Non mi seguire, non mi aiutare!

La sta seguendo per i vicoli stretti da quando è uscita dall'osteria - dèi, nemmeno il coppiere di Jaqenàt beve quanto quella donna. È facile non perderla di vista, anche a trenta passi di distanza: perfino nella luce fioca delle poche lanterne che rischiarano la notte di Clearmoor, i suoi ricci fiammeggianti catturano lo sguardo e la rendono inconfondibile. Parrebbe quasi sobria, mentre si muove sinuosa nei suoi abiti di pelle brunita; ma Lorcan la conosce bene, e sa riconoscere i segni della sonora sbronza con cui Brianna ha appena lavato via la nottata. La tradisce un incedere appena più incerto del solito, e quel modo di piegare il capo verso la spalla e fermarsi, alle volte, oscillando lievemente la testa per decidere la direzione da prendere. Potrà non darlo a vedere in maniera eccessiva, ma è ubriaca marcia.

Meglio. Il suo compito sarà più semplice.

Inizialmente, aveva deciso di aspettarla in quella bettola che lei chiama "il suo rifugio", e la cui esistenza pensa di celare tanto bene; poi, dopo aver chiesto un po' in giro, ha saputo che si era recata all'osteria e ha deciso di andare ad osservare la situazione. Non che Brianna non sappia difendersi da sola, ma Lorcan non è il tipo che ama rischiare.

Rigira la garrotta nella tasca del farsetto. Non è il solo ad essere immerso nell'ombra, e probabilmente anche il suo invisibile compare si trova sulle tracce dello stesso bersaglio. Con intenzioni del tutto diverse dalle sue.

Deve solo individuare la provenienza di quel respiro pesante che pensa di osservare senza essere visto a sua volta, e cercare nel contempo di non perdere nemmeno una mossa di quella sconsiderata mercenaria ubriaca.

Nel frattempo, Brianna barcolla impercettibilmente per evitare una grossa pozzanghera, e si ferma un istante. Lorcan si blocca a sua volta, e approfitta di quella pausa per aguzzare la vista, ispezionando le pozze di oscurità che dilagano tra gli edifici addormentati.

Eccolo.

È quella piccola ombra viscida, pochi metri più avanti di lui, che è scivolata nell'androne di un palazzo. Non sembra averlo visto. Forse sta sfoderando un'arma, pronto a scagliarsi su Brianna. Forse ha incoccato il dardo di una piccola balestra.

Non ha tempo di scoprirlo.

Con uno slancio rapido si porta alle spalle del sicario: tende la garrotta tra le mani, vi intrappola la gola dell'uomo e stringe. Stringe. La corda taglia la pelle, fa colare un sorriso di sangue sul collo del malcapitato. Con quell'unico movimento, Lorcan toglie l'arma di mano alla sua vittima, gli toglie i pensieri e la capacità di reagire. Qualche istante dopo, gli toglie anche la vita.

Quando si accorge che l'uomo non si muove più, scioglie la stretta. Il cadavere piomba a terra con un tonfo sordo. Strano come, privati del soffio vitale, somigliamo molto di più a quel che siamo davvero: sacchi di letame sulla via della decomposizione. Il braccio del morto scivola a terra, i suoi antibracci borchiati tintinnano contro il selciato.

Brianna si volta, mostrando il viso alla luce tremolante di una torcia. Sta cercando l'ombra, alla ricerca dell'origine del rumore. Ha lineamenti dolci, puliti: se non conoscessi il suo mestiere, non la diresti una che sappia combattere. Se non conoscessi i suoi giochetti, penseresti che si tratta di una ragazza normale: bella, sensuale e consapevole di esserlo; forse un pericolo per il tuo cuore, ma non certo per la tua vita.

In entrambi i casi, saresti in errore.

Il volto di Brianna viene coperto da un'ombra. Due mani escono dall'oscurità, buttandola contro il muro.

Lei non sembra conscia del pericolo, e ridacchia in faccia alla montagna umana che la sovrasta.

"Be'? Non mi chiedi neanche il mio nome, prima?" 

Lorcan scivola in un'altra pozza di buio, preme la schiena contro il muro. Attende, la mano sull'elsa del pugnale.

"So bene chi sei, Brianna" grugnisce lo sconosciuto, senza cogliere la battuta "e tu invece dovresti sapere che non ci si può prendere gioco di Azeshet di Rogram e sperare di passarla liscia."

Lei ridacchia di nuovo. "...chi?"

Quella sconsiderata non sembra nemmeno consapevole della situazione. Ecco perché Lorcan detesta bere. Deve avere sempre tutto sotto controllo.

È un soldato, e come un soldato agisce. Rapidamente. Silenziosamente. In un istante è alle spalle del nerboruto secondo sicario. Con un calcio sferrato alla parte interna del ginocchio lo fa piegare a terra: prima che emetta un lamento, gli recide la giugulare con il pugnale.

Fantastico, ora i suoi guanti di morbida pelle nera grondano sangue. Avrebbe preferito un lavoro più pulito, ma con una vittima tanto forte forse la garrotta non sarebbe stata sufficiente. Meglio non rischiare. Mentre anche il secondo cadavere crolla a terra con gli ultimi spasmi, con una lieve smorfia di disgusto si toglie il guanto insanguinato.

"Se fossi stata sobria, non avrei dovuto buttare il mio paio di guanti preferito" sillaba con una certa freddezza, a mo' di saluto.

*

In realtà, per quanto di certo bere rallenti i suoi riflessi, neppure quando è totalmente ubriaca Brianna perde del tutto la coscienza di sé e di quello che la circonda. Le mani della mercenaria già stringono un pugnale che l'energumeno ha lasciato incautamente in bella vista nella cintura, in attesa del momento migliore per colpire.

Poi, il sicario crolla a terra, senza che lei abbia fatto niente. A meno che la sbronza non l'abbia fatta agire così velocemente che nemmeno se ne è resa conto.

Con la lama ancora puntata verso quello che doveva essere il suo obiettivo, Brianna si trova faccia a faccia con...

"...Lorcan?"

Scuote leggermente la testa, confusa.

"Ma che accidenti...?"

"Non c'è di che, è stato un piacere" replica lui, fissandola negli occhi con aria dura. Poi, distoglie lo sguardo. "Non ti seguivo per mia volontà. Mi manda il mio signore, come puoi immaginare."

"E io che credevo fossi corso in mio aiuto per affetto..." ribatte, sarcastica "anche se è più probabile che ti scocciasse l'idea di non poter essere tu a uccidermi."

Lorcan osserva il cadavere ai suoi piedi, con la stessa noncuranza con cui osserverebbe una formica sul selciato.

"Azeshet di Rogram? Il Signore delle Spezie?" devia il discorso, con più di una nota scettica nella voce.

"Perché il più grande commerciante orientale di Clearmoor ti vuole morta? Non avrai confuso il cumino con la cannella.."

Brianna sospira rumorosamente, lasciando cadere a terra quel pugnale non suo e cercando malamente di scavalcare l'ingombrante cadavere del sicario.

"Diciamo che ho dovuto garbatamente ricordare a quel vecchio la differenza tra quello che aveva comprato da me e quello che credeva di aver comprato."

Sospira di nuovo, passandosi una mano tra i capelli, e controlla rapidamente i propri abiti, per assicurarsi che l'inaspettato e sgradito intervento di Lorcan non li abbia irrimediabilmente macchiati di sangue. Poggia una mano sul fianco, con languida pigrizia, e riporta lo sguardo in quello di lui

"Dunque ti manda Darragh? Il tuo signore mi fa tenere d'occhio dal suo cucciolo, adesso?"

"Sono corso in tuo aiuto per salvarmi la pelle. Se ti fosse successo qualcosa ne avrei pagato le conseguenze. E in ogni caso dovresti ringraziare che c'era qualcuno a tenerti d'occhio. Erano in due, del primo ti sei accorta solo quando l'hai avuto addosso...e dubito che avessi notato quello nascosto nell'androne" ribatte seccamente l'uomo, anche se il suo viso si ostina a non mostrare l'ombra di un'espressione. Brianna odia il suo modo di fare così controllato. E odia la sua lealtà cieca a Darragh.

In effetti, non c'è niente in Lorcan che non la infastidisca.

"Non c'è da stupirsi..." riprende lui, interrompendo quell'immaginario processo ai suoi difetti con la sua voce ora lievemente disgustata "sei così ubriaca che a stento ti reggi in piedi."

Infastidita da quella vaga aria di compatimento, reprime una smorfia e gli punta l'indice contro la spalla, decisa a innervosirlo.

"Non darti tante arie... me la sarei cavata anche da sola, come sempre. Non è la prima volta che qualcuno cerca di uccidermi, e per tua somma gioia nessuno ce l'ha ancora fatta. Comunque, solo perché tu hai paura di sbronzarti un po' non significa che tutto il mondo sia come te. Grazie agli Dèi, peraltro."

Nel cercare di allontanarsi da Lorcan, incespica nel braccio del sicario morto; finisce contro la parete opposta, lasciandosi sfuggire un risolino per lo scampato pericolo. La mano di Lorcan è stretta intorno al suo braccio: ha cercato di impedirle di cadere. Deve tenere proprio tanto alla sua pellaccia.

"Non mi piace averti alle costole, cucciolone..." biascica contro i mattoni "Lasciami in pace e torna pure a quell'insulso susseguirsi di giorni che tu chiami vita."

Alle sue spalle, gli occhi di lui replicano con sufficienza che no, non se la sarebbe cavata da sola...ma per fortuna lei non riesce a vederli. Uno sguardo del genere riaccenderebbe più furiosamente quella lite immotivata e mai sopita tra loro.

"Ho un messaggio per te da parte di Darragh" mormora invece lui, con un mezzo sorriso ironico "è per questo che mi ha mandato da te. Gradirei che restassi viva almeno il tempo necessario per leggerlo."

Brianna si libera della sua stretta con un gesto quasi rabbioso, sebbene nient'altro nella sua espressione denoti una particolare ostilità. Si volta a guardarlo, con le braccia incrociate; Darragh le ha scritto? E perché? Non si sono mai scritti lettere... non negli ultimi otto anni, perlomeno.

"Bene, allora dammi il messaggio" riprende con una forzata noncuranza che non riesce del tutto a nascondere la curiosità.

"Perché, pianifichi di morire presto?"

Lorcan stira le labbra, chinandosi per ripulire alla meglio la lama sugli abiti del morto per poi rinfoderarla. Più serio, aggiunge "Ho ricevuto ordine di consegnartela in un luogo sicuro, perché non cada nelle mani sbagliate."

Inarca le sopracciglia, sollevandosi di nuovo in piedi "Pensi di poter mettere un piede davanti all'altro, o devo portarti in braccio?"

"Dannazione, Lorcan, sei esasperante!" sbotta lei, pestando un piede a terra. "Non mi importa dei tuoi ordini, e qui siamo al sicuro come in qualsiasi altro luogo! Ora dammi quello stupido biglietto e torna nella tua cuccia, mi stai rovinando la sbronza!"

Lorcan la guarda per qualche istante, poi sospira profondamente e caccia le mani nelle tasche del farsetto, come cercandovi qualcosa.

"D'accordo."

Si incammina con calma, oltrepassandola senza riguardo. Poi, dopo qualche passo, si ferma e si volta.

"Prendilo. Se ne sei capace."

*

Sente gli occhi di Brianna fissi sulla schiena. È stupita della sua ostinazione, lo sa; ma lo stupore non è una sensazione che duri molto, per lei. Subito muta in qualcos'altro: questa volta, una risata.

Lo trova divertente? Lorcan serra le labbra, mentre la vede pararsi di fronte a sé, con quello sguardo insieme infantile e ammiccante. Il suo naturale ancheggiare è accentuato dall'alcol che le scorre nel sangue.

"Se non fossi certa delle tue invertite preferenze sessuali, cucciolone..." mormora Brianna, provocante "...lo considererei un invito."

Il solito canovaccio tra loro. Stoccate, punzecchiate, provocazioni. Potrebbe recitarlo a memoria, ormai. La fissa con occhi gelidi.

"Che tu ci creda o no, non ho bisogno di far ubriacare una donna per farla entrare nel mio letto."

Le volta la schiena, riprendendo a camminare.

"Oh, non metto in dubbio il tuo fascino con le esponenti del mio sesso..." ribatte lei, portando le mani sui fianchi e lasciandolo allontanare di qualche passo.

"Quello che non comprendo è perché ti sforzi tanto di farcele entrare, visti i tuoi gusti." continua a voce più alta, per colmare la distanza tra loro. 

Lorcan scrolla le spalle.

"I miei gusti?" accenna ad un sorriso "Cosa pensi di sapere dei miei gusti?"

Continua a camminare qualche passo di fronte a lei, senza smettere di scrutare ogni angolo di quella strada. La presenza di un terzo sicario è improbabile, ma con tutti i nemici che quella scellerata si è fatta non si può mai sapere. 

La replica di Brianna gli arriva a distanza, come se non si fosse ancora decisa a muoversi da dove si trovava poco fa.

"So abbastanza, cucciolone.. o credi che sia cieca?" Dopo una breve pausa riprende, appena più seria: "Vedo come lo guardi. E come guardi me quando sono con lui."

Lorcan si ferma. Senza voltarsi. Il volto irrigidito.

"Quando siete insieme, perdi davvero tempo ad osservare me?"

Ha percepito quel cambio di atteggiamento come una conferma, lo sa.

Di nuovo spavalda, Brianna gli si avvicina alle spalle.

"Purtroppo non ho scelta, tu gli scodinzoli sempre intorno... la cosa che più mi sorprende è che lui non se ne accorga."

Ride sommessamente, barcollando un po' "E anche che tu ancora non demorda, ovvio." 

Lorcan inspira profondamente, dominando a stento un inconsueto moto di rabbia. Il suo mestiere gli ha insegnato ad essere compassato e calmo in ogni circostanza, ma quella donna ha il potere di mandarlo in bestia.

"Non capisci. Tu puoi danneggiarlo, molto più di quanto immagini. Lord Darragh coltiva un sogno da anni. La tua sconsideratezza potrebbe distruggerlo prima che possa realizzarsi."

Tenta di controllare il tono della voce e mantenerlo neutrale come suo solito, ma gli riesce difficile. Gli Dèi lo maledicano, non può darle la soddisfazione di mostrarsi toccato da ciò che fa o dice. Non cederà.

Per tutta risposta, Brianna gli si avvicina ancora, tanto da respirargli quasi sulla nuca. È il puro e ubriaco desiderio di ripicca ad animarla, lo sa. È sempre stato così, tra loro. Conversazioni infinite colme di rabbia a malapena trattenuta, sottili scariche di ostilità che tagliano l'aria.

Il sussurro di Brianna gli accarezza la pelle, sommesso, quasi sensuale.

"Credi davvero che il mio scopo nella vita sia rovinare i suoi piani?"

"Non importa se sia il tuo obiettivo o meno. Succederà."

Lorcan respira ancora, più forte. Poi si scosta bruscamente.

"Tutto passa in secondo piano per lui, quando si tratta di te. Se volessi davvero il suo bene, ti allontaneresti il più possibile. Se vuole riuscire a ottenere il trono, lord Darragh deve essere devoto soltanto alla sua causa: non può permettersi distrazioni."

Ora può vederla di nuovo: totalmente intoccata da ciò che le ha detto, scaccia le sue parole con un gesto nervoso della mano, come se scacciasse una mosca.

Lord Darragh la ama ciecamente da dieci anni, l'ha messa su un piedistallo e la venera come una dea. Se un giorno riuscirà nell'obiettivo di ottenere il trono, vorrà fare di lei la sua regina. Brianna, per tutta risposta, scappa. Gioca. Torna da lui quando è più ossessionato e disperato, lo rigira intorno alle sue dita affusolate, lo blandisce e lo rassicura del suo amore. Poi sparisce per giorni, per mesi, senza fargli sapere nemmeno se sia ancora viva.

Da dieci anni, Lorcan assiste a questo teatrino tra la mercenaria e il suo signore, e ha gli occhi secchi per il troppo guardare. Eppure, ancora non riesce a distogliere lo sguardo. Nonostante tutto.

Brianna gli gira intorno, portandosi davanti a lui.

"Quando avrò bisogno del tuo parere sul mio rapporto con Darragh..." ridacchia "ma chi voglio prendere in giro, non avrò MAI bisogno del tuo parere! E se non sbaglio sei qui per consegnare un messaggio e non per farmi la predica, quindi..." allunga una mano verso di lui, in attesa.

"È tutto tuo, in questo mondo, vero? Ma ci sono cose più grandi...di me, di te, e perfino di Darragh. Ideali più alti. E se non lo capisci non potrai mai fare parte di quell'ideale."

Stringe gli occhi, sorreggendo il suo sguardo, e attende qualche istante prima di decidersi a estrarre la lettera dal farsetto e consegnargliela, con un gesto che sa di resa.

"Mai stata tipo da ideali" cinguetta Brianna, strappandogli la pergamena dalle mani; appoggia pesantemente la schiena contro il muro, come se trovasse di colpo difficile stare in piedi e leggere allo stesso tempo, e rompe di malagrazia il sigillo. Sbuffa leggermente, rileggendo quelle poche righe mentre con una mano tiene i capelli rossi raccolti sulla nuca perché non le intralcino la visuale. Dopo qualche minuto, lascia ricadere di nuovo i ricci sulle spalle e infila la lettera nella scollatura dell'abito.

"Non sono abbastanza sobria per i messaggi in codice, ci penserò domani" conclude ad alta voce, prima di tornare a guardare il suo interlocutore con un mezzo sorriso.

"...però si firma tuo affezionato. Geloso?"

"Non puoi nemmeno immaginare quanto."

Ha inteso rispondere con una battuta ironica, ma la voce esce fuori più metallica di quanto avesse calcolato. Incrocia le braccia al petto e la fissa per qualche istante, in completo silenzio.

"Andiamo. Ti riaccompagno a casa."

"...casa?" gli fa distrattamente eco lei.

"O in qualsiasi altro modo tu chiami quella sgangherata soffitta dove credi di nasconderti così bene." Fa un cenno nel buio. "Sempre dritto per cento metri, poi a destra. arrivati al pozzo, ancora a destra. Non è così? Aspetta, non è un pozzo, forse è un sacrario." Si stringe nelle spalle, aspettando di vedere l'irritazione fiorire sul volto di Brianna.

L'attesa si dimostra fruttuosa. Lo sguardo della donna si fa più lucido, mentre gonfia il petto in un sospiro di rabbia.

"Come lo sai..." sillaba lentamente, minacciosamente gelida "e soprattutto chi altri lo sa?"

Lorcan accenna a un sorrisetto.

"Non hai idea di quante volte io abbia dovuto seguirti, sprecando il mio tempo prezioso. Esattamente come questa sera."

"Allora smetti di farlo!" esplode Brianna, furente, scattando verso di lui e spingendolo con la violenza della disperazione contro il muro. "Non mi seguire, non mi aiutare! Tanto io non voglio averti intorno almeno quanto tu non vuoi starmi continuamente addosso!"

"Calmati. Lo so solo io, per ora. Almeno fino a che Darragh non mi chiederà esplicitamente di riferirglielo."

Brianna lo afferra per il colletto e gli abbassa il viso, fin quasi a fargli sbattere la fronte contro la propria. Lorcan regge il suo sguardo.

"Azzardati a dire una sola parola sull'argomento al tuo padroncino, e dimenticherò di avergli promesso di non ucciderti."

Lo spinge di nuovo indietro e fa per allontanarsi, anche se il giro improvviso la fa traballare ancora di più.

L'uomo si spolvera il farsetto, con un mezzo ghigno che coinvolge soltanto la bocca. Quello che lei chiede non può succedere, in ogni caso. Ciò che Darragh ordina, Lorcan esegue. Non esiste nemmeno un segreto che gli serberebbe.

Eccetto uno, troppo inaccettabile per essere confessato.

Incrocia di nuovo le braccia con aria di scherno.

"Interessante. Tu hai promesso di non uccidermi, e io ho promesso di vegliarti. Credo che la persona che ci vincola a queste promesse sia la stessa."

Velocizza il passo, e prima che quella stupida rischi di crollare a terra se la carica in spalla con un movimento rapido e una certa indelicatezza. "E siccome voglio conservare la mia vita il più a lungo possibile, ora mi assicurerò che tu arrivi alla tua vecchia soffitta incolume."

"Lorcan!" farfuglia Brianna, senza forza "Lorcan, mettimi giù! Non ti voglio in casa mia!"

" Non preoccuparti, mi tratterrò solo il tempo necessario per assicurarmi che tu non ti uccida sulle scale."

Continua a camminare con passo sicuro, stupito da tanta accondiscendenza. Pensava che avrebbe lottato come una lupa ferita. Probabilmente ha più alcol di corpo perfino di quanto avesse immaginato.

"Solo, cerca di non rimettere il contenuto del tuo stomaco sul mio farsetto, per favore. Ti ricordo che mi devi già un paio di guanti nuovi."

"Non temere, avrai paio di guanti.. e una stilettata al centro del tuo cuore. Non necessariamente in quest'ordine...ma devi proprio sballottarmi così? Cosa sono, un tappeto?"

Brianna si lamenta con sempre meno entusiasmo, puntellandogli un braccio sulla schiena per sostenere il viso.

"Ah! Interessante. Verresti meno alla tua promessa a Darragh, però. Puoi dire quello che vuoi, ma non credo che ti piaccia l'idea di contrariarlo. Come non piace a me."

La sente sbuffare. "Sono venuta meno a promesse meno difficili da mantenere. E tu non sai un accidenti di niente, di me."

Lorcan non replica, continuando a camminare nel buio con Brianna carica sulla spalla come un sacco di farina.

*

La trasporta così per i vicoli, fino a che non raggiungono il pozzo - o sacrario - e infine la locanda.

Non è nemmeno troppo fatiscente, ma abbastanza confusionaria perché la vista di un uomo con una donna ubriaca in spalla non susciti grande scalpore. Infatti, nessuno degli avventori della locanda fa caso a loro, mentre salgono le scale che portano alle camere; Lorcan fa perfino un cenno al locandiere, e quello si limita a rivolgere una gomitata alla moglie e un paio di occhiata maliziose nella loro direzione. Nel notarlo, Brianna decide che prima o poi taglierà la gola ad entrambi.

Raggiungono l'ultimo piano, e mentre lui apre la porta dell'ampio sottotetto con la mano libera lo stomaco di Brianna si stringe nel sentire quel familiare cigolio venire provocato da Lorcan. Per quanto possa sembrare assurdo, ha sempre creduto che nessuno sapesse niente di quella soffitta che ha comprato anni fa e che è il suo rifugio, la sua casa, l'unico luogo al mondo che possa definire solamente suo.

"Per tutti gli Dèi, Brianna. Non si distingue il letto dal pavimento."

Dalla posizione innaturale in cui ancora la costringe, lei ribatte a quell'insulto biascicando parole rimescolate: è vero, non è mai stata particolarmente attenta all'ordine, ed è praticamente impossibile muoversi senza inciampare in un vestito di preziosissima seta abbandonato sul pavimento come uno straccio qualunque, o sbattere contro un scrigno di gioielli ammucchiati l'uno sull'altro senza criterio...ma Brianna è troppo affezionata ad ogni centimetro del suo caos, per voler sistemare.

In ogni caso, dopo pochi momenti si sente stendere sul suo letto quasi gentilmente. Non spreca nemmeno la forza per sistemarvisi meglio, e ancora in preda a un lieve senso di alcolica vertigine rimane aggrappata con una mano alla spalla di Lorcan. Lui non la scosta, e siede sul letto osservando con aria critica il suo pallore.

"Domattina, bevi un sorso di birra o di qualsiasi altra schifezza tu abbia ingurgitato stasera. Ti aiuterà a far passare il malessere."

Brianna ridacchia debolmente, divertita dalla sua apprensione.

"Ma quanto siamo premurosi, stasera... non temere, non morirò per una sbronza, e tu non riceverai strigliate dal tuo padroncino. La tua incolumità è salva, per stavolta.

Lorcan accenna ad un sorriso, a sua volta. "Solo perché sei ubriaca, immagino. Se fossi stata in te mi avresti già ucciso due o tre volte. O forse, avresti tentato di sedurmi."

Di nuovo, la mercenaria ride, sommessamente, spostando un braccio sul cuscino.

"E se tu non fossi un invertito, non perderesti tempo a parlare di seduzione con una donna ubriaca e stesa su un letto. Una bella fortuna per me che sia andata come è andata, immagino.."

Il sorriso sparisce dal volto di Lorcan. Le labbra si assottigliano e stringono tra loro.

"Certo. Un vero uomo si approfitterebbe di una donna ubriaca, no?" Una pausa, in cui la fissa senza parlare. "Nello stato in cui sei, non riusciresti nemmeno a distinguere se con te ci sono io o Darragh."

Brianna si stringe nelle spalle "non è approfittarsi, se la donna in questione è consenziente."

Incapace di non provocare un uomo che non sembra desiderarla, ondeggia maliziosamente il busto, divertita dalla nervosa rigidità che le sue parole hanno provocato in Lorcan "E, sai, su un uomo normale questa affermazione suonerebbe come una sfida."

Lorcan respira più in fretta per qualche istante, e la mascella si irrigidisce. Si china su di lei, lentamente, guardandola negli occhi.

"Sai che le sfide non mi spaventano."

La sta solo stuzzicando, lo sa.. e Brianna non può perdere una sfida contro di lui. Ora Lorcan si tirerà indietro, lei lo caccerà dalla sua casa e potrà addormentarsi con la soddisfazione di averlo battuto.

Spalanca le braccia, con un sorriso beffardo dipinto sul viso.

"Accomodati, allora. Divertiti a cercare il suo profumo sulla mia pelle."

È già pronta a gustare la sua vittoria; eppure, Lorcan la guarda a lungo, con aria quasi sofferente, e per la prima volta da quando lo conosce non raccoglie la sfida. Afferra invece la sua mano, la porta alle labbra. Ne bacia il palmo, lentamente,assorto.

"Il suo profumo, sulla tua pelle? Non lo sento affatto."

Non credeva che l'avrebbe fatto davvero. Non le piace il leggero fremito che le provoca quel bacio. Non le piace la delicatezza che Lorcan ci mette.

Cerca di ritrarre la mano chiusa nella sua, piegando quasi impercettibilmente la testa sul cuscino, e tuttavia la birra che le scorre nelle vene le fa ancora sfoggiare un sorriso tra il beffardo e il divertito, curiosa di scoprire fino a dove si spingerà pur di averla vinta... "Desolata, bestione, ti è andata male."

"Già."

Lui prosegue, con un altro bacio all'interno del polso. E un altro. Le sue labbra premono sulla sua pelle, e scaldano inaspettatamente il sangue che vi scorre sotto.

"Continuo a non sentirlo..." Prosegue lui, assaggiando il suo avambraccio, scendendo dolcemente verso l'incavo morbido all'interno del gomito. Vi lascia indugiare la punta della lingua, e Brianna trattiene il fiato per un istante, mentre il contatto umido della lingua di quell'uomo che detesta su una parte così sensibile della sua pelle le fa chiudere involontariamente gli occhi.

La verità è che, se fosse sobria, la situazione le parrebbe inquietante, non fiuterebbe il suo desiderio, lo caccerebbe in malo modo sputandogli addosso offese acuminate come spilli, offese che ha imparato vanno sempre a segno.

Se fosse sobria. Ma non lo è. E da ubriaca, che un uomo la tocchi in quel modo su un letto è perfettamente comprensibile, e ormai il gioco sembra divertente.

"Certo che non lo senti" mormora, con voce ancora divertita ma improvvisamente più morbida.

"Non è lì che devi cercarlo."



Fine Prima Parte.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top