Capitolo 9

Non appena la punta della penna si staccò dalla superficie del foglio, la terra sotto i loro piedi tremò. Elsa sentì la testa girare e quasi ebbe la nausea, ma poi tutto si stabilizzò. La sua vista sembrava aumentata di circa il doppio, si sentiva forte e piena di energia, e i dolori dovuti agli attacchi di Pitch di qualche giorno prima scomparvero del tutto. Il suo vestito di lustrini, così tanto accuratamente abbellito da Jack, venne sostituito da piume nere e morbide, come quella con cui aveva firmato il patto poco prima. Elsa provò subito come l'impulso urgente di distruggere qualcosa, ma riuscì a controllarlo. Pitch le girò intorno, soddisfatto: "Il nero ti dona." Disse sorridendo e mettendo in mostra i suoi piccoli denti.

"L'accordo." Disse Elsa in riguardo.

Pitch rise di sano gusto: "Pensavi davvero che si potesse tornare indietro da un incantesimo simile?"

"Tu! Mi hai ingannata!" Esclamò Elsa con l'odio e il disprezzo nella voce.

"Già, ed è stato anche facile." Pitch ridacchiò nuovamente.

"Sei spregevole!"

"Esattamente, e mi piace!" Si leggeva l'entusiasmo nei suoi occhi. Poi continuò:

"Solo un ricordo molto intenso può aiutarlo. E guarda caso, tu non puoi fare niente perché in questo momento, la cosa che Jack più desidera in questo mondo, è la tua morte. Perciò tenterà di ucciderti ogni volta che ne avrà l'occasione. E ora buona fortuna, ci vediamo, bellezza." Con uno schiocco di dita, Pitch scomparve, proprio nel momento in cui Jack riprendeva conoscenza.

Elsa si sentiva umiliata, tradita, ferita. Ma questa volta non voleva piangere. Aveva già pianto troppo. Perciò rimase immobile, mentre Jack tossiva per riprendere fiato. Rimase immobile, mentre quegli occhi gialli riprendevano vita. E rimase immobile, mentre lui si avvicinava a lei. Non aveva intenzione di difendersi da un suo attacco, non aveva più senso ormai. Avrebbe accettato il suo destino. Prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi per non dover sopportare quello sguardo carico di odio. Non sapeva perché, ma fece quello che le diceva il cuore. Con la voce spezzata di chi è sul punto di crollare, intonò una semplice frase, che non sapeva come e perché le fosse venuta in mente in quel momento:" Sei già in piedi oppure dormi? "

Non sapeva cosa aspettarsi. Ma gli occhi di Jack si spalancarono, lasciando un'espressione sorpresa. Elsa prese un altro respiro, e continuò: "Giochiamo insieme, dai..."

A quel punto, le venne difficile continuare a cantare senza scoppiare in lacrime, eppure lo fece: "Da quando non ti vedo più... Mi sento giù...Mi manchi molto, sai? "

Elsa riaprì gli occhi e li puntò su quelli sbarrati di Jack. Terrore, confusione, smarrimento, potevi vederci dentro. Ma Elsa sapeva che c'era di più, infondo. Molto di più...

Attraverso la finestra, Jack vide qualcuno piangere, silenziosamente. Aguzzando la vista riuscì a scorgere una piccola figura, una bambina. Non ci mise molto ad attraversare la barriera di vetro, e ad entrare nella piccola stanza. La bimba non sembrò accorgersi minimamente di lui. Jack si accorse che nella stanza c'era qualcosa di insolito, di inconsueto, rispetto alle altre stanze dei bambini; freddo. Tantissimo freddo. E ghiaccio, sparso qua e là. Jack fissò lo sguardo sulla bambina, non riuscendo a capire il motivo di tanta disperazione. Era appoggiata contro a una porticina dipinta di bianco, e solo in quel momento Jack si accorse della voce di qualcuno proveniente da dietro di essa. Incuriosito, e senza farsi notare dalla bambina che ancora non si era accorta minimamente della sua presenza, appoggiò un orecchio sulla superficie della porta, e ascoltò. Era una piccola vocina a cantare, di una bambina probabilmente poco più piccola.

Jack ebbe un sussultò che lo riportò alla realtà. Scosse la testa, confuso da quel ricordo improvviso. Non sapeva cosa stesse facendo. Vide davanti a lui una ragazza, la quale visione totalmente dolce e armoniosa lo mandava quasi in estasi. Jack era ammaliato da tanta bellezza. Guardandola meglio, però, si accorse che somigliava tremendamente alla bambina del suo ricordo. Il suo sguardo passò dai grandi occhi blu alla chiara chioma raccolta in una treccia, fino a posarsi sulle piume nere del suo vestito, che davano un'aria così triste a una creatura così bella. Sapeva chi fosse. Non si sforzò molto per ricordarlo.

"Elsa?"

Per un attimo, il cuore della ragazza smise di battere, nel sentir di nuovo pronunciare il suo nome da Jack. Un sorriso incredulo le si formò sul viso, mentre quel giallastro opaco veniva piano piano aspirato via dagli occhi del ragazzo, per ridare nuovamente vita a quelle iridi color del ghiaccio.

"Jack?" Elsa lo guardò con la gioia negli occhi, e sorrise di nuovo. Jack fece per fare di sì con la testa, ma la figura di Elsa davanti a sè si sfocò, e insieme a lei anche il resto della camera. Il ragazzo scosse la testa confuso, e si ritrovò di nuovo in quella cameretta dalle pareti ghiacciate. C'era qualcosa di diverso però, rispetto al ricordo precedente. Nella camera c'erano due lettini invece di uno. Le tende erano aperte e così anche le finestre, che lasciavano entrare una leggera brezza primaverile. E la bambina questa volta gli sorrideva.
"Tu sei il mio migliore amico, non è vero?" Aveva chiesto timidamente.
"Ma certo, Elsa." Jack abbozzò un sorriso, scompigliandole i capelli.
"Lo sarai anche quando sarò come loro?"  Con un dito Elsa indicò il dipinto a olio raffigurante i suoi genitori, fieri ed eleganti.
"Per sempre." Jack le strizzò un occhio "Per sempre, sempre?" Disse la bimba spalancando i suoi occhioni blu.
"Parola di scout!" Jack le porse il suo dito mignolo, al quale Elsa agganciò il proprio, sorridendo.

"Jack! Che cosa ti prende?! Jack?! Rispondimi!" Elsa aveva afferrato il suo volto tra le mani, e lo scuoteva preoccupata. Con un riflesso involontario causato dal brusco ritorno al presente, Jack afferrò la mano di Elsa. Aveva gli occhi spalancati, il fiato corto e continuava a guardarsi intorno spaesato, confuso e spaventato.

"È tutto a posto, Jack, stai bene." Cercava di rassicurarlo Elsa, ma lui continuava ad essere irrequieto. I suoi occhi guizzavano da tutte le parti.

"Per sempre." Sussurrò lui come se non riuscisse a comprendere il significato di quella frase. Elsa lo guardò con aria interrogativa.

Il ragazzo cominciò a contorcersi e a tapparsi le orecchie, come per opporre resistenza a una qualche tortura. "Lasciami, lasciami! Non puoi entrare, non te lo permetto!" Urlava disperato. Elsa si accorse che non era solo, che qualcuno sussurrava qualcosa nelle orecchie di Jack. Forse era un sesto senso sviluppatosi grazie ai suoi nuovi poteri; questo Elsa non lo seppe mai. In quel momento un qualcosa di misterioso le disse di attaccare, e così fece: lanciò un attacco potentissimo diretto a un ipotetico punto proprio accanto a Jack, ed Elsa si accorse che il denso fumo nero fuso a cristalli di ghiaccio non si disperse nell'aria, ma incontrò qualcosa di solido, che sibilò. Elsa riprovò ad attaccare, e questa volta non ebbe dubbi, c'era una sagoma, quasi trasparente, che spaventava Jack. Probabilmente uno di quei demoni di Pitch. Al terzo attacco, la sagoma prese colore, e divenne un'ombra nera dalle forme e dimensioni di Jack. Sembrò allontanarsi dal ragazzo, attirata questa volta da Elsa. Quest'ultima le mandò altri attacchi, ma servì a poco, poiché l'ombra non sembrava intenzionata a cedere.

In quegli istanti in cui Elsa cercava di dissolvere l'ombra, Jack sembrò riacquistare la memoria, e quel caos che gli offuscava la mente si dissipò in breve tempo. In un istante Jack ricordò cosa gli fosse successo, del suo combattimento con Pitch e dell'incantesimo che gli aveva fatto. Sembrava tornato alla normalità.

"Elsa, no! Quelli sono demoni troppo potenti e non puoi sconfiggerli!"

L'ombra demoniaca sembrò di nuovo accorgersi della presenza di Jack, e fu di nuovo attratta verso di lui, determinata ad impossessarsi del suo corpo.

"Sono demoni controllati da Pitch! Elsa, scappa!" Jack provò a indebolire l'ombra con un potente attacco ghiacciato, che sembrò stordire il mostro, ma solo per pochi istanti. Il demone afferrò il bastone di Jack e lo spezzò in due, rendendolo così vulnerabile e senza niente con cui difendersi. Elsa, invece di scappare, corse in sua difesa, parandoglisi davanti, e attaccando più volte l'ombra. Provò con tutte le sue forze, ma il demone sembrava invulnerabile. Senza il suo bastone, Jack era sempre più debole, e si sentì mancare. Cadde a terra, privo di sensi, ancora una volta. Ma Elsa si accorse che la luce che emanava solitamente si era spenta, sul suo viso, tra i suoi capelli, dalla sua pelle. Non c'era nulla che non facesse pensare che fosse morto.

"NOOO!" Esclamò la ragazza in preda alla disperazione, mentre liberava un ultimo, potentissimo attacco, che emanò una luce intensissima che avvolse la stanza per pochi istanti. Quando essa scomparve, del demone non era rimasto più nulla. Elsa lo aveva sconfitto, ma non le importò. Si lasciò cadere per terra stremata, accanto al corpo senza vita di Jack, ma non voleva arrendersi a quel destino.

"Jack, ti prego, svegliati! Jack..." Prese a scuoterlo con tutte le forze, senza risultati.

"No...Jack, ti supplico..." Elsa poggiò la testa sul suo petto, singhiozzando.

"È tutta colpa mia, è solo colpa mia!"

Si ripeteva tra le lacrime.

Elsa fissò il suo viso privo di luce. Senza sapere perché, si chinò e premette le labbra contro le sue. Erano fredde, gelide. Ebbe quasi paura che si spaccassero come vetro sotto le sue. Fu un bacio talmente delicato, ed Elsa non riusciva ad accettare che fosse l'ultimo. Aspettava che il corpo di Jack si dissolvesse sotto i suoi occhi, che si trasformasse in brina da un momento all'altro. Ma non accadde. Con grande stupore, Elsa si accorse che la luce era tornata sul suo viso, e le sue guance stavano di nuovo prendendo colore. Uno, due, tre colpi di tosse, ed era di nuovo lì, sano e salvo.

E questa volta, Elsa non avrebbe permesso a nessuno di riportarglielo via.

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