Capitolo 11

"Finalmente, dopo tutti questi anni, il mio piano può finalmente realizzarsi!" Pitch guardò nella direzione di Elsa, che continuava a tenere lo sguardo basso. "Perché quel muso lungo? Presto il mondo sarà anche tuo." Una scintilla maligna si accese negli occhi dell'Uomo Nero. "Ti sei mai chiesta il motivo per cui riesci a vedermi?" Elsa sollevò lo sguardo, sorpresa, e finalmente parlò, con un filo di voce: "Gli altri non lo fanno?" Pitch sorrise amaramente:"Non ancora, mia cara. Non ancora..."

"Allora perché io riesco a vederti?"

"Perché quella scheggia di ghiaccio che Jack accidentalmente ti scagliò contro quel giorno, avrebbe dovuto ucciderti. Invece ti ha donato un potere. L'Uomo Nella Luna, quella sciocca figura mistica in cui i Guardiani tanto fermamente credono, sembra averti scelta, come ha fatto con Jack, come ha fatto con me. E tu, tu sei proprio come me. Sei stata scelta per distruggere." Elsa era confusa. Tutto quello che sapeva sulla propria vita scomparve. Tutto quello che aveva costruito in quegli anni, venne demolito.

"Tu lo sapevi..." Disse fissando gli occhi su quelli di Pitch, per la prima volta, e senza averne paura.

"Sì. È stato divertente vedere Jack innamorarsi di te, piano piano. Una creatura come lui, così libera, che poi cade in ciò che da sempre mette nei guai gli umani: l'amore. Chi l'avrebbe mai detto, eh? Questo amore verso di te continuerà ad indebolirlo, sempre di più, fino a quando non si ridurrà a un piccolo, minuscolo, insignificante..."

"Adesso basta!" Elsa liberò un potente attacco di ghiaccio, misto a sabbia nera, verso Pitch, che fu scaraventato a terra, colto alla sprovvista."

"Io non sono come te!" Urlò, con la rabbia negli occhi. Era così diversa dalla Elsa di una volta. Quella persona era ormai morta.

"Elsa, Elsa, su dai, non fare così,scherzavo, calmati, non c'è bisogno di... Per tutte le tenebre, si può sapere dove sono i miei demoni quando servono?" Elsa lo guardava come una vipera guarda la sua preda.

"Vuoi sapere la verità? D'accordo. I miei demoni non risparmiano nessuno. Il tuo Jack non ritornerà."

"Cosa?" Il suo sguardo di odio si tramutò improvvisamente in terrore." Esatto, mio piccolo fiocco di neve." Pitch scandì bene le parole: "Jack Frost è morto per colpa tua!"

                                   ~

Dente Da Latte drizzò le ali e schizzò rapida verso la agile figura che fluttuava per aria. Aveva un aspetto per metà umano e metà colibrì. Dava indicazioni alle sue piccole operaie, delle fatine anche loro dall'aspetto di un colibrì, così velocemente da quasi non respirare nell'intervallo tra una frase e l'altra: "Un premolare in Spagna, oh guarda, ce ne sono altri cinque in Russia, oltre dodici incisivi laterali tra Corea del Nord e del Sud, oh Santo Cielo, venti denti cariati in Cina" La piccola fatina squittì allegramente per attirare la sua attenzione, e lei, non appena accortasi della presenza di Jack, sussultò per la sorpresa, e il suo cuore battè più velocemente. Aveva una tremenda cotta per lui dai tempi più antichi, anche se nessuno degli altri Guardiani gli dava davvero importanza, lei era l'unica a credere nel suo enorme potere, e nella sua assoluta complicità con i bambini. L'unica che lo capiva, infondo. E, ammettiamolo, aveva anche dei bellissimi denti. Bianchi, splendenti e lucidi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per averli.

"Jack? Jack Frost! Cosa ci fai qui?" Esclamò con la sua solita allegria.

"Dentolina, è bello rivederti!" Le sorrise, e alla vista di quei denti, la fatina non potè più resistere "Oh cielo, sono così splendenti... Che tipo di filo interdentale usi?" Disse scrutando attentamente all'interno della bocca di Jack.

"Ehm, Dentie, avrei bisogno di..." Jack aveva utilizzato il vecchio soprannome affettuoso che le aveva dato sin dal giorno in cui l'aveva conosciuta.

"In che cosa posso esserti utile? Vuoi della pasta dentifricia? Oppure biscotti al colluttorio? Uhm, vediamo... Una mentina fresca?"

"In verità avrei bisogno di..."

"Oh sì, lo so! Ho io quello che fa per te!" E detto questo sfrecciò via per pochi istanti.

"Veramente io..." Jack non riuscì a concludere la frase. Un istante dopo, Dentolina era già di ritorno, con in mano un calice d'argento dal quale proveniva un denso fumo verde, che profumava di menta.

"Cosa sarebbe?" Chiese guardando sospettoso la coppa. Dentolina ne versò un po' all'interno di una fialetta legata ad una catenina, che richiuse con un tappo di sughero, e la porse a Jack. Il liquido verde all'interno era quasi fosforescente. 

"Fanne buon uso. Quando ne avrai bisogno lo capirai da solo." Disse sorridendo dolcemente. Jack legò la catenina al collo e infilò la fiala sotto il maglione.

Dentolina continuava a fissarlo estasiata, sospirando e battendo le palpebre. Ma c'era qualcosa che stonava in lui; solo dopo si accorse dei demoni neri che lo accompagnavano.

"Jack, attento!" Esclamò indicando uno dei cavalli, estremamente vicino a lui.

"Sta' tranquilla, loro sono con me." La tranquillizzò.

"Con te? Ma quelli...Sono di Pitch!"

"Non più, adesso." Rispose accarezzando il muso al cavallo, che sembrò gradire.

"Jack...Che cosa stai combinando?" Dentolina assunse un'aria preoccupata.

"Volevo dirtelo, non mi hai lasciato parlare." Fece una breve pausa, poi continuò: "C'è una ragazza. Lei è così...Così...speciale." I suoi occhi brillavano, quando parlava di lei: "È stata infelice per tantissimo tempo, e la colpa è mia, ed io...Non lo ricordavo! Pitch adesso l'ha presa, e anche questo per colpa mia." Disse con la tristezza nella voce.

"Una...Ragazza?" Il cuore di Dentolina cadde in mille pezzi. Un'umana. E aveva rubato il cuore di Jack. Non riusciva ad accettarlo.

"Jack, è un'umana? Una mortale?"

"Non è come tutte le altre, Dentie, io la amo."

"Tu, lo spirito del gelo. Tu, Jack Frost...Con un'umana? Ma che cosa ti è successo? Tu non hai mai amato nessuno."

"Non credevo di esserne capace, ma, guarda!" Prese la mano di Dentolina e la poggiò sul suo petto: "Lo senti? Ha ripreso a battere. Questo perché, secondo te?" Dentolina ascoltò scioccata il suo petto pulsare.

"Tu l'hai baciata..." Sussurrò con la delusione nella voce: "Jack Frost. Tu hai infranto una delle più importanti regole del Codice dei Guardiani e degli Spiriti: mai, e dico, mai provare sentimenti per un essere del mondo terrestre." Disse citando le parole del Codice, il suo tono fattosi improvvisamente serio.

"Insomma, Dentolina, da quando io rispetto le regole del Codice?" Disse Jack in sua difesa.

"Ma qui non si tratta solamente di rovinare liete feste come Pasqua o Natale, con le tue bufere di neve. Non si tratta di fare dispetti ai cittadini congelando strade, condotti e viali. Qui si tratta di qualcosa di molto più grave. Io forse potrei passarci sopra. Ma commetterei un grave reato, aiutandoti..."

"Ti supplico, lascia che ti spieghi. Per una volta, ascoltami, dato che nessun altro lo fa. Mi servono solo i suoi ricordi."

"A cosa dovrebbero servirti?"

"Forse dovresti dare un'occhiata a questo." Jack prese la fialetta che gli aveva dato poco prima, e tolse il tappo. Il denso fumo verde fuoriuscì, ed il forte odore di menta riempì tutta la stanza. Il fumo formò una nuvoletta sopra le loro teste. All'interno di essa, si andarono formando delle figure, prima indistinte, ma che poi presero colore. Piano piano, la nuvoletta prese la forma di una finestra, all'interno della quale una bambina piangeva. Un ragazzo magro e dai capelli argentei, comparve all'improvviso, davanti a lei. La bimba smise di piangere.
"Jack, sei tornato!" Aveva esclamato allegra.
"Certo, te lo avevo promesso, no? Perché quell'aria triste?"
"Mamma ha detto che oggi Anna aveva il mal di testa. È per il mio attacco, vero?" Aveva detto tornando di nuovo triste.
"Ehi, ascolta. Non è colpa tua, d'accordo?" Le aveva sussurrato lui, asciugandole le lacrime.
"Okay..."
"Dai, adesso fammi un bel sorriso!"
"Guarda qua!" La bambina aveva sfoggiato un largo sorriso, mostrando che un incisivo le dondolava, segno che a poco sarebbe caduto.
"Fantastico! Quando cadrà, mettilo sotto il cuscino, mi raccomando." Le aveva suggerito.
"Perché?"
"Come perché? Non lo sai che la notte la fata del dentino viene a prenderselo? In cambio ti lascia un soldino." La bambina scosse la testa.

"Lei...Lei non credeva in me." Sussurrò Dentolina, nel vedere la reazione della bambina.

"Aspetta. Non è ancora finito." Disse Jack.
"Jack, tu la conosci questa fata del dentino?" Aveva chiesto la bambina.
"Ma certo che la conosco! Ed è molto simpatica, lo sai? Ma un consiglio: non restare mai sveglia per vederla. È timida, e potrebbe non farsi vedere."

La nuvoletta di fumo si dissolse e ritornò all'interno della fialetta, sottoforma di liquido.

"Come facevi a sapere che ti sarebbe servito proprio ora?" Chiese indicando stupita la fiala al collo di Jack.

"Non lo so. L'ho fatto e basta." Poi continuò: "Vedi questi ricordi? Ce ne sono tantissimi. Lei non ne ricorda nemmeno uno. E deve farlo!"

"Forse è meglio che non lo faccia, Jack."

"Come sarebbe a dire?"

"Era meglio che tu non tornassi da lei. Quei ricordi le saranno stati rubati per un motivo."

"E quale sarebbe, il motivo?"

"Perché è destinata a rimanere sola." Rispose fredda. Jack si fece serio.

"Lo sai che non è così. Noi Leggende siamo state create incapaci di provare sentimenti, e ci sarà un perché se invece io li provo per lei!"

"No, Jack, ti sbagli di grosso. Non è vero che siamo state create incapaci di provare sentimenti. Anche io ho dei sentimenti..."

"Dentie...?" Rimase spiazzato.

"Sì, mi hai capita benissimo." Scosse la testa, distogliendo lo sguardo.

"Davvero io non sapevo..." Jack si trovava in imbarazzo.

"Lascia stare." Schioccò le dita, e una piccola fatina dalle dimensioni di Dente Da Latte comparve, tenendo con le zampette un piccolo contenitore dorato dalla forma cilindrica. Sulle estremità vi era disegnato il viso di una bimba dai capelli biondi e dai grandi occhi blu. Elsa.

"Sono i suoi denti..." Realizzò Jack a bassa voce.

"Contengono i suoi ricordi. Portaglieli."

"Sei un'amica, davvero, non so come ringraziarti. Ho un debito in sospeso." Disse afferrando il contenitore dorato. Prima che se ne andasse, Dentolina lo afferrò per le spalle.

"Jack, ti prego, non combinare guai più di quanto tu abbia già fatto." I suoi occhi verdi fissi su quelli color ghiaccio di Jack. Questi fece cenno di sì con la testa. Per un momento, furono vicinissimi. Dentolina preferì non illudersi, però: "Credo che dovresti andare." Jack annuì nuovamente, e rimontò in sella al cavallo oscuro. Era così dispiaciuto per lei, sentiva il senso di colpa che lo divorava dentro.

"Non dimenticherò quello che hai fatto per me." E detto ciò, sfrecciò via, seguito dallo sciame di anime oscure.

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