco, la zia, anche se non la vedeva quasi mai.

La bimba aprì le tende, e fu entusiasta di quello che vide: neve, tantissima neve, che cadeva giù.

"Sì!" Esclamò facendo un saltello e correndo allegra verso il corridoio del castello: "Sì! Mamma, papà, nevica! Nevica! Zia Elsa è tornata!" Come un fulmine scese tutte le scale e spalancò l'enorme portone d'ingresso del palazzo, venendo investita da una fredda folata gelida, che però non sembrò infastidirla nemmeno un po'. Oltrepassò la soglia, alzando le braccia in aria e roteando su se stessa, così tante volte che le girò la testa, e si lasciò cadere sulla morbida neve, ridendo.

Rimase per qualche istante sdraiata sulla neve, fissando il cielo, quando sentì un rumore. Come un tonfo di qualcuno che inciampa sulla neve. Alzò di scatto la testa, e si guardò intorno. Per un istante le sembrò che qualcosa si muovesse dietro un cespuglio. Esitò a lungo, prima di andare a controllare. Non aveva idea di cosa potesse essere, l'accesso al cortile del suo palazzo era consentito solo in occasioni particolari. Con prudenza, mosse un passo nella direzione del cespuglio, facendo attenzione a non far troppo rumore, e si avvicinò sempre di più. Con un gesto rapido e deciso, spostò via i rovi del cespuglio, e fu sorpresa da ciò che trovò nascosto. Una bambina, poco più piccola di lei, la fissava con occhi sbarrati e pieni di paura.

"E tu chi sei?" Le domandò l'altra, alzando un sopracciglio. La bimba più piccola non rispose, e sembrò spaventarsi ancora di più. Si poteva dire che tremasse.

"Cosa ci fai qui? Ti sei persa? Dai, esci da lì, non avere paura. Non ti farò del male." La bambina offrì una mano all'altra per aiutarla ad uscire da dietro il cespuglio.

Con la mano meno tremolante, la bimba più piccola afferrò quella dell'altra, ma quando questa fece per tirarla fuori, lei si sollevò in aria.

"Ma tu...Sai volare?!" La bambina non credeva ai suoi occhi.

Facendo cenno di sì, l'altra scese a terra, poggiando i piedi sulla neve fredda. Erano scalzi. Adesso che stava dritta, era più alta di quanto sembrasse. La bambina la guardò meglio: aveva dei lunghi capelli biondi, ma no, non come i suoi: erano talmente chiari da sembrare quasi bianchi, e incorniciavano perfettamente il suo viso chiaro e i suoi grandi occhi, color...Ghiaccio.

Le due bambine si fissarono a lungo, senza dire una parola. L'una studiando attentamente l'altra.

"Luna!" Una voce interruppe il silenzio. "Mamma!" Esclamo la bambina dagli occhi color ghiacciò, voltandosi e correndo incontro a una donna, giovane e incantevole, che la abbracciò forte dicendole: "Dove ti eri cacciata? Mi hai fatto prendere uno spavento... Andiamo, papà ci sta aspettando." L'altra bambina riconobbe poco dopo la ragazza; non la vedeva quasi mai, eppure il suo volto era sempre lo stesso.

"Zia Elsa?" Sussurrò piano. Questa, appena si accorse di lei, le sorrise, e il suo cuore si scladò. Le diede una carezza sul viso: "Ciao, piccola principessa."

                                                         Fine❄

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